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Confronto sull’economia delle Marche: dalla super App ai bandi per innovare, Ricci e Acquaroli divisi su tutto


di Raffaele Vitali

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ANCONA – Confindustria chiama, i candidati favoriti, Matteo Ricci e Francesco Acquaroli, rispondono. Sul palco a gestirli la firma del Sole 24 Ore per le Marche, Michele Romano. Con lui il presidente regionale dell’aquilotto, Roberto Cardinali, e Stefano Violoni, l’imprenditore fermano che guida l’Ance, ovvero i costruttori.

“Noi vogliamo guardare avanti, vogliamo sapere come pensano di giudicare la crescita dell’industria e quindi sociale delle Marche”. Alla base c’è un documento stilato dalle territoriali. Non è un dibattito politico, anche se c’è qualche ultras di troppo in sala, ma un confronto aperto tra il mondo delle imprese e chi si candida a guidare la regione. Negli ultimi mesi abbiamo coinvolto 300 imprenditori di ogni settore in focus group e confronti in ogni territorio. Oggi ci presentiamo con una voce collettiva, di chi ogni giorno investe, innova, crea occupazione e tiene viva la competitività del territorio”.

Le imprese non chiedono, la loro strategia se la fanno da sole, ma alla politica chiedono di seguirne l’esempio e di fungere da acceleratore, di creare le condizioni per cui gli sforzi dell’imprenditore diventino crescita. “Chiediamo azioni che rispondono ai bisogni, chiediamo impegni chiari e concreti, visione, coraggio e disponibilità ad affrontare le sfide. Non ci servono scorciatoie, ma chiediamo di essere un partner per lo sviluppo. Senza lavoro non c’è futuro delle Marche e questo è emerso dalle nostre assise, vogliamo costruire il futuro insieme” sottolinea Diego Mingarelli, presidente di Confindustria Ancona.

Sono numerosi i temi finiti nel documento che il presidente Cardinali illustra ai due candidati. “L’industria è un bene comune, ricordiamocelo. Senza una base industriale forte nessun territorio può garantire benessere ai cittadini. Renderla centrale nelle politiche pubbliche, significa scegliere uno sviluppo solido e duraturo. Per far restare le Marche una terra di lavoro, serve il coraggio di mettere l’industria al centro del domani”.

Certo, le Marche sono un territorio molto diversificato. “Il tema delle risorse resta fondamentale. Nel 2026 si chiude il Pnrr, i fondi strutturali sono stati impegnati, ma non si potrà attendere la nuova programmazione per intervenire. Per far crescere la competitività e la crescita anche dimensionale delle imprese, dobbiamo fare leva su investimenti e capitale umano, favorendo diversificazioni e aggregazioni”.

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Chiaramente le imprese devono agire: “Ci sono però vincoli strutturali che frenano il territorio. Servono logistica, infrastrutture digitali ed energetiche, seve una pubblica amministrazione alleata e non freno”. Chiedono risorse per investimenti mirati.

“Abbiamo una occasione che non possiamo perdere, la Zes. Una leva strategica, l’esperienza di altre regioni insegna. Ma deve diventare operativa subito e si prevedano misure integrative per i territori che non potranno usufruire degli strumenti” prosegue.

Sul tavolo Cardinali lascia tre obiettivi: il primo è la crescita, il secondo è l’attrattività, dobbiamo avvicinare talenti e imprese per diversificare, il terzo è lo sviluppo equilibrato tra costa ed entroterra. “Ci sono poi l’innovazione, la formazione mirata, la finanza innovativa e la crescita dimensionale. “Sappiamo poi bene che infrastrutture e politiche ambientali devono correre insieme. Per noi – conclude il presidente di Confindustria Marche – la pubblica amministrazione svolge un ruolo chiave, ma serve collaborazione. Costruiamo insieme il futuro della regione”.

L’ultimo passaggio per confronto è di Stefano Violoni, che parla a braccio: “Noi rendiamo gli obiettivi degli altri comparti realtà. Quindi siamo parte di ogni settore. Che sino lavori pubblici o investimenti privati, noi trasformiamo il territorio. Il nuovo codice degli appalti agevola le economie locali, chiediamo alle amministrazioni di supportarci. E chiediamo un tavolo permanente in regione sul tema dele costruzioni, insieme con sindacati e altre associazioni”.

IL DIBATTITO

Quattro macro temi per i due contendenti. Il primo: i giovani che lasciano le Marche, lo sviluppo industriale e la Zes.

