Nessun mercato del vino, per l’Italia e non solo, può sostituire gli Stati Uniti, dove è fondamentale continuare ad investire, nonostante i dazi. Nondimeno, come dicono tanti, da anni, è strategico diversificare i mercati target, e molti, nonostante i valori assoluti siano ancora bassissimi, puntano sull’area del Mercosur. Con la quale si avvicina, per l’Ue, la ratifica dell’accordo di libero scambio sul tavolo da molto tempo, e che oggi ha avuto il via libera dalla Commissione Ue, ed in particolare dal collegio dei Commissari, segnando un passo avanti significativo in attesa del voto di Consiglio e Parlamento Europeo (attesi comunque entro l’anno).
Notizia che piace a gran parte del mondo del vino dell’Unione, come spiega il Ceev – Comitato Europeo delle Imprese del Vino (di cui per l’Italia fanno parte Unione Italiana Vini – Uiv e Federvini): “in un momento di crescenti sfide geopolitiche ed economiche, è più importante che mai per l’Ue garantire e diversificare le proprie relazioni commerciali con partner affidabili. Questi accordi rappresentano un passo necessario in avanti per le esportazioni vinicole europee”, commenta la presidente Marzia Varvaglione. Che aggiunge: “invitiamo il Parlamento Europeo e il Consiglio a portare avanti rapidamente il processo di ratifica affinché le imprese del vino e i consumatori, da entrambe le parti, possano beneficiare senza ritardi di questi accordi storici”. Il settore vinicolo dell’Ue, ricorda il Ceev, è il principale esportatore mondiale, con quasi 16 miliardi di euro di export nell’ultima campagna. I numeri dei mercati dell’America Latina, per la verità, sono ancora piccolissimi, visto che “le esportazioni di vino dell’Ue verso il Brasile hanno superato i 200 milioni di euro, mentre quelle verso il Messico hanno raggiunto un livello simile (198 milioni di euro): entrambi rappresentano mercati dinamici con un forte potenziale di crescita”, ricorda il Comité i cui membri “sostengono fermamente questi accordi commerciali, che miglioreranno in modo significativo l’accesso ai mercati vinicoli di Brasile e Messico, eliminando i dazi, rafforzando la protezione delle Indicazioni Geografiche, semplificando le procedure di importazione e creando condizioni di scambio più prevedibili ed eque per il commercio del vino. Gli accordi portano benefici evidenti e non presentano rischi per i produttori di vino dell’Ue. Creano certezze per il nostro settore”, spiega ancora il Ceev. Il cui segretario, Ignacio Sánchez Recarte, però, precisa: “chiariamo un punto: Brasile e Messico non possono sostituire le perdite che stiamo affrontando sul mercato statunitense. Tuttavia, rappresentano mercati vinicoli dinamici, nei quali i vini europei sono molto apprezzati e dove vediamo importanti opportunità di crescita. In un periodo di incertezza tariffaria, il nuovo accordo eliminerà il dazio del 27% applicato dal Brasile ai vini dell’Ue, un grave ostacolo alla competitività e alla crescita delle nostre aziende”.
“L’apertura al Mercosur è un segnale importante in favore del libero mercato proprio in un periodo in cui sembrava se ne fossero perse le tracce. questi sono gli accordi commerciali che ci piacciono”, commenta dal canto suo il presidente di Unione Italiana Vini – Uiv, Lamberto Frescobaldi, in seguito “all’adozione da parte del Collegio dei Commissari Ue dell’accordo di partenariato Ue-Mercosur, che mira al libero scambio tra i Paesi membri e Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay. L’adozione della Commissione riguarda anche il Messico (già in regime tariffario dello 0%) con un wine agreement volto a semplificare regole non tariffarie e dare maggior protezione alle indicazioni geografiche”, spiega Uiv. “Per il mondo del vino – ha aggiunto Frescobaldi – il partenariato con una popolazione latina da 270 milioni di abitanti rappresenta certamente un’opportunità di business. Oggi, con i dazi statunitensi, la parola d’ordine è diversificare uno spettro commerciale ancora troppo concentrato su pochi mercati di sbocco, Usa in primis”. Secondo l’Osservatorio Uiv, “il Brasile, primo buyer tra i 4 Paesi sudamericani, ha chiuso il primo semestre con una crescita tendenziale in valore degli ordini di vino italiano del 5,5%, a 18,5 milioni di euro con i fermi/frizzanti a +8,5%. Le importazioni di vino europeo dal Brasile hanno raggiunto nel 2024 i 190 milioni di euro, in incremento del 41% negli ultimi 5 anni. In un mercato che anche per effetto dei dazi è dominato dal produttore cileno (186 milioni di euro) e dai vini argentini (90 milioni), il primo fornitore è il Portogallo (75 milioni di euro), seguito dalla Francia (50 milioni) e dall’Italia con 40 milioni di euro. Numeri questi destinati a crescere considerevolmente in virtù del possibile progressivo azzeramento di un dazio che oggi pesa per il 27%”.
