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Migranti e rimesse: come cambia l’inclusione finanziaria in Italia


L’inclusione finanziaria dei migranti è oggi al centro delle trasformazioni economiche e sociali che interessano l’Italia e il contesto globale. Le rimesse, insieme ai nuovi strumenti digitali e ai percorsi di educazione finanziaria, diventano leve cruciali per sviluppo e integrazione.

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Le rimesse come motore di trasformazione

Negli ultimi anni, il settore dei pagamenti ha vissuto un’evoluzione senza precedenti, sospinto da digitalizzazione, nuove regolamentazioni e crescenti esigenze di inclusione finanziaria e sociale.

In questo scenario, le rimesse internazionali – ovvero i trasferimenti di fondi tra persone, spesso da lavoratori all’estero verso le loro famiglie nel paese d’origine – assumono un ruolo sempre più strategico nel processo di modernizzazione e di sviluppo sostenibile dei canali di pagamento, nell’inclusione finanziaria e nell’accesso digitale ai servizi finanziari.

L’Italia si caratterizza per una significativa presenza di lavoratori stranieri: secondo il Rapporto 2024 “Gli stranieri nel mercato del lavoro” del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nel 2023 il numero di cittadini stranieri occupati è stato pari a 2,4 milioni, rappresentativo del 10,1% del totale. Questo rende il tema delle rimesse un nodo centrale nel processo generale di trasformazione che coinvolge attivamente le istituzioni bancarie, gli operatori fintech, le autorità di vigilanza e gli organismi internazionali.

Flussi economici e paesi di destinazione

Sul tema delle rimesse, i rapporti dell’Osservatorio nazionale sull’inclusione finanziaria dei migranti in Italia, coordinato dal CeSPI in collaborazione con l’ABI, offrono un quadro di dati ed evidenze rilevanti. In generale, si rileva che le rimesse dall’Italia hanno subito variazioni significative nel corso degli anni, sia in riferimento ai volumi – che complessivamente sono in costante aumento, raggiungendo a fine dicembre 2024 un valore complessivo di 8,3 miliardi di euro, con una crescita dell’1,3% rispetto all’anno precedente – sia con riferimento ai Paesi riceventi i flussi di rimesse, che si evolvono nel tempo in risposta a una pluralità di fattori. Tra questi si annoverano l’evoluzione dei fenomeni migratori nel contesto nazionale e dei relativi processi di integrazione, il grado di stabilizzazione delle comunità migranti, le specifiche esigenze dei Paesi di destinazione, l’adozione di politiche orientate all’attrazione delle rimesse, nonché le trasformazioni intervenute nei sistemi finanziari.

L’Asia si conferma la principale area di destinazione, raccogliendo il 42% delle rimesse totali. I principali Paesi destinatari restano Bangladesh, Filippine, India, Pakistan e Sri Lanka, con una crescita costante legata sia alla consistenza numerica delle comunità migranti, sia alla forte cultura della rimessa come dovere familiare e all’elevato livello di bancarizzazione delle persone. I paesi dell’Unione Europea e l’Africa fanno, invece, registrare una contrazione. Per quest’ultima, rileva in particolare la riduzione dei flussi verso il Senegal, interessato da una diversa dinamica di evoluzione dei sistemi finanziari che vede una progressiva riduzione del ricorso agli operatori tradizionali per l’invio delle rimesse, a favore di una crescente adozione di portafogli elettronici, la cui diffusione risulta in rapido aumento nel contesto locale.

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Nuovi equilibri tra europa e territori italiani

Con riguardo ai flussi verso i paesi dell’Unione europea, invece, l’estensione dell’ambito geografico della SEPA – l’Area Unica dei Pagamenti in Euro, di cui fanno parte non solo i paesi dell’UE/SEE ma anche altri Paesi che vi hanno aderito su base volontaria, per un totale ad oggi di 41 Paesi – ha reso più conveniente (non solo in termini economici) l’utilizzo dei canali bancari tradizionali, con i bonifici europei, rispetto ai circuiti specializzati nel trasferimento di rimesse. È inclusa ad esempio tra i nuovi Paesi della SEPA anche la Romania, storicamente tra i principali Paesi destinatari delle rimesse.

