Si guarda con particolare interesse e attenzione alla prossima Manovra finanziaria relativa al biennio 2025-2026 e le aspettative riguardano soprattutto le misure relative a fisco, previdenza e mercato del lavoro. Ma c’è molta incertezza.
Le recenti dichiarazioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti costituiscono il fulcro del dibattito pubblico sulla sostenibilità delle prossime scelte di politica finanziaria. Giorgetti ha definito un contesto in cui “si chiederanno sacrifici a tutti”, evidenziando la necessità di coinvolgere cittadini e imprese nella contribuzione allo sforzo collettivo, con una tassazione equa dei profitti dove effettivamente generati. Non si è parlato di nuove imposte generalizzate, ma di un riequilibrio contributivo volto a garantire l’attuazione delle priorità sociali senza mettere a rischio la stabilità macroeconomica.
La posizione del ministro è stata chiarita anche a seguito delle reazioni dei mercati: nessun incremento automatico delle imposte su persone fisiche è attualmente previsto, mentre per le aziende la linea resta quella di una razionalizzazione dei prelievi, finalizzata ad assicurare risorse senza incidere eccessivamente sulla competitività.
E’ stato ribadito l’impegno a non superare i limiti definiti dal nuovo Patto di Stabilità europeo, mantenendo contestualmente una politica di riduzione del deficit e di controllo del debito pubblico e, per il 2026, è stato ribadito l’obiettivo di riportare il rapporto tra deficit e PIL sotto il 3%, elemento centrale nella narrazione sia verso l’opinione pubblica interna sia nei confronti delle istituzioni europee.
Il ministro ha più volte sottolineato che ogni intervento, dalle politiche fiscali al riordino delle agevolazioni, sarà valutato in funzione della sostenibilità complessiva della finanza pubblica.
Il quadro macroeconomico: crescita, deficit e debito secondo i nuovi dati del DFP
La pubblicazione del nuovo Documento di Finanza Pubblica (DFP) segna un passaggio cruciale nell’analisi dei principali indicatori macroeconomici. Gli scenari previsionali tracciati dal DFP confermano un orizzonte di crescita moderata, con il PIL reale atteso allo 0,6% nel 2025 e allo 0,8% nel biennio successivo. Questo trend è sostenuto dalla ripresa dei consumi delle famiglie, ma rimane soggetto alle instabilità dei mercati internazionali. In particolare:
- La traiettoria del deficit è in miglioramento: nel 2024 il disavanzo si attesta al 3,4% del PIL, inferiore rispetto a quanto fissato nelle stime precedenti. Per il 2025 la previsione è del 3,3%, e per il 2026 il target scende al 2,8%, consentendo la prevista uscita dalla procedura europea per disavanzi eccessivi.
- Debito pubblico: il rapporto debito/PIL mostra segnali favorevoli, con lievi riduzioni nel corso dell’orizzonte di programmazione fino al 2028. L’impatto positivo del ridimensionamento dei crediti d’imposta, legati in particolare al Superbonus, contribuirà a riposizionare il debito su un percorso discendente.
- Spesa netta: l’indicatore di riferimento per la sorveglianza di bilancio è stimato in contrazione per il 2024 (-2,1%), confermando una rigorosa disciplina nella gestione della spesa pubblica anche negli anni a venire.
Le risorse disponibili: esiste davvero un tesoretto per nuovi interventi?
Uno dei quesiti centrali delle trattative riguarda la reale esistenza di un tesoretto per i nuovi interventi su fisco, pensioni e lavoro, tema centrale nelle dichiarazioni del ministro Giorgetti su tesoretto per manovra finanziaria 2026. Il ministro dell’Economia ha già annunciato che un tesoretto per l’attuazione di novità specifiche relative a fisco, pensioni e lavoro, non c’è, nonostante gli ultimi dati sull’andamento economico del Paese siano positivi, tra occupazione in crescita, entrate fiscali che aumentano e conti pubblici buoni.
Il motivo di tale dichiarazione è presto spiegato: con il Patto di Stabilità europeo in vigore da quest’anno, il controllo della finanza pubblica è affidato non più al deficit ma all’indicatore della spesa primaria netta e per la politica di bilancio vi sono diversi vincoli obbligatori da rispettare.
Ciò significa che per poter realmente ridurre ancora l’Irpef, portando la seconda aliquota dal 35% al 33% per i redditi fino a 60mila euro e non più fino a 50mila euro, per una nuova rottamazione delle cartelle, per aumentare le pensioni minime o i fondi alla sanità, considerando le nuove regole Ue, bisognerà avere soldi reali. Per finanziare eventuali nuove misure sarà, quindi, necessario tagliare altre spese o introdurre prelievi fiscali.
