Il discorso della presidente della Commissione Von der Leyen sullo stato dell’Unione europea: politica estera e di difesa, sostegno all’Ucraina e alla popolazione palestinese, relazione con gli Usa e con gli altri partner commerciali (tra i quali l’India) e sicurezza sociale
Indipendenza dell’Unione europea, politica estera, difesa comune, sostegno all’Ucraina e al popolo palestinese, protezione del confine orientale e allargamento della Ue. Questi sono stati i primi temi del discorso sullo stato dell’Unione della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel corso del quale ha tracciato le priorità del nostro continente.
Prima la politica (estera) e la difesa e poi l’economia, l’intelligenza artificiale, la politica energetica, commerciale (“non credo nei dazi”), la crisi abitativa e la riforma della Pac. Nel discorso della Presidente von der Leyen si ritrovano le urgenze con cui i 27 dovranno interfacciarsi.
Di seguito un estratto del discorso della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (qui la versione integrale: Discorso_della_Presidente_von_der_Leyen_sullo_stato_dell_Unione_2025).
Presidente Metsola,
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
L’Europa è impegnata in una lotta.
Una lotta per un continente integro che viva in pace,per un’Europa libera e indipendente. Una lotta per i nostri valori e le nostre democrazie, per la libertà e la capacità di scrivere da soli il nostro destino. Possiamo esserne certi: è una lotta per il nostro futuro. Ho pensato a lungo se iniziare questo discorso sullo stato dell’Unione con parole così gravi. Dopotutto noi europei non siamo abituati a esprimerci in questi termini, e la cosa non ci risulta facile. La nostra Unione è essenzialmente un progetto di pace, ma la verità è che il mondo odierno non fa sconti.
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Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
È ora che l’Europa si renda indipendente.
Credo che sia questa la missione della nostra Unione: riuscire a tutelare la difesa e la sicurezza, avere il controllo delle tecnologie e delle energie che alimenteranno le nostre economie, decidere in che tipo di società e democrazia vogliamo vivere, aprirci al mondo e scegliere partenariati con alleati, vecchi e nuovi.
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Dobbiamo fare ancora più pressione sulla Russia perché si sieda al tavolo dei negoziati.
Servono altre sanzioni. Al momento siamo al lavoro sul 19º pacchetto, in coordinamento con i nostri partner. In particolare ci stiamo concentrando su come accelerare l’eliminazione graduale dei combustibili fossili russi, sulla flotta ombra e sul ruolo dei paesi terzi. Allo stesso tempo serve un maggiore sostegno all’Ucraina. Nessuno ha contribuito quanto l’Europa, che finora ha concesso quasi 170 miliardi di € di aiuti militari e finanziari.
Ne serviranno ancora, ma non dovrebbero essere solo i contribuenti europei a subirne le conseguenze.
La Russia ha scatenato questa guerra ed è la Russia a dover pagare.
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Proporremo un nuovo programma, denominato Vantaggio militare qualitativo (Qualitative Military Edge), che sosterrà gli investimenti nelle capacità delle forze armate ucraine. I droni sono un esempio perfetto. Prima della guerra l’Ucraina non ne aveva. Oggi invece oltre due terzi delle perdite russe di attrezzature derivano dall’uso dei droni da parte dell’Ucraina.
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Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
l’economia di guerra di Putin continuerà anche se la guerra finisce. L’Europa deve perciò essere pronta ad assumersi la responsabilità della propria sicurezza.
Naturalmente, la NATO resterà sempre fondamentale, ma solo una posizione di difesa europea forte e credibile può garantire la nostra sicurezza.
In questi ultimi anni abbiamo compiuto progressi di portata storica nel costruire la nostra Unione europea della difesa. All’inizio di quest’anno abbiamo avviato il piano “Prontezza 2030”, che potrebbe mobilitare fino a 800 miliardi di € di investimenti nel settore della difesa. Ne fa parte anche il programma SAFE, pronto a fornire 150 miliardi di € per acquisti congiunti.
Diciannove Stati membri hanno già presentato domanda. Il programma è già al completo. È una buona notizia. Ci adoperiamo inoltre per offrire un incentivo a chi sostiene l’Ucraina o acquista materiale ucraino. È un aiuto finanziario di emergenza per far fronte a una necessità urgente.
La settimana scorsa, quando ho visitato gli Stati membri in prima linea, ho potuto constatarlo con i miei occhi: nessuno conosce la minaccia russa meglio di loro.
Non c’è alcun dubbio: il versante orientale dell’Europa protegge tutto il continente, dal Mar Baltico al Mar Nero.
Per questo motivo dobbiamo investire per sostenerli con una Sorveglianza del versante orientale (Eastern Flank Watch) e dotare l’Europa di mezzi strategici indipendenti.
