Il Golden State è una potenza economica. Secondo i dati 2025 del World Economic Outlook 2024, si posizione per prodotto interno lorodo al quarto posto nella classifica mondiale, dietro solo a Stati Uniti, Cina e Germania. Inoltre, la sua economia sta crescendo a un ritmo più rapido rispetto alle prime tre economie mondiali. Nel 2024, il tasso di crescita della California del 6% ha superato quello delle prime tre economie: Stati Uniti (5,3%), Cina (2,6%) e Germania (2,9%).
Con una popolazione in crescita e una spesa turistica che ha recentemente raggiunto livelli record, la California è lo Stato leader a livello nazionale per quanto riguarda la creazione di nuove imprese, l’accesso ai finanziamenti di capitale di rischio, la produzione manifatturiera, l’alta tecnologia e l’agricoltura.
Come riporta il sito ufficiale del Governatore Gavin Newsom (nella foto di copertina), lo Stato guida la crescita economica nazionale e versa al governo federale oltre 83 miliardi di dollari in più rispetto ai finanziamenti federali che riceve. La California è il principale produttore agricolo del Paese ed è anche il centro della produzione manifatturiera degli Stati Uniti, con oltre 36.000 aziende manifatturiere che danno lavoro a oltre 1,1 milioni di californiani.
Le aziende manifatturiere del Golden State hanno creato nuove industrie e fornito al mondo prodotti manifatturieri che spaziano dal settore aerospaziale, ai computer e all’elettronica e, più recentemente, ai veicoli a emissioni zero.
Pertanto, il Governatore non ha niente da perdere a mettersi di traverso a Trump su diverse questioni tra cui i dazi, e lo ha fatto, addirttura facendogli causa presso la corte federale contestando il suo uso dei poteri straordinari.
“La California non sta solo tenendo il passo con il mondo, ma sta dettando il ritmo. La nostra economia è fiorente perché investiamo nelle persone, diamo priorità alla sostenibilità e crediamo nel potere dell’innovazione. E, mentre celebriamo questo successo, riconosciamo che i nostri progressi sono minacciati dalle sconsiderate politiche tariffarie dell’attuale amministrazione federale. L’economia della California è il motore della nazione e deve essere protetta”, ha detto il suo Governatore Gavin Newsom.
Lo Stato punta sul successo a lungo termine e la sostenibilità è diventata centrale nelle politiche di crescita e anche di protezione dell’economia californiana, in particolare in ambito decarbonizzazione.
Crisi e rischi climatici in California
I rischi climatici in California sono qualcosa di molto concreto, adottare politiche in merito è quindi una questione non discutibile. Gli incendi sono sempre più frequenti e devastanti, la siccità estrema, ondate di calore, venti forti come quelli di Santa Ana. Negli ultimi decenni, sono aumentate del 172% le aree colpite dagli incendi, con conseguenze gravissime per persone, abitazioni, ambiente e aziende. Le politiche climatiche della California – a partire dal California Global Warming Solutions Act del 2006 – mirano a ridurre le emissioni di gas serra del 40% rispetto al 1990 entro il 2030, ma sono necessari sforzi maggiori per accelerare la decarbonizzazione e raggiungere gli obiettivi climatici. Pertanto, lo Stato ha adottato leggi sulla trasparenza climatica che obbligano molte aziende a rendicontare l’impatto e i rischi climatici.
Il Climate Accountability Package della California
Le leggi SB-261 e SB-253 – che hanno sollevato l’interesse anche del Nasdaq – sono parte del Climate Accountability Package della California, entrato in vigore nel 2023 e la cui timeline prevede le prime disclosure a partire dal 2025-2026.
Quali sono le disposizioni?
Con l’entrata in vigore di due nuove leggi – SB 253 e SB 261 – lo Stato impone obblighi stringenti di reporting climatico alle grandi aziende che operano nel suo territorio, indipendentemente da dove abbiano sede.
- SB 253 (“Climate Corporate Data Accountability Act”) richiede alle aziende con ricavi superiori a 1 miliardo di dollari di rendicontare annualmente le proprie emissioni di gas serra (scope 1, 2 e soprattutto 3, lungo la supply chain).
- SB 261 (“Climate-Related Financial Risk Act”) impone invece a imprese con ricavi superiori a 500 milioni di dollari di pubblicare report dettagliati sui rischi finanziari legati al cambiamento climatico, ispirandosi agli standard internazionali della TCFD (Task Force on Climate-related Financial Disclosures).
Queste norme entreranno in vigore tra il 2026 e il 2027 e si applicheranno a oltre 5.000 aziende.
Le sfide per le imprese: lo scoglio delle emissioni scope 3
Se rendicontare le emissioni dirette (scope 1) e quelle legate all’energia acquistata (scope 2) è relativamente più semplice, il vero nodo è rappresentato dalle emissioni scope 3, quelle indirette generate lungo tutta la supply chain.
Raccogliere dati affidabili dai fornitori – spesso piccole e medie imprese con competenze limitate in tema di sostenibilità – è un compito enorme, che anche in Europa è tema di dibattito. Inoltre, le aziende dovranno confrontarsi con standard già in vigore in altre aree del mondo, come la CSRD europea e i requisiti della SEC negli Stati Uniti, costruendo sistemi capaci di rispondere a normative diverse ma sempre più convergenti.
Non solo obblighi: i rischi e le opportunità
Gli esperti d’oltreoceano – come sappiamo succede anche sul territorio europeo – sottolineano come sia importante una rendicontazione completa e precisa per evitare un boomerang reputazionale, alimentando accuse di greenwashing o contenziosi legali.
D’altro canto, chi saprà cogliere questa sfida avrà un vantaggio competitivo: la capacità di attrarre investitori sempre più attenti ai criteri ESG, rafforzare la fiducia dei consumatori e anticipare futuri obblighi normativi che, inevitabilmente, si estenderanno a livello nazionale e internazionale.
Sicuramente, la mossa della California è in netto contrasto con le politiche climatiche adottate durante l’amministrazione Trump a livello federale. Infatti Trump ha sempre mostrato avversità alle politiche climatiche e aveva promosso una riduzione delle normative ambientali, cancellando incentivi alle energie rinnovabili e rallentando gli obiettivi di riduzione delle emissioni (con conseguente aumento stimato di 7 miliardi di tonnellate di gas serra rispetto agli obiettivi previsti entro il 2030). La California invece ha rafforzato la sua posizione e rischia di contagiare altri Stati, creando uno standard de facto negli Stati Uniti. Inoltre, può avere effetti anche a livello globale e illuminare i tentennamenti europei dell’ultimo anno che hanno portato a qualche passo indietro sulla CSRD.
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