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Walter Raspa. Dal circolo di S. Stefano all’Acli regionale


Scoprì il valore intrinseco della solidarietà, dell’aiuto agli altri, quando, giovane carabiniere, salvò la vita a una bimba che stava soffocando e l’intero paese, Porto S. Elpidio, volle ringraziarlo, e poi ebbe modo di diventare un protagonista attivo dell’impegno etico sociale a favore delle comunità non solo ravennate, ma di ogni luogo ove albergassero necessità. A Walter Raspa sono stati guida e ispiratori Benigno Zaccagnini ed Ersilio Tonini e i loro insegnamenti hanno segnato tutta la sua attività a favore delle Acli, l’associazione cristiana sorta del ‘44 per promuovere il lavoro e i lavoratori, difendere e aiutare quanti si trovano in condizione di esclusione sociale. Raspa, che per professione era dipendente della Sarom, ha cominciato con il circolo Acli di Santo Stefano per diventare presidente prima dell’Acli provinciale e poi di quella regionale e consigliere nazionale. E dalla scorsa primavera è portavoce del Terzo settore di Ravenna, il fronte della solidarietà organizzata. Il suo non sembra un cognome ravennate…

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“Infatti è molisano, sono nato a Petacciato, paese originario dei miei. Terra povera tanto che il babbo, Nicola, fu costretto a emigrare in Germania per lavorare; la mamma si chiamava Rosina e ho una sorella, Tiziana. L’infanzia e l’adolescenza l’ho trascorsa lì, giocavo a calcio e anche a ping pong, pensi che a 12 anni giocavo con Di Pietro! Poi ho frequentato l’Istituto professionale e mi sono specializzato come meccanico tornitore. A 18 anni, nell’ottobre del 1969, mi sono arruolato nei carabinieri”.

Dove ha svolto servizio?

“Dopo la scuola allievi a Chieti mi mandarono a Porto S. Elpidio dove sono rimasto sei anni: furti, rapine e soprattutto incidenti stradali i fronti su cui principalmente si operava…”.

I giornali marchigiani dell’epoca scrissero molto di un suo salvifico intervento…

“Fu nel luglio del ‘71, vicino alla caserma di S. Elpidio sentii delle grida e vidi una donna con una bimba in braccio che cercava aiuto: la bimba era cianotica, mi accorsi che la lingua le ostruiva le vie respiratorie. La rimossi e iniziai la respirazione bocca a bocca mentre in auto con il comandante e un collega correvamo in ospedale. E quando arrivammo, la bimba aveva ripreso a respirare”.

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Il suo intervento fu applaudito dalla cittadinanza.

“Io e i colleghi eravamo ben contenti di aver salvato la vita alla bimba e per noi carabinieri era finita lì. All’indomani, quando la vicenda fu conosciuta, la caserma fu invasa da telefonate e visite di cittadini che ringraziavano, che mi riempivano di complimenti. Fu in quel frangente che compresi quanto importante sia in una comunità il valore del sostegno reciproco fra le persone”.

E dopo Porto S. Elpidio?

“Venni destinato alla base militare con unità americane di Camp Darby, vicino a Pisa. Lì entrai a far parte della squadra specializzata nei rilievi di incidenti stradali quando coinvolti erano militari Usa e loro familiari, operavo in tutta Italia e in più intervenivo con la Militar Police in caso di liti, disordini e altre marachelle degli americani. Nel ‘75, per concorso, divenni vicebrigadiere, poi mi congedai”.

E fu allora che arrivò nel Ravennate?

“Avevo conosciuto Giovanna Paola Fabbri, di Santo Stefano, e dopo il congedo ci sposammo e venni ad abitare qui. Se fossi rimasto nell’Arma mi sarei potuto sposare solo a 28 anni. Nel frattempo avevo trovato lavoro alla Sarom all’ufficio dogana e poi come responsabile di magazzino. Divenni delegato sindacale Cisl e quando negli anni 80 la raffineria chiuse, organizzai iniziative di solidarietà a favore dei lavoratori più bisognosi”.

