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M&A mid-market, la scure dei dazi sulle operazioni globali


BDO, una delle principali organizzazioni internazionali di servizi alle imprese, ha pubblicato il report periodico Horizons relativo all’andamento delle operazioni M&A nel mid-market a livello globale nel corso del primo semestre del 2025.

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Lo scenario globale

Nel corso della prima metà dell’anno, le operazioni di fusione e acquisizione a livello globale sono state pesantemente influenzate dalla situazione di incertezza legata all’imposizione di dazi commerciali da parte degli Stati Uniti, che hanno registrato numerose variazioni legate alla loro entità e alla loro entrata in vigore. Tutto questo ha portato a un volume delle transazioni M&A pari a poco meno di 6.000 deal, in diminuzione del 14% rispetto alla seconda metà del 2024 e anche per quanto riguarda il valore – risultato intorno ai 400 miliardi di dollari – la contrazione è risultata essere dello stesso livello.

I fondi di private equity hanno fatto però segnare performance migliori rispetto al dato generale: il volume delle operazioni che li hanno visti protagonisti nel primo semestre dell’anno è infatti diminuito dell’8% rispetto all’H2 2024, mentre in termini di valore la contrazione è stata solo dell’1%. In totale, i fondi sono stati coinvolti nel 34% dei deal del periodo considerato.

L’analisi settoriale conferma che l’incerto contesto globale ha influenzato l’attività M&A in tutti i settori: il comparto Technology, Media & Communication (TMT) ha registrato la contrazione più contenuta rispetto ai sei mesi precedenti (-5%), mentre i più penalizzati sono stati i settori Leisure (-31%) e Real Estate (-24%). In termini di mercati geografici, invece, i cali più significativi nelle transazioni sono stati rilevati in Cina, Asia – a causa dell’imposizione di dazi USA particolarmente elevati – oltre che in UK & Irlanda.

Nel secondo trimestre del 2025 si è tuttavia registrato un parziale recupero dell’attività M&A a livello globale: se il clima di incertezza intorno ai dazi non peggiorerà, le previsioni indicano quindi una ripresa delle operazioni nella seconda metà dell’anno o quanto meno una loro stabilizzazione. Il desiderio di stimolare le economie per arginare l’impatto dei dazi potrebbe portare a un’ulteriore diminuzione dei tassi di interesse e la grande quantità di denaro disponibile per gli investimenti potrebbe inoltre dare nuova linfa al mercato M&A. Infine, i mega-trend globali legati alla digitalizzazione e alla sostenibilità continueranno a rivestire il ruolo dei principali driver delle transazioni globali.

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Focus sul Sud Europa e Italia

Il difficile scenario globale ha generato ripercussioni anche sulle attività M&A del mid-market dell’Europa meridionale: nel primo semestre 2025, infatti, il numero dei deal è diminuito del -17,8%, passando dalle 461 transazioni della seconda metà del 2024 alle 379 operazioni. Il valore aggregato si è attestato a 34,8 miliardi di dollari, rispetto ai 42,4 miliardi di dollari dei sei mesi precedenti. Guardando alle operazioni in cui sono stati coinvolti fondi di private equity, si può notare come, nel primo semestre dell’anno, il valore sia rimasto stabile rispetto al secondo semestre 2024 a 77 milioni di dollari, mentre il numero totale è risultato in calo del 7,4% (da 162 a 150 deal).

Nel Sud Europa, il settore TMT è stato quello più attivo, raggiungendo il 24,5% del totale delle transazioni nei primi sei mesi dell’anno (93 deal), seguito dal comparto Industrial & Chemicals con il 17,2% (65 deal) e dal Business Service, con una quota del 14,5% del totale. Le previsioni indicano che, nella seconda metà del 2025, i comparti più vivaci saranno quelli Industrial & Chemicals e Consumer, che rappresenteranno rispettivamente il 24% e il 18% del totale delle operazioni, mentre il settore TMT scenderà al terzo posto.

Il focus sull’Italia fa emergere come, nonostante un contesto dominato da tensioni geopolitiche ed economiche, si siano registrate importanti operazioni M&A e un significativo aumento delle transazioni nel settore TMT, che raggiunge una quota del 16,4% del totale dei deal, dietro due comparti tradizionalmente forti come Industrial & Chemicals (22,5%) e Consumer (21%). Osservando i maggiori 20 deal della regione, si può notare come in 6 di essi siano coinvolte aziende italiane, per un valore complessivo di 2,4 miliardi di dollari. In particolare, le maggiori transazioni hanno riguardato l’acquisizione da parte di UniCredit del 4,1% di Assicurazioni Generali per un valore di circa 2 miliardi di dollari, mentre KKR ha acquisito il 5% di Eni Sustainable Mobility S.p.A. per un valore di 616 milioni di dollari. Da segnalare inoltre le acquisizioni di Terra Innovatum SRL, azienda italiana specializzata nello sviluppo di reattori nucleari micro modulari per 475 milioni di dollari da parte della SPAC statunitense GSR III Acquisition Corp e dell’azienda farmaceutica italiano SIFI S.p.A. da parte della spagnola Faes Farma per 400 milioni di dollari.

Nell’ambito della riorganizzazione del sistema bancario italiano, diverse operazioni sono state annunciate nella prima metà del 2025, tra cui quella dell’acquisizione di Mediobanca da parte di Monte dei Paschi di Siena e di Illimity Bank da parte di Banca IFIS. Infine, Exor ha annunciato la vendita della quota del 3,91% in Ferrari, mentre, nel settore Luxury, Prada ha comunicato l’acquisto di Gianni Versace SRL da Capri Holdings Ltd per circa 1,38 miliardi di dollari.

Stefano Variano, Partner Advisory di BDO Italia, ha commentato: “Nel primo semestre dell’anno, le incertezze derivate dalle tensioni commerciali e dai conflitti in Medio Oriente e in Ucraina hanno portato a una maggiore focalizzazione delle aziende verso una protezione delle loro catene di approvvigionamento, piuttosto che verso le operazioni M&A. Nonostante il contesto delicato, tuttavia, diverse operazioni strategiche e di alto valore sono state completate sia in Italia che in Europa meridionale, indicando che gli investitori, soprattutto i fondi di private equity, rimangono particolarmente attivi nell’individuare opportunità di sviluppo presenti in numerosi settori produttivi”.



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