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Ex Ilva, Comune e Regione aprono al forno elettrico, ma la politica resta divisa sul piano del ministro Urso e del Governo


Sindacati divisi ma compatti sulla necessità di garanzie: dal forno elettrico come occasione di rilancio alla richiesta di piani chiari, investimenti certi e tutela dell’occupazione

La visita del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso in Prefettura ha acceso il dibattito sul futuro dello stabilimento ex Ilva di Cornigliano. L’incontro, sollecitato dalla sindaca Silvia Salis e dal presidente della Regione Liguria Marco Bucci, ha visto la partecipazione di istituzioni, sindacati e rappresentanti politici.

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Sindaca, Regione e Governo uniti sul sì progetto, ma con diverse sfumature

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha sottolineato come da Genova sia arrivato un segnale unitario di disponibilità ad accogliere un forno elettrico nello stabilimento ex Ilva di Cornigliano. Dopo gli incontri in Prefettura con enti locali, sindacati, imprese e comitati, il ministro ha evidenziato che sul territorio si è registrato un consenso diffuso attorno a questa ipotesi. Ha spiegato che le manifestazioni di interesse da parte degli investitori dovranno essere presentate entro il 15 settembre, con l’obiettivo di chiudere la fase negoziale entro novembre e, successivamente, avviare le procedure legate ad Antitrust e golden power. Secondo il cronoprogramma delineato, l’assegnazione degli impianti potrebbe arrivare nei primi mesi del prossimo anno.

La sindaca Silvia Salis ha rimarcato l’importanza della partita industriale: «Sarebbe un errore perdere la filiera dell’acciaio in Italia, non solo per la ricaduta occupazionale: un Paese che perde industria è un Paese che perde potere e posizionamento internazionale». Ha sottolineato che il Comune ha approfondito il tema della ricaduta ambientale e che «ci sono 34 forni elettrici in 26 città d’Italia, alcuni anche molto vicini, come in questo caso, a luoghi densamente popolati: su questo abbiamo reso disponibile il sito per eventuali approfondimenti».

Salis ha poi messo in guardia sui rischi legati alla congiuntura internazionale: «La paura più grande è che questa gara vada deserta, cioè che non ci sia un interesse per Genova. Questa è la cosa che veramente ci preoccupa: che non ci siano gli investimenti. In un momento di congiuntura internazionale così difficile con la presenza di conflitti molto pesanti in tutto il mondo, il fatto di perdere la filiera dell’acciaio espone anche l’Italia a dei grossi rischi. Per cui credo che in generale questa sia una soluzione che debba essere vista sia su scala locale ma soprattutto su scala nazionale».

In risposta alla contrarietà espressa da alcuni comitati, la sindaca ha detto: «Capisco la loro rabbia per quello che è successo nei decenni a Cornigliano, per quello che Cornigliano ha pagato. Però sono passati decenni, la tecnologia è cambiata, abbiamo delle rassicurazioni dal punto di vista della ricaduta ambientale con basi scientifiche molto solide». Ha infine chiuso con un impegno sul fronte delle compensazioni: «C’è la necessità di poter dare soprattutto spazi per la cittadinanza, per i bambini, per lo sport. E, in questo caso, assicuro che il progetto per il PalaBombrini andrà avanti».

Il presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, ha confermato la linea comune emersa al tavolo: «Abbiamo trovato un sostanziale consenso tra tutti quelli che abbiamo incontrato oggi. Il ministro Urso ha parlato con le parti sindacali e industriali, con i nostri rappresentanti in Parlamento e con tutti gli assessori regionali e comunali. Anche la sindaca Silvia Salis era presente: abbiamo esposto i punti di vista di Regione e Comune e c’è un sostanziale accordo nell’andare avanti, dando la disponibilità di Genova per un impianto di forno elettrico e treno a coils per poter arrivare con il materiale pronto per produrre latta e zincato».

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Bucci ha parlato di un investimento stimato in 1,3 miliardi di euro, con centinaia di posti di lavoro in più e la possibilità di liberare circa 300mila metri quadri di aree a Cornigliano per nuove attività industriali. «Sono molto soddisfatto – ha detto – significa che Genova punta ancora a essere uno dei player principali per l’industrializzazione e l’acciaio, un asset che si aggiungerebbe alle altre nostre eccellenze, come blue economy e alta tecnologia».

Reazioni Politiche*

PD: “Progetti concreti, garanzie e ascolto del territorio”
Parlamentari e capigruppo del Partito Democratico (i parlamentari Pd Lorenzo Basso, Valentina Ghio, Alberto Pandolfo e Luca Pastorino, il capogruppo PD in Regione Armando Sanna e la capogruppo PD in Comune a Genova Martina Caputo) hanno ribadito il sostegno al rilancio dell’azienda, ma con condizioni precise: garanzie sui livelli occupazionali, attenzione all’impatto ambientale e mantenimento dell’unità degli impianti. Hanno sottolineato la necessità di un ascolto attento dei cittadini e del territorio, oltre all’ingresso dello Stato nella partita, vista l’assenza – al momento – di manifestazioni di interesse da parte di aziende. Per il PD, le aree libere dell’ex Ilva devono restare produttive e destinate all’acciaio, ma in un’ottica di industria green e sostenibile.