Ma al di là del vino, gli accordi tra Ue e Mercosur ed Ue e Messico, chiamano in ballo molti più aspetti, anche legati all’agricoltura. Che preoccupano, e non poco, le organizzazioni di categoria. “I nostri accordi con il Mercosur e il Messico sono pietre miliari importanti per il futuro economico dell’Ue. Continuiamo a diversificare il nostro commercio, a promuovere nuove partnership e a creare nuove opportunità di business. Le imprese e il settore agroalimentare dell’Ue beneficeranno immediatamente dei benefici di tariffe e costi più bassi, contribuendo alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro. L’Ue è già il più grande blocco commerciale del mondo e questi accordi consolideranno questa posizione”, sottolinea in una nota ufficiale la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. In particolare, spiega la Commissione, “l’accordo con Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay (accordo di partenariato Ue-Mercosur) creerà la più grande zona di libero scambio del mondo, che copre un mercato di oltre 700 milioni di consumatori. Le imprese dell’Ue godranno del vantaggio della prima mossa, beneficiando di tariffe più basse in una regione in cui la maggior parte degli altri Paesi deve far fronte a tariffe elevate e ad altri ostacoli al commercio. Si stima che l’accordo possa aumentare le esportazioni annuali dell’Ue verso il Mercosur fino al 39% (49 miliardi di euro), sostenendo oltre 440.000 posti di lavoro in tutta Europa. Ridurrà i dazi Mercosur, spesso proibitivi, sulle esportazioni dell’Ue, compresi i prodotti industriali chiave, come le automobili (attualmente il 35%), i macchinari (14-20%) e i prodotti farmaceutici (fino al 14%)”. Ma, sempre secondo la Commissione, l’accordo creerà anche “nuove opportunità per le esportazioni alimentari, e forti difese per gli agricoltori dell’Ue. Si prevede che le esportazioni agroalimentari dell’Ue verso il Mercosur cresceranno di quasi il 50%, poiché l’accordo riduce le tariffe elevate sui principali prodotti agroalimentari dell’Ue, in particolare vino e alcolici (fino al 35%), cioccolato (20%) e olio d’oliva (10%). L’accordo sosterrà, inoltre, la crescita delle esportazioni di prodotti agroalimentari tradizionali dell’Ue di alta qualità. Porrà fine alla concorrenza sleale dei prodotti del Mercosur che imitano i prodotti autentici dell’Ue proteggendo 344 Indicazioni Geografiche dell’Ue. L’accordo – scrive ancora la Commissione – fornisce una protezione completa per tutte le sensibilità dell’Ue nel settore agricolo. In primo luogo, limita le importazioni agroalimentari preferenziali dal Mercosur a una frazione della produzione dell’Ue (ad esempio, l’1,5% per la carne bovina e l’1,3% per il pollame). In secondo luogo, stabilisce solide garanzie che proteggono i prodotti europei sensibili da qualsiasi aumento dannoso delle importazioni dal Mercosur. In tal senso, la Commissione propone di integrare l’accordo con un atto giuridico che renda operativo il capitolo sulle salvaguardie bilaterali. L’atto, che deve essere adottato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio, mira in particolare a proteggere i settori agricoli cruciali e più sensibili dell’Ue, riconoscendo le preoccupazioni degli agricoltori europei. La Commissione affronterà la questione con i Paesi del Mercosur al fine di garantire un’agevole attuazione dell’accordo”. Ancora, spiega la Commissione, saranno portate avanti “iniziative di accompagnamento, comprese le misure verso un potenziale allineamento delle norme di produzione in materia di pesticidi e benessere degli animali applicabili ai prodotti importati”, e non ci saranno modifiche ai “requisiti sanitari e fitosanitari dell’Ue in materia di importazione”. Infine – scrive ancora Bruxelles – “la proposta relativa alla Politica agricola comune (Pac) dopo il 2027 prevede un bilancio separato di almeno 300 miliardi di euro per il sostegno al reddito, garantendo che gli agricoltori dell’Ue continuino a ricevere un reddito forte e stabile. La Commissione sta inoltre introducendo la nuova rete di sicurezza unitaria per le misure di crisi, con una capacità totale di 6,3 miliardi di euro, raddoppiando di fatto l’attuale riserva agricola. Questo sostegno rafforzato contribuirà a salvaguardare i nostri agricoltori in tempi di perturbazioni del mercato e di crescenti incertezze geopolitiche”.
