La Manovra Finanziaria 2026 attualmente allo studio del Governo Meloni si concentra su un tema centrale: la necessità di sostenere quella fascia di popolazione che rappresenta il cuore pulsante dell’economia italiana, composta da lavoratori dipendenti, autonomi e famiglie con redditi medi.
Chi è il ceto medio in Italia: definizione, soglie di reddito e criticità
La definizione di ceto medio nel contesto italiano è complessa e sfaccettata. Tradizionalmente, si considerano appartenenti a questo segmento quei nuclei familiari e lavoratori che dispongono di un reddito annuale situato in una fascia intermedia: né basso al punto da essere oggetto di misure assistenziali, né elevato al punto da accedere a regimi fiscali più onerosi e bonus esclusi per ragioni di capienza reddituale.
Gli studi statistici individuano in modo variabile questa fascia, ma secondo i più recenti riferimenti forniti dal Ministero dell’Economia e dalle simulazioni ISTAT, i redditi da circa 28.000 a 60.000 euro lordi all’anno rientrano nella cosiddetta middle class italiana:
- Soglie di reddito: ad oggi, la seconda aliquota IRPEF interessa i contribuenti con redditi tra 28.000 e 50.000 euro, con la possibilità di estensione fino a 60.000 euro secondo le ipotesi in discussione.
- Composizione sociale: il ceto medio coinvolge prevalentemente lavoratori dipendenti del settore privato e pubblico, piccoli imprenditori, professionisti, artigiani, famiglie con figli a carico e proprietari di una unica abitazione.
- Criticità: negli ultimi anni, l’aumento del costo della vita, l’impatto dell’inflazione sui salari e il mancato adeguamento dei rinnovi contrattuali hanno portato a una percezione di impoverimento del segmento intermedio, che contribuisce in larga parte al gettito fiscale complessivo ma accede difficilmente a bonus e sostegni.
Gli interventi fiscali previsti per il ceto medio: il taglio dell’Irpef e le proposte in campo
Negli ultimi mesi il dibattito politico e parlamentare ruota intorno a un insieme di proposte con un obiettivo chiaro: alleggerire la pressione fiscale sui nuclei con livelli di reddito medio, in particolare tramite la revisione delle aliquote IRPEF.
Nel dettaglio, si discute di due possibili opzioni: la riduzione dell’aliquota del secondo scaglione dal 35% al 33% e l’estensione della soglia superiore dello scaglione fino a 60.000 euro. Secondo le simulazioni del Ministero dell’Economia, la misura avrebbe un impatto economico di circa 4 miliardi di euro l’anno, con risparmi per i contribuenti stimati tra 440 e 1.440 euro in base al reddito personale.
Accanto a queste iniziative, si prevede il mantenimento del taglio del cuneo fiscale e altre misure accessorie come la detassazione dei premi di produzione e degli straordinari. L’obiettivo dichiarato è quello di restituire potere d’acquisto ai lavoratori e alle famiglie penalizzati dal drenaggio fiscale, particolarmente gravoso nella fascia centrale dei redditi.
Per l’abbassamento al 33% dell’aliquota IRPEF applicata allo scaglione di reddito intermedio, con possibilità di estensione dal tetto attuale (50.000 euro) fino a 60.000 euro, l’impatto dell’intervento sarebbe il seguente:
Fascia di reddito | Risparmio annuo stimato |
30.000 euro | circa 40 euro |
35.000 euro | circa 140 euro |
40.000 euro | circa 240 euro |
50.000 euro | circa 440 euro |
60.000 euro | circa 1.440 euro |
Gli effetti riguardano soprattutto lavoratori e famiglie che non erano stati significativamente coinvolti dalle precedenti revisioni fiscali, con un recupero lento ma importante del potere d’acquisto. Le modalità di realizzazione pratica dipenderanno comunque dalle scelte finali sullo scaglione di applicazione e dalle risorse effettivamente disponibili nel bilancio.
Rottamazione delle cartelle esattoriali
Uno degli strumenti chiave in discussione è la cosiddetta rottamazione quinquies, un provvedimento volto a favorire la regolarizzazione dei debiti fiscali pregressi attraverso rateizzazioni estese fino a 120 rate in dieci anni, senza applicazione di sanzioni e interessi.
L’obiettivo è duplice: sostenere i contribuenti in difficoltà e contemporaneamente svuotare gli archivi dell’Agenzia delle Entrate, semplificando la gestione del credito fiscale.
Il provvedimento si rivolge soprattutto alle famiglie e ai piccoli imprenditori che, pur avendo dichiarato i redditi, non sono poi riusciti a onorare gli obblighi tributari a causa di crisi economiche personali o di settore.
Conferma e revisione dei bonus per le famiglie: Isee, prime case e figli
Accanto agli interventi fiscali diretti, la Manovra Finanziaria 2026 dovrebbe prevedere importanti conferme e revisioni degli strumenti a sostegno delle famiglie con redditi intermedi.
Tra le questioni più rilevanti vi è la modifica dei criteri per il calcolo dell’Isee, particolarmente importante per i proprietari di una unica abitazione. La proposta, sostenuta in particolare dalla Lega, mira a escludere dal computo dell’indicatore la prima casa, riducendo la soglia di accesso ai bonus e agevolando l’ottenimento degli stessi per il ceto medio. In particolare, le modifiche interesserebbero:
- Prime case: già oggi la legge prevede una franchigia sul valore dell’immobile di 52.500 euro, aumentati di 2.500 euro per ogni figlio convivente oltre il secondo. L’eliminazione totale dal calcolo consentirebbe a molte famiglie di accedere a bonus per asilo nido, affitto e servizi primari.
- Detrazioni per figli a carico: vengono rafforzate e prorogate, con la conferma dell’assegno unico.
- Bonus edilizi e agevolazioni fiscali: confermati i bonus ristrutturazione e riqualificazione energetica, in particolare per la prima casa fino al 36% delle spese sostenute e per altre tipologie al 30%.
- Agevolazioni salario e lavoro: in esame la detassazione dei rinnovi contrattuali, degli straordinari e dei premi di produzione, con l’obiettivo di aumentare il reddito netto percepito dai lavoratori del ceto medio.
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