Il 70% delle start up offre prevalentemente servizi, mentre il 70% delle medie e grandi imprese è più orientato verso la produzione di beni. Nella definizione del portafoglio clienti, le start up e le micro-imprese mostrano un’elevata dipendenza da pochi clienti (60% del fatturato dipendente da 3 clienti principali), mentre al crescere della dimensione aziendale si evidenzia una maggiore eterogeneità con più ampie basi della clientela. Questo un quadro delle imprese del torinese tracciato dall’Osservatorio sulle imprese innovative del torinese.
La propensione all’export raggiunge il 76% per le medie e grandi imprese, mentre è pari al 35% nelle startup. Un dato, specifica una nota, che è influenzato dalla presenza nel campione di startup di recente costituzione ancora impegnate nella fase di sviluppo del prodotto.
Analizzate 1.950 imprese del territorio
La nuova edizione dell’Osservatorio sulle imprese innovative del Torinese, realizzata dalla Camera di commercio di Torino in collaborazione con il dipartimento di Ingegneria gestionale e della produzione del Politecnico di Torino, ha analizzate 1.950 imprese del territorio, selezionate sulla base di specifici criteri: aver realizzato depositi brevettuali, aver ricevuto finanziamenti per ricerca e innovazione su bandi competitivi, affiliazione a poli d’innovazione, iscrizione nelle sezioni speciali del Registro imprese delle start up e pmi innovative, aver raggiunto una significativa dimensione economica (fatturato superiore ai 50 milioni di euro). Nel complesso si tratta di un gruppo di imprese con buona performance economica: crescita media dei ricavi del 7,5% tra il 2021 e il 2023 (escluse le start up), Ebitda in significativo aumento per tutte le classi dimensionali, superiore al 15% tra il 2021 e il 2023.
“Abbiamo voluto analizzare un particolare universo di circa 2mila aziende, che si mostra in salute, con buone performance economiche e in grado di esprimere alti livelli di innovazione indipendentemente dalla dimensione, dal settore o dallo stadio di sviluppo”, ha spiegato Massimiliano Cipolletta, presidente della Camera di commercio di Torino. “Alta la spesa in digitalizzazione, diffuso l’impegno in sostenibilità e l’attenzione all’impatto sociale, frequenti le collaborazioni instaurate nella filiera o con il mondo universitario: queste imprese cercano soprattutto finanziamenti e personale qualificato per continuare a crescere. L’ente camerale mette a disposizione servizi dedicati a start up e imprese innovative, sia per gli aspetti amministrativi sia per la crescita digitale e green, la ricerca di finanziamenti e la valutazione e l’accelerazione della capacità innovativa”.
Il questionario, somministrato nei primi mesi del 2025, ha raccolto 428 rispondenti con queste caratteristiche: 7,5% grandi imprese, 16% medie imprese, 60,5% piccole e microimprese, 16% startup innovative. Il settore più rappresentato è il manifatturiero (32%), a seguire l’Ict (23%). Tra tutte le imprese intervistate nel 45% dei casi la presenza in azienda di personale laureato supera il 50%.
Lo studio confronta diverse tipologie di impresa, startup, micro, piccole, medie e grandi imprese, e ha avuto l’obiettivo di monitorare l’evoluzione dell’innovazione tecnologica e organizzativa nelle diverse realtà del territorio. In particolare, l’indagine si è proposta di analizzare i modelli di governance, i processi di digitalizzazione e le strategie di sostenibilità adottate dalle imprese, comprendendone meglio percorsi di innovazione, barriere e fattori abilitanti, evidenziando anche il ruolo delle policy pubbliche e dei finanziamenti.
Per quasi tutti gli aspetti analizzati, si evidenziano percorsi anche molto differenti tra le startup e le medie e grandi imprese.
In generale, quasi tutte le imprese rispondenti hanno adottato soluzioni innovative: nel biennio 2023-2024, il 66% ha introdotto innovazioni di prodotto, il 71% ha introdotto innovazioni di processo, poco meno della metà (il 49%) ha investito in ricerca e sviluppo.
La mancanza di risorse finanziarie è un ostacolo all’innovazione
Volendo approfondire i percorsi d’innovazione intrapresi dalle imprese del territorio, i dati evidenziano con chiarezza che per tutte le tipologie di impresa l’obiettivo rilevante è il miglioramento della qualità dei prodotti e dei servizi. Le grandi imprese assegnano particolare rilevanza alla riduzione dei costi e dei tempi di produzione, ma anche alla sostenibilità dei processi e dei prodotti e al miglioramento delle condizioni di lavoro. Le startup considerano centrale, invece, lo sviluppo di prodotti per nuovi mercati, ma sono meno focalizzate su innovazioni organizzative o di processo. Per il 55% delle medie e grandi imprese i percorsi di innovazione sono strutturati e capital intensive, ad esempio con l’introduzione di impianti e macchinari. Per il 43% delle start up invece l’innovazione è radicale, dimostrando approcci di natura più esplorativa.
Rispetto alla spesa in digitalizzazione, il 13% delle medie e grandi imprese e il 43% delle start up indica una incidenza molto significativa, superiore al 5% del fatturato. La maggior parte delle medie e grandi imprese si attesta tra il 2% e il 5% del fatturato.
Guardando alle azioni condotte per la sostenibilità, il 64% delle medie e grandi aziende ha fissato obiettivi volontari; nello specifico, per la sostenibilità ambientale azioni per favorire la decarbonizzazione, l’utilizzo di fonti rinnovabili, l’auto produzione di energia. Sul piano dell’impatto sociale, le azioni più comuni sono progetti per il miglioramento del welfare aziendale, per l’inclusività e per la misurazione dell’impatto sociale del business. Le startup spiccano nelle pratiche innovative di welfare, mentre le grandi imprese sono maggiormente orientate ad azioni di monitoraggio delle proprie filiere e percorsi di sviluppo professionale.
Analizzato anche il tema degli ostacoli all’innovazione: il primo elemento che emerge chiaramente è la mancanza di risorse finanziarie, con valori particolarmente elevati tra start up e micro-imprese. A seguire, si segnala la carenza di finanziamenti pubblici, confermando l’importanza di queste misure per le realtà più piccole e in fase di sviluppo. Altri fattori critici riguardano la difficoltà a reperire personale qualificato, e la mancanza di competenze manageriali.
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