Con il Messico, invece, per la Commissione “il nuovo accordo sosterrà ulteriormente la crescita economica e rafforzerà la competitività di entrambe le parti. Il Messico è uno dei partner commerciali di più lunga data dell’Ue e il secondo partner commerciale dell’America Latina, con l’accordo originale che risale al 2000. L’Ue esporta ogni anno in Messico beni e servizi per un valore di oltre 70 miliardi di euro nell’ambito dell’accordo commerciale in vigore, sostenendo oltre 630.000 posti di lavoro nell’Ue. Il Messico è un Paese importatore netto di prodotti alimentari, pertanto l’accordo andrà a grande vantaggio degli esportatori agricoli dell’Ue. L’accordo Ue-Messico aggiornato eliminerà i dazi proibitivi che ancora sussistono sulle esportazioni agroalimentari dell’Ue verso il Messico, come formaggi, pollame, carne suina, pasta, mele, marmellate, cioccolato e vino. L’eliminazione di questi dazi, che attualmente salgono fino al 100% su alcune esportazioni dell’Ue, renderà i prodotti agricoli dell’Ue molto più competitivi in Messico. Inoltre, procedure più semplici renderanno più rapida e meno costosa per gli esportatori agroalimentari vendere i loro prodotti sul mercato messicano. L’accordo estende inoltre la protezione dall’imitazione a 568 prodotti alimentari e bevande europei tradizionali di alta qualità (Indicazioni Geografiche)”.
Ma se la Commissione, ovviamente, loda l’accordo, le organizzazioni dell’agricoltura italiana restano guardinghe. Come Confagricoltura, secondo cui “ci sono ancora molte questioni aperte, soprattutto in materia di agricoltura. Nel processo di ratifica, con la presentazione ai 27 Paesi membri e all’Europarlamento, auspichiamo che ci siano spazi di miglioramento, soprattutto per i comparti più esposti: carni bovine, pollame, riso, mais e zucchero”, commenta l’organizzazione delle imprese agricole, secondo cui l’intesa presentata oggi dalla Commissione Ue, “pur avendo potenziali vantaggi per alcuni settori, è ancora penalizzante per importanti produzioni europee e italiane in termini di concorrenza e sicurezza alimentare”. “La necessità di un principio di reciprocità che richieda ai produttori del Mercosur di rispettare gli stessi parametri ambientali, sanitari e sociali previsti per gli agricoltori europei – evidenzia il presidente, Massimiliano Giansanti – è un elemento imprescindibile per le nostre imprese e il sistema agroalimentare, che non potrebbero competere con produttori esteri sottoposti a regole meno restrittive. La sostenibilità del settore primario italiano ed europeo, sotto tutti i punti di vista, è frutto di un lungo processo di impegni e investimenti che non può essere minacciato da accordi commerciali con Paesi che oggi non rispettano questi standard. Le garanzie annunciate dalla Commissione – aggiunge Giansanti – non sembrano al momento tutelare a sufficienza il nostro settore e l’eccellenza delle nostre produzioni. Apprezziamo gli sforzi del Governo italiano nel tutelare le imprese agricole. Lavoreremo insieme ai nostri rappresentanti a Bruxelles e con il Copa affinché il settore primario europeo non paghi il conto di un’intesa che grava sul comparto già fortemente colpito dai dazi Usa e dal contesto geopolitico internazionale. La preoccupazione è ancora forte: non resteremo fermi di fronte a decisioni che penalizzano l’agricoltura”.
