L’Italia si conferma un Paese a due velocità sul fronte dell’innovazione, ma con segnali di convergenza che arrivano dal Mezzogiorno. È questa la fotografia scattata dal Regional Innovation Scoreboard 2025, il rapporto della Commissione Europea che mappa le performance dei sistemi di ricerca e sviluppo nel continente.
Se a livello nazionale l’Italia si posiziona come “Moderate Innovator”, con un punteggio complessivo del 93% rispetto alla media Ue, l’analisi disaggregata rivela un quadro eterogeneo, dominato da un persistente divario Nord-Sud. Al vertice della classifica si confermano la Provincia Autonoma di Trento, l’Emilia-Romagna e il Friuli-Venezia Giulia, tutte classificate come “Strong Innovators-“. La notizia più significativa, tuttavia, è il balzo in avanti della Campania, che registra l’aumento di performance più marcato a livello nazionale tra il 2018 e il 2025, con una crescita del 22,8%.
Un’Italia a due velocità che prova a convergere
Il rapporto della Commissione utilizza un sistema di classificazione che suddivide le regioni europee in quattro categorie in base alle loro performance: Innovation Leaders, Strong Innovators, Moderate Innovators ed Emerging Innovators. Nessuna regione italiana rientra nel gruppo di testa, ma il Nord-Est si distingue con tre regioni “forti”.
La maggior parte dei territori del Centro-Nord si attesta tra i “Moderate Innovator+” (come Lombardia, Piemonte e Lazio) e i “Moderate Innovator”, mentre il Mezzogiorno e le Isole si collocano prevalentemente nelle fasce “Moderate Innovator-” ed “Emerging Innovator” (con la sola eccezione della Valle d’Aosta, “Emerging Innovator+”).
Nonostante le disparità strutturali, il trend generale è positivo: tutte le 21 regioni italiane hanno migliorato le loro prestazioni innovative nel periodo 2018-2025. Il progresso è stato particolarmente robusto nel Mezzogiorno. Quattro delle sette regioni che hanno registrato una crescita superiore al 15% sono del Sud o delle Isole, indicando “un graduale processo di convergenza”, come sottolinea il report. Questa dinamica è confermata anche da un’analisi della Banca d’Italia del 2024, secondo cui la ripresa post-pandemica ha visto produzione e occupazione nel Meridione crescere a ritmi superiori alla media nazionale.
A trainare la crescita del Sud sono soprattutto gli indicatori legati all’innovazione nelle piccole e medie imprese, sia di prodotto che di processo, la penetrazione della banda larga e le pubblicazioni scientifiche internazionali. Persistono però debolezze strutturali, come la scarsa spesa per l’innovazione non legata alla R&S e una limitata partecipazione ad attività di formazione continua (lifelong learning).
In questo scenario un ruolo fondamentale è atteso dagli investimenti pubblici, accelerati dal 2023 grazie ai fondi della Politica di Coesione 2021-2027 e alla piena implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La governance di questi processi resta una sfida, specialmente per le amministrazioni meridionali, come evidenzia l’eterogenea efficacia nell’implementazione delle Smart Specialisation Strategies (S3), le strategie regionali di specializzazione intelligente necessarie per accedere ai fondi strutturali europei.
L’analisi regione per regione
Nord-Ovest: la locomotiva lombarda e le sfide ambientali
La Lombardia si conferma il motore economico del Paese, classificata come “Moderate Innovator+” con una performance del 98,7% rispetto alla media Ue e una crescita del 15,3% dal 2018. Eccelle per la capacità innovativa delle Pmi, in particolare nei processi di business e nella collaborazione, e per un’alta concentrazione di specialisti ICT. Il tallone d’Achille, condiviso con altre aree della Pianura Padana, è la sostenibilità ambientale, con un livello di emissioni di polveri sottili tra i più alti d’Europa. Il
Piemonte, anch’esso “Moderate Innovator+”, registra una solida crescita del 18,2% , trainata dalla spesa in R&S del settore privato e dalle performance delle Pmi nell’introdurre innovazioni di prodotto.
La Liguria (“Moderate”) cresce del 12% ma rallenta nell’ultimo biennio (-3,5% tra 2023 e 2025). Vanta un’ottima performance nelle pubblicazioni scientifiche internazionali e pubblico-private ma sconta un basso numero di laureati. Un caso a sé è la
La Valle d’Aosta è l’unico “Emerging Innovator+” italiano. La sua performance è quasi stagnante dal 2018 (+0,5%) e in netto calo nel breve periodo (-8,4%), penalizzata dalla bassa spesa pubblica in R&S e dalla scarsa occupazione in imprese innovative.
