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L’audacia delle donne che trasforma l’Irpinia agricola


Quasi una impresa agricola su due in provincia di Avellino è guidata da donne. Il 46%, per la precisione, un dato che supera di ben venti punti percentuali il commercio e colloca l’Irpinia all’avanguardia di un fenomeno in crescita costante. Numeri che assumono ancora più significato in vista dell’Anno Internazionale dell’Imprenditrice Agricola 2026.

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L’Irpinia è terra prima di essere territorio, essenza di un’anima che si manifesta attraverso i suoi paesaggi: dai monti del Partenio e dei Picentini alle valli del Sabato, del Calore e dell’Ufita, dai castagneti ai filari di tralci secolari. Una terra di mezzo, collocata tra i due mari ma attraversata da antiche vie, distante dai grandi flussi del turismo di massa ma capace di raccontare molto attraverso i suoi pregiati prodotti: i vini DOCG, la castagna di Montella IGP, le nocciole, il miele, l’olio extravergine di oliva, il fagiolo quarantino, le farine da grani antichi. Prodotti che raccontano l’identità di un’agricoltura “eroica”, fatta di piccole aziende a conduzione familiare, spesso guidate da donne che hanno scelto di tornare, di restare, di innovare.

È per dare voce a questa realtà che CIA Avellino e Donne in Campo organizzano il 10 settembre l’evento intitolato L’audaCIA delle donne: il coraggio di chi trasforma la terra , che si terrà negli spazi del Complesso Monumentale del Carcere Borbonico di Avellino. Protagoniste tredici imprenditrici che da Aiello del Sabato a Volturara Irpina rappresentano un mosaico di eccellenze territoriali.

Le storie raccontano di una nuove generazione formata, competente, capace di conserva i valori e le tradizioni. Francesca Russo con “Il poggio del picchio” ad Aiello del Sabato, Elvira Furno di “Rocca dell’Angelo” a Venticano, Ilaria Minichiello dell’azienda agricola Maria Ianniciello a Grottaminarda. Ancora: Gaia Minieri di “Hirpus” a Carife, Raffaella Di Paolo di “Biocolture” a Torella dei Lombardi, l’azienda agricola Buccino Pasquale a Bagnoli Irpino. Il viaggio prosegue con Stella Maccario de “I Coribanti” ad Avellino, Ilaria Cerullo dell’azienda agricola Cerullo a Castel Baronia, Filomena Quaresima dell’omonima azienda a Monteforte Irpino. E poi Maria Petretta di “Castagne Petretta” e Annamaria Ottaviana de “La fattoria dei Marra” a Volturara Irpina, Mariateresa Pagliarulo del “Molino Pagliarulo” a Vallata, l’azienda “Castagne Malerba” a Montella e Giuseppina Caccese a Montecalvo Irpino.


«In Irpinia, una parte di queste imprese nasce anche da un fatto tradizionale», spiega Stefano Di Marzo, presidente CIA Agricoltori Italiani Avellino. «Perché in passato, quando i mariti lavoravano in fabbrica o altrove, le mogli risultavano intestatarie delle aziende agricole. Oggi però lo scenario è cambiato. Con i disimpegni e le risorse che l’Unione Europea mette a disposizione dei giovani agricoltori, sono nate tantissime nuove realtà femminili, e in Irpinia il fenomeno è particolarmente evidente».

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La differenza è significativa, sottolinea il presidente CIA: «Non si tratta più di aziende che si limitano a produrre beni primari – uva, olive, castagne – ma di imprese che trasformano i loro prodotti. L’Irpinia oggi è pienissima di aziende guidate da donne, molto spesso giovani, laureate, esperte, che viaggiano, che conoscono il mondo e che sanno guidare un’impresa. Sono loro a trasformare le uve in vino, le olive in olio, le castagne in prodotti finiti».

