Quattro personalità di specchiata capacità. Quattro assi chiamati a contendersi una poltrona sola, quella di presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale, comprensiva di Trieste e di Monfalcone. In realtà sarebbe più corretto parlare di una doppia coppia: da una parte due avvocati, entrambi esperti in diritto marittimo e dall’altra due figure cresciute attorno al porto di Trieste, una – Sandra Primiceri – come dipendente dapprima dell’Agenzia delle Dogane e poi di Autorità Portuale e quindi come vicepresidente di un consorzio economico di area giuliana e l’altro – Vittorio Torbianelli – come funzionario della stessa Autorità Portuale, dedicato fino al 2021 alle relazioni internazionali e successivamente come segretario generale.
La carica, come si sa, è vacante da 457 giorni, da quando cioè il 1° giugno 2024 Zeno D’Agostino rassegnò le dimissioni. E ad allungare la partita per la successione oltre i tempi regolamentari è arrivato un piccolo colpo di scena, visto che alla rete messa a segno da Antonio Gurrieri, chiamato a indossare la maglia da commissario straordinario dell’ente il 10 giugno scorso con il sostanziale consenso di tutte le istituzioni e già accreditato per spiccare il volo verso la presidenza, sono seguite poi il 29 luglio le sue dimissioni, indotte da un’inchiesta della Procura di Trieste che lo vede indagato per riciclaggio di denaro.
Così, il 31 luglio, con la nomina a commissario di Donato Liguori, alto dirigente ministeriale chiamato a traghettare il porto in questa fase complicata, sono iniziati i tempi supplementari che si giocheranno senza ulteriori recuperi: entro il 30 settembre – assicurano dal ministero – il porto di Trieste avrà un nuovo presidente.
Chi sarà? Cerchiamo di comprendere cosa hanno in mano i quattro canditati per capire quali possano essere le loro opportunità di vittoria.
Rossi: l’avvocato delle grandi compagnie
Partiamo con Alberto Rossi, avvocato genovese socio dal 2011 di uno studio (ADVANT – NCTM) di respiro nazionale e per il quale è responsabile del dipartimento trasporti marittimi e logistica. Dal 2018 è anche segretario generale di Assarmatori, associazione espressione di parte delle imprese attive nei servizi di trasporto marittimo. Le sue carte migliori, quindi, riguardano il perimetro allargato delle sue competenze giuridiche in ambito portuale. Quelle più ingombranti, invece, sono relative al suo legame professionale con compagnie di trasporto marittimo e con grandi gruppi di logistica portuale, tra cui figura pure MSC, società che indirettamente detiene l’80 per cento del Trieste Marine Terminal, l’hub specializzato nella movimentazione di container posto all’interno del Molo VII. Va da sé, quindi, che una sua presidenza potrebbe far sorgere dubbi in termini di conflitto di interessi.
Campailla: un professore gradito agli operatori
Più neutra la candidatura di Massimo Campailla, avvocato triestino socio dal 1995 di uno studio di calibro internazionale (Zunarelli). La sua carriera legale è sempre corsa parallela all’insegnamento universitario, coltivato in diversi contesti territoriali, fino allo “sbarco” nel marzo 2023 all’università di Trieste, dove insegna diritto della navigazione e dei trasporti. In più, Campailla è considerato uno dei massimi esperti nazionali della peculiare normativa che disciplina il porto franco di Trieste. La sua carta migliore è la sponsorizzazione esplicita da parte degli operatori portuali. In particolare, Confetra FVG, associazione rappresentativa delle case di spedizione, dei terminalisti, delle agenzie marittime e degli spedizionieri doganali ne ha caldeggiato la nomina definendolo in una nota «persona di comprovata competenza ed autorevolezza», «solida e coerente con le esigenze del sistema portuale». E se il mondo delle imprese lo tifa apertamente, quello della politica, compresa la compagine di maggioranza chiamata a scegliere il presidente, lo osserva con interesse: il suo profilo, infatti, eminentemente tecnico a livello di competenze, trova un riferimento di area culturale nel centro destra, seppure non abbia mai manifestato alcun sostegno per una specifica formazione partitica.
Primiceri: una doganalista prestata alle imprese
Non si può dire altrettanto per Sandra Primiceri, pugliese di nascita ma da anni a Trieste, dove amministra, in veste di vicepresidente, due consorzi, quello molto importante finalizzato allo Sviluppo Economico Locale dell’Area Giuliana (Coselag) e quello orientato alla valorizzazione del Porto Vecchio “Ursus”. La sua formazione, sempre coltivata in ambito regionale, è avvenuta nel contesto dell’Agenzia delle Dogane, dove si è occupata di controlli e di procedure e per la quale ha studiato la normativa speciale del Punto Franco (a cui peraltro aveva dedicato la tesi di laura ottenuta in giurisprudenza). A livello politico, però, Primiceri potrebbe far storcere il naso a qualche esponente del centro destra, visto che è stata candidata per due volte – nel 2011 e nel 2016 – nelle liste del partito democratico alle elezioni comunali. Se quindi ha anche lei al suo arco la freccia costituita da un certo legame con il territorio, il suo borsino potrebbe perdere invece qualche punto a causa di alcuni trascorsi politici.
Torbianelli: il fattore «continuità» e quello «opportunità»
Sulla carta, invece, non dovrebbe avere problemi di compatibilità politiche il quarto candidato, il triestino Vittorio Torbianelli. Perché se è vero che è stato considerato in passato in quota al centro sinistra, è anche vero che, subito dopo le dimissioni di D’Agostino, fu lui il primo a essere scelto dal ministero guidato da Matteo Salvini come commissario straordinario, godendo anche del sostegno della Regione. All’epoca Gurrieri ricopriva l’incarico di segretario generale e, non appena venne chiamato a occupare la poltrona di commissario in attesa di ascendere fino alla presidenza, manifestò subito la sua fiducia in Torbianelli, lasciandogli nuovamente il ruolo di segretario generale, che aveva già ricoperto durante la stagione dagostiniana. Il rapporto tra i due, quindi, appare solido e questo elemento potrebbe indurre il versante politico a evitare di farlo salire sul palcoscenico principale, almeno fino a quando l’inchiesta in corso non sia terminata e nel corso della quale la Procura lo ha comunque interrogato soltanto come «persona informata sui fatti». Le sue carte migliori e quelle peggiori, quindi, in qualche modo coincidono, giacché i suoi legami con la stagione precedente lo fanno essere per un verso un elemento di continuità, per un altro una possibile scelta inopportuna.
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