Nord-Est: il cluster degli strong innovator
Il Nord-Est è l’area d’eccellenza italiana.
La Provincia Autonoma di Trento è la prima regione italiana, uno “Strong Innovator-” con una performance del 106,1% rispetto alla media Ue e una crescita del 17,9%. I suoi punti di forza sono un sistema della ricerca attrattivo, con un picco nelle co-pubblicazioni scientifiche internazionali, e una forte propensione delle Pmi alla collaborazione.
Segue l’Emilia-Romagna (“Strong Innovator-“), con un punteggio del 102,5% e una crescita del 14,4%. La regione si distingue a livello europeo per le applicazioni di design, dove si classifica al primo posto assoluto, e per un settore privato che investe in R&S ben al di sopra della media nazionale.
Anche il Friuli-Venezia Giulia è “Strong Innovator-“, con una performance che eguaglia la media Ue (100,5%). Mostra punti di forza nella ricerca scientifica internazionale e nella spesa per l’innovazione non R&S, ma è debole sul fronte delle competenze digitali, con pochi specialisti ICT impiegati.
Il Veneto (“Moderate Innovator+”) cresce del 13% dal 2018 ma segna una lieve flessione nell’ultimo biennio (-0,5%). Eccelle come l’Emilia-Romagna nelle applicazioni di design ma è frenato da una bassa spesa pubblica in R&S e da criticità ambientali.
La Provincia Autonoma di Bolzano (“Moderate Innovator+”) cresce del 14,1% e si distingue per la collaborazione pubblico-privato e per un’alta produttività del lavoro, ma sconta una bassa percentuale di popolazione con istruzione terziaria e pochi specialisti ICT.
Centro: il ruolo della capitale e la solidità manifatturiera
Il Lazio (“Moderate Innovator+”) mostra una crescita robusta (+15,3%) e si avvantaggia della presenza della capitale. La regione è leader nazionale per spesa pubblica in R&S e per numero di specialisti ICT, con un valore del 177,9% sulla media Ue. Questa vitalità però non si traduce pienamente a livello occupazionale, con performance deboli nell’impiego in imprese innovative.
La Toscana (“Moderate Innovator+”) cresce del 14,3%, forte di un sistema della ricerca molto internazionalizzato e di una buona capacità di collaborazione tra pubblico e privato. Paga però un tasso di istruzione terziaria inferiore alla media.
In flessione le performance di Umbria e Marche, entrambe “Moderate Innovator” e in calo nell’ultimo biennio (rispettivamente -5,8% e -8,1%). L’Umbria, pur avendo un buon sistema della ricerca, è penalizzata da scarsi investimenti in R&S da parte delle imprese. Le Marche vantano eccellenze nel design ma mostrano debolezze sistemiche nelle competenze digitali e nella dotazione di specialisti ICT.
Sud e Isole: la rincorsa dell’innovazione
Il Sud mostra le dinamiche più interessanti.
La Campania (“Moderate”) è la regione con la crescita più elevata in Italia (+22,8% dal 2018, +8% nel 2023-2025). Questo sprint è guidato da un tessuto di Pmi molto dinamico, con performance ben sopra la media Ue per introduzione di innovazioni di prodotto e di processo. Rimangono però forti criticità nel capitale umano, con bassi livelli di istruzione terziaria e di partecipazione al lifelong learning.
Anche Calabria (+19,2%), Sardegna (+18,5%) e Puglia (+18%) registrano tassi di crescita tra i più alti d’Italia. Tutte e tre (“Moderate-” le prime due, “Moderate” la Puglia) mostrano una notevole vivacità delle Pmi innovative, in particolare nell’adozione di nuove tecnologie e processi. Condividono però debolezze strutturali legate al capitale umano e a una spesa in R&S del settore privato ancora troppo bassa.
L’Abruzzo (“Moderate”) e la Sicilia (“Moderate-“) crescono in linea con la media nazionale (+9,6% e +12,9%). L’Abruzzo presenta un buon sistema della ricerca ma fatica a creare occupazione in settori innovativi. La Sicilia mostra una buona dinamica delle Pmi ma sconta il più basso tasso di laureati in Italia (appena il 20,5% della media Ue).
Chiudono la classifica Molise (“Moderate-“) e Basilicata (“Moderate-“), con performance rispettivamente al 76% e 73% della media Ue. Entrambe mostrano una crescita positiva dal 2018 ma soffrono di un debole ecosistema imprenditoriale, con bassissimi investimenti privati in ricerca e sviluppo.
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