Al via Gcap Electronics Evolution (G2E), il consorzio dell’elettronica per il Global Combat Air Programme (Gcap), il programma tra Regno Unito, Giappone e Italia per lo sviluppo del sistema di combattimento aereo di sesta generazione, con il velivolo disponibile entro il 2035.
A partecipare al consorzio troviamo Leonardo Uk per il Regno Unito, Mitsubishi Electric per il Giappone e Leonardo ed Elt Group per l’Italia. Le quattro le aziende coinvolte avevano firmato a marzo 2023 un accordo di collaborazione e nelle scorse settimane hanno siglato un accordo consortile.
La creazione del consorzio “dà forma concreta alla collaborazione, conferendole una struttura commerciale e segnando un sostanziale passo avanti a livello industriale, rafforzando al contempo l’impegno di lungo periodo dei partner nel programma Gcap” spiega una nota congiunta.
Il consorzio stipulerà un contratto con Edgewing, la joint venture paritetica tra l’inglese Bae Systems, il gruppo italiano Leonardo e la giapponese Japan Aircraft Industrial Enhancement, che fa da system integrator principale del programma.
Dunque le quattro aziende collaboreranno per fornire il sistema avanzato di sensoristica e comunicazioni di nuova generazione, noto come Integrated Sensing and Non-Kinetic Effects & Integrated Communications Systems (ISANKE & ICS), oltre al servizio di supporto logistico integrato a lungo termine (Through-Life Support Service – TLSS), che accompagnerà il sistema per decenni.
“È un passo molto importante e in tempi relativamente rapidi per un programma così complesso” osserva a Startmag Alessandro Marrone, responsabile del Programma Difesa Sicurezza e Spazio dell’Istituto Affari Internazionali (Iai).
Tutti i i dettagli.
LA RILEVANZA DEL CONSORZIO GCAP ELECTRONICS EVOLUTION
La nascita del consorzio G2E “è una parte centrale perché il Gcap sarà un sistema di sistemi con al centro la piattaforma con pilota a bordo, i cui sensori faranno autonomamente e in tempo reale data fusion anche con i sensori degli adjunct (i droni) e con altri assetti che potranno essere connessi dallo spazio ad altri velivoli di diverse generazioni” spiega a Startmag Alessandro Marrone.
“Man mano che si va dalla quinta alla sesta generazione, la sensoristica – che non è solo la camera e il rilevatore termico, ma è anche guerra elettronica – riguarda anche la capacità di processare big data e la cyber security, fondamentali per garantire le comunicazioni tra il velivolo pilotato e gli adjunct, tra i diversi Gcap, nonché tra Gcap, F-35 ed Eurofighter” prosegue l’esperto dello Iai.
LE DIFFERENZE CON IL PROGRAMMA RIVALE FCAS
Secondo Marrone la creazione di questo consorzio è anche un elemento che contraddistingue il Gcap in positivo, dal programma rivale Fcas di Francia, Germania e Spagna, che sta scontando ritardi.
“Il Fcas arranca anche a causa della volontà francese di rivendicare la leadership sia come agenzia di procurement – con la Dga francese – sia come ruolo di Dassault” fa notare l’analista dello Iai. “Nel Gcap invece c’è un’organizzazione paritetica, con una partecipazione di un terzo ciascuno di ruoli e di responsabilità tra i tre ministeri della Difesa e i rispettivi governi nazionali. C’è una joint-venture un terzo-un terzo-un terzo tra Leonardo, Bae Systems e la controllata di Mitsubishi e adesso con il Gcap Electronics Evolution c’è un consorzio anche a livello di fornitori di sottosistemi, proprio perché sono così importanti i sistemi Isanke” evidenzia Marrone.
Inoltre, sottolinea l’esperto del think tank romano, è altrettanto “importante avere un consorzio, quindi un interlocutore unico che raggruppa i partner britannici, giapponesi e i due partner italiani che firma il contratto o i futuri contratti per consegnare queste componenti e questi servizi, rispetto al consorzio formato dai system integrator. Così si ha una struttura gemella per cui l’industria dei tre paesi è rappresentata a livello di prime contractor, a livello di sottosistemi e i governi sono rappresentati nella organizzazione sempre con un principio di parità. Questo non è poco come risultato dopo neanche quattro anni dal lancio del progetto”.
IL RUOLO ITALIANO CON LEONARDO ED ELT GROUP
Per quanto riguarda il ruolo italiano, Marrone segnala che “l’Italia ha due aziende nel consorzio – Elt Group e Leonardo – il che testimonia le eccellenze espresse da entrambe le aziende. Eccellenze che hanno sviluppato su programmi precedenti come Eurofighter e, in misura minore, ma comunque significativa, sul programma F-35, o con investimenti propri, come ha fatto Elt Group nel campo della guerra elettronica e della cybersecurity.”
RIGUARDO LEONARDO UK
Dopodiché, l’analista dello Iai richiama l’attenzione sul fatto che “il terzo leader system Integrator è Leonardo UK su cui bisogna fare una riflessione perché è controllata da Leonardo. Se da un lato si potrebbe dire che le aziende italiane sono ulteriormente rafforzate perché contano tre società su quattro: Leonardo Italia, Leonardo UK e Elt Group, dall’altro bisogna essere consapevoli che Leonardo UK ha una sua identità, una sua storia, un suo radicamento nel Regno Unito così come un suo personale britannico, con i propri rapporti diretti tra Leonardo UK e il ministero della Difesa britannico”.
Dunque, secondo Marrone, “non bisogna essere eccessivi nel sottolineare il fatto che Leonardo UK è una controllata di Leonardo come one company perché ha una sua identità britannica. Detto ciò, sicuramente c’è tanta possibilità di sinergia tra Leonardo e Leonardo UK e poi nel consorzio più ampio con i partner giapponesi”.
UN GRANDE POTENZIALE PER ROMA
Alla luce di tutto ciò, prosegue Marrone “c’è un grande potenziale per l’Italia”. Allo stesso tempo, il nostro paese “deve investire su questo potenziale”, rimarca l’esperto precisando che “Deve cioè assicurarsi che i rapporti tra Leonardo Italia e Elt Group siano fluidi, veloci, senza intoppi e che i rapporto con Leonardo UK rispettino l’identità britannica. Il governo e le imprese italiane devono investire nello sviluppo di tecnologie all’avanguardia, andando oltre quanto già realizzato con Eurofighter e F-35”.
LA GRANDE SCOMMESSA DEL PROGRAMMA GCAP
Tornando alla nota congiunta per annunciare la nascita di G2E, le aziende sottolineano la salvaguardia della “libertà d’azione e di modifica” di ciascun Paese partner. Dal punto di vista politico-strategico, quanto sarà realmente possibile bilanciare questa autonomia nazionale con l’esigenza di massima integrazione tecnologica e tempi serrati di sviluppo?
“Questa è una grande scommessa del programma analizzata ampiamente nello studio Iai “The New Partnership among Italy, Japan and the UK on the Global Combat Air Programme (Gcap)” chiarisce Alessandro Marrone. “Il principio di freedom of action, freedom of modification – quindi libertà di modifica, azioni e aggiornamento, customizzazione eventuale del Gcap – è uno dei pilastri dell’approccio italiano, condiviso anche dagli altri due partner – chiarisce Marrone – ma è stata l’Italia la prima a portare avanti questo approccio”. “È fattibile – continua l’esperto Iai – se si rispetta la possibilità di avere piena visibilità anche sulle tecnologie sviluppate dagli altri partner. Si tratta di un elemento di fiducia che si costruisce integrando le forze armate, rendendole partecipi nella Gigo, l’organizzazione dei Gcap, integrando l’industria a livello di Edgewing, quindi di system integrator e adesso a livello di G2E”.
