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Flessibilità industriale e innovazione. Le armi di Tenova contro dazi e dumping spiegate da Enrico Malfa ai soci Afil, Associazione fabbrica intelligente Lombardia


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«Oggi la Cina non compra soltanto impianti, ma comincia a venderli, anche sul nostro mercato». La constatazione di Enrico Malfa, direttore ricerca e sviluppo di Tenova, fotografa una nuova fase della competizione industriale: più aggressiva, più tecnologica, più vicina di quanto ci si aspetti. In questo scenario, fatto di dazi incrociati, dumping e pressioni geopolitiche, Tenova non si chiude sulla difensiva, ma rilancia.

Tenova è un’azienda multinazionale con sede principale a Castellanza (Varese), parte del Gruppo Techint, specializzata in soluzioni per l’industria metallurgica e mineraria. Progetta e fornisce impianti e tecnologie per la produzione sostenibile di acciaio e metalli non ferrosi. È guidata dal ceo Roberto Pancaldi. Opera in 18 Paesi, ha più di 2.500 dipendenti e un portafoglio ordini che supera i 1.700 milioni di euro.

La strategia di Tenova per affrontare le sfide della competizione globale si articola attorno a tre leve fondamentali, integrate tra loro.

La prima è il ripensamento continuo delle filiere produttive: ogni cambiamento nei mercati o nei trasporti impone una riorganizzazione rapida e mirata della catena di approvvigionamento, analogamente a quanto già avvenuto durante la pandemia.

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La seconda leva è l’innovazione tecnologica, con soluzioni all’avanguardia per la decarbonizzazione dei processi di produzione dei metalli che includono sia l’utilizzo diretto ed indiretto di idrogeno (impianti “H2-ready”) e strumenti di intelligenza artificiale, sia soluzioni per la gestione ottimale dei processi a supporto della circolarità del settore, come ad esempio per la gestione e classificazione dei rottami.

Enrico Malfa, direttore ricerca e sviluppo di Tenova,

Infine, la terza componente, forse la più identitaria per l’azienda, è una flessibilità industriale dinamica, che consente di offrire impianti su misura mantenendo al tempo stesso la competitività nei costi. In un mercato dove la modernizzazione degli impianti è necessaria, Tenova punta su piattaforme tecnologiche flessibili, per consentire ai propri clienti di cogliere le opportunità legate alla trasformazione energetica in corso salvaguardando gli investimenti e mantenendo la competitività.

L’articolo prende spunto da un’intervista ad Enrico Malfa realizzata al margine dell’Assemblea Generale di Afil 2025, dal titolo “Tra dumping e dazi: produzione specializzata e circolarità industriale come leve strategiche per la manifattura lombarda”, tenutasi a Milano qualche settimana fa. Malfa, socio di Afil, era stato invitato ad intervenire come relatore all’evento, all’interno della Panel Discussion sulla circolarità industriale.

Dazi, dumping e competizione globale: come Tenova affronta le pressioni del mercato

Secondo Tenova, dazi e dumping non sono barriere, ma sfide complesse da gestire attraverso la flessibilità industriale. «Siamo un’azienda di ingegneria che lavora su scala globale», spiega Enrico Malfa. «I dazi non fermano la vendita di tecnologia, ma incidono sui costi degli impianti, rendendoli meno competitivi». Durante il periodo del Covid-19, i blocchi logistici hanno costretto l’azienda a ripensare radicalmente le proprie filiere: «non riuscivamo a far arrivare materiali dai tradizionali fornitori a causa dei problemi logistici. Abbiamo dovuto rivedere e adattare la catena di fornitura», prosegue Malfa.

Anche sul fronte del dumping, lo scenario sta cambiando. «Noi siamo fornitori di tecnologie, quindi non ne dovremmo subirne direttamente gli effetti. Ma andrà verificato quale è l’effetto su chi produce equipaggiamenti considerando che, per esempio, la Cina ora non solo acquista impianti ma comincia anche a venderli, entrando in competizione a livello globale», conclude Malfa. In questo contesto in evoluzione, Tenova reagisce adattando strategie, innovando tecnologie e ripensando i modelli operativi. Perché oggi, la vera competitività si gioca su rapidità, intelligenza e capacità di trasformarsi.

