Che idea hanno dell’Unione le nuove generazioni? Il salto è farne dei cittadini consapevoli. Con formazione, agevolazioni fiscali e regole uniformi per le startup
L’Unione europea ha 81 milioni di ragazzi e ragazze con meno di 18 anni di età. Una parte, circa 14 milioni, si presenterà alle urne per la prima volta nel 2029 per scegliere i propri rappresentanti e contribuire a dare un nuovo volto alle nostre istituzioni. Come si stanno formando? Che valori hanno o stanno costruendo? Che idea hanno del proprio Paese e dell’Europa? Ma soprattutto, che cosa di meglio possiamo fare per tutti e tutte loro?
Queste domande devono essere alla base di qualsiasi ragionamento che guardi al futuro. Nel discorso appassionato che Mario Draghi ha fatto al Meeting di Rimini intorno all’idea dell’Unione che evapora, un passaggio altrettanto importante ha avuto meno attenzione: quello dedicato ai giovani.
Le radici
Una parte della popolazione ha conosciuto l’idea di un’Europa che nasce per rispondere alla follia della guerra e della distruzione: chi direttamente, chi attraverso la propria famiglia ma sempre con un senso di emozione, urgenza, necessità. Il tempo è passato, le generazioni cambiano e quel senso di slancio si perde perché non c’è più una presa diretta personale con i fattori che hanno spinto i nostri Paesi a mettersi insieme. Va ricostruita una narrativa, occorre agire sia su un piano razionale che su uno emozionale. Con una strada in salita, perché il rischio è che l’Europa sia vista come una scelta del passato o un’esperienza distante. L’errore politico da evitare è additare come nemico chi non è appassionato di Europa. Va cercata una nuova strada di consenso.
La responsabilità dei partiti
È evidente come la competizione tra Paesi oggi in atto richieda solo grande dimensione — politica, aziendale, finanziaria, tecnologica — per non soccombere. L’Europa come mercato e regista di soluzioni è l’unico strumento disponibile per consentire alle nostre imprese di aumentare di scala e competere. La razionalità ci dice che la visione nazionale — i miei cittadini, le mie aziende — trova nell’Europa un moltiplicatore unico. Questa razionalità deve diventare una narrativa politica, un racconto a elettori più anziani e più giovani. Intorno al concetto di maggiore benessere e sviluppo.
Su questo la scelta è in mano soprattutto ai partiti che hanno responsabilità di governo, ma le stesse istituzioni europee dovrebbero trovare modalità più forti di comunicazione e divulgazione su che cosa significhi essere europei. Riducendo in modo drastico la distanza rispetto a tutti i cittadini. Trovando anche alleanze fuori dalla stessa Ue, non solo per rendere più forte l’Unione ma anche per dimostrare che il modello ha valore, funziona, crea benefici tangibili. A inizio anno l’Economist ha pubblicato un editoriale provocatorio in cui si propone l’ingresso del Canada nell’Unione. Sulle pagine del Corriere di questa settimana, Mario Monti invita l’Ue a cercare alleanze anche «disruptive» fuori dai confini per rafforzare, ma anche per rendere più al passo con i tempi, il senso dell’Europa. Dal Canada alla Gran Bretagna, per muoversi sia nel mediterraneo che nell’Asia-Pacifico.
La carta delle emozioni
Il piano emozionale si collega quindi a quello razionale. Come è inevitabile se si vuole che le cose accadano sul serio e portino a dividendi elettorali. Ed è su questo punto che l’Europa deve giocare la carta per gli 81 milioni di giovani che saranno i prossimi europei. La strada del 28esimo Stato sta per fortuna circolando con maggiore forza. L’idea di creare un insieme di norme legate a un 28esimo stato virtuale è il modo per superare la disomogeneità di regole che contraddistinguono i 27 stati membri. Questo può essere molto utile per le Pmi, così come per dispositivi fiscali innovativi. Ma potremmo seguire questa strada con determinazione anche per rispondere alle nuove generazioni. Per proporre che cosa?
Un primo aspetto è collegato alla formazione e al percorso educativo. Una filiera che sappia combinare il meglio della tradizione di tanti Paesi europei — a partire dal nostro — con il taglio più pragmatico delle scuole anglosassoni. Una filiera che diventa un format che i singoli Paesi — o addirittura le singole scuole? — potranno decidere di prendere. Accanto a una carta di strumenti e diritti che diano apertura e mobilità ai ragazzi e alle ragazze.
La leva del Fisco
Un secondo aspetto è quello della fiscalità. Benché emergano iniziative coraggiose di sostegno ai giovani, il quadro è frammentato: si va dalla detassazione under 30 francese, alle norme di attrazione dei giovani in Portogallo, ai recenti dieci euro al mese della Germania per il piano pensionistico dopo i sei anni di età. Anche qui una struttura di scelte che fissi la disciplina su costo del lavoro, livello di tassazione e costruzione del piano pensionistico darebbe una spinta senza precedenti non solo alla mobilità, ma anche alla crescita personale, sociale ed economica.
Un terzo aspetto è la nascita delle imprese. L’Europa ha già centri per startup: da Parigi a Berlino e Stoccolma, in parte Milano. Un quadro unico di regole e incentivi connetterebbe gli hub esistenti, con più massa critica, e darebbe più forza di sviluppo, con ricadute occupazionali a favore dei i singoli Paesi. Si può pensare a un Commissario europeo che abbia questo compito? Che superi la ritualità delle nomine e si inserisca con coraggio già in questa legislatura? Sarebbe una scelta al passo coi tempi che richiedono velocità e sorpresa, con uno spessore diverso rispetto ad altre leadership.
La scelta sui giovani è la partita decisiva per dare un futuro all’Europa. Non solo per il loro voto, ma per la credibilità, il benessere, la voglia di dimostrare che un progetto dalle origini profonde continua. La scelta è far crescere dei veri cittadini europei.
Non solo consumatori
L’Europa nasce soprattutto come mercato unico e questo va ancora completato. Ma l’Europa da costruire oggi non può essere fatta solo di consumatori. Il salto è guardare ai cittadini di ogni Paese, per avere cittadini europei. Che altrimenti cercheranno strade diverse per rispondere ai propri bisogni e per realizzare i propri progett
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