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Stellantis, tra l’“operazione simpatia” con il governo e il pressing dei sindacati l’ago della bilancia resta l’Europa


Lunedì 8 settembre, a palazzo Piacentini, sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il titolare del dicastero, Adolfo Urso, ha ricevuto il nuovo Amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa, congiuntamente al Presidente di Anfia, l’Associazione nazionale filiera industria automobilistica, Roberto Vavassori.

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“Al centro del confronto – come riporta uno scarno comunicato – i temi strategici per il futuro dell’industria automobilistica in Italia e in Europa e un aggiornamento sulle attività di Stellantis nel nostro Paese.”

Il giorno dopo, martedì 9, i sindacati dei metalmeccanici Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil, con tre comunicati diversi ma convergenti, hanno reso noto di aver inviato unitariamente allo stesso Filosa una richiesta di incontro.

In particolare, dalla Uilm Rocco Palombella, Segretario generale, e Gianluca Ficco, Segretario nazionale responsabile del settore auto, hanno dichiarato di volersi confrontare con l’Azienda “prima che sia varato” il suo “nuovo piano industriale”. E ciò allo scopo di “esporre il punto di vista dei lavoratori italiani” della multinazionale, “oggi fortemente colpiti” da un ampio e diffuso ricorso alla Cassa integrazione.

Dal canto suo, Ferdinando Uliano, Segretario generale della Fim, ha affermato che, alla luce dei dati relativi al “peggioramento significativo dei volumi produttivi”, “è necessario un confronto con l’Ad Filosa per avere rassicurazioni sul rispetto degli impegni” relativi ai “nuovi lanci produttivi annunciati nel Piano d’inizio anno”, nonché per “aprire una vera discussione su ulteriori assegnazioni”, ai vari stabilimenti, di “prodotti capaci di sviluppare nuovi volumi”.

Mentre Michele De Palma, Segretario generale della Fiom, e Samuele Lodi, Segretario nazionale e responsabile auto della stessa organizzazione, dopo aver ricordato che un nuovo piano industriale potrebbe “dare risposte positive anche a tutto l’indotto e alla componentistica”, osservano che “l’obiettivo del Mimit di un accordo per 1 milione di vetture non solo non è stato raggiunto, ma si è drammaticamente allontanato”.

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Dai sindacati anche la sollecitazione al Governo di riaprire il tavolo Stellantis.

Fin qui, scorrendo questi quattro comunicati, si potrebbe avere l’impressione di trovarsi di fronte a un quadro rutinario. Il responsabile di quello che una volta si chiamava Ministero dell’Industria incontra l’Amministratore delegato della più importante impresa di un dato settore produttivo; ed ecco che i sindacati attivi in quello stesso settore chiedono di incontrare anche loro il massimo dirigente di quella impresa.

Ma non è così nel caso di cui stiamo parlando. E ciò per vari motivi.

Il primo di questi motivi sta nel fatto che il manager in questione non è un manager qualsiasi: è Antonio Filosa, ovvero il nuovo Ceo di Stellantis, una delle maggiori multinazionali dell’industria dell’auto, qui al suo esordio come interlocutore del Governo italiano.

Come si ricorderà, infatti, le dimissioni, relativamente improvvise, del suo predecessore, il portoghese Carlos Tavares, risalgono al 1° dicembre dell’anno scorso. Dimissioni dopo le quali il vertice del Gruppo ha trovato un nuovo assetto organico solo a fine maggio, con la nomina, appunto, dell’italiano Filosa. Il quale, però, è entrato in funzione a partire dal 23 giugno.

Il secondo motivo sta nel fatto che l’incontro, da cui siamo partiti per il nostro racconto, non si è svolto in un momento qualsiasi, bensì all’inizio di una settimana segnata da ben tre appuntamenti di carattere europeo variamente significativi per il mondo dell’auto, e quindi anche per Stellantis.

Il primo appuntamento è quello dello IAA Mobility 2025, ovvero il Salone dell’Auto di Monaco di Baviera (9-14 settembre). Salone in cui Stellantis è presente con modelli Leapmotor e Opel e che ha consentito al responsabile per l’Europa del Gruppo, Jean-Philippe Imparato, di svolgere un ascoltato intervento sulle contrastate prospettive del settore auto nei Paesi dell’Unione. Prospettive rispetto alle quali lo stesso Imparato ha dichiarato alla Stampa (9 settembre) che “gli obiettivi fissati dall’Europa per il 2030 e il 2035”, in termini di abbandono delle motorizzazioni endotermiche e transizione all’auto elettrica, “non sono più raggiungibili”.

Il secondo appuntamento era l’intervento sullo stato dell’Unione di Ursula von der Leyen, messo nel calendario del Parlamento europeo per la mattina di mercoledì 10 settembre. Intervento in cui si poteva immaginare che, come poi è accaduto, la Presidente della Commissione europea avrebbe affrontato anche i problemi connessi alle tappe già fissate per il processo di progressiva decarbonizzazione delle motorizzazioni in uso nelle auto da fabbricare in Europa.

