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Super Zes e riforma dei dirigenti regionali in attesa del voto all’Ars, ma sono già colonne portanti del Defr


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Renato Schifani

I ddl sulla riforma della dirigenza e sulla Super Zes rappresentano due delle colonne portanti per il rilancio e il rafforzamento dell’economia dell’Isola. Ne è l’esempio la centralità che traspare dal Defr, il Documento di economia e finanza regionale per gli anni 2026-2028, approvato a fine giugno dalla giunta regionale guidata da presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, su proposta dell’assessore all’Economia Alessandro Dagnino.

Si avvicina sempre di più la settimana decisiva, che sarà interamente dedicata al documento. La discussione generale è fissata per martedì 16, mentre la votazione è prevista per mercoledì 17 (CLICCA QUI).

Alessandro Dagnino

Base di partenza del testo è un dato rilevante riferito agli ultimi tre anni: la Sicilia ha avuto, infatti, una crescita del Pil pari al +3,5%, superiore rispetto al +2,8% del Mezzogiorno e al +2% dell’Italia. Il governo regionale pone dunque come obiettivi principali il sostegno al tessuto produttivo e sociale, lo stimolo degli investimenti per rafforzare la competitività delle imprese regionali e l’attrazione di nuovi investimenti, il mantenimento e l’attrazione di capitale umano qualificato. In tal senso, i due provvedimenti, seppur ancora in cantiere, insieme ad altre carte messe in campo come il contrasto al caro-mutui sia per famiglia sia per imprese, o il ruolo sempre più centrale assunto dall’Irfis, si trovano in prima linea per la programmazione del prossimo triennio ormai alle porte.

Dario Daidone

Pensare però che le due proposte di legge possano vedere la luce già prima della fine del 2025 è molto complesso. Un barlume di speranza è risposto sul ddl relativo alle aree a burocrazia semplificata e legalità controllata che, secondo il cronoprogramma concordato nel corso dell’ultima conferenza dei capigruppo, dovrebbe essere fissato all’ordine del giorno in aula martedì 16. Le priorità saranno però il Defr, appunto, e la manovra quater, in via di composizione in II Commissione Bilancio, presieduta da Dario Daidone.

Ma andiamo per ordine per capire cosa lega il Documento di economia e finanza regionale con la Super Zes e la riforma della dirigenza.

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L’attrazione di nuovi investimenti e l’auspicio riposto sulla Super Zes

Cucire addosso alla Sicilia un ruolo da protagonista nel Mediterraneo e nell’economia nazionale è certamente il fine essenziale delle politiche di programmazione previste del Defr. La Super Zes incarnerebbe un trampolino di lancio, nello specifico, per attrarre nuovi investimenti. Un auspicio del documento che potrebbe trasformarsi in uno dei motori principali “per consolidare la crescita e trasformarla – si legge tra le pagine del documento – in sviluppo duraturo e inclusivo“.

Restano i dubbi sull’approvazione del disegno di legge entro dicembre 2025. Qualora non dovesse concretizzarsi questa possibilità, considerando i tempi stretti di Palazzo dei Normanni, il 2026 potrebbe rivelarsi l’anno chiave.

Gaspare Vitrano

Il testo, approvato in III Commissione Attività Produttive, presieduta da Gaspare Vitrano, che sarà anche relatore, e incardinato in aula, nasce da una facoltà prevista all’interno della norma nazionale, che a partire dal 1° gennaio 2024 ha previsto l’introduzione della Zes Unica. Secondo l’articolo 14, infatti, “ciascuna regione interessata può presentare al ministro per gli Affari europei, Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, al ministro per la Pubblica amministrazione e al ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa una o più proposte di protocollo o di convenzione per l’individuazione di ulteriori procedure semplificate e regimi procedimentali speciali“. In tale range di possibilità si è così mossa la Regione, individuando ulteriori procedure semplificate e regimi procedimentali speciali all’interno di circoscritte aree del territorio siciliano.

