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Meloni lancia il piano casa: «Abitazioni a prezzi calmierati per giovani coppie». E su Gaza: reazione sproporzionata di Israele


I nuovi “mattoni” posti finora – dalla politica internazionale all’economia – e quelli che andranno aggiunti nei prossimi anni di governo, come il nuovo piano casa. Di fronte alla platea di Cl, Giorgia Meloni sceglie come fil rouge la frase di T.S. Eliot che dà il titolo all’ultima edizione del Meeting, “Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”: il racconto dell’impresa di alcuni operai chiamati a edificare una nuova chiesa in un luogo disabitato e non accogliente. Ma, per la premier, una metafora utile per imbastire un discorso che ha tutto il sapore di un bilancio di metà legislatura e una dichiarazione d’intenti per i prossimi obiettivi in agenda. Da qui alle politiche del 2027.

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DOSSIER INTERNAZIONALI

Innanzitutto, i mattoni già posti, a partire dalla politica estera, quella che «tanti profeti di sventura», punge l’inquilina di Palazzo Chigi, indicavano come l’eventuale tallone di Achille di un governo Meloni. E su cui, ora, sostiene la premier, l’Italia ha riacquisito «protagonismo». Lo sguardo va alla guerra in Ucraina dove, dopo tre anni, si sono aperti «segnali di dialogo», mentre tra le proposte per irrobustire le garanzie di sicurezza per il paese guidato da Volodymir Zelensky «la principale» resta quella italiana per un meccanismo ispirato all’articolo 5 della Nato.

Poi, il conflitto a Gaza, nel quale l’Italia continua ad essere la «nazione che si è adoperata di più sul fronte umanitario», ricorda non lesinando ringraziamenti verso il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. La leader di Fdi, che già altre volte ha affiancato agli orrori del 7 ottobre la condanna per la «reazione che è andata oltre il principio di proporzionalità», sceglie il palco della kermesse ciellina per deprecare l’ingiustificabile uccisione di giornalisti in Cisgiordania e per chiedere di «porre fine all’espansione degli insediamenti dei coloni in Cisgiordania».

«IRRILEVANZA GEOPOLITICA»

Non glissa, Giorgia Meloni, sulle critiche mosse a Bruxelles in questi giorni, a partire da quelle Mario Draghi. E condivide il timore del suo predecessore a Palazzo Chigi che l’«Europa sia condannata all’irrilevanza geopolitica». Ricorda di essere stata tra i primi ad avanzare delle critiche nei confronti dell’impianto europeo, a partire dalla negazione delle sue «radici culturali»: «La burocrazia non ci tirerà fuori dalla tempesta. La politica può farlo». Ma parlare di futuro di Europa vuol dire anche pensare alla sua difesa, o meglio al «modello di sicurezza integrato nel sistema di valori e di difesa dell’occidente» che tanto ha fatto discutere e dividere negli ultimi mesi i 27: «Mi fa un po’ sorridere che coloro che oggi rivendicano la necessità di emanciparsi dagli Stati Uniti, siano gli stessi che da sempre si oppongono a una politica di indipendenza in termini di difesa e sicurezza», dice la premier alludendo alle opposizioni.

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Tra i suoi cavalli di battaglia, il Piano Mattei, che fa da raccordo tra i dossier internazionali e quelli domestici. Alle nuove iniziative che saranno messe in campo nei prossimi mesi – il centro di formazione e innovazione in ambito agricolo in Algeria e le nuove scuole in Costa d’Avorio – affianca la determinazione a proseguire il «contrasto agli arrivi irregolari» e a «ridurre il numero dei morti e dei dispersi in mare». Qui, la postura istituzionale lascia spazio all’affondo politico: «Non c’è giudice politico o burocrate che possa impedirci di far rispettare la legge dello Stato italiano». Applausi anche quando parla del modello Caivano, punto di partenza per un percorso da avviare in tante altre realtà in cui lo Stato aveva indietreggiato: «La droga fa schifo», condanna Meloni che pure ricorda che gli spiragli di speranza esistono: «Se cadi nella dipendenza non sei perduto». Una riflessione che le serve anche per annunciare, da lì a poco, la sua visita a San Patrignano, ma anche per dire che tra le priorità del governo resta la ricostruzione di una società amica della famiglia, amica della natalità.

NUOVI MATTONI

È su questo fronte, soprattutto, che l’esecutivo vuole porre mattoni nuovi. A partire da un nuovo piano casa, a cui la premier intende metter mano insieme al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: «Prezzi calmierati per le giovani coppie perché senza una casa è molto più difficile costruire una famiglia». Un’idea da affiancare alle misure messe già in campo, dai congedi parentali agli asilo nido gratuiti, oltre alle misure per sostenere l’occupazione femminile.

LAVORATORI E IMPRESE

Tra le architravi, pure, il lavoro che era stato tra i punti toccati tre anni fa, alla vigilia delle elezioni politiche, quando al popolo ciellino disse, criticando il reddito di cittadinanza, che lavorare da cameriera le aveva insegnato più che stare in Parlamento: «Chi ha governato ha confuso il diritto al lavoro con il diritto a un reddito, rifugiandosi nell’assistenzialismo». Meloni guarda all’«obiettivo di ricostruire su basi nuove la dinamica tra lavoratori e datori di lavoro». In questa direzione, il primo fondamentale mattone nuovo è la legge di iniziativa popolare storica battaglia della destra poi promossa dalla Cisl, approvata dal Parlamento, sostenuta dal governo sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione di impresa.

VERSO LA MANOVRA

Alla vigilia della nuova manovra, trovano posto anche i dossier economici. Alle spalle il taglio del cuneo fiscale reso strutturale, la detassazione dei premi di produttività ma anche l’avvio della riforma dell’Irpef. Ora, spiega Meloni «è tempo di fare di più». Il focus è sul ceto medio, per rendere il sistema più equo, più incentivante per chi produce reddito. Dall’altro, all’«abbassamento» strutturale del costo dell’energia che pesa come un macigno sulla competitività italiana.

E ancora la scuola, con la proposta di «moltiplicare le opportunità, valorizzare il merito» ma anche «favorire la libertà educativa»: un messaggio chiaro alle scuole paritarie. Lascia per ultime le tre grandi riforme, su cui, promette, «andremo avanti». Dal premierato con l’elezione diretta del capo del governo, passando per l’autonomia, fino alla riforma di Roma capitale, varata prima della pausa estiva. Alla fine la riforma della giustizia, divenuta nel tempo la vera madre di tutte le riforme e su cui il governo punta a incassare il sì degli italiani quando sarà tempo di referendum. Un traguardo che giustifica una nuova frecciata a una parte della magistratura: «Andremo avanti sulla riforma della giustizia, nonostante le invasioni di campo di una minoranza di giudici politicizzati che provano a sostituirsi al Parlamento e alla volontà popolare. Non per sottomettere il potere giudiziario al potere politico, come dice qualcuno male informato o più spesso in malafede, ma al contrario, per rendere la giustizia più efficiente per i cittadini».«Ciascuno prenda il suo cemento e i suoi mattoni», conclude Giorgia Meloni prima di scendere dal palco. Per costruire bene, di certo, servirà tempo e fatica.


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