È stato firmato oggi, nella sede della presidenza della Regione Toscana a Firenze, l’accordo che sancisce la nascita del Distretto rurale castanicolo toscano, un progetto che rappresenta un punto di svolta per il futuro della castanicoltura e per la valorizzazione delle aree interne.
Un traguardo che arriva dopo tre anni di lavoro condiviso, portato avanti con istituzioni, comunità locali, associazioni di settore e mondo agricolo. Obiettivo: rilanciare un comparto che non ha solo un valore economico, ma anche storico, culturale, ambientale e identitario, e che può diventare leva strategica contro lo spopolamento delle zone montane.
La Toscana seconda in Italia dopo la Campania
Con questa firma, la Toscana diventa la seconda regione italiana – dopo la Campania – a dotarsi di uno strumento ufficiale dedicato alla castanicoltura. Il distretto nasce come luogo di governance partecipata, capace di mettere insieme istituzioni, imprese agricole, cooperative, associazioni e cittadini per rafforzare le filiere produttive, incentivare l’innovazione e custodire il patrimonio dei castagneti.
Il presidente della Regione Toscana ha sottolineato come il progetto rappresenti uno dei pilastri della strategia per la cosiddetta “Toscana diffusa”: sostenere le aree rurali e montane, contrastare lo spopolamento, proteggere il paesaggio e garantire uno sviluppo equilibrato e sostenibile, radicato nelle tradizioni locali.
Una strategia per il futuro della castanicoltura
La vicepresidente e assessora regionale all’agricoltura ha evidenziato che il distretto non è soltanto un sostegno economico, ma un investimento sul futuro. La castanicoltura toscana, infatti, deve affrontare sfide complesse: dalla concorrenza internazionale al recupero dei castagneti abbandonati, fino alla necessità di adattarsi ai cambiamenti climatici.
Il percorso partecipativo promosso da ANCI Toscana ha avuto un ruolo determinante: raccogliere esigenze e proposte da un ampio ventaglio di soggetti per costruire uno strumento condiviso, rappresentativo e autorevole. L’idea è quella di rafforzare sinergie, aprire nuove opportunità di mercato e valorizzare la castagna e i marroni toscani non solo come prodotto agricolo, ma anche come simbolo di salute, biodiversità e identità territoriale.
Il contributo di ANCI Toscana
La sindaca di Poggibonsi e presidente di ANCI Toscana ha espresso soddisfazione per il risultato raggiunto, frutto di un lungo lavoro a fianco della Regione, dei Comuni, delle associazioni castanicole, del mondo scientifico e delle realtà cooperative. Secondo la presidente, il distretto non rappresenta solo un’occasione di rilancio economico e sociale, ma anche uno strumento per la tutela del paesaggio, la prevenzione del dissesto idrogeologico e il mantenimento delle comunità nelle aree interne.
Un progetto che coinvolge 173 comuni
Il territorio del distretto è stato definito sulla base dell’Inventario forestale toscano e dei dati ARTEA: comprende 173 comuni distribuiti in tutta la regione. Ben il 98% della superficie castanicola ricade nella cosiddetta Toscana diffusa, ovvero nelle aree meno centrali ma ricche di biodiversità e tradizione agricola.
ANCI Toscana è stata individuata come soggetto referente con il supporto operativo dei GAL (Gruppi di Azione Locale). L’assemblea del distretto sarà aperta e inclusiva, dando voce a tutti i soggetti interessati. Chi condivide gli obiettivi potrà aderire secondo le modalità stabilite dall’accordo e dal progetto economico territoriale che verrà redatto.
I prossimi passi
Una volta completato il progetto economico territoriale, ANCI Toscana trasmetterà la documentazione alla Regione, che provvederà al riconoscimento ufficiale del distretto e all’iscrizione nel registro nazionale dei distretti del cibo. Un passo decisivo per dare solidità giuridica e operativa a questa nuova realtà.
La castanicoltura toscana: un patrimonio da tutelare
La Toscana è oggi la seconda regione italiana per importanza dei castagneti da frutto, con il 18% delle aziende e il 20% delle superfici nazionali. Il settore vanta ben cinque denominazioni di origine tutelata:
- Castagna del Monte Amiata IGP (fresche e secche)
- Marrone del Mugello IGP (fresche, secche, farina)
- Marrone di Caprese Michelangelo DOP (fresche e secche)
- Farina di castagne della Lunigiana DOP
- Farina di Neccio della Garfagnana DOP
A queste si aggiungono 17 prodotti agroalimentari tradizionali (PAT) a base di castagne e marroni, testimonianza di una cultura gastronomica che affonda le radici nella storia delle comunità montane.
Le potenzialità turistiche e gastronomiche della castagna
Il distretto non sarà solo un laboratorio di innovazione agricola, ma anche un motore per lo sviluppo turistico ed enogastronomico della regione. Le feste della castagna che animano borghi e paesi toscani in autunno rappresentano già oggi un richiamo per migliaia di visitatori, desiderosi di assaggiare piatti tipici come polenta dolce, necci, castagnaccio e farinate.
Il legame con l’enogastronomia di qualità è fortissimo: la farina di castagne è sempre più utilizzata da chef e ristoratori in ricette contemporanee che uniscono tradizione e innovazione. Inoltre, il turismo rurale e naturalistico legato ai castagneti – passeggiate, trekking, esperienze immersive – offre l’opportunità di integrare agricoltura, cultura e accoglienza.
Il nuovo distretto potrà dunque valorizzare la castagna non solo come prodotto agricolo, ma come esperienza identitaria, capace di attrarre turisti e appassionati da tutta Italia e dall’estero. Un modo per generare economia diffusa, sostenere le comunità locali e far conoscere la ricchezza culturale della Toscana anche attraverso il gusto.
Un ponte tra passato e futuro
La nascita del Distretto rurale castanicolo toscano rappresenta dunque molto più di un atto formale. È il segno di una strategia che guarda al futuro senza dimenticare il passato, capace di trasformare una tradizione millenaria in opportunità di sviluppo, innovazione e sostenibilità.
La castagna, alimento che per secoli ha sfamato intere generazioni, diventa oggi simbolo di resilienza, identità e rinascita delle aree interne della Toscana.
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