Per quanto riguarda la provenienza su base regionale delle rimesse, si evidenzia una minor concentrazione territoriale rispetto al passato. La Lombardia con Milano ed il Lazio con Roma restano le aree con i volumi maggiori, ma crescono in modo significativo anche altre regioni, come l’Emilia-Romagna, il Veneto, la Toscana e la Campania. Segno di un progressivo radicamento delle comunità migranti su tutto il territorio nazionale che riflette un cambiamento strutturale, legato all’inserimento lavorativo e sociale dei migranti anche al di fuori dei grandi centri metropolitani.

Digitalizzazione e riduzione dei costi di invio

L’inclusione finanziaria, la riduzione delle disuguaglianze e lo sviluppo sostenibile dei mercati possono essere efficacemente sostenuti valorizzando i flussi delle rimesse e riducendo i costi di transazione. Ne sono convinte anche le Nazioni Unite che, tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) indicati nell’Agenda 2030, dedicano l’obiettivo numero 10 alla “Riduzione delle disuguaglianze” sottolineando l’importanza che entro il 2030 i costi di transazione delle rimesse dei migranti siano ridotti a meno del 3% e che nessun corridoio di rimesse superi il 5%.

Nella riduzione dei costi di trasferimento del denaro, la crescente digitalizzazione dei canali e degli strumenti per l’invio delle rimesse giocano un ruolo decisivo. Su questo fronte, banche, Poste Italiane e nuovi operatori digitali offrono un contributo importante offrendo soluzioni sempre più efficienti, digitali, rapide e trasparenti.

Durante la pandemia si è assistito ad un primo grande cambiamento nei canali utilizzati per l’invio delle rimesse. Mentre prima della pandemia prevalevano le tradizionali modalità cash-to-cash, caratterizzate da costi elevati e limitata trasparenza, le restrizioni alla circolazione hanno indotto molti migranti ad utilizzare app, piattaforme fintech e servizi bancari online, che sono risultati via via più convenienti. Infatti, secondo gli ultimi dati disponibili pubblicati dalla Banca Mondiale, le rimesse inviate mediante canali digitali hanno fatto registrare un costo medio del 4,95%, valore significativamente inferiore rispetto al costo medio globale delle rimesse, e con una tendenza alla riduzione.

Iniziative istituzionali e ruolo delle banche in Italia

L’Italia ha assunto diverse iniziative in tema di rimesse. Tra queste, la creazione di un Tavolo Interistituzionale ad hoc, a cui partecipano operatori del settore e associazioni di categoria con il compito di promuovere una maggiore trasparenza e concorrenza tra gli operatori e di garantire un’informazione adeguata ai consumatori. In questo contesto, l’Abi è impegnata a favorire la collaborazione tra banche, autorità pubbliche, esperti e attori del terzo settore, favorendo l’adozione di prassi comuni, strumenti formativi e soluzioni innovative per rendere i servizi finanziari più accessibili, trasparenti e sostenibili per tutte le fasce della popolazione, incluse quelle con background migratorio.

Le attività dell’ABI e del mondo bancario ai tavoli di lavoro dedicati al tema, insieme alle iniziative sviluppate direttamente con le banche associate, dimostrano come la gestione delle rimesse e la promozione dell’educazione finanziaria possano diventare una componente concreta di sviluppo sostenibile e una risposta pragmatica alle sfide poste dalla globalizzazione e dalla trasformazione demografica in atto.

In particolare, i cambiamenti demografici – caratterizzati da una crescente incidenza delle popolazioni di origine straniera, dall’invecchiamento della popolazione italiana e dalla mobilità intergenerazionale e internazionale – impongono un progressivo ripensamento dei modelli tradizionali di accesso ai servizi bancari e di tutela del risparmio, per rispondere con maggiore efficacia alla diversificazione dei bisogni e delle condizioni socio-economiche delle persone.

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In questo scenario, il ruolo delle rimesse si interseca con nuove esigenze familiari e sociali: da un lato, la necessità di sostenere economicamente famiglie multigenerazionali e transnazionali. Dall’altro, l’urgenza di coinvolgere nuove fasce di popolazione – spesso giovani migranti o lavoratori temporanei – in percorsi di alfabetizzazione finanziaria e di inclusione nel sistema economico formale. La demografia, dunque, non fa solo da sfondo, ma è un motore attivo di trasformazione: riconoscere il valore delle rimesse e del risparmio migrante significa dare risposte concrete alla nuova composizione della società italiana e alle sue prospettive future.