Acquaroli

“Il nostro sistema manifatturiero è stato l’elemento negli anni fondamentale per portarci tra le regioni sviluppate. Il nostro assetto produttivo è fatto di Pmi, noi abbiamo creato una serie di strumenti. Prima due bandi fondamentali: ricerca e sviluppo, innovazione. E poi i Fondi sociali europei, con politiche per i giovani. E per l’Istat siamo ampliamente sopra la media nazionale per l’occupazione giovanile. Abbiamo investito sulle competenze, facendo crescere gli ITS, che sono passati da 16 a 27 corsi. In questo modo agevoliamo le imprese nelal ricerca della manodopera qualificata. Siamola seconda regione in Italia per crescita di Pil, secondo Prometeia. E lo siamo anche per l’Istat paragonando i miei cinque anni a quelli precedenti. Questo significa che l’inversione c’è. Noi vogliamo riportare le Marche tra le regioni sviluppate”.

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Sulla Zes è chiaro: “Una opportunità enorme. Il disegno di legge è stato inviato al Senato, quindi verrà discussa entro qualche settimana e spero nel breve approvata. Per le aree esterne, stiamo lavorando con il ministro Foti. Ma in ogni caso completeremo l’opportunità della Zes coni fondi europei”.

Ricci

“Ho visitato 200 aziende in questa campagna elettorale, è stato utile e interessante. C’è una scintilla che fa nascere l’impresa, il giorno in cui ti metti in gioco. La regione Marche senza manifattura è morta. Possiamo parlare di tutto, ma senza manifattura non abbiamo chance. Però non diamo i numeri del lotto. Sono un ottimista, ma se sbagliammo l’analisi del presente, non prendiamo la strada giusta. La verità è che le Marche sono ferme. E hanno un reddito medio sotto la media nazionale. E nell’export scendiamo dell’11 e del 3% nei due trimetri, mentre il reto del centro Italia cresce. Ci sono le guerre, i dazi, gli equilibri sono cambiati. Noi nei prossimi anni non potremo gestire le risorse pubbliche con finanziamenti a pioggia”.

Per questo dice “basta ai click day, meglio sorteggiare” dice provocando. Promette che il primo settore per le risorse da usare “sarà l’internazionalizzazione per cercare nuovi mercati, dall’Africa a paesi asiatici come l’India. E poi c’è l’America Latina, con il nuovo accordo con l’Europa che farà superare i loro dazi”.

Il tavolo Ricci lo promette subito: “ci  ritroveremo e individueremo tre cose principali”. Sulla Zes, parla ancora di verità da raccontare: “Non accetto che in campagna elettorale si prendano in giro i marchigiani. Mancano più della metà dei comuni, secondo voi così si rilancia l’economia? Resta fuori Ancona con il suo porto, per esempio. Se cinque anni fa le Marche hanno voluto cambiare, i cittadini avevano ragione. Ma oggi la regione scende verso il sud, è ora di cambiare creando un patto per il lavoro e ridando la nuova internazionalizzazione togliendo risorse alla Svem che di certo non ha brindato”.

Ricerca e Sviluppo e termovalorizzatore. “Nelle Marche si producono 6 milioni di tonnellate, 1 urbano, due inerti, 3 speciali, uno trattato in regione e due portato in altre regioni. Così si inquina e si spende” è lo spunto di Confindustria.

Ricci

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La parola chiave è ‘velocità’. “Per innovare servono investimenti. La 4.0 funzionava, la 5.0 è ferma, quindi miglioriamola. Dobbiamo farci trovare pronti nell’uso dell’intelligenza artificiale nella manifattura. Dobbiamo diventare leader nell’applicazione e ci metteremo risorse, per supportare le aziende più piccole. Creeremo un’App con le università marchigiane. Come regione premieremo chi investe nella sostenibilità e nella qualità del lavoro”.

Promette una regione “veloce, in cui un’ora in meno di burocrazia è un’ora in più per l’impresa e il cittadino”. Per questo creerà il gemello digitale: “E’ la riproduzione del territorio in digitale, con la possibilità di applicare dati e AI ogni cinque centimetri. sarà la piattaforma id base pe un velocità di ogni servizio”. Promette “la super App, come le grandi città del ondo, in cui si prende un certificato anagrafico, si completa un pratica urbanistica, si prenota una visita medica, si compra un biglietto dell’aereo. Abbiamo la dimensione giusta, questa è innovazione”.

