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Charu Chanana, market strategist di BG Saxo e Saxo Bank, analizza le prospettive del Continente che da solo rappresenta il 60% della crescita del PIL globale
L’Asia si trova a essere ancora sottopesata da gran parte degli investitori nel mondo. In parte, questo è dovuto alla composizione di indici passivi come l’MSCI World che esclude, ad esempio, Cina, India, Taiwan e Corea e riserva pochissimo spazio per il Giappone (circa l’8%). I rischi non mancano, ma investire nel continente offre, secondo gli esperti, innumerevoli vantaggi per quanto riguarda la diversificazione. Le economie asiatiche infatti sono smarcate dai cicli statunitensi ed europei, con valute diverse e insistono su settori che attualmente non sono presenti nei mercati occidentali. Mentre i titoli azionari Usa sono quotati al massimo e gli indici Eu hanno perso slancio, l’Asia si presenta come un’opportunità strategica. Anche perché le azioni orientali sono spesso scambiate con sconti significativi rispetto alle omologhe occidentali, contribuendo alla creazione di portafogli resilienti, come sottolinea il recente studio di BG Saxo e Saxo Bank. Ecco le principali evidenze della ricerca firmata da Charu Chanana, market strategist della società.
Reshoring, efficienza e trasparenza: la rivoluzione del Giappone
Il Giappone si è aperto a una forte trasformazione. Sotto la pressione della Borsa di Tokyo, le società quotate hanno messo in atto una vera e propria riforma della governance aziendale che si è tradotta in un mercato in crescita. Grazie al significativo miglioramento dell’efficienza dei capitali, l’aumento di rendimenti per gli azionisti e i nuovi standard di trasparenza delle imprese, il Paese ha registrato risultati insperati: dividendi record e aumento nel ritorno sui capitali, oltre al sorgere di programmi di riacquisto di azioni più ampi. In risposta ai cambiamenti globali in materia di supply chain, il Giappone sta internalizzando la propria manifattura avanzata, in particolare per quanto riguarda il settore dei semiconduttori e dei veicoli elettrici con marchi riconosciuti in tutto il mondo quali Tokyo Electron e altri come Keyence per l’automazione e Sony, Nintendo e Softbank per la robotica, la telefonia e l’intelligenza artificiale. A ciò si lega strettamente la questione dei dazi, fissati al 15% con l’accordo Usa-Giappone contro il 25% prospettato in precedenza. In questo senso, rilevano gli analisti di BG Saxo e Saxo Bank, il quadro si presenta favorevole per il Paese, che potrebbe vedere rafforzato il suo ruolo di partner per l’occidente. Infine, l’attuale clima in tema di sicurezza sta portando una crescita degli investimenti, in particolare in materia di aerospazio e cybersecurity. Il Giappone rappresenta quindi ora, secondo Chanana, un’opportunità per gli investitori stranieri anche grazie ai bassi costi in entrata per via della debolezza dello yen.
Cina, largo all’innovazione
Mentre si muove verso l’abbandono di un modello di produzione orientato esclusivamente all’esportazione massiva, la Cina sta acquisendo il titolo di leader nell’innovazione. Il Paese, in linea con gli obiettivi statali, si sta muovendo sempre più per raggiungere un vantaggio competitivo in settori specifici quali quello delle auto elettriche con aziende leader come BYD e NIO, delle tecnologie per la sostenibilità come il nucleare e l’intelligenza artificiale con produttori del calibro di Hua Hong Kong e SMIC. E i giganti del web come Tencent e Alibaba non hanno perso forza. Proprio in ambito IA, la Cina si trova in posizione favorevole grazie ad alcuni fattori determinanti, fa notare la market strategist di BG Saxo e Saxo Bank. Innanzitutto, un quadro normativo completo che permette di sviluppare la tecnologia in modo sicuro, etico e strategico. La presenza nel Paese di circa la metà dei migliori ricercatori in materia garantisce il più forte bacino di talenti al mondo per l’intelligenza artificiale. Infine, la presenza di un set di dati che conta oltre un miliardo di utenti mobile raccolti sotto un sistema di governance centralizzato offre agli sviluppatori enormi opportunità. Sempre in ambito tecnologico, i chip cinesi potrebbero presto raggiungere quelli statunitensi quanto a prestazioni grazie all’innovazione in campo domestico e all’implementazione di architetture alternative. Al netto delle preoccupazioni normative e geopolitiche, la Cina rappresenta dunque, secondo l’esperta, una scelta strategica per gli investitori che vogliono adottare un approccio settoriale.
Investire in India, Taiwan e Corea
Il modello di crescita dell’India si fonda sulla tecnologia. In questo senso, l’aumento demografico è un tema chiave considerando che l’espansione della classe lavoratrice ha conseguenze importanti sulla spesa per beni digitali, viaggi e servizi finanziari. A questo si lega strettamente la crescita del fintech, con il rafforzarsi della rete di pagamenti istantanei e lo sviluppo del sistema di identificazione digitale nazionale. Nel frattempo, le aziende di tutto il mondo stanno spostando la produzione verso l’India, favorendo le esportazioni.
Taiwan e Corea si sono specializzati nella produzione di hardware per l’intelligenza artificiale. Senza tali componenti, non sarebbe possibile lo sviluppo di una tecnologia diventata chiave a livello globale. Questi Paesi lavorano a stretto contatto con gli Stati Uniti, principali produttori di piattaforme per l’IA. La taiwanese TSMC fornisce chip avanzati a Apple, NVIDIA e AMD, mentre la Corea si distingue con aziende leader nella fabbricazione di chip di memoria quali Samsung Electronics e SK Hynix. Proprio per il legame con gli USA, questi mercati beneficiano di tendenze di reshoring e ‘friend-shoring’ poiché si configurano come catene di approvvigionamento sicure nel settore.
Non mancano i rischi
Non bisogna però, avverte Chanana, sottovalutare i rischi. Le banche centrali asiatiche non seguono gli stessi ritmi delle loro controparti occidentali, per questo motivo è necessario tenere in considerazione la possibilità che le monete locali subiscano forti oscillazioni nel tempo. La questione dei dazi non si è conclusa. La posizione degli Stati Uniti potrebbe cambiare e l’incertezza è dietro l’angolo, soprattutto per quanto riguarda le esportazioni. Un altro rischio da non sottovalutare è legato a questioni geopolitiche e di instabilità: conflitti e rivalità, come quella tecnologica Usa-Cina, potrebbero bloccare i flussi commerciali e di capitali. In ultimo, la minaccia di regolazioni in Cina in materia di tecnologia, governance dei dati e mercati finanziari potrebbero influenzare le valutazioni.
Investire in Asia: scelta strategica o scommessa tattica?
L’Asia, conclude la market strategist di BG Saxo e Saxo Bank, si presenta come un’opportunità per diversificare portafogli centrati sull’Europa o gli Stati Uniti poiché i cicli economici dei continenti non sono sincronizzati e l’ingresso nei mercati asiatici è favorito da sconti. Non solo, ma evidenti gap nell’indice MSCI World, che assegna all’Asia solo l’8% a fronte di una crescita del PIL mondiale pari al 60%, rendono la scelta strategica. Inoltre, precisa infine l’analista, l’oriente offre valute diversificate che permettono di proteggersi dalla volatilità di euro e dollaro e settori poco o non rappresentati in occidente.
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