Come in molte aree di attività, l‘intelligenza artificiale può aiutare a trovare soluzioni innovative anche per quel che riguarda il cambiamento climatico. In questo caso però siamo confrontati a una situazione paradossale, perché lo sviluppo dell’IA comporta anche aspetti nocivi per l’ambiente.
Bisogna infatti prendere in considerazione oltre aggli impatti diretti, dovuti all’uso di risorse ambientali come materie prime, energia e acqua, anche che l’influenza che l’IA può avere sullo sviluppo e l’uso dell’energia nell’economia mondiale che, come vedremo, può avere aspetti positivi o negativi.
Impatto ambientale diretto dei centri di calcolo
Un modello di intelligenza artificiale “vive” in un centro di calcolo (Data Center), una struttura che ospita una grande quantità di risorse informatiche, come server, sistemi di archiviazione dati e altri dispositivi tecnologici. Questi centri sono progettati per elaborare, gestire e archiviare grandi volumi di dati e forniscono, tra l’altro, l’infrastruttura per le reti sociali, come Facebook, TikTok o YouTube.
Un successo mondiale su YouTube come Baby Shark Dance che ha raggiunto i 15 miliardi di visualizzazioni, genera migliaia di tonnellate di emissioni di CO2 (non metto il link per non appesantire ulteriormente il bilancio carbonio) a causa del consumo energetico associato. Peraltro, anche quest’articolo è archiviato in un centro di calcolo e leggerlo su un laptop per 10 minuti consuma circa 0,0083 kWh generando più o meno 4 grammi di CO2. I miei articoli sono ben lontani dai record di visualizzazioni di YouTube, ma in fondo, chi più chi meno, siamo in tanti a essere responsabili dell’impatto ambientale dei centri di calcolo.
Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) i data center hanno rappresentato circa l’1,5% del consumo mondiale di elettricità nel 2024, più o meno quanto la Francia o l’Arabia Saudita e sono all’origine di circa 1% delle emissioni mondiali di gas a effetto serra ). Dal 2017 il consumo dei data center è cresciuto di circa il 12% all’anno, più di quattro volte più velocemente del consumo totale di elettricità. In alcune aree come in Irlanda, dove il consumo dei centri di calcolo ha già superato il 20% del consumo nazionale di elettricità la situazione è particolarmente difficile.
Acqua, agricoltura e conflitti locali: nuovi impatti dell’IA
L’uso di energia e le conseguenti emissioni di gas a effetto serra non rappresentano l’unico impatto ambientale dei centri calcolo. Un altro aspetto particolarmente problematico per le popolazioni locali è l’uso di acqua per raffreddare l’elettronica. Secondo Water Europe, un’organizzazione europea dedicata all’innovazione, alla ricerca e allo sviluppo di tecnologie legate all’acqua, i centri di calcolo europei nel 2024 hanno consumato 62 Milioni di metri cubi ed è previsto che arriveranno a 94 milioni di m³ nel 2030. In Spagna, Francia ed Irlanda, associazioni di agricoltori cominciano a contestare l’installazione di nuovi centri di calcolo e chiedono una moratoria sulle nuove installazioni.
Il peso dell’IA nei consumi dei centri di calcolo
Non è banale quantificare la parte dovuta all’IA nell’impatto ambientale dei centri di calcolo, perché bisognerebbe analizzare il contributo del ciclo di vita completo che comprende anche gli aspetti materiali della costruzione dei centri, la produzione dell’elettronica, la messa a punto (training) e l’uso corrente dei modelli. Per semplificare, possiamo concentrarci sull’uso corrente che rappresenta comunque la componente principale.
