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Il nuovo Piano Sociale per il Clima


Con il Piano Sociale per il Clima il Governo intende sostenere famiglie e imprese nella transizione energetica con incentivi nell’edilizia e nella mobilità. Il Ministero dell’Ambiente ha predisposto la versione definitiva del Piano Sociale per il Clima previsto dalla UE, che è stato oggetto di consultazione pubblica e di tre revisioni e che è finalmente pronto. Il PSC vale 9,3 miliardi di euro e si articola in quattro grandi misure, due che riguardano l’edilizia e altre due i trasporti.

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Obiettivi e misure del Piano Sociale per il Clima

Il PSC contiene la strategia del Governo italiano per ridurre l’impatto sociale ed economico del sistema di scambio di quote di emissione (ETS2) per edifici e trasporto stradale. L’obiettivo generale è quello di promuovere una transizione energetica che garantisca equità sociale, sostegno alle fragilità, sviluppo territoriale e innovazione. Le due misure alle quali vengono destinate le maggiori risorse sono la transizione energetica degli edifici e lo sviluppo di servizi di mobilità, con questi stanziamenti:

3,2 miliardi di euro andranno alla riqualificazione energetica degli edifici di proprietà pubblica (ERP) in classe F e G e di quelli di proprietà delle “microimprese vulnerabili”, per un risparmio atteso di circa 250 milioni annui;

1,375 miliardi di euro all’ampliamento del Bonus Sociale Gas Plus;

3,105 miliardi finanzieranno lo sviluppo di servizi di mobilità pubblica e hub di prossimità nelle aree svantaggiate;

1,74 miliardi saranno dedicati alla misura “Il Mio Conto Mobilità”, con portafogli digitali per il trasporto pubblico rivolti alle persone in condizione di povertà dei trasporti.

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Nuovi eco-incentivi auto per privati e imprese: cosa prevede il Piano Sociale per il Clima

Il PSC è stato redatto pensando agli obiettivi della Direttiva UE Case Green e del Green Deal UE, prevedendo alcuni incentivi e bonus. Le prime misure del Piano Sociale per il Clima dovrebbero essere implementate a partire dal 2026, mentre il termine ultimo è fissato al 2032.

«Questo Piano – ha spiegato il ministro Gilberto Pichetto Fratin – è frutto di un confronto rigoroso e trasparente con amministrazioni, territori, parti sociali e stakeholder. È un tassello fondamentale della strategia italiana per una transizione verde giusta, che tenga insieme crescita economica, tutela ambientale e coesione sociale».

Ma la corsa al green può essere speculativa?

Gli obiettivi green dell’Europa impongono la decarbonizzazione del settore edilizio entro il 2050, il che significa che già dal prossimo anno si darà il via a un processo di incentivi che dovrà portare alla progressiva ottimizzazione delle classi energetiche degli edifici residenziali e non residenziali. In particolare, dal 2030 tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero, mentre entro il 2035 l’intero parco immobiliare residenziale dell’Unione dovrà migliorare del 16% le prestazioni energetiche rispetto al 2020. Si tratta quindi, dice l’Ue, di intervenire su una percentuale, in Italia, di quasi l’ 80% degli edifici esistenti. Se l’Ue mantiene i propri obbiettivi green, sia in tema di auto che di edifici, sta però cercando una certa maggiore flessibilità nel loro graduale raggiungimento da qui al 2050. Secondo Flavio Sanvito, presidente nazionale Unioncasa, i problemi di un cambiamento troppo repentino potrebbero infatti essere molteplici.

I cambiamenti previsti nel Piano Sociale per il Clima

“I cambiamenti, per quanto positivi, devono seguire il mercato per essere sostenibili, spiega Sanvito. Il “piano casa” può essere senz’altro una cosa utile e vantaggiosa ma non può essere ribaltato sul cittadino in maniera violenta, o si rischia di far saltare alcune dinamiche di mercato. Ad esempio, chiedere che venga rinnovato oltre il 70% degli edifici in Italia in tempi troppo brevi potrebbe innescare una speculazione incontrollata.

Le classi G, infatti, costituiscono una quota rilevante, e si rischia che, non potendo più vendere a prezzo di mercato, vengano svendute a speculatori che le acquistino a prezzi ridotti e le rivendano a prezzi molto più alti dopo averle ristrutturate”. “Con una troppo rapida corsa alla ristrutturazione si rischia di fare lo stesso errore fatto con il Superbonus – dice ancora Sanvito – ovvero un iniziale boom di richieste che porterà i prezzi di ristrutturazione, dei materiali e delle maestranze alle stelle, per poi precipitare nella crisi nel momento in cui la domanda, di colpo, si esaurisce. Meglio pensare a piani anche ventennali per spalmare in modo più sostenibile il processo di rinnovamento degli edifici”.

Le “case green” nel 2030

Il nuovo DM 2025 sui requisiti minimi per la prestazione energetica degli edifici introduce novità su colonnine di ricarica e parametri di efficienza. Infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici, nuovi elementi per effettuare la valutazione energetica, aggiornamento delle norme per calcolare la prestazione energetica degli edifici: sono alcune delle novità previste dallo schema di decreto sui Requisiti Minimi definito dal MASE e approvato dalla Conferenza Unificata Stato Regioni.

Il documento aggiorna le precedenti disposizioni dell’analogo DM 2015, attraverso il recepimento di una serie di norme intervenute negli ultimi anni, come la direttiva Case Green. La Conferenza Stato-Regioni ha dunque espresso parere positivo sullo schema di decreto del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, di modifica del Decreto 26.06.2015 del MiSE, recante “Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici”. Il nuovo DM Requisiti Minimi stabilisce i criteri aggiornati per calcolare la prestazione energetica degli edifici, con regole che riguardano la classificazione degli immobili, il calcolo dei consumi, gli interventi edilizi e gli adempimenti in materia di  efficienza energetica.

Una guida alla direttiva case green

Fra le novità 2025, spiccano le nuove disposizioni da seguire per installare colonnine di ricarica per i veicoli elettrici, che sono diverse a seconda della tipologia di edificio. Per il residenziale, le regole si applicano se l’edificio è dotato di posti auto e riguardano l’infrastruttura. Per il non residenziale, si prevede un rapporto preciso fra il numero di stazioni di ricarica, i posti auto e il tipo di intervento, se nuova costruzione o ristrutturazione.

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Ci sono poi nuove regole per le valutazioni energetiche, con nuove definizioni relative all’edificio di riferimento, che deve includere nuovi parametri come i ponti termici di infissi e serramenti. A seconda della tipologia di intervento effettuato (ricostruzione o ristrutturazione) cambiano i valori e, conseguentemente, possono esserci variazioni sulla classe energetica dell’edificio.





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