Vicesindaco a 26 anni, Lorenzo Cocchi è tra gli amministratori più giovani della città metropolitana. Eletto a Zola Predosa nel 2023 nella lista Zola Riformista, si occupa di lavoro, attività produttive, commercio e agricoltura, innovazione tecnologica, giovani e legalità. Dopo un anno di mandato con il sindaco Davide Dall’Omo traccia un primo bilancio, raccontando un percorso fatto soprattutto di ascolto delle imprese e di rapporti costruiti con il tessuto produttivo locale. Tra i temi che rivendica c’è la proposta di introdurre un salario minimo comunale di 9 euro l’ora negli appalti pubblici, cavallo di battaglia della sua lista e segnale politico che vuole portare a compimento.
Il suo percorso amministrativo, però, si intreccia oggi con una crisi che scuote l’intero territorio: i licenziamenti annunciati da Yoox: sono oltre duecento gli esuberi previsti tra Bologna e Milano, di cui 160 concentrati tra Interporto e Zola, appunto. Una batosta, che rischia di essere senza appello, come suggerisce lo sconforto dopo l’incontro che si è tenuto nelle scorse ore a Milano tra azienda e sindacati.
La notizia ha colpito duro lavoratori, istituzioni e sindacati, e pone l’amministrazione comunale di fronte a una delle sfide più difficili di questo mandato.
Registrati alla sezione Dossier BolognaToday
Prima di trattare un bilancio di questo prima anno di lavoro a Zola, partiamo dalla notizia che sta tenendo in grande apprensione l’intero territorio: i licenziamenti Yoox. Come avete reagito come amministrazione?
“Abbiamo partecipato al presidio davanti ai cancelli, sia io che il sindaco. Era presente anche l’onorevole De Maria, il segretario del Pd e la parte sindacale. Una cosa che mi ha colpito molto è stata la presenza di tanti ragazzi. Yoox è un’azienda giovane e questo rende la notizia ancora più grave. È un brutto segnale per il nostro territorio. In questo momento facciamo fatica a esprimere pareri ulteriori perché non abbiamo molte informazioni, ma ribadiamo con forza la nostra posizione: siamo accanto ai lavoratori e condanniamo qualsiasi decisione unilaterale.”
Il Comune di Zola e la Città metropolitana hanno diffuso un comunicato congiunto. Che cosa chiedete all’azienda?
“Le prospettive annunciate dall’azienda in occasione del passaggio di proprietà erano ben altre. Nell’accordo raggiunto dopo le crisi dei mesi scorsi nulla lasciava presagire un epilogo del genere. È una doccia fredda per tutto il territorio, una scelta che riteniamo inaccettabile. Chiediamo il ritiro immediato dei licenziamenti e l’apertura di un tavolo di trattativa serio e condiviso.”
Tornando ai primi mesi di mandato come amministratore, come ha impostato la delega alle attività produttive?
“Rispetto alla delega dell’attività produttiva si è ripreso un po’ un lavoro mirato verso i vari attori della zona industriale. Il lavoro che era stato fatto nel mandato precedente lato commercio era stato un buon lavoro e ho provato a replicare la stessa strategia anche in ambito produttivo. Perché penso, e pensiamo come amministrazione, che sia giusto curare i rapporti con le attività che da anni sono insediate sul nostro territorio. Non è scontato, perché le competenze sullo sviluppo economico partono dalla Regione in su, quindi le aziende si interfacciano più col sindaco per l’urbanistica che con me. Io ho cercato di invertire questo paradosso: è vero che i Comuni non sono strutturati per fare politiche industriali, perché non abbiamo i soldi per farlo, ma diverso è provare a raggiungere più aziende possibili. Premetto che sono molto giovane e non ho la presunzione di sapere tutto, per questo il primo anno mi sono messo a osservare. Dopo una lettera di presentazione, cosa che non era mai stata fatta, ho avuto decine e decine di incontri con imprenditori, imprese medie, grandi e piccole. Le esigenze che ho raccolto sono tre: mobilità, capitale umano e competitività del comparto produttivo.”
Tre milioni di utenze non pagate negli immobili in concessione: chi sono i maggiori debitori del Comune
Il futuro dei partiti e di Bologna nelle loro mani. Chi sono gli undici politici under 40 da tenere d’occhio
Partiamo dalla mobilità. Cosa chiedono le imprese?