L’eventuale tesoretto deriva principalmente da un andamento delle entrate superiore alle attese e dalle risorse raccolte da strumenti quali il concordato fiscale biennale, le contribuzioni straordinarie richieste a banche e assicurazioni e i piani di spending review, che interessano i diversi ministeri, esclusi gli enti locali, che dovrebbero contribuire al reperimento di circa 2 miliardi di euro nel 2025.
Fonte possibile risorsa | Stima Euro |
Recupero evasione fiscale | Variable |
Entrate da concordato preventivo | ~1-1,5 miliardi |
Contributo banche/assicurazioni | 3,5 miliardi |
Spending review | 2 miliardi |
Principali misure su fisco: taglio dell’Irpef, cuneo fiscale e detrazioni familiari
Tra le priorità segnalate per la fase attuativa della manovra, una posizione di rilievo è occupata dagli interventi sull’Irpef, sul cuneo fiscale e sulle detrazioni a sostegno delle famiglie. Il governo conferma la strategia di progressiva riduzione dell’Irpef, con la prospettiva di abbassare dal 35% al 33% l’aliquota per redditi fino a 50.000 euro e il mantenimento dei tre scaglioni introdotti nelle scorse leggi di Bilancio. Inoltre:
- Nel 2026 si prevede di consolidare il taglio del cuneo fiscale per i redditi più bassi, conservando sostanzialmente il beneficio di circa 100 euro mensili sulle buste paga, mentre per i redditi fino a 35.000 euro l’aumento delle detrazioni garantirà continuità di vantaggio alle categorie interessate.
- È in arrivo una rimodulazione delle detrazioni con l’introduzione di limiti massimi scalabili in base alla composizione familiare, primo passo verso una forma selettiva di “quoziente familiare”, diretta a favorire i nuclei più numerosi e con maggiori carichi di cura.
- Le risorse per questi interventi dovrebbero arrivare in parte dai risparmi generati dalla revisione delle agevolazioni fiscali e da ulteriori introiti del concordato fiscale e del recupero di base imponibile.
- La tassazione sui premi di produttività resta fissata al 5%, mantenendo così attrattivo l’utilizzo di incentivi aziendali.
Pensioni tra conferme e nuove ipotesi: cosa cambia e cosa resta invariato
Il cantiere previdenziale resta aperto, ma per il prossimo biennio le prospettive indicano consolidamento piuttosto che evoluzioni radicali. Sono confermate le principali misure già in vigore, tra cui Quota 103, Ape sociale e i premi destinati a chi rimane al lavoro oltre l’età pensionabile (bonus Giorgetti ex bonus Maroni).
- Per le pensioni minime non sono previsti aumenti; il target di un innalzamento strutturale verso i 1.000 euro resta un obiettivo di legislatura, ma non imminente.
- La finestra mobile di accesso alle pensioni anticipate rimane al momento invariata, nonostante alcune ipotesi di allungamento siano state respinte da parte della maggioranza parlamentare.
- Possibili novità includono una maggiore attenzione alle esigenze dei lavoratori pubblici e un semestre di “silenzio-assenso” per l’adesione alla previdenza complementare, con l’intento di rafforzare la copertura pensionistica futura.
- L’indicizzazione piena delle pensioni rispetto all’inflazione verrà anticipata a dicembre, garantendo il recupero del potere d’acquisto agli aventi diritto.
Patto di Stabilità europeo, vincoli UE e impatto sulle scelte della manovra
L’introduzione del nuovo Patto di Stabilità europeo vigore dal 2024, impone una rinnovata attenzione alla sostenibilità delle finanze pubbliche dei Paesi membri. Il quadro normativo richiede adeguamenti costanti dei saldi di bilancio strutturale e introduce obiettivi specifici di riduzione annuale del deficit e del rapporto debito/PIL:
- La traiettoria indicativa per l’Italia sul risanamento strutturale è di circa 0,5-0,6% del PIL l’anno, corrispondente a una correzione stimata fra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno.
- Ogni incremento della spesa o nuova misura espansiva deve essere compensato da una copertura puntuale e da tagli paralleli nella spesa corrente, come ribadito anche dalla Commissione europea nella gestione delle procedure preventive.
- La manovra in esame, quindi, si trova a dover coniugare le istanze di sviluppo sociale con la disciplina imposta dalle regole comuni, per evitare il rischio di apertura di nuove procedure per disavanzi eccessivi.
- La predisposizione del Piano strutturale di bilancio, da presentare entro metà settembre, rappresenta il tassello essenziale per delineare in modo credibile e trasparente l’allocazione delle risorse tra i diversi comparti della spesa pubblica.
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