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Carenza di manodopera, Calovini (FdI): «Dal Marocco gli autisti che servono a Brescia»


di
Pietro Gorlani

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Il deputato relatore del Piano Mattei: «Lo stabilimento Iveco di Brescia rimane prioritario. Brescia sarà protagonista sullo scacchiere internazionale»

A più di un anno dall’annuncio del piano Mattei per l’Africa ci può sintetizzare quali sono le novità riguardanti la Lombardia e Brescia?
«Durante i primi mesi dell’attuazione del Piano si sono intensificati il dialogo politico e la conoscenza del territorio africano. Sono stati promossi convegni sul territorio per la presentazione di alcuni Paesi selezionati, specie del Nord Africa. Ora si sta per passare ad una fase più operativa che possa avere ricadute concrete.

Esempi concreti di collaborazione tra aziende del territorio e Stati africani?
«L’Africa è grande e complessa, con regole e dinamiche a volte contraddittorie. Giusto per fare un esempio, lingua e religione sono spesso differenti da un Paese all’altro ed ogni Stato ha peculiarità diverse. Fatte queste doverose premesse, stiamo lavorando molto in Algeria insieme a tanti attori locali. Vorremmo al più presto approcciare quello che è un mercato in forte crescita e che risulta essere tra le prime economie del continente. Abbiamo rimandato di qualche settimana la missione per esplicita richiesta di Algeri ma entro la fine dell’anno l’auspicio è che parecchie aziende bresciane possano collaborare attivamente con questo mercato».
 
Uno dei temi cardine riguarda la carenza di manodopera dell’industria bresciana e italiana: migliaia di posti di lavoro che si faticano a trovare; una risposta potrebbe venire dal Piano?
«Con il Marocco, uno dei Paesi selezionati proprio per il tema formativo, si sono avviate interlocuzioni a livello locale tra aziende per avviare progetti di collaborazione. Concretamente in provincia di Brescia servono autisti sia nel settore agricolo che in quello commerciale e stiamo progettando alcune collaborazioni che dovrebbero prendere forma nei prossimi mesi. Ci sono già state parecchie interlocuzioni nei mesi scorsi e, dopo la pausa estiva, l’Ambasciatore del Marocco, Youssef Balla, sarà a Brescia per ulteriori passaggi. Anche in questo caso insomma i primi risultati si vedono».




















































Al di là delle opportunità offerte dal piano Mattei resta per le nostre imprese forte il tema del caro energia: da tempo si chiede il disaccoppiamento tra costo del gas e dell’elettricità. Secondo lei c’è la possibilità di attuarlo?
«È un tema di primaria importanza per il Governo poiché le energivore imprese del territorio devono essere messe in condizione di poter competere sui mercati globali, specie in un momento non facile come quello che stiamo vivendo. Noi chiediamo la riforma del mercato elettrico europeo lavorando in sede UE da quando ci siamo insediati per arrivare ad una separazione dei mercati dell’energia».

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Resta in Palestina una situazione a dir poco tragica: se non sarà risolta non si rischia di compromettere i rapporti tra mondo arabo- africano e l’Italia?
«La crisi nella Striscia è inaccettabile e lo abbiamo detto più volte a gran voce. Il Governo si sta muovendo bene attuando aiuti concreti ed il fatto che il nostro ospedale a Brescia abbia ospitato una bimba malata proveniente da quella terra è un gesto, per quanto piccolo, di estremo significato. Tuttavia una situazione complessa come questa non la si può risolvere con slogan e demagogia con i boicottaggi. Serve tanta politica, dialogo e capacità di mediazione che l’Italia ha concretizzato in collaborazione con gli alleati europei che ancor più in questa fase devono parlare con un’unica voce. Guardi, sono appena rientrato nei giorni scorsi dall’Etiopia e dal Mozambico e le assicuro che Roma gode di tanta credibilità a livello internazionale come non avveniva da tempo».
 
Il governo sta attuando una politica di riarmo voluta dall’Europa: al di là dei benefici per una determinata tipologia di industria, a suo giudizio la riconversione di altri settori avanzerà anche nei prossimi anni?
«È una giusta sollecitazione ma mi permetta di chiarire subito due cose. Innanzitutto se si parla di riarmo in questo momento storico non è di certo perché l’Italia o l’Europa vogliano fare la guerra ma solo perché il contesto internazionale richiede uno sforzo nella difesa, proprio per preservare una serie di valori che caratterizzano la nostra società a partire dalla democrazia. In secondo luogo questi investimenti non sono solo in armi ma anche e soprattutto in tecnologia, intelligenza artificiale e sanità. La riconversione non sarà facile ed immediata ma le capacità delle aziende bresciane riconosciute a livello internazionale in sviluppo e ricerca sono certo che avranno conseguenze importanti sul territorio».
 
Nel frattempo avanza la cessione di altre imprese, veda Iveco.
«Le opposizioni hanno fatto giustamente il loro mestiere ma sulla vicenda Iveco il Governo è stato attento e presente. Poche ore dopo l’annuncio della cessione da parte Stellantis, il ministro Urso ha convocato le parti sociali ed i vertici di Tata chiedendo un dialogo costante ed il rispetto degli impegni presi a partire dal mantenimento dei posti di lavoro che come sappiamo sono 1600 solo nella nostra città. Le posso dire che anch’io, nel mio piccolo, ho sentito alcuni vertici di CNH nei giorni scorsi e mi hanno garantito che lo stabilimento di Brescia rimane prioritario e di interesse per la nuova governance. Poi certo, il tema della vendita delle imprese italiane a gruppi stranieri è un dispiacere per tutti ma se chi acquista lo fa per irrobustire l’azienda, rendendola più forte sul mercato globale questo può anche essere positivo».

La comunità internazionale si auspica la fine delle ostilità tra Russia e Ucraina: è fiducioso?
«Il vertice dei giorni scorsi tra il Presidente americano e quello russo non avveniva dal 2021 e dopo 4 anni credo sia stata un’opportunità positiva. C’è ancora un po’ di incertezza ma mi pare che Trump sia piuttosto allineato con la posizione di Kiev e quindi quella europea ed italiana. Anche Roma è particolarmente attiva… insomma cerchiamo di essere ottimisti».
 
Il nome di Trump evoca il nodo dazi e le ripercussioni negative per le imprese bresciane: un suo giudizio?
«Probabilmente un mezzo accordo è meglio di un non accordo. Ricordando che la competenza è europea, credo abbia fatto bene Bruxelles a fare chiarezza sul tema dei dazi. Peraltro mi permetta di dire che quelli che oggi criticano il Governo, sono gli stessi che anni fa firmarono l’accordo per la Via della Seta, o non lo sconfessarono, di fatto dando il via ad una crescita vertiginosa di importazioni dalla Cina. Oggi il Governo fa l’opposto aiutando le aziende ad approcciare nuovi mercati. Da inizio legislatura sono sempre stato a disposizione e da settembre intensificherò ulteriormente il dialogo con le associazioni di categoria per cercare nuovi mercati. La politica estera è e sarà sempre più importante e Brescia avrà un ruolo da protagonista sullo scacchiere internazionale».

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27 agosto 2025 ( modifica il 27 agosto 2025 | 08:31)

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