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ma alla CGIL non piacciono



Il Governo ha annunciato un decreto legge mirato a rafforzare la sicurezza nei luoghi di lavoro con nuove regole in arrivo: ma da parte dei sindacati, in particolare dalla CGIL, arrivano diverse critiche.


L’ennesima tragedia avvenuta in un cantiere ha riacceso un dibattito che, in Italia, torna con regolarità solo dopo la conta delle vittime. Il Governo ha annunciato un decreto legge mirato a rafforzare la sicurezza nei luoghi di lavoro. La bozza, attesa entro fine settembre, è al centro di un confronto serrato con imprese e sindacati.

L’iniziativa punta a ridurre il numero degli infortuni, spesso mortali, che continuano a segnare in modo drammatico il mercato del lavoro italiano. Le misure annunciate, illustrate dal ministro del Lavoro Elvira Calderone, si concentrano su tre fronti: prevenzione, formazione e controlli. L’obiettivo dichiarato è rendere più efficace il sistema di vigilanza, promuovere una maggiore consapevolezza sulla sicurezza, e introdurre strumenti tecnologici per monitorare la preparazione dei lavoratori già durante il percorso formativo.

Le novità previste dal decreto

Il provvedimento allo studio prevede l’uso di piattaforme digitali per tenere traccia delle competenze acquisite in materia di sicurezza, attraverso strumenti già esistenti come il Fascicolo sociale e lavorativo del cittadino e il Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl). In discussione anche l’introduzione di un badge elettronico, un “passaporto” che certifichi i corsi svolti e le qualifiche ottenute, con l’intento di rendere più chiaro chi può operare in determinati contesti e chi necessita di ulteriori aggiornamenti.

Il Governo, inoltre, punta a rafforzare la sensibilizzazione già a partire dalla scuola. L’idea è inserire moduli dedicati alla sicurezza nei programmi scolastici, così da creare una cultura preventiva fin dall’età formativa. Secondo Calderone, le nuove regole dovranno essere il frutto di un lavoro condiviso con le parti sociali: “Il confronto avviato mesi fa a Palazzo Chigi – ha spiegato – ha sempre avuto come scopo mettere in campo iniziative concrete per ridurre i rischi di infortunio. Stiamo finalizzando un testo che recepisce molte delle proposte arrivate al tavolo e che potrà essere migliorato nel percorso parlamentare”.

Le prime reazioni: i sindacati non ci stanno

Se da un lato l’Esecutivo rivendica il carattere “concreto e partecipato” del decreto, dall’altro arrivano critiche pesanti dai sindacati, in particolare dalla CGIL. Per la confederazione guidata da Maurizio Landini, il testo non affronta con decisione i nodi più urgenti. La segretaria confederale Francesca Re David, al termine del confronto al Ministero del Lavoro, ha parlato di “interventi parziali, lontani dalle necessità reali di un sistema che continua a produrre morti e feriti”.

Re David ha ricordato come, solo nella giornata precedente all’incontro, quattro lavoratori abbiano perso la vita: “Un segnale drammatico – ha detto – che dimostra quanto le risposte siano ancora insufficienti”.

Le criticità sollevate dai sindacati

Tra i punti deboli indicati dalla CGIL c’è la mancata qualificazione delle imprese. Molti incidenti avvengono in aziende che non rispettano appieno norme, contratti e procedure di sicurezza. Il decreto, secondo i sindacati, non introduce meccanismi stringenti per distinguere le imprese virtuose da quelle che operano in zone grigie.

Altro capitolo critico riguarda i controlli. La carenza di personale ispettivo è un problema cronico, che limita la capacità dello Stato di verificare in maniera capillare il rispetto delle regole. “Nonostante le promesse, non vediamo un piano di potenziamento concreto per l’attività di vigilanza”, ha osservato Re David.

Anche la gestione degli appalti rimane irrisolta. In un sistema sempre più basato su subappalti e filiere lunghe, la tracciabilità delle responsabilità diventa complessa. Le promesse di maggiore trasparenza, fatte nei mesi scorsi, non trovano ancora un riscontro nel testo. Mancano poi interventi sul rafforzamento dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (Rls) e dei Responsabili dei Servizi di Prevenzione e Protezione (Rspp), figure fondamentali per la sicurezza interna alle aziende.

Infine, le risorse. Quelle annunciate dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il primo maggio e ribadite pochi giorni dopo, non compaiono in modo chiaro nella bozza. Per la CGIL, senza investimenti adeguati, ogni nuova norma rischia di restare sulla carta.

Il badge elettronico tra speranze e perplessità

Tra le proposte discusse al tavolo tecnico c’è anche l’introduzione di un badge elettronico, già sperimentato in alcuni cantieri romani. Questo strumento consentirebbe di certificare le qualifiche del lavoratore e, nelle intenzioni, rendere più semplice l’identificazione delle competenze durante i controlli. I sindacati, pur giudicando positivamente l’idea in linea di principio, chiedono che venga inserita in un quadro normativo più ampio e coerente, per evitare che resti una misura isolata incapace di incidere realmente sul sistema.

Una sfida che riguarda tutti

Il tema della sicurezza sul lavoro in Italia non è nuovo. Nonostante interventi normativi ripetuti negli anni, il numero di incidenti resta elevato. La frammentazione delle responsabilità, la presenza di imprese poco qualificate, la pressione produttiva e l’assenza di una cultura diffusa della prevenzione contribuiscono a un quadro che resta complesso.

Il nuovo decreto legge rappresenta un passo, ma non l’unico necessario. La sua efficacia dipenderà dall’attuazione concreta, dal coordinamento con le Regioni e dall’impegno di tutte le parti coinvolte, dalle istituzioni alle imprese, fino ai lavoratori stessi. Come ricordano molti esperti, le norme da sole non bastano: servono formazione costante, controlli puntuali, incentivi per le aziende virtuose e sanzioni per chi aggira le regole.

In un Paese che ogni anno conta centinaia di vittime sul lavoro, ogni ritardo si traduce in nuove tragedie. La sfida, oggi, è trasformare l’urgenza del momento in politiche strutturali, capaci di prevenire, non solo di reagire.



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