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Nuovi dazi USA-UE: cosa cambia per la meccanica e la logistica italiana?


Il 27 agosto 2025 Stati Uniti e Unione Europea hanno raggiunto un accordo commerciale che ridisegna il quadro dei dazi transatlantici. L’intesa, annunciata dopo un incontro tra Donald Trump e Ursula von der Leyen, introduce tariffe fino al 15% su gran parte delle merci europee – con eccezioni e regimi particolari – e conferma aliquote del 50% su acciaio e alluminio.

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Quali sono gli impatti immediati per le imprese italiane?
È certo che le aziende del comparto meccanico ed elettromeccanico dovranno prestare particolare attenzione al fatto che dal 1° agosto 2025 è operativo un dazio addizionale del 50% sul contenuto in rame per prodotti dei capitoli 74 e parte del 85 della tariffa USA, ovvero: tubi, barre, conduttori elettrici, semilavorati.

Inoltre, è stata introdotta una soglia minima del 15% per alcune merci UE: se il dazio MFN è inferiore, viene applicata una maggiorazione. E restano pienamente in vigore le tariffe punitive su acciaio e alluminio.

La pressione fiscale che potrebbe penalizzare la filiera italiana

Il comparto della meccanica italiana ha sempre fatto della qualità e della capacità di innovazione i propri punti di forza, riuscendo a ritagliarsi quote di mercato significative negli Stati Uniti. Macchinari industriali, componentistica, impianti per l’automazione e prodotti elettromeccanici rappresentano voci cruciali del nostro export. Proprio queste categorie rischiano ora di essere fortemente penalizzate.
Il nuovo meccanismo tariffario, infatti, introduce un obbligo di calcolo e dichiarazione separata del contenuto in rame nei prodotti, soggetto a un’imposta aggiuntiva del 50%.
Ciò significa che tubi, barre, conduttori elettrici e molti semilavorati tipici della filiera italiana saranno gravati da una pressione fiscale che potrebbe ridurre drasticamente i margini e rendere meno competitivo il prezzo finale rispetto ai concorrenti provenienti da altri mercati.

L’aspetto più delicato non è però solamente il costo diretto dei dazi, ma l’effetto domino che essi produrranno sull’intera catena del valore.
Un incremento dei prezzi sulle materie prime e sui semilavorati si rifletterà inevitabilmente sul costo dei macchinari finiti, andando a intaccare la capacità delle imprese italiane di competere su un mercato dove la concorrenza asiatica è già agguerrita. Non bisogna dimenticare che gli Stati Uniti restano una delle destinazioni principali dell’export italiano di macchinari, e che perdere quote in quel mercato significherebbe non solo ridurre fatturato, ma anche compromettere relazioni commerciali costruite in anni di lavoro.

Le possibili conseguenze

Le conseguenze non si limitano agli aspetti industriali: anche la logistica è destinata a subire contraccolpi rilevanti.
L’aumento delle tariffe doganali comporterà un irrigidimento dei controlli, con procedure più lunghe e complesse. I porti e gli hub logistici europei si troveranno a gestire dichiarazioni più articolate, che dovranno distinguere il contenuto in rame e indicare con precisione le classificazioni doganali dei prodotti. Questo significherà più tempo per le pratiche burocratiche, maggiori rischi di errori e potenziali congestioni alle frontiere.
Un problema non da poco per le PMI italiane, che spesso non dispongono di strutture interne dedicate esclusivamente alla compliance doganale e che potrebbero trovarsi disorientate di fronte a un contesto regolatorio così stringente.

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Acquisti energetici dagli Stati Uniti

Parallelamente, l’accordo ha aperto la strada a nuovi impegni da parte europea che meritano attenzione. L’UE ha promesso acquisti energetici dagli Stati Uniti per un valore di 750 miliardi di dollari entro il 2028, con particolare attenzione al gas naturale liquefatto, al petrolio e ai prodotti nucleari.
Si tratta di un orientamento che avrà inevitabili ricadute sulla logistica energetica, con la necessità di rafforzare le infrastrutture di trasporto e stoccaggio, nonché sulla catena di approvvigionamento marittima e ferroviaria.
A ciò si aggiunge l’impegno ad acquistare equipaggiamenti militari statunitensi per diverse centinaia di miliardi di dollari: un segnale che non solo indica una ridefinizione delle priorità geopolitiche europee, ma che potrebbe aprire spazi di lavoro per fornitori, subfornitori e aziende della meccanica che operano nell’indotto della difesa.

Sul fronte regolatorio, l’accordo affronta anche dossier molto sensibili per le imprese europee, in particolare per quelle italiane. Si parla infatti di semplificazione dei certificati sanitari e tecnici, di armonizzazione degli standard di conformità e della promessa di non introdurre dazi sulle trasmissioni elettroniche.
Un segnale positivo per il commercio digitale e per l’industria 4.0, che ha bisogno di regole chiare e condivise per crescere. Allo stesso tempo, però, resta il nodo del Carbon Border Adjustment Mechanism e delle nuove direttive europee in materia di sostenibilità (CSRD e CSDDD), che preoccupano i partner statunitensi e che potrebbero creare ulteriori attriti nei prossimi mesi.

Meccanica e logistica italiane chiamate a un salto di qualità 

Meccanica e logistica sono chiamate a un salto di qualità nella gestione strategica. Prima di tutto dovranno mappare con precisione i prodotti a rischio, verificando codici doganali e percentuali di rame contenute nei propri articoli.
Dovranno inoltre adeguare tempestivamente la documentazione commerciale e doganale, per evitare contestazioni e dazi punitivi che potrebbero arrivare fino al 40% in caso di frodi o pratiche elusive. È essenziale sfruttare il regime transitorio previsto fino al 5 ottobre per le merci già imbarcate, che consente di applicare ancora le vecchie tariffe del 10%, ma solo a precise condizioni.

Guardando al medio termine, sarà inevitabile pensare a strategie di diversificazione dei mercati e dei fornitori. Gli Stati Uniti rimarranno un partner commerciale fondamentale, ma le imprese italiane dovranno rafforzare la propria presenza in altri mercati extraeuropei per ridurre la dipendenza da Washington. Allo stesso tempo, sarà necessario valutare con attenzione l’impatto dei nuovi costi doganali sui contratti già in essere, prevedendo clausole di adeguamento dei prezzi e rinegoziazioni con i clienti.

Non tutto, però, è da leggere in chiave negativa.
La spinta verso la digitalizzazione delle procedure commerciali e il rafforzamento della cooperazione transatlantica in materia di cybersecurity potrebbero aprire opportunità interessanti per chi saprà muoversi con rapidità.
Inoltre, i nuovi investimenti europei in energia e difesa genereranno una domanda che, seppur indirettamente, potrebbe coinvolgere anche le imprese italiane della logistica e della meccanica.

L’accordo USA-UE sui nuovi dazi rappresenta una sfida complessa per il sistema industriale italiano. Rischi e opportunità si intrecciano, e la differenza la faranno le capacità di adattamento e di visione strategica delle imprese.
E dentro supply chain globali sempre più fragili e di tensioni geopolitiche crescenti, la resilienza diventa la parola d’ordine.
Per la meccanica italiana, abituata a competere sui mercati internazionali con qualità e innovazione, questo è il momento di dimostrare ancora una volta la propria capacità di reagire alle difficoltà trasformandole in occasioni di crescita.

Fonte: Anima Confindustria



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