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dall’attività in Assessorato all’arrivo della Dermatite bovina


In occasione delle elezioni regionali del 28 settembre 2025, AostaNews24 propone un ciclo di interviste ai candidati fra i più rappresentativi dei singoli movimenti in corsa per il mandato elettorale o – nel caso di liste pluripartito – ai volti che più rappresentano le diverse anime. Un’iniziativa per permettere ai nostri lettori di approfondire il punto di vista di diversi eponenti politici, in corsa su fronti in taluni casi opposti, riportando così anche le posizioni dei diversi movimenti.

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Con la seguente intervista partiremo da Marco Carrel, di Pour l’Autonomie, Assessore regionale uscente all’Agricoltura, in corsa alle elezioni venture nella lista unitaria degli ‘Autonomisti di Centro’.

AN24: partiamo da un primo bilancio del suo mandato in Assessorato: qual è a suo giudizio, il provvedimento che ritiene più importante per il settore agricolo valdostano e per lo sviluppo delle aree rurali?

    M. Carrel: “gli atti rilevanti per il settore agricolo sono stati diversi: certamente il rinnovo della legge regionale 17/2016, a inizio 2024 (l.r. 1/2024), ha segnato una svolta importante nella gestione dei finanziamenti regionali a sostegno del settore primario, ma anche delle imprese che operano nella trasformazione e commercializzazione, della promozione dei prodotti agricoli locali e tradizionali, nonché dei consorzi di miglioramento fondiario, con norme ad essi dedicate. Grazie alle procedure di accesso ai finanziamenti in modalità semplificata, questa legge ha dimostrato la sua efficacia nel fornire un aiuto concreto e snello per i piccoli investimenti con l’obiettivo di sostenere e rafforzare la strutturazione delle aziende agricole. Gli obiettivi degli aiuti messi in atto da questa legge sono proprio quelli di dare alternative concrete e puntuali alle misure del CSR, in un’ottica di complementarietà finalizzata a una maggior possibilità di programmazione degli investimenti da parte delle aziende agricole. Il Complemento regionale, co-finanziato dall’Unione europea, dallo Stato e dalla Regione, così come la l.r. 17/2016 sono strumenti strettamente collegati e complementari fra loro e formano – insieme alla Strategia di sviluppo locale 2023/27 (SSL 23/27) elaborata dal GAL Valle d’Aosta – un quadro armonico, sinergico e funzionale a sostegno delle imprese e dei territori rurali della Valle d’Aosta.

    Nel contesto dei sostegni, appunto, significativo è anche stato il percorso di adeguamento del Complemento regionale di sviluppo rurale 2023/27 (CSR 23/27) svoltosi nel biennio 2023/2024 e che si è concluso a novembre 2024 con l’approvazione della nuova versione del CSR.

    Allo stato attuale lo stato di avanzamento generale del CSR 23/27 registra il 22% di spesa pubblica liquidata, pari a 20,134 milioni di euro a fronte di una dotazione complessiva di 91,8 milioni euro. In questi primi anni di attuazione del Complemento regionale la spesa afferisce esclusivamente agli interventi a superficie e a capo.

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    Le ultime integrazioni ai criteri applicativi che verranno aperti intendono continuare queste azioni di semplificazione e ribadire la vicinanza alle esigenze del territorio proponendo due possibilità di incentivi: investimenti primari e investimenti per la commercializzazione e trasformazione dei prodotti agricoli, a favore dei giovani agricoltori che si insedieranno ai sensi dell’intervento SRE01 del CSR 2023/27 con l’obiettivo di consentire ad un numero maggiore di imprese, condotte da giovani, di iniziare un percorso imprenditoriale nel settore agricolo”.

    AN24: gli aiuti in materia di agricoltura e sviluppo rurale regolati dalla legge regionale n.17 del 2016. Come è stata applicata questa legge negli ultimi anni, anche alla luce delle difficoltà post pandemiche?

      M. Carrel: “come accennavo sopra, gli aiuti della l.r. 17/2016 sono stati attivati in maniera coordinata al fine di ottimizzare l’uscita dei bandi in complementarietà con quelli degli interventi strutturali del CSR 23/27, adeguando l’uno o l’altro strumento – per quanto possibile – alle esigenze settoriali. L’attivazione degli aiuti regionali è avvenuta seguendo il normale iter procedurale, ovvero con l’approvazione dei criteri applicativi da parte della Giunta regionale”.

      AN24: recentemente è stato approvato il nuovo Piano faunistico regionale. In particolare, come state affrontando il tema della gestione del lupo, questione molto sentita dagli allevatori valdostani? È previsto un rafforzamento delle misure di prevenzione e supporto per le aziende zootecniche?

      M. Carrel: “la presenza del lupo sul territorio regionale è ormai consolidata da tempo e l’Amministrazione regionale ha provveduto fin da subito, con la l.r. 17/2010, a mettere in in campo tutte le azioni possibili per attuare procedure di prevenzione e indennizzo dei danni.

      Per quanto attiene alla problematica della specie canis lupus e degli esemplari particolarmente dannosi o confidenti, la normativa di riferimento è la l.r. 11/2021.