Una richiesta a ChatGPT consuma cinque volte più energia di una richiesta semplice su un motore di ricerca come Google. Concretamente, creare un’immagine con l’IA generativa consuma quanto caricare un telefono cellulare mentre generare un singolo video breve richiede altrettanta energia quanto caricare un laptop due volte. Per il momento il consumo dell’IA rappresenta solo il 14% della potenza installata nei centri di calcolo, contro il 54% dedicato al cloud computing e il 32% per funzioni classiche come email e documenti. Tradotto in emissioni di CO2, questo corrisponde a meno dello 0.1% delle emissioni globali. L’IA però è il fattore trainante dello sviluppo futuro dei centri di calcolo e si prevede che sarà responsabile di un aumento del 165% nella domanda di energia nei data center da qui al 2027.
Per far fronte ai bisogni crescenti dell’IA, gli operatori del settore si stanno lanciando in progetti faraonici e i data center focalizzati sull’IA stanno aumentando di dimensioni e prevedono di integrare la produzione di energia sullo stesso sito, spesso studiando l’opzione di utilizzare reattori nucleari di nuova generazione.
Politiche energetiche e geopolitica dell’intelligenza artificiale
Agli aspetti tecnologici ed economici si aggiungono poi considerazioni geopolitiche. In un recente comunicato stampa ad esempio, la società Fermi America ha affermato di rispondere “con orgoglio all’appello del Presidente Donald J. Trump per garantire il dominio globale dell’energia e nell’IA”. annunciando la costruzione di un centro di calcolo capace di generare autonomamente la propria energia. Il progetto prevede un mix energetico di energia nucleare, gas naturale, energia solare e l’accumulo di energia a batteria per fornire intelligenza artificiale di nuova generazione per una potenza installata totale di 11 GW su una superficie di 23Km2.
Lo sviluppo dei centri di calcolo, dovuto all’IA è tale che i piani Net Zero del settore dell’informatica sono seriamente compromessi in quanto le energie rinnovabili non sono in grado di soddisfare a breve termine l’impressionante aumento della domanda. Non che questo rappresenti un problema per l’attuale amministrazione USA, che sta comunque rilanciando la produzione dei combustibili fossili al grido di “Drill baby, drill”.
Applicazioni virtuose dell’IA per l’efficienza e la resilienza climatica
Secondo il World Economic Forum “Attraverso la collaborazione tra governi, tecnologia e il settore energetico, l’IA ha il potenziale per affrontare le sfide climatiche promuovendo al contempo un futuro globale più equo e sostenibile” (Stern and Romani 2025). Il WEF individua cinque aree principali:
- trasformare sistemi complessi come reti di trasporti o distribuzione dell’energia;
- accelerare la ricerca scientifica e l’innovazione;
- promuovere il cambiamento nei comportamenti dei consumatori;
- ottimizzare l’uso delle energie rinnovabili;
- migliorare l’adattamento e la resilienza delle comunità esposte al cambiamento climatico.
Ad esempio, DeepMind è stata usata per migliorare la predizione della produzione di elettricità di un parco di turbine eoliche di 700 MWh negli Stati Uniti, generando benefici economici dell’ordine del 20 percento del valore dell’energia prodotta. Un altro esempio è il routing ecologico di Google Maps (https://sustainability.google/products/#google-maps) che utilizza l’intelligenza artificiale per suggerire percorsi con meno salite, meno traffico e velocità costante, con lo stesso o simile orario di arrivo stimato. Secondo Google ha contribuito a prevenire emissioni per oltre 1 milione di tonnellate di CO2 all’anno nella sua fase di implementazione in città selezionate in Europa e negli Stati Uniti, equivalente a togliere 200.000 auto dalla strada.
Crescita del PIL, emissioni e distribuzione diseguale dei benefici
Considerando solo i settori dell’energia, dell’alimentazione e dei trasporti, che rappresentano la metà delle emissioni mondiali, il WEF stima che l’IA potrebbe permettere di ridurre le emissioni annuali fino 6 gigatonnellate di CO2-equivalente entro il 2035. Altri studi promossi tra gli altri da Microsoft, Price Waterhouse Coopers, BCG o l’IAE giungono a stime molto variabili ma con simili ordini di grandezza.
