TERMOLI. Giunge a sentenza il ricorso contro l’assegnazione dei fondi per l’acquisto dei nuovi autobus, quelli contrattualizzati al 31 dicembre scorso dal Comune di Termoli (e non solo).
Il Tar del Molise ha emesso il suo verdetto sul contenzioso tra il Comune di Campobasso e la Regione Molise riguardo alla distribuzione dei fondi per il trasporto pubblico locale. Con la sentenza n. 238/2025 depositata l’11 agosto, il Tar ha dato ragione parzialmente al capoluogo, costringendo la Regione a rivedere i criteri di riparto dei circa 11 milioni di euro destinati all’acquisto di autobus a basso impatto ambientale.
Il caso nasce dalla delibera della Giunta regionale del 5 agosto 2024, con cui venivano assegnati i fondi provenienti da stanziamenti nazionali del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Secondo i parametri fissati dalla legge regionale e da una determinazione dirigenziale, Campobasso avrebbe dovuto ricevere circa 5,4 milioni di euro. Invece, la Regione gli ha assegnato appena 2,5 milioni, giustificando il taglio con la precedente erogazione, nel 2021, di quasi 4 milioni a Campobasso per bus elettrici.
Questi quasi 4 milioni sottratti a Campobasso sono stati poi divisi in parti uguali tra quattro Comuni: Campobasso, Termoli, Isernia e Larino. La scelta, dettata da una logica di equità territoriale, ha però generato forti malumori nel capoluogo, che si è sentito penalizzato rispetto al proprio ruolo di centro nevralgico della mobilità regionale.
In risposta, il Comune di Campobasso ha avviato un ricorso al Tar, sostenendo non solo la violazione della legge regionale, ma anche l’arbitrarietà del metodo di riparto adottato dalla Regione. Secondo il Comune, la distribuzione “livellata” avrebbe ignorato criteri oggettivi come la popolazione e la domanda di servizi, trattando Campobasso come un Comune qualunque e non come il capoluogo regionale.
La Regione Molise, difesa dall’Avvocatura dello Stato, ha invece rivendicato la propria discrezionalità, sottolineando la necessità di evitare accumuli eccessivi di fondi sul medesimo obiettivo e giustificando la redistribuzione come scelta equa a vantaggio di tutto il territorio.
Un fronte politico che si è subito polarizzato vede Termoli e Isernia schierarsi con la Regione, preoccupati di non perdere risorse preziose. Termoli, in particolare, aveva addirittura chiesto l’inammissibilità del ricorso, citando un precedente sentenza di annullamento dell’appalto comunale di trasporto urbano a Campobasso come esempio di inefficienza.
Dopo un’ordinanza cautelare di revisione parziale nel novembre 2024, il Tar ha pronunciato la sentenza definitiva: accoglie il ricorso solo in parte. Da un lato, conferma la legittimità della Regione nel tenere conto del precedente finanziamento PNRR a Campobasso, rigettando l’idea che il capoluogo possa partecipare ai fondi come se quel finanziamento non fosse mai esistito.
Dall’altro lato, però, considera illegittimo il metodo scelto per redistribuire la somma sottratta, in quanto averla divisa in parti uguali senza rispettare i criteri previsti dalla legge rappresenta una scelta arbitraria e ingiustificata. In sostanza, il TAR stabilisce un compromesso: Campobasso non potrà pretendere l’intera somma che avrebbe spettato secondo i parametri, ma neanche dovrà essere trattato come un Comune qualunque.
La sentenza ha dunque importanti risvolti politici e amministrativi. La Regione è obbligata a ricalcolare le quote, riconoscendo a Campobasso una porzione più significativa rispetto ai 2,5 milioni inizialmente assegnati. Non è detto che si arrivi ai 5,4 milioni richiesti dal Comune, ma la cifra finale sarà sicuramente superiore.
Per gli altri Comuni — Termoli, Isernia e Larino — la sentenza è un avvertimento: potrebbero dover rinunciare a una parte delle risorse finora attribuite, benché la quantificazione precisa sia rimandata alla Regione.
Dal punto di vista istituzionale, il verdetto sottolinea un equilibrio delicato tra la necessità di evitare concentrazioni di fondi e il rispetto delle regole che devono guidare la distribuzione. Un equilibrio che non è semplice, soprattutto in una regione come il Molise, dove le tensioni tra il capoluogo e gli altri territori sono da tempo evidenti.
Campobasso rivendica il suo ruolo di primo polo regionale, con migliaia di utenti quotidiani fra pendolari, studenti e utenti di servizi sanitari, mentre Termoli si fa portavoce delle esigenze di una realtà in crescita con vocazione costiera e industriale. Isernia difende la propria identità territoriale e Larino, più piccolo, considera ogni finanziamento un’occasione strategica per non restare indietro.
La sentenza del Tar è ampiamente riconoscibile come un richiamo forte alla trasparenza e al rigore nell’uso dei fondi pubblici destinati a un settore cruciale come il trasporto pubblico, che è anche una leva fondamentale per le politiche ambientali.
Questo pronunciamento si inserisce infatti in un momento in cui la mobilità sostenibile è al centro delle sfide nazionali ed europee, con il rinnovo delle flotte di autobus a basso impatto che rappresenta un passaggio chiave per ridurre emissioni, migliorare la qualità della vita e potenziare il servizio pubblico.
Il caso molisano evidenzia come la politica debba necessariamente fare i conti con criteri oggettivi e giuridici, e non solo con la ricerca di un equilibrio politico momentaneo tra le parti. La discrezionalità, per quanto ampia, non può diventare arbitrio.
La partita ora ritorna nelle mani della Regione Molise, che dovrà trovare una soluzione capace di conciliare giustizia, numeri e relazioni politiche profonde. Campobasso otterrà probabilmente più risorse, ma queste saranno necessariamente sottratte agli altri Comuni, alimentando un clima di confronto che potrebbe influenzare le dinamiche politiche della regione.
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