      Recentemente, al fine di rafforzare ulteriormente il supporto alle aziende agricole valdostane è stata approvata la l.r 8/2025, che, oltre ad incrementare i massimali per l’acquisto delle misure di prevenzione,  prevede che gli indennizzi e gli aiuti per le misure di prevenzione dei danni causati dalla fauna protetta (in particolare per il lupo) alle PMI operanti sul territorio regionale nel settore della produzione agricola primaria saranno concessi in esenzione, quindi al di fuori del regime di de minimis.

      La deliberazione di Giunta n. 693 del 9 giugno 2025 ha inoltre chiuso il cerchio, fornendo i criteri applicativi dettagliati.

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      Con grande soddisfazione a luglio 2025 è stato approvato il Piano regionale faunistico venatorio, frutto di un complesso iter amministrativo e di un lungo e proficuo confronto con le associazioni di categoria e con tutti gli stakeholder, nonché di una costante condivisione con il mondo venatorio. Per quanto concerne il lupo, all’interno del Piano regionale faunistico emerge la necessità di promuovere specifici protocolli locali di gestione, cosa che abbiamo finalmente messo in atto, a seguito di un lungo lavoro di approfondimento. Da tempo, infatti, se ne parlava e oggi la Valle d’Aosta è la prima regione d’Italia ad essersi dotata di tale protocollo sperimentale, a seguito della sua approvazione in sede di Giunta regionale lunedì 28 luglio 2025.

      Indubbiamente il raggiungimento di questo traguardo è stato possibile anche grazie alla legge regionale n.11/2021, che già all’articolo 1 conferisce al Presidente della Regione la possibilità di autorizzare il prelievo, la cattura e l’eventuale abbattimento di esemplari di lupo monitorati, previa acquisizione del parere favorevole di ISPRA.

      Di per sé questo protocollo fornisce all’Amministrazione regionale gli strumenti necessari per poter agire nel caso di presenza di lupi confidenti (sicurezza pubblica) oppure quando sono presenti impatti sulle attività produttive, in particolare sul settore zootecnico, descrivendo nel dettaglio, in maniera scientifica e con dati oggettivi, quando e come si può intervenire, ma rappresenta anche un documento di sintesi chiaro e aggiornato, completo di dati sull’attuale stato di conservazione della specie ‘canis lupus’ sul territorio italiano e valdostano e definizione di zone hotspot sul territorio regionale e contiene le indicazioni circa le situazioni di criticità, le modalità di intervento, gli operatori e le azioni di dissuasione/contenimento, anche tramite la rimozione”.

      AN24: l’arrivo della Dermatite Nodulare Contagiosa ha creato allarme sanitario e nel mondo degli allevatori. Ma dopo una prima fase, sono diversi gli allevatori che iniziano a sollevare perplessità: lei si è astenuto sulla delibera che ha previsto la campagna vaccinale per l’intero patrimonio bovino presente in Valle d’Aosta. Ci spieghi meglio perché?

      M. Carrel: “a fine luglio, la Giunta regionale ha approvato il Piano di vaccinazione ufficiale per la Dermatite Nodulare Contagiosa dei bovini, scegliendo di renderla obbligatoria su tutto il territorio valdostano. Ho scelto di non approvare il piano vaccinale proposto dall’Assessorato alla Sanità e – conseguentemente di astenermi durante la votazione – poiché non condivido la scelta di un obbligo vaccinale generalizzato su tutto il territorio regionale e su tutto il patrimonio zootecnico bovino valdostano.

      Sono fermamente convinto che fosse più corretto stabilire regole differenti per la zona di sorveglianza e per il resto della Regione, soprattutto in virtù del fatto che i regolamenti e le normative cambiano giorno dopo giorno e vengono modificate in base anche all’evoluzione della situazione in Francia. Secondo il mio punto di vista, sarebbe stato opportuno vaccinare e raggiungere almeno l’80% di vaccinazione all’interno della zona di sorveglianza, ma sarebbe stato più ragionevole e anche più gestibile gestire il resto della Regione evitando di imporre una vaccinazione obbligatoria e le sanzioni ad esso conseguenti.

      Questo perché vaccinare l’intera Regione ha dei tempi lunghi e delle modalità complesse. La morfologia del territorio valdostano implica tutta una serie di difficoltà organizzative che rendono complesso e difficoltoso il raggiungimento delle somministrazioni, cosa che ha richiesto di impiegare molto personale e anche soluzioni dispendiose, che avremmo – forse – potuto evitare, tenendo anche conto dell’evoluzione non preoccupante della malattia oltralpe.

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      Oltre a richiedere troppo tempo per raggiungere gli obiettivi di immunizzazione, inoltre, la scelta radicale della vaccinazione obbligatoria non garantisce comunque certezze rispetto alle modalità di demonticazione. A mio avviso, sarebbe più funzionale l’organizzazione di una campagna vaccinale differenziata che prevedesse due diversi protocolli di azione in base al fatto di essere all’interno o all’esterno dell’area di sorveglianza pur restando chiaro l’obiettivo, ossia quello di raggiungere il prima possibile i risultati richiesti e attesi da regolamento europeo.

      E’ inoltre fondamentale sottolineare che la vaccinazione in toto non sta tutelando in alcun modo i nostri allevatori, poiché – ad oggi – pur avendo richiesto più volte la possibilità di deroghe all’abbattimento completo della stalla in caso si trovasse una mucca malata, restiamo in attesa di una risposta chiara dai Ministeri competenti”.





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