Come abbiamo visto però, lo sviluppo dell’IA non è motivato dalla volontà di risolvere la crisi climatica, ma piuttosto dall’intento di generare benefici ed estendere il controllo sull’economia e la politica mondiale. E’ probabile che risulterà in un aumento del PIL globale, il che, in un’economia non ancora decarbonata, vuol dire anche aumento di emissioni di gas a effetto serra, con relativo aumento di temperatura. Come abbiamo visto in un articolo precedente, sappiamo bene che la crisi climatica andrà a colpire soprattutto chi beneficia di meno dello sviluppo economico.
Analisi di scenario: tra benefici teorici e rischi reali
Secondo uno studio di Goldman Sachs ‘IA potrebbe aumentare il PIL globale di circa 7%, ovvero quasi 7 mila miliardi di dollari, nel corso di un periodo di 10 anni. Possiamo usare En-ROADS per ottenere una stima grossolana dell’aumento di emissioni dovuto a una accelerazione dell’economia di quest’ordine di grandezza. La figura qui sotto illustra in blu l’andamento delle emissioni totali nel caso di un aumento del PIL dell’ordine del 7% all’orizzonte 2033. Rispetto allo scenario di base (in nero) si vede che a partire dagli anni 2050, l’aumento delle emissioni (dell’ordine di 5 Gton/anno) potrebbe facilmente annulare buona parte dei benefici prospettati dagli studi citati prima.
Tutte queste stime sono approssimative ed è difficile trarre conclusioni definitive. Chi ha voglia di esplorare in dettaglio gli aspetti complessi che vanno presi in considerazione per comprendere l’impatto dell’IA sulle emissioni di gas a effetto serra, può leggere una recente tesi di MBA presentata al MIT e basata sui modelli di Climate Interactive, l’editore di en-ROADS (Turliuk, Jennifer. 2025. “The Net Climate Impact of AI”).
L’IA al servizio dell’industria fossile e la necessità di interventi fiscali
A questo aumento delle emissioni dovuto a una maggiore attività economica, bisogna aggiungere il fatto che non saranno solo le attività di decarbonizzazione a beneficiare dell’ottimizzazione dei processi dovuta all’IA. L’uso dell AI comincia ad estendersi nel settore petrolifero, promettendo sostanziali riduzioni di costi che, in alcuni processi relativi all’estrazione del petrolio di scisto, potrebbe arrivare al 25 o addirittura al 50%. Inoltre l’IA potrebbe aiutare il settore con il problema della carenza di talenti in quanto sempre meno giovani alla fine dei loro studi scelgono una carriera nel campo dei combustibili fossili.
Se queste previsioni si dovessero verificare, diventerebbe ancora più urgente sopprimere le ingenti sovvenzioni all’uso dei combustibili fossili, di cui abbiamo parlato nell’articolo sulla transizione energetica citato prima, e riflettere seriamente a una tassa globale sul carbonio. Il Global Solidarity Levies Task Force, un gruppo di lavoro internazionale dedicato a identificare imposte a carico delle industrie inquinanti per finanziare azioni per il clima e lo sviluppo, ha addirittura proposto di tassare esplicitamente IA e criptomonete.
In conclusione, anche se l’IA può portare notevoli benefici nell’ottimizzazione della produzione ed il consumo dell’energia contribuendo alla decarbonizzazione dell’economia mondiale, non è garantito che il bilancio totale sarà benefico in termini di emissioni. L’entusiasmo dei mercati per l’IA ricorda più le corse all’oro (nero o giallo che sia) motivate dalla prospettiva di rapidi guadagni più che dalla riflessione su uno sviluppo ragionato ed equilibrato. Per garantire che i benefici dell’IA siano superiori ai danni, è importante che ci sia una chiara volontà politica e sociale per orientarne gli usi verso modelli di sviluppo sostenibile.
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