M5S: “Un piano vecchio e senza risposte”
Durissime le critiche del Movimento 5 Stelle. I parlamentari Roberto Traversi e Luca Pirondini con il capogruppo regionale Stefano Giordano hanno definito “paradossale” il confronto in Prefettura. A loro avviso, il Governo avrebbe chiesto certezze senza offrire risposte concrete, riproponendo un piano industriale obsoleto basato sui rigassificatori. Per i pentastellati, il rischio è sacrificare ancora una volta salute, ambiente e occupazione senza una visione credibile per il territorio.

Italia Viva: servono risorse certe
Le senatrici Raffaella Paita e Annamaria Furlan (Iv) hanno ribadito che senza un piano industriale dettagliato e investimenti concreti il rilancio non sarà possibile. Tra le richieste figurano indicazioni chiare sull’approvvigionamento energetico, l’accordo di programma su Taranto e la presenza dello Stato nella società almeno in fase iniziale.

Linea Condivisa: “Un bluff”
Gianni Pastorino e Filippo Bruzzone hanno parlato di un incontro “deludente”, denunciando l’assenza di garanzie su ambiente e occupazione. Hanno accusato il Governo di presentarsi “senza carte” e di alimentare un clima di propaganda senza reali progetti per Cornigliano.

Fratelli d’Italia: “Un’opportunità da cogliere”
Fratelli d’Italia ha invece accolto positivamente l’apertura alla costruzione del forno elettrico a Genova, vista come una chance per rilanciare la siderurgia nazionale. Stefano Balleari, Rocco Invernizzi e Alessandra Bianchi hanno parlato di un’opportunità attesa da vent’anni, che deve coniugare sviluppo, tutela ambientale e nuova occupazione.

Vince Liguria – Noi Moderati: “La Liguria punto di riferimento per l’acciaio green”
I consiglieri regionali Matteo Campora, Federico Bogliolo e Alessandro Bozzano hanno espresso soddisfazione per la visita del ministro Urso e per l’attenzione riservata al territorio. Secondo il gruppo, il forno elettrico rappresenterebbe un’occasione strategica per il futuro produttivo della Liguria, capace di generare benefici sia sul fronte occupazionale che su quello industriale. In particolare, hanno sottolineato che l’impianto, insieme a quelli piemontesi di Novi Ligure e Racconigi, garantirebbe acciaio green di alta qualità destinato a settori chiave come l’automotive e gli elettrodomestici. Secondo la lista, il progetto, oltre a liberare 300mila metri quadrati di aree da destinare ad altre attività, consentirebbe a Genova e alla Liguria di diventare un punto di riferimento a livello nazionale ed europeo, contribuendo a fare dell’Italia il primo produttore di acciaio sostenibile del continente. L’onorevole Ilaria Cavo, ha espresso soddisfazione per la disponibilità di Genova a ospitare il forno elettrico, considerata una scelta di responsabilità che apre la strada a investimenti, nuova occupazione e riconversione green. Cavo ha però invitato le istituzioni di Taranto a mostrare la stessa chiarezza e disponibilità, sottolineando che le prospettive genovesi restano legate anche alle decisioni logistiche sull’impianto del preridotto. Non è mancata una critica al M5S, accusato di non cogliere la portata della sfida e di mantenere una posizione “stonata” rispetto al percorso avviato.

AVS: “Progetto senza garanzie, serve una transizione ecologica vera”
Alleanza Verdi e Sinistra ha contestato con forza la posizione del Governo, sostenendo che le dichiarazioni del ministro Urso non abbiano dato risposte concrete né sulle risorse né su un piano industriale chiaro. AVS ha ricordato che Cornigliano è già un sito decarbonizzato e che proporre un forno elettrico significa guardare al passato. Per la forza politica, il futuro deve puntare su sostenibilità, innovazione e tutela della salute dei cittadini, non su promesse generiche. Hanno chiesto dati epidemiologici trasparenti, rispetto dell’accordo di programma e la massima partecipazione della cittadinanza.

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Sindacati: il nodo delle garanzie

Le posizioni sindacali hanno evidenziato punti comuni e differenze.

Cgil e Fiom hanno ribadito che il forno elettrico è condizione imprescindibile per il rilancio della siderurgia, chiedendo investimenti concreti per Cornigliano e la riqualificazione del quartiere.

Cisl e Fim hanno parlato di “poche certezze” dal ministro, ribadendo che il forno elettrico può rappresentare un’opportunità solo se realizzato in piena sostenibilità ambientale e accompagnato da un piano di sicurezza e investimenti duraturi.

Uil Liguria, con Riccardo Serri, ha denunciato “idee confuse” e l’assenza di un orizzonte chiaro per le acciaierie, invocando un vero patto per l’economia e il lavoro. Uilm Liguria, per voce di Antonio Apa, ha dato adesione al progetto del forno elettrico, ma ha denunciato la mancanza di un accordo di programma e di risorse sufficienti, chiedendo anche una legge speciale per tutelare i lavoratori.

Le prossime tappe

Le manifestazioni di interesse per l’acquisto degli impianti ex Ilva scadono il 15 settembre, con novembre indicato come obiettivo per l’aggiudicazione. Ma le incertezze su investitori, risorse e strategie restano, mentre sindacati e istituzioni chiedono che dalle parole si passi finalmente ai fatti.

*Le reazioni politiche sono nell’ordine in cui sono arrivate





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