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Giornata di incontri in prefettura a Genova per il ministro delle Imprese Adolfo Urso, che ha partecipato a una serie di tavoli con istituzioni, sindacati, imprese e comitati cittadini. Al centro del confronto il futuro della siderurgia e, in particolare, l’ipotesi di realizzare un forno elettrico nello stabilimento di Cornigliano. La novità emersa è il consenso trasversale di Regione, Comune, sindacati e imprese, tutti schierati a favore del progetto. Non mancano tuttavia le voci critiche da parte di alcuni comitati di cittadini.

Bonazzi (Fiom): “Un fronte unito per l’industria e l’occupazione”

Il segretario genovese della Fiom, Stefano Bonazzi, ha sottolineato la portata dell’incontro: “Il messaggio che passa oggi è quello di una città unita. Siamo favorevoli all’insediamento di un nuovo piano industriale e alla costruzione di un forno elettrico a Genova. Non solo per sviluppare l’impianto siderurgico di Cornigliano, ma soprattutto per garantire i posti di lavoro esistenti”. Bonazzi ha ricordato che la decisione finale dipenderà dagli investitori e dalle manifestazioni di interesse attese a metà settembre, ma ha ribadito che “la risposta univoca della città è un elemento importante”.

Bucci: “Un miliardo e mezzo di investimenti e nuovi posti di lavoro”

Il presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, ha parlato di “sostanziale consenso” sul progetto. “Il ministro Urso ha parlato con le parti sindacali e industriali, con i nostri rappresentanti in Parlamento e con tutti gli assessori regionali e comunali. Anche la sindaca Silvia Salis era presente: abbiamo esposto i punti di vista di Regione e Comune e c’è un sostanziale accordo nell’andare avanti, dando la disponibilità di Genova per un impianto di forno elettrico e treno a coils per poter arrivare con il materiale pronto per produrre latta e zincato”.

“Si tratta di un investimento di circa un miliardo e 300 milioni di euro, capace di generare nuovi posti di lavoro e liberare 300mila metri quadrati di aree per attività industriali. Genova si conferma un player principale nella gestione e nella bonifica ambientale”, aggiunge Bucci.

Urso: “Tecnologia green e piani industriali in attesa degli investitori”

Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha spiegato che attorno al progetto del forno elettrico a Cornigliano si è registrato un sostegno diffuso: “Abbiamo registrato un ampio consenso delle forze politiche, degli enti locali, della Regione, del Comune, di tutti gli attori istituzionali e certamente anche del sindacato e dell’impresa, affinché ci sia un rilancio della siderurgia nel polo di Cornigliano e con gli stabilimenti collegati di Novi Ligure e di Racconigi attraverso l’utilizzo dei forni elettrici e quindi della tecnologia green, come è previsto nel nostro piano di piena decarbonizzazione”.

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Sul fronte degli investimenti, Urso ha chiarito il ruolo decisivo dei privati: “Sono ovviamente gli investitori, i soggetti che presentano il piano industriale con la manifestazione di interesse. Noi abbiamo destinato agli investitori nel campo della siderurgia 750 milioni di euro per tutto il complesso, già destinati agli investimenti che non ha mai realizzato Mittal. Ove gli investitori avessero progetti più significativi, è sempre possibile utilizzare ulteriori risorse attraverso i dati di sviluppo in Italia nel rispetto delle regole europee, perché la densità degli incentivi cambia se l’investimento è fatto a Genova piuttosto che a Taranto e le regole europee limitano la partecipazione di investimento pubblico. Siamo disponibili a fare la nostra parte a fronte di un investimento privato particolarmente sfidante”.

Salis: “La città non deve perdere la filiera dell’acciaio”

La sindaca Silvia Salis ha espresso cautela, richiamando le preoccupazioni dei cittadini: “Ci sono temi ambientali e occupazionali che vanno approfonditi, ma perdere la filiera dell’acciaio in Italia sarebbe un grave errore, non solo per i posti di lavoro ma anche per il ruolo internazionale del Paese. Genova ha messo a disposizione il sito per il forno elettrico, confidando in rassicurazioni scientifiche sulla compatibilità ambientale”. La prima cittadina ha riconosciuto il dissenso di alcuni comitati, ma ha ribadito che l’amministrazione comunale “ha il dovere di guardare all’interesse generale, anche prevedendo misure di compensazione con nuovi spazi per sport e cittadinanza”. La sindaca ha aggiunto che “la paura più grande è che questa gara vada deserta, cioè che non ci sia un interesse per Genova. Questa è la cosa che veramente ci preoccupa: che non ci siano gli investimenti. In un momento di congiuntura internazionale così difficile con la presenza di conflitti molto pesanti in tutto il mondo, il fatto di perdere la filiera dell’acciaio espone anche l’Italia a dei grossi rischi. Per cui credo che in generale questa sia una soluzione che debba essere vista sia su scala locale ma soprattutto su scala nazionale”.

Il nodo dei comitati

Nonostante il consenso istituzionale, restano forti le perplessità di parte del territorio. Alcuni comitati di Cornigliano hanno ribadito la loro contrarietà, soprattutto per le possibili ricadute ambientali.

Cisl insoddisfatta

“Ci aspettavamo risposte più precise e dettagliate dal ministro Urso: non possiamo dirci soddisfatti”. È la posizione espressa dal segretario generale della Cisl Liguria, Luca Maestripieri, e dal segretario generale della Fim Liguria, Christian Venzano, dopo l’incontro di oggi. Secondo i sindacalisti Cisl, il rilancio dell’ex Ilva continua a essere caratterizzato da troppe incertezze: “Ciò che serve al Paese è un grande piano unitario per rilanciare la siderurgia italiana, non soluzioni parziali o frammentate”. Per Cornigliano, spiegano Maestripieri e Venzano, “il forno elettrico può rappresentare un’opportunità importante sia dal punto di vista produttivo sia sotto il profilo occupazionale, ma solo a una condizione imprescindibile: che venga realizzato con criteri di piena e certificata sostenibilità ambientale”. La Cisl e la Fim ribadiscono inoltre la necessità di un pacchetto di investimenti concreti: “Cornigliano ha bisogno di una prospettiva industriale solida e duratura e di un ripristino effettivo delle condizioni di sicurezza nello stabilimento. Senza queste garanzie, ogni ipotesi di rilancio rischia di rimanere incompiuta”

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