Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Beato Angelico, l’evangelista pittore – Il Giornale dell’Arte


Si apre il 26 settembre (fino al 25 gennaio 2026) la grande mostra (circa 150 opere provenienti da oltre 60 tra musei e collezioni private. Main partner Intesa Sanpaolo) dedicata a Beato Angelico ovvero Guido di Pietro poi fra Giovanni da Fiesole (Rupecanina, Firenze, 1395-Roma, 1455), articolata in due sedi: la Fondazione Palazzo Strozzi, diretta da Arturo Galansino e il Museo di San Marco, a cura di Carl Brandon Strehlke, curatore emerito del Philadelphia Museum of Art (e già curatore della mostra «Beato Angelico e la nascita del Rinascimento fiorentino» al Museo del Prado di Madrid nel 2019), con, per il Museo di San Marco, Angelo Tartuferi, già direttore del Museo di San Marco, e Stefano Casciu, direttore regionale dei Musei nazionali Toscana-MiC.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Carl Brandon Strehlke, quale definirebbe il carattere distintivo di Beato Angelico?
Riprenderei qui le parole di papa Pacelli, Pio XII, che, inaugurando la mostra del 1955 nel quinto centenario della morte del pittore, disse che l’Angelico riesce a raccontare le storie come se a narrarle fossero gli evangelisti stessi. È infatti un grande pittore del Rinascimento ma con la capacità narrativa straordinaria che rende le storie sacre molto umane. Questa sua dote è colta anche in ambito non religioso: ricordo che Elsa Morante scrisse il saggio Beato Angelico, propagandista del Paradiso nel 1970-71 (una coincidenza che fosse proprio un anno dopo la passeggiata sulla Luna?). 

E l’interesse per l’Angelico, in chiave non devozionale, emerge anche nel film di René Clément, con Alain Delon e Marie Laforêt, «Plein soleil» («Delitto in pieno sole», dal libro di Patricia Highsmith), in cui la ragazza, Marge Duval, sta scrivendo un libro su quell’artista e Tom Ripley le regala il testo Fra Angelico di Anna Banti del 1953-54. 

Che cosa cambia qui rispetto alla mostra di Madrid? 
Non ci sono confronti possibili con la mostra del Prado («Beato Angelico e la nascita del Rinascimento fiorentino»), più piccola e non monografica. 

A Firenze abbiamo avuto la grandissima opportunità di ricomporre opere smembrate dall’epoca napoleonica, grazie alla collaborazione di musei anche molto severi in materia di prestiti, come la Gemäldegalerie di Berlino (ringrazio in particolare Neville Rowley per il «Trittico francescano»), poi ancora Monaco, Washington, Dublino, Altenburgo, Parigi per non citarne che alcuni. Per la Pala di San Marco (1438-42 ca), commissionata per la chiesa omonima da Cosimo il Vecchio, dove figurano i santi Cosma e Damiano, protettori della famiglia Medici, l’impegno di attuarne la ricostruzione per il tempo della mostra è stato davvero massimo: quella pala potrebbe definirsi «esplosa», tale è stata la dispersione delle sue parti in diverse collezioni del mondo. Abbiamo cercato di evocare in mostra contesti originali, come quello della Chiesa di Santa Trinita, riunendo l’«Annunciazione» (1420 ca) di Lorenzo Monaco, pala d’altare della Cappella Bartolini Salimbeni, la Pala Strozzi con la «Deposizione», committenza di Palla Strozzi (iniziata da Lorenzo Monaco nel 1421-24 e poi portata avanti dall’Angelico sullo scorcio degli anni Trenta), e la predella dell’«Adorazione dei Magi» di Gentile da Fabriano con la «Presentazione di Gesù al Tempio» (1423 ca) in prestito dal Louvre (mentre la pala è rimasta agli Uffizi). All’adozione del nuovo linguaggio rinascimentale è dedicata la sala che riunisce opere quali il «Giudizio Universale» (1425-28), il «Trittico francescano» o l’«Incoronazione della Vergine» (1435), quest’ultima con la sua predella con lo «Sposalizio» e i «Funerali della Vergine» in prestito dagli Uffizi e che testimoniano l’interesse delle committenze per lo stile che Angelico andava maturando. Inoltre, la presenza di Masaccio, pittore più anziano ma che scompare precocemente lasciando a Beato Angelico e a Filippo Lippi la scena, e di cui figura in mostra il «Trittico di san Giovenale» proveniente dal Museo d’arte sacra di Reggello, è richiamata dal confronto tra la Pala di san Pietro Martire proveniente dalla chiesa poi distrutta (una committenza femminile, delle suore), riunita alla sua predella in prestito dal Courtauld Institute di Londra. D’altronde nell’Angelico una chiara impostazione prospettica era già evidente nel trono della Vergine della giovanile Pala di Fiesole (in mostra a San Marco).

Beato Angelico risente anche di influenze straniere? 
Nella terza sala, dov’è allestita la ricostruzione della Pala di San Marco, troviamo un manoscritto del cardinale Niccolò Albergati che fu uno dei protagonisti del Concilio di Firenze tra la Chiesa greca e quella latina, iniziato a Ferrara ma spostato a Firenze nel 1439. Albergati era committente di Van Eyck ed è esposto un piccolo gioiello della collezione Medici, il «San Girolamo» proveniente dal Detroit Institute of Art. Se si guarda infatti la Pala di San Marco, con la figura di Cosimo de’ Medici che invita i fedeli a contemplare la scena, si nota proprio l’interesse dell’Angelico per il realismo fiammingo.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Pur nel percorso cronologico, ci sono sale a tema.
Sì, ad esempio quella dedicata alle croci sagomate, tra cui figura il prezioso restauro, eseguito per l’occasione, di una «Testa sagomata di san Francesco d’Assisi», parte di un Crocifisso sagomato, nella Chiesa della Compagnia di San Nicola di Bari (detta del Ceppo) del 1427-30 ca. A confronto sono croci sagomate di altri maestri quali Lorenzo Monaco, dalla Chiesa di San Giovannino dei Cavalieri, o Pesellino, con la croce della Chiesa di San Gaetano, nella Cappella Antinori, generalmente chiusa al pubblico. Altro tema è quello delle raffigurazioni di volti santi: in una sala sono i volti delle madonne, nella ricorrente iconografia della «Madonna dell’Umiltà» con prestiti da Parma, Barcellona, Torino, Amsterdam, e confronti con altri artisti come Luca della Robbia con la «Madonna della mela», terracotta invetriata proveniente da Berlino. Ci sono poi i volti di Gesù, tra cui lo straordinario «Cristo come Re dei Re» dalla Cattedrale di San Francesco a Livorno. 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati