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Il presidente della SEC Paul Atkins critica la “double materiality” e le direttive UE CSRD e CSDDD, sollevando timori su costi e allineamento normativo per le imprese Usa che operano in Europa.

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Posizione attuale della SEC

Paul Atkins, presidente pro tempore della Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti, ha espresso preoccupazioni significative nei confronti delle normative europee di reportistica ambientale, sociale e di governance (ESG), in particolare la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD).

Tra i punti critici, Atkins sottolinea che le norme europee adottano il principio della double materiality, ossia non solo di come i cambiamenti ambientali e sociali influenzano l’impresa, ma anche come l’impresa influisce sull’ambiente e sulla società. Secondo la SEC, questo approccio potrebbe imporre requisiti molto più stringenti e meno focalizzati sugli interessi finanziari degli investitori, ovvero su ciò che è materiale in termini economici.

Un altro tema centrale è il timore che imprese statunitensi con operazioni in Europa possano essere soggette a oneri di compliance elevati, che potrebbero riflettersi in costi per gli investitori ed i consumatori americani. Atkins ha anche chiesto che gli standard internazionali (in particolare quelli legati all’IFRS Foundation / ISSB) mantengano “materialità finanziaria” come criterio centrale, piuttosto che allargare il campo a “speculative or non-financial ends” che potrebbero deviare dal mandato principale dei principi contabili tradizionali.

La view americana e le reazioni italiane: il ruolo delle fintech

Negli Stati Uniti, la SEC ha segnalato crescenti perplessità verso l’impianto normativo europeo sulla sostenibilità, dalla CSRD agli standard ESRS e, più in generale, all’approccio della “double materiality”. Il presidente della SEC ha addirittura minacciato di riconsiderare l’uso degli IFRS nel mercato statunitense qualora l’IFRS Foundation integrasse temi di sostenibilità nel perimetro contabile “core”. È un monito politico e tecnico insieme, che mira a tenere separato il perimetro del reporting finanziario “puro” dai disclosure di sostenibilità.

Microcredito

per le aziende

 

La posizione arriva in un momento in cui, oltreoceano, lo stesso impianto delle regole climatiche SEC è sotto pressione giudiziaria e regolatoria, alimentando incertezza sull’effettiva tempistica di applicazione e enforcement. Un’incertezza che contrasta con la traiettoria europea, dove la CSRD è già in vigore per il primo perimetro di imprese con rendiconti 2024 pubblicati nel 2025.

L’Europa frena su nuovi obblighi, ma consolida l’esistente

Sul versante UE, il Consiglio ha approvato il rinvio al 30 giugno 2026 per gli standard settoriali e per le imprese extra-UE, una scelta “pragmatica” per concentrare risorse sull’implementazione del primo set ESRS. Nel 2025 la Commissione ha inoltre presentato un “pacchetto Omnibus” per ridurre oneri e semplificare la rendicontazione, segnale che Bruxelles sta ascoltando le preoccupazioni delle imprese senza arretrare sull’architettura della trasparenza.

Italia: cosa cambia con il D.Lgs. 125/2024 e come si muovono i regolatori

L’Italia ha recepito la CSRD con il D.Lgs. 125/2024, mantenendo una trasposizione sostanzialmente “neutrale” (senza over-regulation) ma con un sistema sanzionatorio in linea con quello della reportistica finanziaria. La prima ondata di aziende rendeconta già nei bilanci 2024, pubblicati nel 2025. A valle del decreto, think tank e associazioni hanno pubblicato vademecum e note applicative per accompagnare le imprese nel nuovo perimetro.

Sul fronte vigilanza e sistema finanziario, la CONSOB prosegue nel filone “Sustainable Finance” (trasparenza ESG, in particolare nei rating), mentre la Banca d’Italia ha unificato in un unico Rapporto “Attività e Sostenibilità” i propri presidi e i progressi su investimenti sostenibili e rischi climatici. Questi tasselli non sono meri adempimenti: segnalano che l’infrastruttura di mercato domestica si sta allineando alle aspettative informative europee.