“NECESSARIO MASSIMIZZARE GLI INVESTIMENTI”
Poi, per l’esperto dell’Istituto Affari Internazionali “sarà fondamentale creare interdipendenze tra quanto sviluppato e prodotto nei diversi laboratori, PMI e grandi imprese, così da massimizzare gli investimenti: dato l’alto costo del programma, ogni euro, pound o yen giapponese deve essere utilizzato al meglio. Pertanto, è necessario massimizzare gli investimenti, ma bisogna anche offrire quella ridondanza che serve come sicurezza degli approvvigionamenti. Non affidarsi quindi solo a un singolo fornitore. La ridondanza permette infatti di avere più sovranità nazionale, sia operativa sia tecnologia, quindi più libertà di modifica”.
“I tre paesi – pur con le loro diversità – sono su un piano comparabile di potenza militare e di capacità economica, industriale e tecnologica. Il risultato è raggiungibile, rispetto al caso del programma F-35 in cui la disparità di investimenti e di peso militare ed economico e strategico tra Stati Uniti e tutti gli altri era tale da renderlo sì un programma internazionale, ma a forte guida americana” puntualizza Marrone.
I PROSSIMI STEP
Il 9 settembre il ministro della Difesa Guido Crosetto ha incontrato a Londra l’omologo britannico John Healey. “Abbiamo inoltre affrontato il tema del Gcap” ha fatto sapere il ministro in una nota diffusa dalla Difesa. “Per il cui a sviluppo tecnologico, che procede spedito, diventano centrali i più moderni strumenti per il ‘collaborative working enviroment’ di cui ci stiamo dotando con Regno Unito e Giappone”.
Nello specifico, la firma del primo contratto internazionale tra la Gcap International Government Organization (Gigo) e la joint venture Edgewing è prevista entro la fine di quest’anno.
Quindi “La roadmap è chiara e il Gcap sta andando veloce” ha evidenziato l’esperto dello Iai. “Anche perché abbiamo visto la parata cinese con ospiti russi e nord coreani, il Giappone ha ben chiaro quanto sia aggressiva la Russia, ma anche quanto sia aggressiva la Cina nella sua parte di mondo, quindi Tokyo ha molta fretta di dotarsi del Gcap” motiva Marrone.
“Anche sul lato europeo – aggiunge l’analista – abbiamo visto ieri mattina le notizie sulle violazioni dello spazio aereo polacco da parte di droni russi e si sono alzati in volo F-35 olandesi e velivoli di altri paesi membri incluso un assetto italiano per la guerra elettronica. Anche da parte britannica e italiana c’è consapevolezza dell’aggressività russa e della sfida di lungo periodo posta dalla Cina come potenza globale.”
GCAP, FCAS, F-47 PROTAGONISTI DELLA CORSA INDUSTRIALE
Infine, se “le forze armate e i governi premono, anche le industrie devono accelerare perché c’è un discorso industriale di chi arriva primo, ma primo con un buon prodotto di sesta generazione sul mercato in crescita” illustra Alessandro Marrone, “tenendo presente che il programma competitor franco tedesco spagnolo – pur con delle difficoltà – ha comunque chances di arrivare con un velivolo che probabilmente sarà comprato da Francia, Germania e Spagna e forse anche dal Belgio, dal momento che è osservatore nel programma”.
Al tempo stesso, dall’altro lato dell’Atlantico “anche gli Stati Uniti hanno accelerato sul progetto F-47 con la decisione presa dall’amministrazione Trump. Una volta sciolti i nodi che l’amministrazione Biden aveva lasciato un po’ in stand-by, l’ecosistema americano è perfettamente in grado di velocizzare lo sviluppo di un caccia di sesta generazione. C’è dunque anche una ratio industriale per avere i tempi serrati” ha concluso Alessandro Marrone.
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