I numeri confermano il trend: la Campania si colloca al terzo posto in Italia per numero assoluto di imprese agricole femminili, con quasi il 60% che punta su biologico o biodinamico. In Irpinia il fenomeno è trasversale: il 46% delle cantine è al femminile, ma la presenza femminile caratterizza tutti i comparti, dalla castanicoltura alla cerealicoltura, dall’olivicoltura alla riscoperta di grani antichi trasformati in farine, composte, creme o basi per cocktail.

«Fuori dai confini provinciali e regionali, il prodotto che davvero si conosce è il vino, la sua qualità», continua Di Marzo. «Tutto il resto è un universo di produzioni di straordinario livello, ma che spesso hanno come unica prospettiva commerciale quella aziendale, limitata. L’idea era quindi di accendere i riflettori su queste eccellenze e accompagnare le imprese a fiere di caratura nazionale, dove possano incontrare buyer e compratori».

Esempi concreti arrivano dal territorio: «Mi piace sempre raccontare questa storia, emblematica secondo me: nella zona dell’Alta Irpinia storicamente la vocazione è quella della cerealicoltura e ci sono aziende con 30, 40, 50, anche 100 ettari di cereali. Eppure queste persone, vendendo grano a 25 o 30 euro al quintale, non coprono neanche i costi per il carburante del trattore. In una delle mie visite sul territorio, ho incontrato una ragazza giovanissima, nemmeno trentenne, Mariateresa Pagliarulo: lei ha colto l’opportunità del PSR, che sostiene i giovani imprenditori e premia in particolare le imprese femminili. Ha costruito un mulino aziendale e iniziato a trasformare il suo grano in farine, non più grano generico ma prodotto identitario. Poi ha ottenuto un altro sostegno PSR per aprire un panificio aziendale e oggi vende direttamente pane e derivati da Vallata».

Altri esempi si moltiplicano nel racconto di Di Marzo: «E c’è anche la figlia di un nostro associato che, stanca di vendere alla grande distribuzione a prezzi da fame, ha avuto il coraggio di portare i prodotti di famiglia ai mercatini in Francia. Giovanissima ma con grande intraprendenza: così ha innalzato la redditività dei prodotti trasformati e ha trovato consumatori pronti a riconoscerne il valore. E non sono casi isolati. C’è Jessica Malerba con le castagne; Filomena Quaresima che, invece di accontentarsi di pochi spicci vendendo nocciole, ha creato una crema di nocciole d’eccellenza; Stella Maccario con il miele; le giovanissime Ilaria Minichiello e Ilaria Cerullo con l’olio: in passato le aziende vendevano semplicemente le olive, oggi loro le trasformano e danno un valore aggiunto al lavoro».

L’evento del 10 settembre, spiega ancora il presidente CIA, «non sarà per noi un punto di arrivo ma una nuova partenza. L’idea è di coinvolgere almeno un’azienda per ogni filiera produttiva e, a partire da queste, costruire un paniere iniziale con cui avviare eventi anche fuori dalla provincia. Non è impossibile: in Italia ci sono tante fiere – Parma, Torino e molte altre – dove arrivano buyer italiani e stranieri. Partecipare significherebbe offrire alle imprese l’opportunità di confrontarsi con il mercato».

La giornata prevede una tavola rotonda con il presidente nazionale CIA, un europarlamentare della Commissione Agricoltura di Bruxelles e altre figure istituzionali, ma il cuore sarà il walk around tasting riservato a stampa specializzata, ristoratori e distributori. «Parliamo di aziende piccole, fragili, giovani, con fatturati limitati, che da sole avrebbero difficoltà a farsi strada. Ma catalizzate e accompagnate dal contributo della Confederazione – che deve fare anche questo – possono trovare nuove possibilità di crescita», conclude Di Marzo.

Più che un momento di incontro e scambio, comincia un progetto che guarda al futuro affondando le radici nella terra irpina, dove il coraggio delle donne sta riscrivendo il corso dell’agricoltura di qualità.

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