Lei peraltro era già da tempo attivo nel volontariato che all’epoca era soprattutto emanazione delle comunità cattoliche.

“Fin dal mio arrivo a Santo Stefano entrai a far parte del locale circolo Acli, uno dei più attivi della zona perché aveva un attrezzato campo da bocce coperto e si disputavano tanti tornei. Venivano bocciofili da tutta la Romagna. Tenga presente che i circoli Acli erano aperti a tutti i partiti e può immaginare quanto questo fosse importante per la coesione di una comunità, al di là delle ideologie. Il mio primo incarico fu la presidenza della locale Cooperativa Comunità cristiana e fu allora che conobbi Zaccagnini, pensi che suo figlio Stefano lavorava anche lui alla Sarom, poi l’arcivescovo Tonini, il gruppo di Preda…si facevano incontri al circolo, veniva anche Mauro Dragoni”.

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Tonini l’ha quindi conosciuto appena arrivato.

“A fine ‘75! Nel corso degli anni mi chiedeva spesso di fargli compagnia in auto nei suoi viaggi a Roma o in Vaticano. Ero quasi sempre con lui anche quando andava da Enzo Biagi a registrare i Dieci comandamenti all’italiana! Tonini veniva spesso qui al circolo Acli di Santo Stefano, come poi anche il suo successore, Amaducci che si fermava a giocare a carte. I suoi genitori a Traversara gestivano un circolo Acli e lui qui si sentiva di casa”. Iniziò così il suo percorso all’interno dell’Acli.

“Desidero ricordare presidenti provinciali dell’Acli come Raffaele Clo, Antonio Nonni, Giuliano Babini, a loro il merito io ho solo proseguito la loro azione; ho cominciato come presidente dell’Unione Sportiva Acli, dall’80 al ‘90, poi dal ‘92 al 2000 presidente provinciale Acli, quindi presidente della società di gestione dei campeggi, presidente del patronato e dal 2008 al 2016 presidente regionale Acli. Sono stato consigliere nazionale e, fra altri incarichi, sono ancora nella segreteria regionale, responsabile provinciale del settore sportivo e presidente del circolo di Santo Stefano”.

Ricordo molte delle vostre raccolte di fondi per iniziativa di solidarietà in Italia e nei Balcani.

“Per i bisognosi delle nostre Ville Unite, per i cittadini di Dubrovnik bombardata, per le popolazioni delle zone colpite da terremoti, per il Burundi e tanto altro”.

Lei è famoso anche per il gruppo ciclistico dell’Acli di Santo Stefano.

“I ciclisti del prete, come ci chiamavano, il prete era il nostro parroco, don Serafino. La squadra si è costituita nel ‘91 e abbiamo fatto e continuiamo a fare lunghi percorsi, molti sono pellegrinaggi a S. Giovanni Rotondo, a Lourdes, a Santiago di Compostela. Pensi che del nostro gruppo vollero far parte anche persone con la tessera del Pci!

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In un’epoca in cui impotenti si assiste all’evaporazione di storici punti di riferimento, le Acli resistono?

“Ai servizi di patronato che forniscono si aggiungono tante iniziative, culturali, turistiche, sociali, gli antichi valori che animano l’associazione a partire dalla solidarietà non svaniscono, si rinnovano. A Ravenna ci sono quattro sedi, poi circoli nel forese, Santo Stefano, Fosso Ghiaia, Piangipane, Filetto”.

Attualmente lei ha assunto anche un nuovo ruolo.

“Da marzo sono stato eletto portavoce del Terzo settore, nucleo centrale della solidarietà; il mio ruolo è quello di tenere sempre informato il grande mondo del volontariato di bandi, normative e quant’altro possa interessare per le attività”.



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