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Il terzo era, ed è, il Dialogo strategico sull’automotive che avrà luogo a Bruxelles venerdì 12 settembre con la partecipazione, fra gli altri, delle associazioni dei costruttori di autovetture (Acea) e dei produttori della relativa componentistica (Clepa).

Ebbene, la nostra impressione è che, in vista di questa settimana così densa di appuntamenti significativi per il mondo dell’auto, o almeno per la dimensione europea di questo mondo, il nuovo Ceo di Stellantis abbia voluto cogliere l’occasione per lanciare una campagna di comunicazione rivolta, in primo luogo, al nostro Paese, a partire dal suo Governo, e, in secondo luogo, all’Unione Europea.

Campagna avviata con un’intervista rilasciata a Filomena Greco, giornalista del Sole 24 Ore, e pubblicata dal quotidiano edito da Confindustria domenica 7 settembre. Pubblicata, aggiungiamo, col massimo risalto, a partire dal titolo principale della prima pagina: “Stellantis chiede all’UE azioni urgenti. In Italia rilancio con nuovi modelli”. E poi, con dimensioni inusuali, occupando per intero seconda e terza pagina.

Mettendo insieme l’intervista rilasciata al Sole 24 Ore e il successivo incontro con Urso, si ha l’impressione di trovarsi di fronte a una nuova tappa del processo di avvicinamento di Stellantis al Governo italiano.

La prima tappa di quella che abbiamo chiamato operazione simpatia fu quella avviata il 17 dicembre dell’anno scorso. Quel giorno, a due settimane dalle dimissioni di Tavares, si svolse al Mimit un incontro pentangolare cui parteciparono il Governo (con tre Ministri), l’Azienda (rappresentata da Imparato), i Presidenti delle Regioni interessate alla presenza dei suoi stabilimenti italiani, i sindacati e l’Anfia. Incontro conclusosi con quello che ci siamo permessi di definire come un “armistizio” tra Azienda e Governo dopo i contrasti che avevano segnato la fase in cui il ruolo del Ceo conflittuale col mondo esterno all’Azienda era stato interpretato da Tavares. Imparato disse invece che Stellantis voleva “fare squadra” con l’Italia e delineò un “Piano Italia” in cui l’Azienda si impegnava a fare nel nostro Paese investimenti per due miliardi di euro e a fare acquisti per 6 ulteriori miliardi da fornitori italiani.

La seconda tappa è invece quella del 19 marzo di quest’anno. Quel giorno John Elkann, nella duplice veste di Presidente di Stellantis e di responsabile pro tempore della sua gestione operativa, venne sentito dalle Commissioni Attività produttive della Camera e del Senato in riunione congiunta per una sua audizione informale sull’attività dell’Azienda in Italia.

Elkann colse l’occasione, in primo luogo, per ribadire l’importanza dei legami storici tra Fiat e Italia, nonché l’importanza delle radici Fiat per Stellantis. In secondo luogo, per cercare un’alleanza politica col Governo italiano rispetto alle regolamentazioni sempre più stringenti volute dall’Unione europea fissando date precise per lo stop alla produzione di auto con motori endotermici, nonché ad altre questioni volte comunque a favorire la crescita relativa delle auto a motorizzazione elettrica.

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Adesso, con l’appuntamento a tre di lunedì 8 settembre, staremmo per dire che Urso e Filosa si sono reciprocamente offerti l’occasione di dar vita a un incontro al termine del quale il titolare del Mimit ha potuto emettere un comunicato in cui si parla di un “obiettivo condiviso” fra Governo italiano, Anfia e Stellantis. Obiettivo così sintetizzato nel comunicato stesso: “Chiedere con forza alla Commissione europea di trasformare subito il dialogo strategico sull’auto in azioni strategiche”.

Vedremo dunque, alla fine di questa settimana, cosa potrà uscire fuori dal terzo Dialogo strategico sull’Automotive che si terrà a Bruxelles venerdì 12 settembre.

Per adesso, non resta che prendere atto delle parole pronunciate ieri a Strasburgo dalla Presidente della Commissione europea. “Nel rispetto della neutralità tecnologica”, ha detto Ursula von der Leyen, “stiamo preparando la revisione del 2035. Milioni di europei desiderano acquistare automobili europee a prezzi accessibili. Dovremmo quindi investire anche in veicoli piccoli e convenienti.”

“Credo – ha aggiunto von der Leyen – che l’Europa dovrebbe avere la sua auto e-car, ecologica, economica, europea. Non possiamo lasciare che la Cina e altri conquistino questo mercato. In ogni caso, il futuro è elettrico. E l’Europa ne farà parte. Il futuro delle auto e le auto del futuro devono essere realizzati in Europa.”

Morale della favola: i sindacati, giustamente e, aggiungerei, necessariamente, vogliono parlare con le aziende di cui rappresentano i dipendenti. Ma, prima di rispondere alle richieste sindacali, le aziende devono fare i conti – sia nel senso stretto che in quello figurato del termine – con le decisioni che – via, via – vengono assunte da soggetti politici di livello sovranazionale. E questo è uno dei fenomeni che rendono più complesse le relazioni sindacali dei nostri tempi.

Fernando Liuzzi

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