La Zona Economica Speciale Unica racchiude otto Regioni del Sud: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. In queste aree, il governo nazionale ha predisposto una serie di agevolazioni fiscali e semplificazioni amministrative per rilanciare l’economia locale e favorire l’imprenditorialità. L’iniziativa nasce per contrastare il fenomeno dello spopolamento e della diminuzione delle attività imprenditoriali che caratterizza il Mezzogiorno. Tra gli strumenti principali si annoverano il credito d’imposta e le agevolazioni per promuovere l’occupazione (CLICCA QUI).

Il focus sull’area istituzionale

In questo quadro complesso, come si lega il Defr con la riforma dei dirigenti regionali?

L’area istituzionale è il primo punto analizzato nel contesto delle politiche della Regione. Rinfrescare e rivitalizzare la macchina amministrativa diventa così essenziale per la riuscita e il compimento del programma prefissato per il triennio e stilato punto per punto.

Nel testo, infatti, viene evidenziata una struttura organizzativa regionale che “opera da tempo in condizioni non adeguate alla sempre più accentuata complessità delle molteplici competenze dei diversi rami dell’amministrazione cui, da ultimo – si legge tra le righe – si è aggiunta la sfida della impiego efficace delle risorse del Pnrr. L’utilizzo, nel passato, di percorsi non selettivi di reclutamento del personale, legati più a logiche assistenzialistiche che alla puntuale analisi dei fabbisogni; il ricorso nel quinquennio 2016/2020 a forme di prepensionamento come misura per la riduzione degli organici e dei costi per il personale; il sostanziale blocco delle assunzioni fino al 2019 e la riduzione del turn over a percentuali minime per l’Accordo con lo Stato del 2021 hanno pesantemente inciso sull’operatività dell’amministrazione regionale. In tale contesto, assume una importanza fondamentale, per il rilancio dell’azione amministrativa e per il rafforzamento amministrativo, la revisione delle regole sul turn over contenuta nell’Accordo con lo Stato del 16 ottobre 2023, che consente di recuperare in parte i tagli delle facoltà assunzionali del passato e assicura, a regime, il turn over al 100 per cento del personale cessato“.

Ignazio Abbate

Il Documento di economia e finanza è così l’ennesima occasione per porre nuovamente sotto i riflettori un aspetto ben noto e spesso rilanciato soprattutto in questi mesi. Tra le 7 linee strategiche appare così anche la riforma della dirigenza e il reclutamento, mediante concorso pubblico, di dirigenti. Il ddl approvato dalla I Commissione Affari Istituzionali, guidata da Ignazio Abbate, relatore del testo in aula, attende alla finestra e con molta probabilità sarà uno degli argomenti cardine di inizio 2026 tra i banchi di Sala d’Ercole, considerando anche la necessità della riforma resa esplicita all’interno del Defr.

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Non solo. Si tratta, infatti, di una modifica sostanziale attesa da circa 25 anni, non soltanto per rendere più efficiente la struttura amministrativa, ma anche per allineare il sistema siciliano a quello nazionale, dove la distinzione tra prima, seconda e terza fascia, al contrario della realtà isolana, non esiste più. Dal quadro regionale, emerge che al 31 dicembre 2024 risultavano in servizio solo 3 dirigenti di seconda fascia, 611 dirigenti di terza fascia e nessun dirigente di prima fascia. Inoltre, nel triennio 2025-2027 sono previste 193 cessazioni dal servizio, di cui un dirigente in seconda fascia. Numeri quindi al di sotto del fabbisogno reale, considerando che, secondo le stime servirebbero, circa 750 dirigenti. Il reclutamento di nuove risorse umane si rivela così elemento essenziale della proposta di legge. Un percorso non semplice, quello del ddl, e che ha visto un dibattito acceso tra le diverse parti, con audizioni che a più riprese hanno coinvolto le sigle sindacali sostenitori, invece, della fascia doppia. A prevalere è stata alla fine la fascia unica, sulla scia della linea governativa. Altra novità è rappresentata dal corso-concorso (CLICCA QUI).

Oltre l’auspicio affinché venga attuata il prima possibile, l’attuazione della riforma della dirigenza per il superamento degli attuali limiti legislativi e l’indizione dei concorsi, risulta tra i risultati attesi per il triennio 2026-2028.



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