“L’accordo con il Mercosur deve essere vincolato a precise garanzie sul rispetto del principio di reciprocità degli standard produttivi e su controlli puntuali su tutti i prodotti agroalimentari che entrano in Europa, se non vogliamo mettere a rischio la salute dei consumatori e il futuro delle filiere agroalimentari”, commentano, invece, Coldiretti e Filiera Italia, secondo cui “la previsione di una clausola di salvaguardia, seppur un passo in avanti, non è sufficiente a sostenere le imprese agricole e agroalimentari rispetto ai possibili contraccolpi dell’accordo, poiché non se ne prevede l’attivazione automatica che la renderebbe realmente efficace. Senza dimenticare che non possono esistere compensazioni adeguate rispetto al rischio di devastare il tessuto produttivo europeo”. Le stesse generiche rassicurazioni della Commissione sull’avvio di iniziative complementari, comprese valutazioni d’impatto sull’allineamento degli standard di produzione (fitofarmaci, benessere animale) per i prodotti importati devono trovare inoltre adeguata collocazione all’interno dell’accordo stesso, spiegano ancora le due organizzazioni. “Oltre a ciò, occorre garantire controlli sul 100% dei prodotti agroalimentari che entrano nei confini europei per assicurarne la sicurezza alimentare e il rispetto delle regole che valgono per i nostri produttori. Nei Paesi sudamericani – ricordano Coldiretti e Filiera Italia – si fa tutt’ora largo uso di antibiotici e altre sostanze come promotori della crescita negli allevamenti, oltre all’utilizzo di pesticidi vietati da anni in Ue. Nei primi 9 mesi 2025 sono scoppiati 130 allarmi alimentari nei Paesi Ue legati all’importazione di prodotti alimentari dal Mercosur, di cui oltre un terzo legati proprio alla carne, secondo un’analisi Coldiretti su dati Rasff. Proprio la carne bovina e quella di pollo, assieme a riso e zucchero sarebbero, peraltro – rilevano Coldiretti e Filiera Italia – le filiere più danneggiate dall’accordo”. Senza le necessarie garanzie l’accordo colpirà le piccole e medie imprese agricole italiane, ma anche le piccole aziende del Sudamerica andando a peggiorare ulteriormente un deficit della bilancia commerciale agroalimentare tra Italia e Mercosur già estremamente ampio, sottolinea ancora Coldiretti, secondo cui “nei primi cinque mesi del 2025, inoltre, le importazioni in Italia di prodotti alimentari dai Paesi Mercosur sono aumentate del 20%, con punte del 35% per la carne. È assolutamente inaccettabile, poi, l’idea di utilizzare i soldi della riserva di crisi della Politica agricola comune per “coprire” – concludono Coldiretti e Filiera Italia – i potenziali danni economici causati dall’accordo alle filiere, usando in pratica i soldi degli agricoltori, anche alla luce degli inaccettabili tagli alla Pac annunciati dalla Commissione”.
“L’accordo Ue-Mercosur sarà utile per il mondo agricolo italiano solo se le clausole di salvaguardia oggi annunciate saranno davvero rapide e trasparenti, per tutelare quei prodotti sensibili (carni, zucchero e cereali), che potrebbero essere messi a rischio dalla prevedibile concorrenza sleale data dall’importazione di prodotti a basso costo, non conformi agli standard di produzione europei su benessere animale, ambiente e sicurezza” – dice invece Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, che dichiara, allo stesso tempo, “l’importanza strategica di questo accordo per diversificare gli scambi commerciali del nostro sistema agroalimentare e creare nuove opportunità in un momento delicato per l’export del made in Italy, dopo i dazi di Trump”. Anche la Cia, però, si dichiara “contraria all’utilizzo della riserva di crisi (6,3 miliardi di euro) dal budget della Pac -già pesantemente decurtato – per compensare gli impatti negativi causati dal Mercosur. Se l’attivazione di clausole di salvaguardia a tutela del mondo agricolo è un passo in avanti”, Cia chiede che queste siano davvero celeri nel rispondere a eventuali crisi che si possano verificare. “Positivo, dunque, l’annuncio di un monitoraggio semestrale sui prodotti sensibili, a patto che si possa poi agire tempestivamente in caso di gravi turbative di mercato”. Ma la questione principale, per la Cia, è quella del “principio di reciprocità negli standard produttivi adottati dai produttori del Mercosur, che deve essere garantito con regolamentazioni ferree, in modo da non mettere a rischio la nostra produzione agricola e la nostra economia”.
“Dall’intesa con il Mercosur l’agroalimentare risulta ancora una volta, come nell’intesa sui dazi con Trump, il settore più penalizzato, sacrificato come merce di scambio al fine di ottenere vantaggi per altri comparti, dalle automobili ai prodotti chimici e farmaceutici. Non possiamo inoltre sottacere i rischi importanti che andranno ad incombere sulle nostre filiere dall’apertura all’importazione di prodotti da Paesi i cui standard produttivi sono notevolmente inferiori a quelli adottati dalle aziende europee”, commenta ancora il presidente di Fedagripesca Confcooperative, Raffaele Drei. “Nonostante siamo in presenza di uno dei più ambiziosi patti commerciali mai negoziati e sebbene si vadano ad aprire nuove opportunità – tutte da verificare – per le esportazioni di vini, formaggi e prodotti a Indicazione Geografica, l’accordo di libero scambio non è a nostro avviso esente da criticità”, spiega Drei. I benefici per alcuni settori sembrano infatti essere ottenuti sacrificandone altri: l’accordo prevede ad esempio un’eccessiva apertura del mercato comunitario a mangimi, carni avicole, cereali, zucchero e riso, “senza alcuna garanzia che tali produzioni rispettino gli stessi standard di quelli europei”.
Le preoccupazioni maggiori, per le Cooperative si concentrano su alcuni comparti chiave, a partire da quello zootecnico. Nel settore bovino, i produttori del Mercosur possono contare su vantaggi competitivi schiaccianti, derivanti da un costo del lavoro inferiore e da sistemi di allevamento e alimentazione meno regolamentati e costosi. Questo si traduce in prodotti che possono arrivare sul mercato UE con un prezzo fino al 50% più basso, creando una concorrenza insostenibile per gli allevatori europei. Non meno critica è la situazione per il settore avicolo, un mercato già delicato e caratterizzato da una forte concorrenza interna e internazionale, che rischia di essere ulteriormente destabilizzato dall’introduzione di nuove e ingenti quote di importazione a basso costo. A subire un duro colpo sarà anche il comparto dello zucchero: l’accordo prevede infatti l’ingresso a dazio zero di 190.000 tonnellate, pari a circa il 10% del totale importato nell’Ue. Questa merce, immessa a prezzi ultra-competitivi, eserciterà una inevitabile pressione al ribasso sui prezzi interni, danneggiando i bieticoltori europei.
Tutto ciò crea, prosegue Drei “un paradosso competitivo insostenibile se si considera che gli agricoltori e gli allevatori europei siano invece tenuti a rispettare le normative più rigorose al mondo in termini di sostenibilità ambientale, sicurezza alimentare e benessere animale”. È questo uno degli aspetti più criticabili dell’intesa secondo Drei: “la palese contraddizione con le politiche interne della Commissione che da una parte è impegnata da tempo a promuovere il Green Deal e le strategie per un modello agricolo più verde, sano e sostenibile e dall’altra favorisce politiche commerciali che incentivano e facilitano l’importazione di prodotti che molto spesso non sono conformi a questi stessi principi: è come se di fatto andasse a premiare, per il principio dei vasi comunicanti, gli stessi modelli produttivi che l’Europa ripudia e condanna”.
Di fronte a queste criticità, “la proposta di istituire un fondo di compensazione per i settori agricoli più colpiti appare come una misura insufficiente, volta forse solo ad ottenere il consenso degli agricoltori”, conclude Drei.
Il Governo italiano, intanto, con una nota di Palazzo Chigi, fa sapere che “accoglie con favore l’inserimento di un pacchetto di salvaguardie aggiuntive a tutela degli agricoltori europei”, aggiungendo che “tali salvaguardie aggiuntive prevedono, come attivamente chiesto negli scorsi mesi dall’Italia, un meccanismo di monitoraggio e intervento rapido in caso di perturbazioni nei prezzi, anche a livello di singolo Stato membro, il rafforzamento dei controlli fito-sanitari sulle merci in ingresso per assicurarne il pieno rispetto di standard e regolamentazioni Ue e l’impegno a prevedere compensazioni adeguate per le filiere agricole eventualmente danneggiate. In vista dei prossimi passaggi di approvazione formale dell’accordo a Bruxelles – viene chiarito – l’Italia valuterà, anche attraverso il coinvolgimento delle rilevanti associazioni di categoria, l’efficacia delle garanzie aggiuntive previste e la conseguente possibilità di sostenere o meno l’approvazione finale dell’accordo Ue-Mercosur”.
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall’archivio di WineNews – Tutti i diritti riservati – Copyright © 2000/2025
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link