Per Ricci il termovalorizzatore nelle Marche non serve. “Ci vogliono dieci anni per farlo, alle imprese serve altro. E così al territorio. Dopo cinque ani di non scelte sulle politiche dei rifiuti ci troviamo a parlare di uno strumento non necessario, mentre serve un sistema gestibile e di qualità”.

Acquaroli

Parte dal termovalorizzatore. “Abbiamo una forte sensibilità ambientale, che tutti difendiamo con i paesaggi. Ma girando anche io tra le imprese, ricordo che c’è una legge europea che impone di portare in discarica il 10% dei rifiuti. Nonostante nelle Marche la differenziata sia al 73%, noi abbanchiamo in discarica il50%. Noi abbiamo previsto l’implementazione della raccolta differenziata, chiedendo uno sforzo alle amministrazioni locali, ma quel livello chiesto dall’Europa, entro il 2035, è difficile. Se non sarà, saremo in infrazione. E noi non possiamo permettercelo. Nel piano approvato abbiamo detto sì alla strategia, non abbiamo deciso dove farlo. Riteniamo ‘purtroppo’ il termovalorizzatore una scelta necessaria per rispondere anche al nostro sistema produttivo. Ricordiamoci che valorizzando i rifiuti produrremo anche energia e quindi competitività”.

Tocca così il tema della ricerca e dell’innovazione che rivendica di aver sostenuto con bandi specifici. “completeremo la digitalizzazione, guardando già all’AI. Nel testo unico per le politiche industriali anche questo sarà un tema”. Rivendica la legge sulle comunità energetiche e il bando che uscirà nei prossimi mesi.  “dobbiamo ridurre il consumo di energia elettrica, dobbiamo favorire il fotovoltaico. Le direttrici  sono diverse, ma tutte sono finalizzate ad accrescere la competitività”.

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Infrastrutture. “Il modo dele costruzioni è preoccupato dalla fine del superbonus, l’ultimazione del Pnrr e quindi c’è un rischio di incompiute e contenziosi. Anche nelle aree del sisma. in questo che ruolo avranno le costruzioni?

Acquaroli.

“Il cratere sismico avrà necessità per molti anni di lavorare. Dal 2022 a oggi sono rientrate nelle proprie abitazioni 10mila persona su cinquemila, ma ci sono centri storici  ancora da ricostruire. Il cratere quindi continuerà a garantire occupazione. Ma dobbiamo guardare fuori perché la carenza infrastrutturale ci ha penalizzato, da sempre”.

Dalla Guinza alla Pedemontana passando per la Salaria, Acquaroli snocciola numeri di risorse investite. Inevitabile parlare di Alta velocità: “Nessuna opera è stata definanziata, stando al Ministero”. Frase che fa innervosire Matteo Ricci, che da sempre parla dei 2 miliardi tolti a Pesaro per il bypass. “Avevo interloquito al tempo con i sindaci delle Marche, la strategia era concordata, noi volevamo un piano regionale o quantomeno un bypass lungo per tutta una provincia. Oggi abbiamo un commissario per l’alta velocità e lo dico, per come conosco le carte, e ho chiesto una verifica sui 2 miliardi di definanziamento, ma non c’era alcuna locazione definitiva. Oggi andiamo verso una nuova linea ferroviaria che permetterà lo sviluppo a tutta la dorsale”.

Si promuove sull’aeroporto e sul porto, dove sono partite nuove banchine e l’elettrificazione e “stiamo lavorando alla creazione della penisola che risolverà la sostenibilità ambientale della città di Ancona senza penalizzare il porto”.

Ricci

“Dopo cinque anni, un amministratore lo si valuta su due temi: quante opere inaugurate e quanti soldi ha portato. Voi avete battuto un record nazionale: in cinque anni non ne avete inaugurata una e non avete portato un euro in più che non sia del bilancio regionale, tolti i 400milioni mesi dalla Meloni in tempi rapidi. Io da solo ho portato 2 miliardi a Pesaro in dieci anni”. E poi: “Cinque ani sull’A14 a sud per non scegliere. Lo sapete che a fermo sono divisi, m voi non avete scelto e Società Autostrade è ferma. Non avete fatto una riunione per sbloccare le opere bloccate di Fano e Pesaro”.

