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Federmeccanica: produzione metalmeccanica -4,3%, export e ordini sotto pressione nel primo semestre 2025


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Ezio Civitareale, Direttore Centro Studi; Stefano Franchi, Direttore Generale; Alessia Miotto, Vicepresidente.

Sono stati diffusi i risultati della 175ª edizione dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica – Meccatronica italiana. I dati recentemente pubblicati dall’Istat, ci consegnano l’immagine di un’economia italiana in affanno: nel secondo trimestre il Pil è diminuito dello 0,1% rispetto al primo e la crescita acquisita per il 2025 risulterebbe pari a +0,5%. Le esportazioni risultano sottotono e la produzione stenta a decollare.

Nella prima metà dell’anno in corso, infatti, l’attività industriale ha registrato un’inversione della tendenza negativa osservata nel corso dell’intero 2024, ma il recupero è stato molto contenuto. In questo secondo trimestre, inoltre, si osserva un ridimensionamento dei livelli produttivi rispetto al primo, fotografando così la condizione di sostanziale staticità in cui versa l’industria nel nostro Paese. Nel secondo trimestre del 2025, la produzione nel suo complesso è rimasta fondamentalmente stabile rispetto al primo (+0,1%), mentre ha registrato un calo tendenziale del 2,2%.

Sempre nello stesso periodo, nel settore metalmeccanico/meccatronico i volumi di produzione hanno registrato una variazione positiva dello 0,5%, ma nel confronto tendenziale, l’attività settoriale si è confermata negativa con una contrazione del 2,8%. Complessivamente, nei primi sei mesi del 2025, la produzione metalmeccanica è diminuita in media del 4,3% rispetto al primo semestre 2024, evidenziando una perdita più marcata rispetto a quanto registrato per il comparto industriale nel suo complesso (-2,8%).

Le dinamiche produttive sono state disomogenee nei diversi comparti e questo anche perché il settore metalmeccanico/meccatronico è un settore fortemente eterogeneo sia per l’inclusione di una vasta gamma di attività produttive, molto diversificate tra loro, sia per le differenti dimensioni che caratterizzano le imprese metalmeccaniche. Nei primi sei mesi dell’anno in corso, tutti i comparti hanno subìto perdite produttive rispetto all’analogo periodo del 2024, in particolar modo la fabbricazione di Autoveicoli e rimorchi (-18,7%), solo quelli della Metallurgia e degli Altri mezzi di trasporto hanno registrato variazioni positive ma molto contenute: rispettivamente +0,7% e +0,2%.

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Nella media dei 27 paesi dell’Unione Europea, la produzione metalmeccanica pur registrando, nel secondo trimestre, un miglioramento congiunturale, continua a riscontrare disomogeneità produttive nei principali paesi membri. In Francia e Spagna si è verificato un recupero dell’attività produttiva (rispettivamente +2,4% e +1,9%) più marcato rispetto all’Italia (+0,5%), mentre la Germania ha registrato un ulteriore contrazione (-1,0% congiunturale in peggioramento dal -0,6% del primo trimestre).

Nei primi sei mesi dell’anno in corso il valore delle esportazioni settoriali è diminuito dello 0,5% nel confronto tendenziale

Il persistere delle tensioni internazionali e le politiche commerciali degli Stati Uniti stanno inevitabilmente condizionando l’interscambio commerciale del settore metalmeccanico. Nei primi sei mesi dell’anno in corso, infatti, il valore delle esportazioni settoriali è diminuito dello 0,5% nel confronto tendenziale (-0,4% verso i paesi UE e -0,6% verso i mercati extracomunitari), mentre le importazioni sono rimaste sostanzialmente invariate (+0,2%) determinando, comunque, un avanzo commerciale di 24,9 miliardi di euro. Nell’area comunitaria aumentano le esportazioni verso la Germania (+2,0%) che però, nel secondo trimestre, perde 1 pp di produzione metalmeccanica, dato questo che può avere conseguenze sulle nostre esportazioni. Sempre nell’area comunitaria emerge evidente il calo dei flussi verso la Francia (-4,2%), mentre nell’area extra UE c’è da sottolineare il forte peggioramento delle vendite sui mercati statunitensi (-6,1%).

Per quanto riguarda i risultati della presente indagine trimestrale, occorre sottolineare che la stessa si è conclusa a metà luglio e pertanto gli esiti considerano solo parzialmente i recenti accadimenti internazionali quali, in particolar modo, le iniziative dell’amministrazione statunitense sui dazi all’UE (agosto 2025) e le crescenti tensioni geopolitiche che continuano a condizionare, in misura più o meno significativa, il sistema economico/finanziario globale.