Le reazioni del mondo produttivo italiano: tra pragmatismo e richiesta di semplificazioni

Le grandi associazioni datoriali hanno accolto la CSRD con un mix di favore per l’obiettivo di trasparenza e richieste di “sostenibilità della sostenibilità” sul piano operativo. Confindustria ha sottolineato l’utilità della disclosure per la competitività e l’accesso ai capitali, ma chiede attenzione a costi e tempi di attuazione, apprezzando gli interventi di semplificazione europei. Assonime, dal canto suo, ha messo a disposizione delle imprese un vademecum e una circolare di approfondimento sul D.Lgs. 125/2024, a conferma di un approccio orientato all’implementazione.

Finanza e fintech italiane: la cinghia di trasmissione dei dati ESG

Il collo di bottiglia è (e sarà) il dato: copertura, qualità, auditabilità (dimostrare che quei dati siano tracciabili, verificabili e consistenti) lungo la catena di fornitura. Qui l’ecosistema italiano di dati e servizi sta giocando un ruolo decisivo, anche per PMI e supply chain che ricadono indirettamente negli obblighi dei grandi contractor europei.

Piattaforme di supply-chain assessment: Synesgy (CRIF) consente self-assessment ESG multilingua, benchmark e piani di miglioramento, con una base installata su oltre 100 Paesi e centinaia di migliaia di imprese della filiera. È un tassello chiave per trasformare richieste “ESRS-like” in dati strutturati condivisibili con banche, clienti e assicuratori
ESG data & rating domestici: Cerved Rating Agency affianca ai rating creditizi valutazioni ESG, mentre CRIF dichiara un ESG Data Lake pan-europeo con oltre 140 datapoint, anche alimentati da Synesgy, per misurare l’allineamento delle aziende ai criteri ESG. Questi strumenti, pur eterogenei rispetto ai rating globali (MSCI, ecc.), stanno diventando l’interfaccia operativa per molte aziende italiane e banche.
Advisory ed execution: gruppi come Tinexta stanno ampliando linee su ESG, export e innovazione, intercettando la domanda di progetti “compliance-ready” (anche in vista di Transizione 5.0). In parallelo, i grandi istituti (es. Intesa Sanpaolo, UniCredit) rafforzano offerte e reportistica climatica, spesso con partnership locali per assessment rapidi a servizio del credito alle imprese.

Per gli emittenti, Borsa Italiana (Euronext) continua a promuovere linee guida e formazione su disclosure efficaci, un segnale di convergenza tra esigenze dei mercati dei capitali e nuove metriche di performance sostenibile.

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Cosa significa, in concreto, per le aziende italiane (e per chi esporta negli USA)

Nessuna “pausa” europea sulla trasparenza: il rinvio degli standard settoriali non sospende la CSRD già in applicazione per il primo perimetro. Le imprese devono chiudere i gap su governance dei dati, controlli interni e tracciabilità della filiera (Scope 3 inclusi dove materialmente rilevanti).
Rischio di “doppi binari”: con la SEC più prudente e l’UE che spinge sulla doppia materialità, le multinazionali italo-americane dovranno presidiare mapping tra ESRS, richieste investitori e prassi ISSB/TCFD-like, per evitare incoerenze e rischi legali/commerciali cross-market. Supply chain al centro: i grandi buyer europei scaricano esigenze di dato su fornitori e subfornitori. Piattaforme e rating domestici possono ridurre l’onere (e velocizzare il credito), ma servono processi e responsabilità chiare lato impresa. synesgy.com+1

Scenario: verso un “armistizio” tecnico?

Nel 2025 l’UE prova a semplificare senza arretrare; EFRAG sta consultando su ESRS “semplificati” da consegnare alla Commissione entro novembre. L’esito di questo percorso, insieme alla traiettoria ISSB, dirà se nei prossimi 12-18 mesi sarà possibile una convergenza minima (“interoperabilità”) su set di metriche core, riducendo i costi di doppia conformità e il rischio di disclosure non comparabili.

Comunicazione e investor relations

Allineare la narrazione: integrare la financial materiality chiesta dagli investitori globali con la double materiality degli ESRS, esplicitando perimetro, assunzioni e metodi di stima (soprattutto su Scope 3 e catena di fornitura).
Data governance e audit trail: usare soluzioni che traccino la filiera (questionari, certificazioni, controlli ex-ante), così da esibire evidenze verificabili a revisori, banche e anchor-clients.
Engagement con associazioni/autorità: sfruttare vademecum e position paper (Assonime, Confindustria) per interpretazioni uniformi e per contribuire alle consultazioni su standard “semplificati”.



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