L’Embedded Finance rappresenta oggi una trasformazione profonda che va oltre la tecnologia, incidendo direttamente sulla competitività delle imprese e sullo sviluppo economico complessivo.
Il suo impatto si riflette in modelli di business innovativi, centrati su pagamenti digitali integrati ed esperienze utente fluide.
Il mercato globale dell’embedded finance e le prospettive di crescita
Integrare i servizi finanziari – pagamenti, credito, assicurazioni, investimenti – direttamente nei flussi digitali delle aziende non significa solo ottimizzare i processi: significa potenziare l’esperienza del cliente, generare nuove fonti di ricavo, ridefinire il concetto stesso di prossimità al consumatore. In un contesto dominato dall’iper-personalizzazione e dall’istantaneità, la capacità di eliminare ogni frizione tra il bisogno e la sua soddisfazione è ciò che distingue le aziende leader da quelle che rischiano di essere superate.
Il mercato globale ha già colto questa dimensione. Le stime più aggiornate indicano che il valore dell’Embedded Finance supererà i 228 miliardi di dollari entro il 2028, con una crescita annua superiore al 30%. Si tratta di una traiettoria imponente, trasversale a tutti i settori industriali: dal commercio al turismo, dalla mobilità all’energia. In gioco non c’è solo l’efficienza, ma la costruzione di nuovi modelli di business. L’impresa non è più semplicemente un venditore di prodotti o servizi, ma una piattaforma abilitante, capace di offrire esperienze complete e integrate.
L’evoluzione dell’impresa in piattaforma abilitante
È in questo scenario che emerge con forza una nuova identità dell’impresa contemporanea: da produttore di beni o servizi a orchestratore di un ecosistema connesso, fatto di esperienze fluide e integrate, alimentate da tecnologie abilitanti e soluzioni spesso sviluppate da terze parti. In un mondo che evolve a una velocità mai vista prima, dove i consumatori sono sempre più esigenti e le tecnologie sempre più pervasive, fermarsi equivale a fallire. Non possiamo sapere come sarà il mondo tra cinque o dieci anni, ma possiamo affermare con certezza che a vincere sarà chi saprà leggere, interpretare e anticipare i bisogni del consumatore. E per farlo, è inevitabile un’accelerazione netta sui servizi digitali, abbandonando modelli lineari e verticali in favore di architetture scalabili, flessibili, capaci di crescere nel tempo e dialogare con attori diversi.
I pagamenti digitali come catalizzatore di trasformazione
La trasformazione dell’impresa in piattaforma abilitante trova nel mondo dei pagamenti un terreno particolarmente fertile. I pagamenti digitali, infatti, non sono più un semplice strumento di transazione, ma diventano il nodo centrale attraverso cui si articolano esperienze utente personalizzate, fluide e interconnesse. In Italia il cambiamento è già in atto: nel 2024 il 43% dei consumi è avvenuto senza contanti, per un valore pari a 482 miliardi di euro, e tre italiani su quattro dichiarano di utilizzare strumenti digitali per pagare più volte alla settimana. È una rivoluzione silenziosa ma dirompente, trainata dai comportamenti dei consumatori.
Il gap tra percezione strategica e implementazione concreta
Tuttavia, il sistema produttivo fatica ancora ad allinearsi a questa nuova realtà. Secondo un recente studio condotto da The European House – Ambrosetti per Fabrick, il 70% delle imprese riconosce l’importanza strategica dell’innovazione nei pagamenti, ma solo il 26,7% ha compiuto scelte concrete in questa direzione. È un paradosso che segnala un divario da colmare, ma al tempo stesso un’enorme opportunità: le stesse aziende attribuiscono all’Embedded Finance un impatto significativo sulla customer experience, attribuendo in media un’importanza di 4,1 su una scala da 1 a 6. Un segnale chiaro che il potenziale è già percepito, ma ancora largamente inespresso.
Comprendere il ruolo centrale del pagamento nei nuovi modelli di business non è più un’opzione, è una necessità. Perché è proprio da questo snodo che passa la capacità delle imprese di orchestrare servizi digitali integrati, adattivi e scalabili, in linea con le aspettative di un consumatore sempre più esigente e connesso.
Il paradigma dell’impresa-orchestratrice e l’economia di piattaforma
La sfida oggi non è più solo digitale, ma sistemica. I pagamenti diventano l’elemento centrale di una nuova economia dei servizi, in cui la fluidità e la coerenza dell’esperienza utente contano quanto – se non più – del prodotto stesso.
È proprio in questo passaggio che si afferma il paradigma dell’impresa-orchestratrice. L’azienda che saprà governare una rete di servizi interconnessi, valorizzando anche componenti sviluppate da altri attori, potrà costruire un’offerta capace di evolversi con il mercato e con i bisogni dei suoi clienti. Un modello che si fonda su logiche di economia di piattaforma, in cui l’interoperabilità, l’integrazione e la capacità di dialogo tra sistemi e tecnologie diventano determinanti.
L’estensione dell’open finance oltre il settore finanziario
Guardando al settore finanziario, questa trasformazione è già in atto. L’Open Finance, con la sua capacità di abilitare nuove interazioni tra dati e servizi, sta tracciando la strada. Ma il fenomeno si sta rapidamente estendendo a settori molto diversi, grazie alla centralità sempre più evidente del pagamento come snodo strategico nell’offerta di qualsiasi prodotto o servizio. Che si tratti di mobilità, retail, energia, turismo o sanità, la capacità di integrare il pagamento nel customer journey rappresenta oggi un vantaggio competitivo concreto.
A completare il quadro interviene l’intelligenza artificiale, destinata a diventare la tecnologia abilitante per eccellenza. La sua applicazione nel mondo dei pagamenti – dalla prevenzione delle frodi all’automazione dei flussi, dalla personalizzazione in tempo reale alla predizione dei comportamenti – offre benefici tangibili e immediati.
Tutto questo ci dice che siamo davanti a un cambiamento profondo, irreversibile, che richiede nuove visioni, nuove competenze e nuove alleanze. Serve una governance che sappia tenere insieme tecnologia, dati, cultura e persone.
L’esperienza come nuova frontiera della competitività
Serve un approccio aperto, collaborativo, in cui le imprese imparino a dialogare tra loro e con altri mondi, a partire da quello dell’AI. Ma serve soprattutto una consapevolezza nuova: che l’esperienza è la nuova frontiera della competitività. E che chi saprà presidiare ogni singolo punto di contatto – dal primo clic all’ultimo centesimo pagato – avrà in mano la chiave per costruire relazioni durature e creare valore sostenibile.
L’Embedded Finance è questo: non un’innovazione tecnologica fine a sé stessa, ma un cambio di paradigma. Un’occasione concreta per rendere le imprese più agili, i mercati più dinamici, e il Paese più competitivo. Come tutte le sfide più importanti, è una straordinaria opportunità di crescita.
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