Dobbiamo investire nella sorveglianza spaziale in tempo reale in modo che nessun movimento di forze passi inosservato. Dobbiamo rispondere all’appello dei nostri amici baltici e costruire questo muro di droni. Non è un’ambizione astratta. È il fondamento di una difesa credibile. Una capacità europea sviluppata, utilizzata e mantenuta congiuntamente, in grado di reagire in tempo reale e che non dia adito ad alcun dubbio sulle nostre intenzioni.
L’Europa difenderà ogni centimetro quadrato del suo territorio.
In tutti i paesi che ho visitato ho sentito lo stesso messaggio: non abbiamo tempo da perdere. In occasione del prossimo Consiglio europeo presenteremo una tabella di marcia chiara, per avviare nuovi progetti comuni in materia di difesa, fissare obiettivi precisi per il 2030 e creare un semestre europeo della difesa.
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Un’Unione più ampia e più forte costituisce una garanzia di sicurezza per tutti noi. Perché il futuro dell’Ucraina, della Moldova e dei Balcani occidentali risiede nella nostra Unione. È giunta l’ora di rendere la prossima riunificazione dell’Europa una realtà.
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Ma è giunto il momento di assumerci le nostre responsabilità e lo dobbiamo fare tutti: Parlamento, Consiglio e Commissione. In terzo luogo, il mese prossimo istituiremo un gruppo di donatori per la Palestina(Palestine Donor Group), che prevede uno strumento dedicato alla ricostruzione di Gaza. Si tratta di un’iniziativa su scala internazionale che vedrà la collaborazione con i partner regionali e prenderà le mosse dal processo avviato dalla conferenza di New York organizzata da Francia e Arabia Saudita.
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Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
per essere indipendente l’Europa deve riuscire a competere nel periodo turbolento che stiamo attraversando. Qui in Europa abbiamo tutto il necessario per prosperare: dal mercato unico all’economia sociale di mercato, ma sentiamo il peso delle difficoltà economiche e geopolitiche cui siamo confrontati. E abbiamo visto come le dipendenze possono essere usate contro di noi.
Per questo motivo investiremo massicciamente nelle tecnologie digitali e pulite. A ciò aggiungeremo ulteriori investimenti nell’ambito del futuro Fondo per la competitività e nel quadro del programma di ricerca e innovazione Orizzonte Europa, la cui dotazione di bilancio sarà raddoppiata.
Stiamo inoltre eliminando le principali strozzature individuate dalla relazione Draghi, che vanno dall’energia ai capitali, dagli investimenti alla semplificazione.
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Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
la nostra principale risorsa è il mercato unico, che però rimane incompiuto. Secondo le stime dell’FMI, gli ostacoli interni al mercato unico equivalgono a tariffe del 45% sulle merci e del 110% sui servizi. Pensiamo a quante opportunità stiamo perdendo. Inoltre, come evidenziato nella relazione Letta, il mercato unico rimane principalmente incompleto in tre settori: servizi finanziari, energia e telecomunicazioni.
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Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
queste iniziative sosterranno anche gli investimenti nelle tecnologie che alimentano la nostra economia, come quelle pulite e digitali. Penso all’intelligenza artificiale. Per assicurare la nostra indipendenza futura è essenziale istituire un’IA europea, che contribuirà a potenziare le nostre industrie e le nostre società, dall’assistenza sanitaria alla difesa. A tal fine porremo le prime pietre angolari, come l’atto legislativo sullo sviluppo del cloud e dell’IA e lo spazio di sperimentazione per la quantistica (Quantum Sandbox).
Stiamo investendo massicciamente nelle gigafabbriche di IA europee, che sostengono le nostre start-up innovative nello sviluppo, nell’addestramento e nella diffusione dei loro modelli di IA di prossima generazione.
Alla nostra richiesta di unire le forze il settore privato ha risposto in modo entusiastico.
Proprio oggi incontrerò gli amministratori delegati di alcuni fra i maggiori campioni tecnologici europei (European tech champions), che rilasceranno una dichiarazione sull’IA e le tecnologie europee, segno del loro impegno a investire nella sovranità tecnologica dell’Europa.
Lo stesso approccio va adottato in relazione alle tecnologie pulite, dall’acciaio alle batterie. Il settore europeo delle tecnologie pulite deve restare in Europa – e dobbiamo agire con urgenza. Con il patto per l’industria pulita abbiano individuato i principali ostacoli che impastoiano questi settori. Ora dobbiamo accelerare l’attuazione.
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Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
già oggi oltre il 70% della nostra energia elettrica proviene da fonti a basse emissioni di anidride carbonica. Siamo leader mondiali per numero di brevetti di tecnologie pulite, davanti agli Stati Uniti e testa a testa con la Cina. In termini di capitale di rischio stiamo recuperando terreno rispetto agli Stati Uniti e siamo in netto vantaggio sulla Cina. Siamo decisamente sulla buona strada per centrare l’obiettivo di ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030. Ecco che cosa è in grado di fare il Green Deal europeo.
