Dopo una ripresa post-Covid che ha portato a livelli di profitto inediti, l’industria alberghiera europea potrebbe concedersi una pausa. Un recente sondaggio di Cushman & Wakefield rivela una forte fiducia nel settore. Il 94% degli investitori prevede di allocare lo stesso capitale, o addirittura di più, nel settore alberghiero europeo nel 2025 rispetto all’anno precedente, un aumento di 15 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Secondo Jon Hubbard, responsabile hospitality Emea di Cushman & Wakefield, questa tendenza è alimentata dalle “forti performance recenti degli hotel e dalla solida domanda”, ma anche dal più favorevole contesto dei tassi di interesse, con la Banca Centrale Europea che ha già tagliato i tassi quattro volte nel 2024 e prevede ulteriori riduzioni. Nemmeno le turbolenze geopolitiche sembrano aver frenato significativamente il numero di visitatori. Eurostat segnala 452,4 milioni di pernottamenti nelle strutture ricettive dell’Ue nel primo trimestre del 2025, un calo marginale dello 0,2% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Resilienza: una priorità per il futuro
Nonostante i dati positivi, la resilienza e la preparazione ai disastri rimangono al centro delle discussioni tra manager e investitori. “Prendiamo molto sul serio la protezione del futuro, con l’obiettivo di creare asset che offrano sia rendimenti finanziari che ambientali”, afferma Brian Betel, responsabile delle transazioni dirette di asset presso ActivumSG, una società paneuropea di gestione degli investimenti immobiliari. Se il cigno nero della pandemia è ancora una memoria vivida, i rischi climatici, le proteste anti-turismo e le crisi borsistiche aggiungono urgenza al tema. Betel sottolinea l’importanza di monitorare costantemente una vasta gamma di rischi, sia localizzati che sistemici. “La resilienza climatica è una parte fondamentale del nostro processo di due diligence. Probabilmente è ancora sottovalutata dall’industria in termini di come vengono valutati i portafogli, ma diventerà sempre più importante in futuro”.
Cambiamenti climatici e nuove tendenze di viaggio
Un tema chiave legato ai cambiamenti climatici è l’evoluzione delle abitudini di viaggio, con i turisti che riconsiderano i mesi preferiti per le vacanze. Incoraggiati anche dall’aumento dei prezzi delle camere a luglio e agosto, i periodi tradizionalmente considerati “bassa stagione” stanno guadagnando popolarità. “L’aumento delle temperature e l’allungamento delle stagioni stanno spostando i modelli di viaggio nel Sud Europa, con un aumento del turismo durante tutto l’anno, spingendo la domanda oltre i tradizionali picchi estivi – spiega Betel -. In Spagna, abbiamo acquistato, costruito e gestito attivamente asset dopo aver individuato presto questa tendenza. Si prevede che il paese sarà la destinazione turistica più visitata al mondo entro il 2040, secondo Deloitte e Google.”
Opportunità nella crisi
La pandemia è stata un momento catastrofico per il settore, ma Betel evidenzia le opportunità che nascono dalle crisi. “Come gestori di investimenti opportunistici, consideriamo gli eventi dirompenti non solo come rischi, ma come potenziali catalizzatori per la creazione di valore. Adottiamo un approccio disciplinato e agile, sfruttando la nostra esperienza di investimenti in diversi cicli di mercato per sottoscrivere selettivamente durante i periodi di dislocazione”. Questo si è rivelato essenziale durante la difficile fase del Covid. “La pandemia ha messo alla prova il mercato dell’ospitalità nel Regno Unito, in Europa e in Asia per un periodo più lungo e profondo rispetto agli Stati Uniti, dove abbiamo visto i primi segnali di ripresa, soprattutto nei mercati secondari orientati al tempo libero. Prevedevamo che presto avremmo iniziato a vedere queste tendenze anche in Europa – aggiunge -. A questo proposito, abbiamo capitalizzato le vendite forzate da parte di proprietari sotto pressione di liquidità, acquisendo asset di alta qualità a punti di ingresso interessanti, basandoci sulla nostra convinzione che la domanda di viaggi si sarebbe ripresa”.
Shock politici e macroeconomici
Nonostante le turbolenze politiche come quelle legate alle politiche dell’amministrazione Trump non abbiano causato danni significativi finora, molti osservatori del settore restano attenti ai rischi di ulteriori shock politici e macroeconomici. Il Weil European Distress Index (Wedi), che misura il livello di difficoltà aziendale, rileva un deterioramento delle condizioni aziendali in Europa nel secondo trimestre dell’anno. L’indice segnala un aumento delle difficoltà aziendali a maggio 2025, raggiungendo 4,1 da 3,8 a febbraio, il livello più alto in nove mesi. La Germania rimane il mercato più in difficoltà, con livelli in aumento rispetto al trimestre e all’anno precedente, raggiungendo il punto più alto da maggio 2020, nel pieno della pandemia. Anche il clima aziendale nel Regno Unito è in calo. I mercati finanziari volatili, l’elevata incertezza geopolitica e le rinnovate tensioni nelle relazioni Ue-Usa sono tutti fattori che influiscono sulle prospettive generali per le imprese. Sebbene il settore alberghiero possa apparire al sicuro dall’esterno, le crepe nella fiducia delle imprese e dei consumatori rimangono importanti indicatori per le prenotazioni future. Secondo il Wedi, il commercio al dettaglio e i beni di consumo sono ora il settore più in difficoltà nell’indice, superando il settore industriale. Il settore ha registrato un forte aumento delle difficoltà nell’ultimo trimestre, a causa della debole domanda discrezionale, della compressione dei margini e dell’inasprimento delle condizioni di credito nel panorama retail. Le difficoltà hanno raggiunto il livello più alto dalla crisi finanziaria globale del settembre 2009. Inoltre, il settore immobiliare è ora il terzo settore più in difficoltà. Sebbene il ritmo di deterioramento si sia attenuato rispetto all’inizio del 2024, le sfide di rifinanziamento rimangono acute. La stabilizzazione delle valutazioni e i primi segnali di interesse istituzionale per gli asset in difficoltà stanno contribuendo a limitare ulteriori ribassi, rileva il report.
Le ricadute del dollaro debole
I dati Msci (fornitore di servizi finanziari statunitense) che analizzano i primi sei mesi dell’anno e l’impatto della politica di Trump, vedono inoltre l’Europa beneficiare delle “ricadute” dell’indebolimento del dollaro e della volatilità dei mercati dei capitali statunitensi. Ashley Lester, chief research officer di Msci, osserva che, nella prima metà del 2025, “l’amministrazione statunitense ha annunciato importanti cambiamenti nel suo approccio alla cooperazione in materia di difesa, agli accordi commerciali multilaterali e alla politica fiscale. In risposta, l‘Europa ha lanciato la propria espansione fiscale e i rendimenti a lungo termine sono aumentati in Germania, nel Regno Unito e in Giappone”. Msciriporta che gli investitori globali hanno comunicato come intendono rispondere alla continua incertezza negli Stati Uniti e all’aumento del rischio valutario: ampliando la diversificazione geografica. In definitiva, la resilienza e l’adattabilità saranno le chiavi per il successo nel futuro del settore alberghiero europeo.
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