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il prospetto semplificato UE come leva per revisori e commercialisti


La Commissione europea ha introdotto un’importante novità destinata a incidere sulla vita delle micro, piccole e medie imprese: un modello semplificato di rendicontazione ESG. L’obiettivo è chiaro: rendere più accessibile e meno gravosa la raccolta di informazioni ambientali, sociali e di governance, favorendo così l’accesso al credito e migliorando il rating bancario e ambientale delle aziende.

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Il provvedimento si inserisce nel quadro della Corporate Sustainability Reporting Directive, ma si rivolge esclusivamente a realtà di dimensioni contenute, con limiti precisi di fatturato, attivo e numero di dipendenti. L’intento è quello di fornire uno strumento adatto alle esigenze delle PMI, evitando di imporre oneri sproporzionati che spesso finiscono per scoraggiare l’adozione di pratiche di sostenibilità strutturate.

Per revisori legali e commercialisti questa rappresenta un’occasione concreta per rafforzare il proprio ruolo di partner strategico. Il prospetto semplificato, pur riducendo gli obblighi, richiede comunque un’analisi puntuale dei dati e la capacità di tradurre informazioni contabili e non finanziarie in un linguaggio chiaro, coerente e verificabile. Qui entra in gioco la competenza del professionista, chiamato a supportare l’imprenditore non solo nella raccolta e nell’organizzazione delle informazioni, ma anche nella loro validazione, affinché il prospetto diventi un vero strumento di dialogo con banche e investitori.

Chi può utilizzare il prospetto semplificato

Il modello si rivolge a imprese con:

  • Fatturato ≤ 50 milioni di euro,
  • Totale attivo ≤ 25 milioni di euro,
  • Dipendenti ≤ 250.

Sono escluse le grandi imprese e quelle già soggette alla rendicontazione estesa. L’obiettivo è facilitare il dialogo con banche, investitori e stakeholder senza gravare le PMI di oneri sproporzionati.

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Il nuovo calendario e la riduzione della platea obbligata

Parallelamente, con il decreto Economia (legge n. 95/2025) e il D.Lgs. 125/2024, è stato ridisegnato il calendario di applicazione della CSRD. Le grandi imprese inizieranno a redigere il bilancio di sostenibilità dall’esercizio 2027, mentre le PMI quotate entreranno gradualmente dal 2029. Le microimprese restano escluse.

Si punta inoltre a ridurre fino all’80% la platea di imprese obbligate, innalzando le soglie dimensionali e proponendo di portare il limite di fatturato a 50 milioni di euro, con una clausola di revisione che potrebbe ampliarne ulteriormente l’applicazione nel futuro. Anche gli standard ESRS (European Sustainability Reporting Standards) sono stati alleggeriti: il 57% dei dati ritenuti obbligatori è stato eliminato o trasformato in opzionale, con una riduzione del 68% della lunghezza complessiva delle disclosure.

Questi aggiustamenti mirano a conciliare la finalità ambientale e sociale della direttiva con la competitività delle imprese, evitando che i costi di compliance diventino un freno agli investimenti.

Cosa prevede il modello di rendicontazione

Il prospetto è basato su indicatori chiave di sostenibilità in tre aree:

  1. Ambiente – consumo di energia, emissioni di gas serra, approvvigionamenti sostenibili.
  2. Sociale – condizioni di lavoro, formazione, parità di genere.
  3. Governance – politiche aziendali, gestione dei rischi ESG, impegni pubblici.

Le informazioni richieste sono ridotte e standardizzate, per favorire la comparabilità tra imprese e la comprensione da parte degli istituti di credito.

Va sottolineato che questo modello, pur essendo oggi facoltativo, può essere interpretato come un passo intermedio verso forme di rendicontazione più complesse. Aiutare oggi le imprese a strutturare i propri processi interni di raccolta e controllo delle informazioni ESG significa prepararli a un futuro in cui la rendicontazione di sostenibilità sarà sempre più pervasiva e probabilmente obbligatoria per fasce più ampie di imprese.

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Il ruolo strategico di revisori e commercialisti

Questa novità crea tre aree di lavoro diretto per i professionisti:

  1. Mappatura dei dati ESG interni

    • Identificare quali informazioni sono già presenti in azienda (es. consumi energetici da bollette, ore di formazione già registrate, politiche HR).
    • Verificare la qualità e la tracciabilità dei dati, prerequisito per il prospetto e per eventuali revisioni.
  2. Supporto nella compilazione del prospetto

    • Affiancare l’imprenditore nella traduzione delle informazioni contabili e non finanziarie in formato richiesto dalla Commissione.
    • Evitare incongruenze tra dati ESG e bilancio d’esercizio, riducendo il rischio di contestazioni in sede di valutazione bancaria.
  3. Preparazione a un futuro obbligo

    • Il prospetto semplificato è oggi facoltativo, ma potrebbe rappresentare una fase di avvicinamento a rendicontazioni più complesse.
    • I professionisti possono impostare sistemi di rilevazione e controllo che permettano all’impresa di crescere senza traumi nel passaggio a requisiti più stringenti.

Nuovi compiti per i revisori

Se da un lato le PMI vedono alleggerirsi gli oneri, dall’altro cresce il ruolo dei revisori. Il decreto Economia ha infatti ampliato le responsabilità delle società di revisione e dei revisori legali, chiamati a valutare non solo l’affidabilità dei dati di sostenibilità, ma anche la conformità degli assetti societari e dei sistemi di controllo interni.

In pratica, il revisore dovrà verificare se l’impresa rispetta obblighi normativi e statutari che toccano la governance, come regole sulle nomine e sulle deleghe, diritti degli azionisti, sistemi di gestione del rischio e procedure di controllo interno. Questo comporta un ampliamento del perimetro di verifica che, accanto ai dati finanziari e non finanziari, include anche la conformità a norme societarie di rilievo.

Il nuovo quadro normativo apre scenari operativi interessanti. Per i commercialisti e revisori legali si tratta, da un lato, di costruire strumenti pratici di raccolta dati per le PMI, aiutandole a utilizzare il prospetto semplificato non solo come adempimento, ma come leva per migliorare la propria posizione competitiva. Dall’altro, di potenziare le competenze in tema di governance e controllo, aree in cui la legge assegna loro un ruolo più incisivo e delicato.

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