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ITS e università, Torrielli: “Coordinamento forte sull’orientamento, no allo snaturamento”


Un sistema che cresce; un dialogo con il mondo universitario che si fa sempre più stretto, ma che deve preservare l’identità unica di un modello formativo pratico e professionalizzante; una sfida cruciale per il futuro: trasformare i finanziamenti straordinari del PNRR in un sostegno stabile e strutturale, per non disperdere un patrimonio diventato ormai indispensabile per il tessuto produttivo italiano.

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Questo è il quadro che emerge dalle parole del Presidente della Rete ITS Italia, Guido Torrielli, in un’intervista di metà anno che traccia la rotta di un settore in piena evoluzione.

Dialogo con l’Università: sinergia sì, ma senza snaturarsi

Il punto di partenza è l’annuncio (risale allo scorso luglio) su una maggiore integrazione, quasi un’”osmosi”, tra il mondo ITS e il sistema universitario, con la creazione di percorsi di laurea professionalizzanti in continuità con i diplomi ITS. Una direzione che il Presidente Torrielli giudica con favore ma anche con il necessario pragmatismo. “È utile non far viaggiare questi due segmenti formativi su due rette parallele che non si incontrano” , afferma, sottolineando però la necessità di non confondere due percorsi con obiettivi diversi. Il rischio, avverte, è quello di “snaturare gli ITS” , nati per portare i ragazzi nel mondo del lavoro con competenze pratiche immediate.

La vera sinergia, secondo Torrielli, si costruisce su azioni concrete. La prima è un coordinamento forte sull’orientamento, presentandosi insieme agli studenti per mostrare le diverse opportunità. La seconda è l’istituzione di uno “sportello comune” per ri-orientare i tanti giovani che, dopo i primi anni di università, si accorgono che non è la loro strada e cercano un approccio più pratico, “toccando con mano la nozione”. Già oggi, del resto, esistono oltre 30 accordi a livello nazionale tra ITS e atenei, incluse le università telematiche, spesso preferite dagli studenti-lavoratori usciti dagli ITS

I numeri del PNRR e la sfida dei fondi

Il cuore del discorso si sposta poi sui risultati, e i numeri sono importanti. L’obiettivo del PNRR era raddoppiare gli iscritti al sistema ITS, portandoli dagli 11.000 totali (primo e secondo anno) del 2021 a 22.000. Un traguardo che, afferma il presidente, è stato già raggiunto. “Abbiamo oltre 22.000 iscritti al solo primo anno del 2024-25 (quindi, complessivamente, al biennio 2024-2026), rivela Torrielli. Questo porta il numero complessivo di studenti a superare quota 37.000.

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Questa crescita è figlia degli investimenti del PNRR, che stanno trasformando il sistema con laboratori all’avanguardia che simulano perfettamente la realtà aziendale, come quelli appena inaugurati a Perugia in una ex stazione merci riqualificata, o quelli visti a Brescia e in Puglia. Ma qui si annida la sfida più grande: la sostenibilità economica.

I nuovi laboratori e le nuove tecnologie comportano maggiori costi di gestione, energia e manutenzione. Per continuare a crescere e soddisfare la richiesta di 80.000 super-tecnici da parte delle imprese, il finanziamento attuale è insufficiente. “A noi oggi lo Stato sta dando 48 milioni”, spiega Torrielli, “ma il fabbisogno reale per sostenere questo sviluppo si attesta sui 300-390 milioni l’anno”.

La richiesta al Governo è chiara: il sistema ITS deve entrare in un “finanziamento ordinamentale” , stabile e certo, come avviene per scuola e università, e non dipendere più da “finanziamenti casuali o dai residui di altri progetti”.

Orizzonte globale

Lo sguardo di Torrielli si allarga poi all’orizzonte internazionale, con un ruolo potenziale per gli ITS anche nel Piano Mattei. Sebbene il primo obiettivo sia consolidare il sistema in Italia, si stanno già sperimentando progetti di ITS in Egitto, Etiopia e Ghana. La visione è strategica: formare tecnici in loco, magari in virtù di un periodo di stage in Italia, creando una duplice opportunità. Questi giovani potrebbero rimanere, aiutando a contrastare il calo demografico italiano, oppure tornare nei loro Paesi d’origine, diventando ambasciatori di quella “mentalità italiana del bello” e del prodotto di nicchia che il mondo ci invidia.

Questa capacità di adattamento è il vero punto di forza del modello ITS italiano, profondamente diverso da quello tedesco o francese. “Noi non formiamo un ragazzo solo per metterlo sul mercato”, chiarisce il Presidente. “Da noi le imprese progettano i percorsi, le imprese costruiscono la didattica con i loro docenti e le imprese assumono”. Un sistema agile, in continua evoluzione, capace di modificare i corsi ogni anno per rispondere in tempo reale alle esigenze di settori come la meccatronica, la moda o l’agroalimentare, sempre più interconnessi.

I campus del futuro

La visione per il futuro ridisegna fisicamente il territorio. Il Presidente della Rete ITS Italia descrive un’espansione concreta con la nascita di campus innovativi che creano una “comunità formativa” all’interno delle città. Esistono già diversi modelli in via di finanziamento: i campus di filiera; i campus “diffusi”, come quello del turismo a Cernobbio che recupera edifici dismessi per rivitalizzare un intero paese ; e i campus “allargati”, che si inseriscono nel tessuto urbano trasformando ex caserme o aree industriali, come a Padova e Vicenza.

Questo sviluppo si lega a doppio filo alla sperimentazione del percorso “4+2”, in cui gli ITS saranno protagonisti fin dal primo anno delle scuole superiori, partecipando alla progettazione dei percorsi formativi insieme alle aziende.

Per questo, un’inversione di rotta sul sostegno al sistema è ormai impensabile. “Arrivati a questo punto, cancellare gli ITS sarebbe come aver costruito cattedrali nel deserto”, afferma con forza Torrielli. La sfida finale, quindi, è una e una soltanto: “Dimostrare allo Stato e all’intera comunità che il nostro sistema ha raggiunto gli obiettivi e che oggi non può tornare indietro”.

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