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Questione treno, si innervosisce:” Ho lavorato tantissimo per i due miliardi di investimento per le Marche. C’era Draghi al governo che ha stanziato 5 miliardi, di cui 1,8 per l’arretramento tra Pesaro Fano e 200 per altre tratte. Cosa ha fatto Acquaroli? Siccome era un sindaco di centrosinistra ad averlo ottenuto, la Regione non ha firmato l’accordo e li abbiamo persi. Un vero furto infrastrutturale”. È vero che Salvini vuole fare l’alta velocità per tutti e “infatti noi arretravamo, in modo da poter caricare anche le merci. Rimettano quei due miliardi, poi andiamo vanti”. Sull’aeroporto è tranchant: “Così è indegno. Cinque voli al giorno. Serve una strategia dell’Italia centrale, cambiamo mentalità, altrimenti non cresceremo”. Sull’edilizia Ricci è convinto che la nuova legge urbanistica stia bloccando l’edilizia e quindi lo sviluppo: insieme la rivedremo, abbiamo Prg sovradimensionati. Dobbiamo trasformare il costruito”.

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“Restiamo una regione semi sconosciuta, anche in Europa. Il primo testimonial è il suo presidente. Avere un presindete, come me, più conosciuto e in grado di comunicare le Marche in ogni media è un fattore di competitività. Chi non comunica non esiste”.

Promette una strategia di valorizzazione dei punti di forza territoriali: “Noi abbiamo i buon vivere, la qualità della vita. Quindi basta con Let’s Marche, puntiamo suq quello che noi abbiamo e gli altri no. Dobbiamo far capire che il made in Marche nasce proprio per la qualità della nostra terra”. È convinto che la stagione sia stata moscia per il turismo: “Gli italiani non si sono mossi e hanno speso. Purtroppo noi abbiamo una carenza strutturale a livello di stranieri, siamo terzultimi anche da prima di Acquaroli”. Parla di turismo culturale, che vive tutto l’anno, come traino per ogni settore così da portare il Pil del turismo al 15%, oggi è al 7”.

Lo ribadisce: “Le cose no vanno bene, non sbagliate le scelte altrimenti ci sarà il declino nonostante voi. Le Marche meritano di più. l scelta è tra me e lui, non pensate alla Meloni. Dovete scegliere tra me e Francesco, scegliete il migliore, sapendo che con me si cambia e saremo più ambiziosi”.

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Sull’internazionalizzazione si sente protagonista: “Abbiamo messo più di cento milioni di euro è un settore in grande difficoltà. Ci sono tante variabili: un po’ l’inflazione, un po’ le materie prime, un po’ l’assenza di una banca del territorio capace di capire le Marche. noi abbiamo aiutato ad abbattere interessi e garanzie, abbiamo creato bandi per la capitalizzazione per dare forza alle imprese. Oggi Prometeia ci dice che siamo al -3% di export, ma siamo legati al farmaceutico. Se togliamo quel settore dice zero, non cresciamo e non caliamo, dopo il +14% del 2024, soprattutto in un anno in cui l’Italia nel secondo trimestre è a -1”.

Il mondo è cambiato in cinque anni, chiaro che una regione entrata in transizione nel 2018, con delle difficoltà, ancora le vive. “Non le nego, ma riconosciamo i rimbalzi positivi, altrimenti facciamo autolesionismo, che non serve. Abbiamo un accordo con Ice per il potenziamento e la ricerca dei mercati”. Sul turismo usa numeri diversi: “Abbiamo una immagine internazionale, Tamberi primeggiava a Times Square, abbiamo un milione id presenze in più del 2019. Il turismo straniero è cresciuto del28%, in aeroporto gli stranieri sono aumentati del 13%. Per questo investiamo nelle strutture ricettive, ne abbiamo bisogno, lavoriamo sulla promozione. Let’s Marche non sarà un grande slogan, ma qualche frutto l’ha portato. Cresce l’entroterra, sarà per caso ma noi abbiamo rilanciato i borghi, li abbiamo finanziati, abbiamo supportato spettacoli gastronomia. Il turismo è un mercato esigente e variabile, il turismo balneare non basta più, noi ci stiamo lavorando e siamo al centro di un percorso che va rafforzato per essere sempre più attrattivi”.

Non a caso gli stranieri comprano casa” proprio per la qualità della vita che sono d’accordo sia un grande testimonial”. È certo che insieme, confrontandosi  ci si risolleverà. Una battuta sull’Atim: ”Tutto perfettibile. Ma ora opera al meglio, non ha preso un euro in più di quello che usavano i dipartimenti. Ogni regione ha una agenzia. Miglioriamola e proseguiamo”.

Si chiude così un lungo confronto, due visioni diverse, due possibilità di scelta. “Questo è quello che volevamo” concludono i vertici di Confindustria.





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