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L’Europa continuerà a essere aperta.
Siamo favorevoli alla concorrenza, ma proteggeremo sempre la nostra industria da quella sleale. Onorevoli deputate, onorevoli deputati, quando parliamo di competitività, parliamo di posti di lavoro. Parliamo di persone e dei loro mezzi di sussistenza.
A conti fatti, se vogliamo un’economia competitiva, dobbiamo mettere i lavoratori nelle giuste condizioni. Proporremo quindi un atto legislativo sui posti di lavoro di qualità, per far sì che l’occupazione tenga il passo con l’economia di oggi. Si tratta di un aspetto importante perché sappiamo che molte famiglie sono in difficoltà. I costi lievitano, le persone faticano ad arrivare a fine mese. È una questione basilare di giustizia sociale.
Per questo motivo abbiamo urgente bisogno di un’ambiziosa strategia europea contro la povertà, in cui definiremo il nostro piano per contribuire a eradicare la povertà entro il 2050. Sarà accompagnata da una solida garanzia per l’infanzia, tesa a mettere al riparo bambini e bambine dalla povertà. Presenteremo anche una serie di pacchetti sull’accessibilità economica e il costo della vita.
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Sappiamo qual è stata la causa dell’aumento dei prezzi: la dipendenza dai combustibili fossili russi.
È giunto il momento di liberarcene. Sappiamo anche che cosa fa scendere i prezzi: l’energia pulita prodotta localmente. Dobbiamo produrre più energia da fonti rinnovabili interne, affidandoci al nucleare per il carico di base. Ma dobbiamo anche investire con urgenza nelle infrastrutture e negli interconnettori e provvedere alla loro modernizzazione. A tal fine proporremo un nuovo pacchetto sulle reti per rinforzare l’infrastruttura di rete e accelerare l’iter autorizzativo. In aggiunta al pacchetto, oggi ho il piacere di annunciare una nuova iniziativa sulle autostrade energetiche. Abbiamo individuato otto punti critici di congestione nelle nostre infrastrutture energetiche, dallo stretto di Øresund al canale di Sicilia. Ci adopereremo per sbloccarli uno a uno.
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Dobbiamo rivedere le norme sugli aiuti di Stato per consentire misure di sostegno agli alloggi. Costruire nuovi alloggi, anche studenteschi, deve diventare molto più semplice.
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Abbiamo semplificato la PAC: meno burocrazia, più fiducia. Abbiamo riservato fondi per il sostegno al reddito nel prossimo quadro finanziario pluriennale. E abbiamo fatto in modo che i finanziamenti possano essere integrati da dotazioni nazionali e regionali. Ma i nostri agricoltori hanno bisogno anche di concorrenza leale e condizioni di parità.
È una conditio sine qua non.
È per questo che l’accordo commerciale con il Mercosur prevede solide misure di salvaguardia, sostenute da risorse finanziarie qualora si renda necessaria una compensazione.
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Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
quando parliamo di competitività e indipendenza dobbiamo parlare dei nostri rapporti con gli Stati Uniti. Ho sentito tanti commenti in merito all’accordo che abbiamo raggiunto in estate e comprendo le reazioni iniziali.
Permettetemi quindi di essere il più chiara possibile.
Quelle con gli Stati Uniti sono le nostre relazioni commerciali più importanti. Le merci che esportiamo ogni anno verso gli Stati Uniti superano il valore di 500 miliardi di €.
Da queste relazioni commerciali dipendono milioni di posti di lavoro. In qualità di presidente della Commissione non metterò mai a repentaglio i posti di lavoro o i mezzi di sussistenza delle persone.
Per questo motivo abbiamo concluso un accordo che ci permette di mantenere l’accesso delle nostre industrie al mercato. E abbiamo fatto in modo che l’accordo raggiunto dall’Europa fosse il migliore possibile. Abbiamo conferito un relativo vantaggio alle nostre imprese, perché alcuni dei nostri concorrenti diretti sono soggetti a dazi molto più elevati da parte degli Stati Uniti.
È vero, partono forse da un’aliquota base inferiore.
Ma se consideriamo le esenzioni che siamo riusciti a ottenere e le tariffe aggiuntive che sono state imposte ad altri, ci siamo assicurati l’accordo migliore. Senza ombra di dubbio.
E voglio essere assolutamente chiara su un punto: che si tratti di regolamentazioni ambientali o digitali, siamo noi a stabilire le nostre norme, siamo noi a stabilire le nostre regole.L’Europa deciderà sempre da sé.