Rottame e circolarità: la sfida tecnologica

Le soluzioni di Tenova per la decarbonizzazione dei processi di produzione dei metalli includono sia l’utilizzo diretto ed indiretto di idrogeno tramite impianti “H2-ready”

Tenova è convinta che l’economia circolare sia già una realtà concreta nella siderurgia, grazie all’uso del rottame (nel ciclo secondario). «L’acciaio si produce in due modi: da minerale o da rottame. Quest’ultimo è di per sé una filiera circolare», afferma Enrico Malfa. Ma con la transizione verso produzioni più sostenibili, il rottame sta diventando una risorsa critica: sempre più richiesto, più costoso e spesso di qualità inferiore. «La trasformazione da ciclo integrale basato su minerale di ferro a ciclo elettrico basata su rottame comporterà la scarsità di rottame e quindi la necessità di utilizzare anche materiali meno selezionati, il che renderà più complesso mantenere standard elevati», osserva Malfa.

Per questo, la tecnologia gioca un ruolo chiave. Servono strumenti avanzati per aumentare le capacità di selezione dei rottami ferrosi e rendere i processi sufficientemente flessibili per lavorare con mix di materiali eterogenei come rottami, preridotto e, anche quando possibile, residui. «Intelligenza artificiale, visione artificiale, digitalizzazione dei parchi rottami sono, per esempio, leve fondamentali per ottimizzare la gestione del rottame». Tenova ha già sperimentato soluzioni concrete: «Abbiamo partecipato a un progetto Lighthouse del Cluster Tecnologico Nazionale Fabbrica Intelligente (Cfi), proprio con questo obiettivo», racconta Malfa. La vera circolarità, dunque, non si improvvisa: nasce da investimenti in tecnologie evolute e da una visione di filiera capace di valorizzare ciò che oggi è ancora scarto.

Personalizzazione e competitività: il punto d’equilibrio.

Per Tenova, la personalizzazione è sempre stata una cifra distintiva. «Progettiamo su misura, partendo dalle reali esigenze del cliente. È nel nostro dna», afferma Enrico Malfa. L’azienda ha scelto di mantenere questa capacità rafforzando così la propria reputazione come partner tecnologico flessibile e affidabile. Ma oggi, in un mercato sempre più sensibile ai costi, questa impostazione entra in tensione con le logiche della competizione globale. «Quando tutto si gioca sul prezzo, ogni personalizzazione rischia di diventare un costo in più», riconosce Malfa. Il pericolo è perdere competitività rispetto a chi standardizza e semplifica. La sfida allora diventa strategica: trovare un equilibrio tra valore su misura e sostenibilità economica. «Dobbiamo restare flessibili, ma con modelli produttivi più efficienti», spiega. La risposta di Tenova passa per piattaforme innovative e flessibili, che permettano di combinare elementi standard e personalizzati senza compromettere l’efficienza. Un modo per mantenere la differenziazione come vantaggio competitivo, trasformando la complessità in valore sostenibile.

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Acciaio verde: la sfida è farne un valore di mercato

Impianto di Tenova a Perstima.

Secondo Tenova, la transizione verso l’acciaio a basse emissioni non è solo una questione tecnologica o normativa, ma economica. «La decarbonizzazione sarà sostenibile soltanto se il mercato attribuirà un valore all’acciaio green», sottolinea Enrico Malfa. Oggi produrre acciaio “pulito” costa di più, e senza un riconoscimento economico da parte dell’utilizzatore finale, il modello non regge. Tuttavia, alcune filiere si stanno già muovendo in questa direzione.

«È necessario che i settori che maggiormente utilizzano l’acciaio siano disposti a riconoscere un premium price per la sostenibilità», spiega Malfa, citando l’automotive come esempio cruciale. «Chi partirà per primo con un’offerta credibile di acciaio decarbonizzato potrà avere un vantaggio competitivo reale, ma dovrà chiaramente essere definita la classificazione di “acciaio verde”, in modo che il mercato possa disporre di criteri oggettivi di selezione». Per Malfa, il passaggio è chiaro: trasformare il green steel da costo a valore, spingendo i grandi utilizzatori – auto, elettrodomestici, edilizia – a riconoscere economicamente la differenza. Solo così la filiera potrà evolvere in chiave sostenibile.



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