Italia terra di palazzetti sportivi: nel paese ci sono 76.919 impianti sportivi e 141.936 spazi di attività. La maggior parte si trova al nord, il 52%, mentre al centro se ne concentra il 26% e al sud e nelle isole il restante 22%. Complessivamente, circa l’8% degli impianti non è funzionante, soprattutto a causa di uno stato di conservazione insufficiente, ma il picco si raggiunge purtroppo in alcune aree del mezzogiorno dove la quota di strutture non operative raggiunge addirittura il 20%.
Un patrimonio consistente, che per il 70% è di proprietà pubblica (Fonte Istituto per il credito sportivo e culturale).
Dal punto di vista anagrafico, lo sviluppo dell’impiantistica sportiva è stato legato ai grandi eventi ospitati dall’Italia, dalle Olimpiadi di Roma negli anni Sessanta ai Mondiali di calcio di Italia ’90. Secondo il Centro studi sport e salute, il picco di costruzione di impianti è avvenuto tra il 1980 e il 1999, con il 24% del totale edificato in quel periodo. Il 20% risale agli anni 1970–1979, il 15% al decennio 1990–1999, il 13% tra il 2000 e il 2009, mentre solo l’8% degli impianti è stato costruito dal 2010 in poi.
Con l’arrivo del Pnrr la situazione è cambiata: negli ultimi cinque anni la ripresa degli investimenti in infrastrutture sportive ha avuto un vero e proprio impulso. Il sistema sportivo ha dovuto affrontare crisi multiple, ma i fondi europei hanno fatto la loro parte. Il peso degli investimenti sportivi sul totale degli investimenti fissi lordi degli enti locali è stato pari al 5,5% nel 2021, al 5,4% nel 2022 e al 6,3% nel 2023. Gli impianti sportivi sono rientrati tra i comparti strutturali con i maggiori volumi di investimenti, segnando un incremento del +69% tra il 2021 e il 2023, più marcato di settori come trasporti, edilizia scolastica o patrimonio culturale.
A complicare il quadro sono però intervenuti i costi energetici e l’aumento del prezzo dei materiali, che hanno portato a una crescita media del 30% dei costi fissi per realizzare, risanare o rigenerare le strutture sportive. Per compensare, è stato necessario ricorrere a un maggiore utilizzo del credito a integrazione dei fondi europei. Agli extracosti e al rincaro dell’energia si sono aggiunti inflazione, rialzo dei tassi e condizioni di offerta del credito più rigide.
In questo contesto, la domanda di credito per finalità di investimento nel settore sportivo è andata in controtendenza rispetto all’andamento generale delle imprese italiane: mentre nel 2023 la domanda di prestiti per investimenti da parte delle imprese si è contratta del 4,1%, i finanziamenti bancari destinati a progetti sportivi pubblici e privati sono cresciuti a doppia cifra, segnando un +79%. Questo risultato è dovuto principalmente ai mutui concessi agli enti territoriali, che rappresentano oltre il 60% delle richieste di finanziamento.
Nonostante tassi più elevati e criteri di concessione più selettivi, i comuni hanno potuto continuare a investire in infrastrutture sportive grazie alla finanza agevolata dell’Icsc, che prevede mutui con abbattimento totale dei tassi di interesse. Tra il 2019 e il 2023 i mutui richiesti dai comuni per impianti sportivi hanno attivato 1,3 miliardi di euro di investimenti, a fronte di 1,6 miliardi destinati ai trasporti e 900 milioni all’edilizia sociale.
Il 2023, in particolare, è stato un buon anno per i palazzetti sportivi, perché i comuni hanno fatto ricorso a oltre 350 milioni di euro di finanziamenti, più che per viabilità, edilizia sociale o pubblica e altre opere. In prevalenza si tratta di interventi di piccola dimensione, poiché i comuni dimostrano maggiore capacità realizzativa con opere di soglia finanziaria contenuta, che richiedono meno complessità progettuale e iter burocratici più snelli.
Tuttavia, tra il 2019 e il 2023, i progetti di dimensione ridotta sono diminuiti: –17% per gli interventi sotto i 60.000 euro e –1% per quelli compresi tra 320.000 e 500.000 euro. Al contrario, sono cresciuti gli interventi di valore più elevato, che restano comunque marginali, poco più dell’1% sul totale degli investimenti finanziati.
Ora stanno arrivando le grandi opere, con l’avvio dei cantieri e l’organizzazione di grandi eventi sportivi come le Olimpiadi Milano-Cortina 2026, i Giochi del Mediterraneo e gli Europei di calcio 2032, che portano a un aumento della dimensione media degli investimenti nei prossimi anni.
Ai comuni sotto i 20.000 abitanti è riconducibile quasi il 50% dei mutui per investimenti sportivi contratti dagli enti territoriali nel 2023, pari a 172 milioni di euro, con una crescita del +40% rispetto all’anno precedente. Le piccole realtà comunali riconoscono alle infrastrutture sportive un valore strategico per lo sviluppo di iniziative educative e sociali.
Resta però evidente il bisogno di ammodernare un parco impianti costoso dal punto di vista energetico. Per i gestori, i consumi rappresentano la voce più rilevante, con un’incidenza sul fatturato superiore al 20%. Alcune strutture, come i palazzetti o le piscine, hanno consumi altissimi: una piscina media, ad esempio, supera 200.000 kWh annui di energia elettrica e 100.000 m³ di gas. Da qui l’urgenza di interventi di riqualificazione energetica, che richiedono volumi ingenti di investimento a causa del grado di obsolescenza del patrimonio impiantistico nazionale.
Eppure, l’efficientamento energetico non sembra una priorità: solo il 6% dei progetti finanziati dall’Icsc tra il 2019 e il 2024 ha riguardato questo ambito. La percezione dell’importanza dei sistemi energetici è ancora acerba, mancano adeguata cultura finanziaria e consapevolezza dell’impatto dei fattori Esg.
Guardando alla tipologia degli investimenti sugli impianti sportivi tra il 2019 e il 2024, emerge che il 50% ha riguardato ristrutturazioni e riqualificazioni, il 22% nuove costruzioni, il 6% ampliamenti, il 7% acquisto di attrezzature, il 4% abbattimento di barriere architettoniche e adeguamenti normativi, e il restante 12% altre finalità.
Servono 3 mld di euro
Secondo le stime, per adeguare il parco impianti sportivi in Italia servono circa 3 miliardi di euro, di cui 1,3 miliardi per la riqualificazione di 40.000 strutture tra piscine, palestre, palazzetti dello sport e piste di pattinaggio, e 1,9 miliardi per l’installazione di pannelli fotovoltaici su 12.000 stadi di piccola scala.
Il fabbisogno reale è però ancora superiore, soprattutto considerando la riqualificazione energetica dei grandi stadi, che in genere rientrano in programmi più ampi di ristrutturazione o demolizione e ricostruzione.
Il patrimonio impiantistico sportivo italiano, quindi, è vasto ma anziano e costoso da mantenere; dall’altro, nuove opportunità di investimento legate al Pnrr, alla finanza agevolata e ai grandi eventi in arrivo portano luce al comparto. La sfida è rigenerare le strutture esistenti perché lo sport possa essere accessibile e continuare a produrre valore sociale ed economico nel paese.
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