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
io non credo nei dazi. I dazi non sono altro che tasse. Ma l’accordo garantisce una stabilità cruciale nelle nostre relazioni con gli Stati Uniti in un periodo di grave insicurezza globale.
Immaginate quali ripercussioni avrebbe una vera e propria guerra commerciale con gli Stati Uniti. Immaginate il caos che ne deriverebbe.E poi confrontate questa immagine con quella della Cina della settimana scorsa. La Cina al fianco dei leader della Russia e della Corea del Nord. Putin che si compiace delle relazioni instaurate tra la Russia e la Cina, strette come mai prima d’ora. Sebbene non sorprendano più di tanto, questi sviluppi rispecchiano una realtà in continua evoluzione.
In questo contesto due sono gli obiettivi prioritari per gli sforzi di indipendenza dell’Europa e per la sua posizione nel mondo. Il primo è la necessità di incrementare la diversificazione e i partenariati. L’80% dei nostri scambi commerciali avviene con paesi diversi dagli Stati Uniti. Dobbiamo quindi sfruttare nuove opportunità. In un momento in cui il sistema commerciale globale si sta sgretolando, noi garantiamo norme globali stipulando accordi bilaterali,come quelli con il Messico o il Mercosur.
Oppure negoziamo un accordo storico con l’India, che sarà ultimato entro la fine di quest’anno.
[…]
La nostra democrazia è sotto attacco.
La manipolazione delle informazioni e la disinformazione crescenti stanno dividendo le nostre società, erodendo non solo la fiducia nella verità, ma anche nella democrazia stessa.
Per questo motivo abbiamo urgente bisogno dello scudo europeo per la democrazia.
Abbiamo bisogno di maggiori capacità per monitorare e individuare la manipolazione delle informazioni e la disinformazione. Intendiamo istituire pertanto un nuovo centro europeo per la resilienza democratica (European Centre for Democratic Resilience), che riunirà tutte le competenze e le capacità degli Stati membri e dei paesi vicini.
[…]
Dobbiamo quindi impegnarci di più per proteggere i media e la stampa indipendente.
Intendiamo pertanto avviare un nuovo programma per la resilienza dei media (Media Resilience Programme), che sosterrà il giornalismo indipendente e l’alfabetizzazione mediatica. Ma dobbiamo anche affiancare investimenti per rispondere ad alcune delle cause profonde di questa tendenza. Per questo motivo abbiamo proposto di aumentare in modo significativo i finanziamenti destinati ai media nel prossimo bilancio. Inoltre, è necessario anche stimolare il capitale azionario privato. Utilizzeremo pertanto i nostri strumenti in tal senso per sostenere i media indipendenti e locali. Una stampa libera è il fondamento di qualsiasi democrazia.E noi sosterremo la stampa europea affinché rimanga libera.
[…]
Le cittadine e i cittadini europei hanno dimostrato di essere pronti ad aiutare chi fugge dalla guerra e dalle persecuzioni, ma si sentono frustrati quando hanno l’impressione che le nostre regole non siano rispettate. Dobbiamo pertanto intensificare i nostri sforzi. Occorre un sistema che sia umano, ma non ingenuo. Dobbiamo affrontare seriamente la questione del ritorno dei richiedenti asilo respinti ai loro paesi d’origine.
Non è accettabile che solo il 20% delle persone che non hanno il permesso di restare lasci davvero l’Europa. Dobbiamo pertanto trovare rapidamente un accordo sul sistema comune di rimpatrio. Non possiamo perdere altro tempo.
[…]
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
questa è l’Europa che forma una sola comunità. Questa è l’Europa che amo. Questa è l’Europa che dobbiamo proteggere a qualunque costo. E dobbiamo farlo insieme.
[…]
È arrivato il momento di liberarci delle catene dell’unanimità. Dobbiamo fare in modo che la nostra Unione agisca più rapidamente e sia in grado di rispondere alle attese delle cittadine e dei cittadini europei. Perché solo così possiamo vincere insieme questa battaglia e garantire l’indipendenza dell’Europa.
Non dimentichiamoci che abbiamo sempre dovuto lottare per le nostre libertà. Dalla generazione che ha combattuto unita in tutto il nostro continente alla stampa clandestina che ha tenuto viva la fiamma della libertà nell’Europa centrale e orientale durante la guerra fredda.
O ancora ai Fratelli della Foresta nei paesi baltici che si sono opposti all’oppressione sovietica in ogni circostanza. Questa lotta, questa battaglia, è profondamente radicata nel nostro essere europei.
80 anni fa il nostro continente era un inferno in terra.
40 anni fa il nostro continente era diviso da un muro.
Ma, ad ogni occasione, le cittadine e i cittadini europei hanno deciso di lottare per un futuro migliore, per un continente integro – per renderlo sempre più forte.
Ed è ciò per cui lotto ogni singolo giorno.
Viva l’Europa.
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