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“il welfare in Germania non è più finanziabile”


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Quando un Paese è in crisi economica, come la Germania negli ultimi anni, la domanda, implicita o esplicita, è sempre la stessa: chi paga la crisi? Le differenze fra le posizioni che definiamo di “destra” e quelle che definiamo di “sinistra”, dopo tutto, si individuano principalmente su questo terreno. Il Cancelliere Friedrich Merz, per esempio, ha indicato chiaramente, chi, secondo lui, deve pagare questa particolare crisi. La Germania, ha detto Merz al congresso regionale della CDU della Bassa Sassonia, tenutosi lo scorso fine settimana a Osnabrück, non può più permettersi il welfare così come lo conosciamo. Lo stato sociale tedesco non è più finanziabile e il Cancelliere non ha alcuna intenzione di rendere la vita facile ai colleghi di coalizione dell’SPD, se questi si ostineranno a difenderlo. Quello che invece il suo governo non farà a nessun costo è incrementare la pressione fiscale sulle medie imprese.

Il riferimento è a quanto aveva detto pochi giorni prima il Ministro delle Finanze e Vicecancelliere Lars Klingbeil (SPD) alla ZDF, il quale non aveva escluso aumenti delle tasse per far fronte alle accresciute necessità economiche del Paese.

Le politiche fiscali che spaccano la coalizione

“Con il mio governo federale non ci sarà alcun aumento dell’imposta sul reddito per le piccole e medie imprese in Germania”, ha tuonato il leader CDU. Una posizione che rivela già le prime crepe nella strategia condivisa, che, già dai negoziati di coalizione, di “condiviso” aveva ben poco in materia di politiche fiscali. Il Cancelliere ha accusato alcuni esponenti SPD di “provare piacere nel discutere di aumenti delle imposte”, mentre il Paese si trova di fronte a miliardi di euro di deficit nei prossimi bilanci federali. L’SPD non ha, per contro, accusato Merz e la CDU di “provare piacere” nel proporre l’abolizione delle misure di welfare a sostegno delle fasce più fragili della popolazione, ma è chiaro a tutti che proprio quello sarà il primo obiettivo dei possibili tagli. E, d’altra parte, vista l’impennata del budget per il riarmo e pur con le nuove possibilità di indebitamento che il governo ha approvato, da qualche parte lo Stato tedesco dovrà necessariamente attingere le risorse necessarie a far quadrare conti che al momento sembrano impossibili.

Friedrich Merz (leader della CDU) e Lars Klingbeil (co-leader dell’SPD), alla conferenza stampa in cui presentano l’accordo di coalizione. 09 aprile 2025. Photo credits: EPA-EFE/CHRISTOPH SOEDER

La questione fiscale resta così il principale terreno di scontro fra i due partiti della coalizione di governo, ognuno dei quali fa riferimento a una fascia elettorale diversa, con interessi apparentemente incompatibili.

Merz e i tagli al welfare in Germania: “Non sono soddisfatto”

Merz non ha nascosto il suo malumore per i risultati ottenuti finora dalla coalizione. “Non sono soddisfatto di ciò che abbiamo realizzato finora. Bisogna fare di più”, ha dichiarato a Osnabrück. Pur approvando l’avvio della nuova politica migratoria, voluta soprattutto dal Ministro dell’interno Alexander Dobrindt (CSU) e alcune iniziative per la ripresa economica, il Cancelliere considera insufficienti i progressi compiuti.

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La ricetta di Merz per l’SPD è chiara: il partito socialdemocratico deve abbracciare una linea “critica nei confronti dell’immigrazione e favorevole all’industria”. Solo così potrà “affermarsi nel governo” e contribuire a dimostrare che “la Germania è governata con successo dal centro”. In sintesi, quindi, l’SPD farebbe un lavoro migliore, secondo il Cancelliere, se si sforzasse di diventare la CDU.

Un appello che suona più come un ultimatum. Il Cancelliere auspica che l’SPD “a Berlino riesca a proseguire insieme questa strada”, ma le sue parole tradiscono la consapevolezza che il percorso sarà tutt’altro che lineare. Anche la comunicazione della coalizione, ha aggiunto, necessita di significativi miglioramenti ed entrambi i partiti farebbero bene a “dialogare tra loro, anziché parlarsi addosso”.