“Le aziende chiedono investimenti da parte degli enti. Non si tratta solo del Comune: bisogna chiamare in ballo anche Città metropolitana e Regione. Chiedono un’alternativa al traffico veicolare, perché per loro è anche molto più semplice attrarre talenti e candidati. Lavorerò a questo progetto assieme all’assessore Sergio Cardo, che ha la delega alla mobilità in giunta. Un’azienda è molto più attrattiva se dice a un candidato: guarda che da me puoi venire con l’autobus. Se tu trovi una persona che la macchina non ce l’ha, è automaticamente esclusa dall’iter selettivo. Questo fa la differenza.”
E cosa può fare l’amministrazione sul piano concreto?
“Noi abbiamo in delega fondamentalmente la cura del territorio. A Zola c’era una criticità idraulica nella zona industriale, perché una porzione andava sempre sott’acqua. È stato fatto un lavoro molto importante (nel mandato precedente), a spese dell’amministrazione comunale, per quasi 3 milioni di euro. È stata rifatta al 100% una condotta idrica sotterranea, e adesso stanno eseguendo i lavori di scavo per una cassa di espansione. Quella roba lì rientra nell’ambito regionale, ma noi abbiamo detto: ci serve, lo facciamo noi. Perché se le aziende vanno sott’acqua, poi vanno via, e a noi non va bene. Un territorio forte economicamente è un’amministrazione forte economicamente. Le politiche sociali derivano in buona parte dal tessuto produttivo, dall’Imu, dalle addizionali Irpef, dalle persone che si insediano qui e pagano le tasse. È tutto collegato.”
Quanto guadagnano Elly Schlein e gli altri parlamentari bolognesi
Ha parlato di aprire anche nuovi spazi di confronto con le imprese.
“Ho intenzione di aprire un tavolo direttamente con gli imprenditori, non alle associazioni di categoria. Quelli ci sono già. Mi piacerebbe condividere le progettualità con loro, perché molto spesso succede che è l’amministrazione che propone alle imprese o viceversa, ma non c’è mai qualcosa di corale al 100%. Non è impossibile, ma è molto complicato perché richiede un investimento di tempo ed energia anche da parte nostra.”
Ci sono molte imprese in città. Quali sono i fiori all’occhiello economici di Zola?
“Zola è famosa per un prodotto, e quel prodotto è la mortadella. Qui ci sono due grandi colossi che sono Felsineo e Granterre, e con loro organizziamo il ‘Mortadella Please’, un evento che richiama tante persone da tutta Italia. Ma non c’è solo mortadella: c’è tanto manifatturiero. Abbiamo Philip Morris, che ha il suo primo sito proprio a Zola, la Faac, la Montenegro, la Gvs che durante il Covid ha avuto un boom ed è diventata un leader nel medicale. Poi ci sono tante aziende medie, a gestione familiare, che però sono leader nazionali e internazionali nei loro settori. Non riusciamo a definire una sola filiera, ed è questo il nostro punto di forza: siamo eterogenei e diversificati, e così anche nei periodi di crisi l’impatto è stato minore.”
Che peso ha questo patrimonio produttivo sul territorio?
“Zola è sempre tra i primi posti per reddito pro capite a livello metropolitano. In zona industriale ci sono circa 16.000 addetti su un comune di poco meno di 20.000 abitanti. Questo vuol dire che il nostro è un comune che attrae forza lavoro da tutta la provincia. Abbiamo aziende che occupano 300-400 persone a stabilimento. Ogni giorno nella zona industriale ci sono circa 40.000 passaggi. Per questo uno dei focus deve essere per forza la mobilità alternativa, perché Zola lavora non solo per sé ma per tutta l’area metropolitana.”
Tornando al tema dei dipendenti, nel vostro programma avete lanciato anche la proposta del salario minimo comunale. A che punto siete?
“Uno dei cavalli di battaglia della nostra lista Zola Riformista era proprio il salario minimo. La nostra proposta è di istituire un salario minimo di 9 euro l’ora nelle gare per appalti di opere o servizi pubblici. Chi lavora per il Comune deve avere garantita una retribuzione dignitosa. È un segnale politico: ci sporchiamo spesso la bocca con certe parole, ma il segnale dobbiamo darlo noi. Chi costruisce un ponte, una strada o lavora per un servizio, se lavora per il Comune deve guadagnare almeno 9 euro l’ora. Non è solo uno slogan: ci stiamo lavorando e sono fiducioso. Ci sono esempi di comuni capoluogo e anche più grandi, come Genova e Napoli, che l’hanno già fatto. È più difficile per le competenze: la Regione Puglia aveva provato a portare avanti una legge, ma è stata impugnata dal Governo. Quindi serve attenzione, perché basta poco per farsi impugnare un provvedimento al Tar. È un lavoro sofisticato e delicato, ma ci arriveremo a breve. Siamo determinati a farlo.”
Iscriviti al canale Whatsapp di BolognaToday
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link