I risultati sottolineano la difficile e complessa fase che sta attraversando il nostro settore con ordini in portafoglio che si confermano negativi e aspettative a breve condizionate da un clima di forte incertezza che si ritrova nei segnali contrastanti e altalenanti forniti dalle imprese. Le prospettive produttive sono all’insegna di un peggioramento e quelle occupazionali di un miglioramento:

  • Il 24% delle imprese intervistate ha dichiarato una diminuzione delle consistenze in essere del portafoglio ordini a fronte del 20% di quelle che, invece, hanno registrato un aumento;
  • Il 19% (in discesa dal 26% scorso) prevede incrementi di produzione per i prossimi mesi contro il 25% (superiore al 19% a fine marzo) che, al contrario, prospetta diminuzioni;
    Rimane significativa e pari al 10%, la percentuale di imprese che valuta “cattiva o pessima” la situazione della liquidità aziendale;
  • Il 72% (in salita dal precedente 67%) delle imprese non pensa di modificare la propria forza lavoro (il 15% prevede aumenti a fronte del 13% che, invece, pronostica ridimensionamenti).

Il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, ha aggiunto: «Dalla nostra indagine congiunturale emergono poche luci e molte ombre osservando il passato, mentre troviamo una nebbia spessa alzando lo sguardo verso il futuro. Sono tanti i problemi che le nostre imprese stanno affrontando e che si amplificano per effetto della grande incertezza. Siamo entrati in questa fase con ancora addosso i segni profondi di pesanti crisi che si sono succedute, segni che sono diventate cicatrici indelebili. I costi per fare impresa sono schizzati verso l’alto e lassù sono rimasti. Un incremento che ormai si può considerare strutturale. Oggi per produrre si spende circa il 20% in più rispetto a pochi anni fa. Di questo si deve tener sempre più conto in qualsiasi ambito a maggior ragione considerando i bassi livelli di redditività di molte imprese. Questa è la realtà con cui tutti si devono confrontare e con la quale non ci si può scontrare».

Marginalità delle imprese e possibili rischi futuri

Il complesso scenario internazionale sta rendendo sempre più difficile il contesto nel quale devono operare le nostre imprese metalmeccaniche, con pesanti ricadute sulla capacità di competere delle stesse. Relativamente alla produzione, nel 24% delle imprese i volumi prodotti nel 2024 sono aumentati rispetto al 2023, mentre è pari al 38% la quota sia di quelle nelle quali è rimasto stabile sia di quelle che hanno registrato diminuzioni. Per quanto riguarda il MOL sul fatturato, sempre nel confronto del 2024 con l’anno precedente, a fronte del 26% di imprese che ha registrato incrementi, nel 32% dei casi la grandezza è rimasta stabile mentre nel restante 42% è diminuita.

Uno dei principali rischi che le aziende dovranno/potranno affrontare nel prossimo futuro si conferma quello delle Materie prime ed Energia, in termini di carenza, fluttuazione dei prezzi, ecc., seguito dai possibili cambiamenti dello scenario macroeconomico globale, che si tratti di frammentazione dei mercati, di conflitti, dazi, politiche di austerity o altro; più distaccata troviamo la problematica della carenza di forza lavoro qualificata. Nel confronto temporale delle priorità dei rischi delle imprese si nota un aumento del pericolo percepito derivante dai possibili cambiamenti dello scenario macroeconomico globale. A giugno 2024, infatti, il rischio era considerato importante per il 67% delle risposte ma a giugno 2025 la quota sale al 70%.

Misure protezionistiche

Alle tensioni geopolitiche in atto in aree strategiche, soprattutto per quel che riguarda le catene di approvvigionamento, da inizio anno si sta aggiungendo l’introduzione di nuovi dazi o la variazione delle relative tariffe, principalmente da parte degli Stati Uniti, ma, spesso come risposta, anche da altri paesi. Sono pari all’83% delle imprese rispondenti quelle che vivono questa situazione con preoccupazione o che temono conseguenze per l’azienda in seguito all’introduzione di misure protezionistiche. Il timore principale è quello di perdere quote di export (32% dei casi in salita dal 27% di fine marzo) poi la preoccupazione di incontrare difficoltà nelle catene di approvvigionamento (25%) e quindi quella di un aumento della pressione competitiva sul mercato europeo per il potenziale reindirizzamento di prodotti non più totalmente assorbiti dal mercato Usa (21%). Nel 20% dei casi si teme una perdita di competitività e nel 2% delle restanti risposte sono state dichiarate altre conseguenze.

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Difficoltà di reperimento di manodopera

A giugno 2025, le imprese che hanno dichiarato di incontrare difficoltà nel reperire i profili professionali essenziali per lo svolgimento dell’attività aziendale sono state pari al 66% e, seppure si evidenzia una leggera attenuazione del trend, la problematica si conferma molto importante per la stragrande maggioranza delle aziende. Con riferimento alla tipologia di competenze ricercate, quelle tecniche di base/tradizionali si confermano essere quelle più difficili da reperire e, infatti, in un anno la percentuale di imprese alla ricerca di tali competenze è ulteriormente cresciuta passando dal precedente 48% all’attuale 50%.

Le competenze tecnologiche avanzate/digitali hanno raccolto il 26% delle risposte, mentre per quelle trasversali (intese come la capacità di risolvere problemi, di prendere decisioni, di lavorare in gruppo, di comunicazione, di autonomia) la percentuale di aziende è rimasta ferma al 19%; infine il restante 5% è alla ricerca di figure professionali con altre specifiche caratteristiche.



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