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l’Italia sorpassa la Francia sul rischio finanziario


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L’Italia dà segnali di una maggiore stabilità economica. Le imprese mostrano fiducia nel governo di Giorgia Meloni, un sentimento che si riflette anche sui mercati internazionali. Lo spread premia il nostro Paese rispetto a Paesi come la Francia. Nel dibattito tornano le richieste di semplificazione delle regole e di certezza del diritto, priorità per il mondo imprenditoriale. E cresce la consapevolezza che il capitale umano sarà decisivo per il futuro dell’Italia e dell’Europa.

Imprese più fiduciose e l’Italia guarda avanti, davanti anche alla Francia

Le aziende italiane appoggiano con convinzione l’esecutivo attuale. Valerio De Molli, amministratore delegato di The European House – Ambrosetti, ha sottolineato come la fiducia nel governo Meloni sia alta, percepita anche fuori dai confini nazionali. I numeri parlano chiaro: lo spread, che misura il rischio finanziario agli occhi degli investitori, mette l’Italia in una posizione migliore rispetto alla Francia. Un dato importante in un’Europa ancora incerta. Segnala la solidità del nostro sistema economico e rende il Paese più attrattivo per i capitali stranieri.

I dati Istat di luglio 2025 confermano un tasso di occupazione al 62,8%, con la disoccupazione scesa al 6%. Gli occupati sono aumentati di 218.000 rispetto all’anno prima, grazie anche alle recenti politiche governative. Questo clima positivo rafforza la fiducia delle imprese, che vedono nella stabilità politica e nelle riforme in corso un incentivo a investire e crescere. Ma le aziende non chiedono solo numeri migliori: puntano anche su condizioni più chiare e meno complicate.

Certezza del diritto e meno burocrazia: cosa chiedono le imprese

Uno dei temi più ricorrenti nel dialogo con il governo è la necessità di un sistema giuridico più chiaro e snello. Valerio De Molli ha ribadito che gli imprenditori vogliono soprattutto certezza del diritto e una burocrazia meno pesante. Troppa complessità normativa rallenta la produzione e frena gli investimenti, in particolare quelli a lungo termine. Stabilità legislativa e procedure più snelle sono viste come fondamentali per rendere il sistema produttivo italiano più competitivo.

Questa richiesta è emersa anche durante gli incontri di Cernobbio, dove gli imprenditori hanno portato idee e bisogni concreti per rilanciare l’economia. Il mercato non aspetta solo nuovi soldi, ma soprattutto chiarezza sulle regole e decisioni rapide. È un tema che tocca tutta la filiera produttiva: investitori, dirigenti e lavoratori si trovano spesso a dover fare i conti con incertezze che rallentano innovazione e processi. Qualsiasi politica futura dovrà tenerne conto per mantenere il clima di fiducia.

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Capitale umano e innovazione: la “quinta libertà” per il futuro di Italia ed Europa

Nel suo intervento a Cernobbio, De Molli ha proposto di aggiornare la visione europea aggiungendo una “quinta libertà”: quella legata al capitale umano. Oltre alle quattro libertà tradizionali, questa nuova idea punta su ricerca, innovazione, dati, conoscenza e formazione. Sono leve che possono trasformare profondamente l’economia e la società, diventando il motore di una crescita sostenibile. Sviluppare queste risorse è una sfida cruciale per imprese e governi, indispensabile per rendere Italia ed Europa più competitive a livello globale.

Il capitale umano si lega anche al lavoro stabile e qualificato. De Molli ha ricordato come imprenditori e manager debbano creare opportunità concrete per i giovani, dando loro prospettive di futuro. Il lavoro non è solo un tema economico, ma anche una responsabilità sociale delle imprese per il progresso del Paese. In questo contesto, formazione e aggiornamento delle competenze sono strumenti essenziali per garantire occupazione di qualità e contrastare l’esclusione sociale.

Reddito di cittadinanza e salario minimo: un dibattito acceso

Sul reddito di cittadinanza, De Molli non ha risparmiato critiche, definendolo “una sciocchezza” in termini di impatto positivo. Pur riconoscendo il salario minimo come un passo avanti, ha sottolineato i problemi legati a frodi e difficoltà nel controllo delle risorse erogate. Secondo lui, sarebbe meglio puntare sulla crescita delle competenze per aiutare davvero le persone a trovare lavoro, invece di distribuire sussidi senza un accompagnamento formativo.

La formazione diventa così la chiave per evitare che chi è fuori dal mercato del lavoro resti inattivo. I dati Istat mostrano che l’Italia ha raggiunto un record storico di posti di lavoro, soprattutto a tempo indeterminato, e il tasso di disoccupazione è ai minimi. Il vero problema non è la mancanza di opportunità, ma la difficoltà di chi cerca lavoro di acquisire le competenze necessarie. Questo approccio punta a valorizzare il lavoro e a ridurre la dipendenza da strumenti assistenziali poco efficaci nel tempo.

I giovani e i Neet: una sfida che resta aperta

Il tema dei giovani è ancora una questione spinosa, soprattutto per quanto riguarda i Neet, quei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono in formazione. Nonostante un calo di circa un milione negli ultimi dieci anni, in Italia ne restano 1,4 milioni. Un numero che ci fa occupare il secondo posto in Europa, dopo pochi altri Paesi con situazioni simili. Il tasso del 15,2% supera la media europea e il target fissato per il 2030.

Tra questi giovani, circa 453mila sono inattivi per scelta, senza cercare lavoro. La maggioranza sono donne e si concentrano soprattutto nel Mezzogiorno. Preoccupa anche il livello di istruzione, che risulta basso nel 42% dei casi, un segnale chiaro di esclusione sociale. Questo scenario sottolinea l’urgenza di politiche mirate per coinvolgere questi giovani, offrendo percorsi formativi e opportunità concrete per entrare nel mondo del lavoro.

Il legame con gli Stati Uniti: un canale strategico per l’Italia

De Molli ha ricordato il ruolo chiave della piattaforma europea di The European House – Ambrosetti, riconosciuta negli Stati Uniti come un punto di riferimento per i rapporti con l’Italia e l’Unione Europea. Da oltre vent’anni, l’amministrazione americana, sia repubblicana che democratica, apprezza questa collaborazione, considerandola un pilastro stabile per costruire relazioni economiche e politiche solide.

Questo legame conferma l’importanza dell’Italia in un contesto internazionale più ampio e le possibilità di dialogo con partner esterni. Avere un canale riconosciuto e stabile con gli Stati Uniti rappresenta un vantaggio concreto per le imprese italiane e per il Paese, soprattutto in un mondo che cambia rapidamente sul piano tecnologico e geopolitico.

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