Il futuro dello Stato Sociale in Germania

Il cuore del conflitto risiede nella visione del futuro dello Stato Sociale. “Non mi lascerò irritare da parole come smantellamento sociale, tagli drastici e tutto ciò che ne consegue”, ha dichiarato. E su questo c’erano, va detto, pochi dubbi: Merz non ha mai nascosto la sua antipatia per il reddito di cittadinanza né a mai temuto che presentarsi come il fautore del mantellamento di questa misura di welfare in Germania potesse in alcun modo nuocere alla sua immagine politica. 

Il reddito di cittadinanza, che in questo momento conta 5,6 milioni di percettori in Germania rappresenta infatti l’epicentro della battaglia ideologica di questo governo. Merz ha fatto riferimento a uno dei suoi cavalli di battaglia nell’argomentare contro questo aspetto del welfare, descrivendolo come disincentivante rispetto al ritorno nel mercato del lavoro in Germania – questo nonostante un recente studio che dimostra come questa affermazione sia priva di fondamento. Secondo Merz, non sarebbe da biasimare chi sceglie di non lavorare e percepire il RdC: l’offerta sarebbe “irrinunciabile”.

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Le reazioni politiche

Le risposte della coalizione e dell’opposizione hanno immediatamente disegnato il campo di battaglia politico. Il leader dell’SPD Lars Klingbeil ha promosso l’idea di attuare le riforme necessarie, ma ha messo in guardia dall’ingiustizia sociale. “Abbiamo bisogno di riforme strutturali per mantenere stabili i contributi a lungo termine”, ha dichiarato, aggiungendo: “Mi aspetto da tutti i responsabili più fantasia, rispetto ai semplici tagli alle prestazioni per i lavoratori”.

La resistenza interna all’SPD si è manifestata con particolare veemenza attraverso le parole del leader dei Juso (i giovani socialdemocratici), Philipp Türmer. I tagli sociali rappresentano “una linea rossa” per il partito, ha avvertito, prospettando addirittura che la riforma del reddito di cittadinanza “potrebbe rappresentare una questione di coscienza per i deputati”. “Se l’idea alla base di un autunno di riforme è quella di tagliare le prestazioni sociali, posso solo dire chiaramente: l’SPD non può cedere di un millimetro”, ha dichiarato categoricamente.

L’opposizione ha reagito con altrettanta durezza. La leader del gruppo parlamentare di Die Linke, Heidi Reichinnek, ha denunciato l’arrivo di un “autunno di crudeltà sociali”, accusando l’Unione di costituire “la punta di diamante degli attacchi” contro i diritti dei lavoratori e lo Stato sociale. La sua proposta, invece, si riconferma quella che ha portato avanti in campagna elettorale, la reintroduzione di una patrimoniale, che punti a scaricare il peso della crisi in misura maggiore sulle fasce che detengono il maggior potere economico all’interno della società.

Heidi Reichinnek Elezioni in Germania
Heidi Reichinnek

Foto: DIE LINKE. / Olaf Krostitz

Anche l’FDP, che non siede in parlamento, ha fatto sentire la sua voce. Il leader Christian Dürr ha accusato la coalizione di rimandare continuamente le riforme: “Naturalmente si possono continuare a istituire commissioni e filosofeggiare sulla giustizia, oppure si può finalmente iniziare a promuovere riforme coraggiose”. La sua ricetta, prevedibilmente, è favorevole all’idea di uno smantellamento progressivo dello stato sociale e include una maggiore previdenza privata, come un “sistema a capitalizzazione come la pensione azionaria”.

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Verso l’autunno delle decisioni

Il programma di riforme della coalizione nero-rossa tocca i pilastri fondamentali del sistema di protezione sociale tedesco: reddito di cittadinanza, pensioni, assicurazione sanitaria.

Le commissioni specializzate stanno lavorando alle proposte concrete. L’autunno dovrebbe vedere “le prime basi” di questo ambizioso programma di riforme. Merz ha chiarito che il processo non sarà “così semplice” – “È un lavoro difficile”, ha ammesso – ma ha ribadito la sua determinazione: “L’appello è rivolto a tutti noi: dimostriamo insieme che i cambiamenti sono possibili, che le riforme sono possibili”.

Il Cancelliere sa di camminare su un terreno minato. La coalizione con l’SPD rende “faticoso” il progetto per entrambe le parti, ma Merz ha scelto la strada del confronto diretto. Non renderà “facile” il compito ai socialdemocratici, consapevole che dalla riuscita di queste riforme dipende non solo la sostenibilità del sistema sociale tedesco, ma anche la credibilità politica del suo governo.





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