Educazione finanziaria come strumento di inclusione

L’educazione finanziaria è un elemento chiave per accrescere il livello di consapevolezza dei potenziali utilizzatori delle rimesse sul reale valore strategico di questo strumento. Le rimesse non sono un semplice trasferimento di denaro, ma una forma concreta di risparmio ed una leva di inclusione socio-economica. Infatti, esse rappresentano un’opportunità importante per rafforzare la resilienza finanziaria delle famiglie destinatarie, promuovere l’autonomia economica nei paesi d’origine e rafforzare i legami tra le comunità migranti e i sistemi bancari formali. Affinché ciò avvenga, è necessario che i migranti e i loro familiari dispongano di strumenti adeguati per comprendere, pianificare e gestire il denaro ricevuto, accedendo a soluzioni sicure e consapevoli.

Questi temi si inseriscono trasversalmente nelle sfide che le banche italiane sono attualmente impegnate ad affrontare, tra le quali rientrano certamente le misure dedicate al contrasto dei disequilibri sociali e all’impatto dei cambiamenti demografici. L’analisi dei flussi di rimesse evidenzia infatti l’interconnessione tra dinamiche migratorie, mobilità economica, trasformazioni familiari e territoriali. Investire nell’alfabetizzazione economico-finanziaria delle persone migranti, significa contribuire in modo tangibile al rafforzamento della coesione sociale e alla riduzione delle disuguaglianze, sostenendo processi di integrazione attiva e di cittadinanza economica.

Progetti concreti per l’alfabetizzazione bancaria

In questo orizzonte, l’ABI e il mondo bancario hanno messo a punto una serie di iniziative per l’educazione finanziaria, tra cui quelle dedicate al contrasto della violenza economica, realizzate con linguaggio semplice e accessibile, pensato per intercettare bisogni trasversali, anche in contesti culturali e linguistici differenti.

I contenuti sono pensati per essere comprensibili anche da chi non ha familiarità con il linguaggio tecnico, e per raggiungere persone con background culturali e linguistici diversi, con l’obiettivo di favorire l’autonomia economica di cittadini migranti e facilitare la loro piena integrazione nel sistema bancario.

Un esempio concreto di questo approccio è la guida “Benvenuto in banca”, attualmente in fase di aggiornamento. Si tratta di una brochure multilingue, tradotta in dieci lingue – italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, arabo, cinese, ucraino, tagalog e hindi – pensata per offrire un primo orientamento bancario ai cittadini stranieri.

La guida spiega, in modo semplice e diretto, come aprire un conto corrente, come inviare denaro ai familiari, oppure come richiedere un prestito. Conoscere questi strumenti e sapere come interagire con la propria banca può fare la differenza: significa gestire meglio il quotidiano, affrontare il lavoro con maggiore serenità e pianificare con consapevolezza il proprio futuro.

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Collaborazioni e valorizzazione della multiculturalità

Il progetto nasce da una collaborazione tra ABI e una rete di soggetti istituzionali e del terzo settore – tra cui Acli, Anci, Arci, Caritas Italiana, CeSPI, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, OIM e UNHCR – uniti dall’obiettivo di promuovere l’inclusione finanziaria e sociale dei cittadini stranieri presenti nel nostro Paese.

La multiculturalità, d’altronde, attraversa in modo trasversale le strategie di inclusione: non solo come tema legato ai clienti, ma anche come valore interno alle organizzazioni, che riconoscono l’apporto di competenze, esperienze e visioni diverse come leva per l’innovazione e la sostenibilità sociale. In tal senso, la valorizzazione della multiculturalità si configura non solo come risposta alle trasformazioni sociali in atto, ma come risorsa strategica per ripensare modelli inclusivi e sostenibili, capaci di generare valore condiviso. Investire su diversità, educazione finanziaria e accesso equo ai servizi significa costruire una società più aperta, dinamica e pronta ad affrontare le sfide della contemporaneità con strumenti più efficaci, equi e partecipativi.



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