«Aziende e cooperative agricole in grave difficoltà per completare entro il prossimo 30 agosto gli adempimenti dei progetti finanziati con la misura PSR 4.1, alcuni dei quali approvati il primo semestre 2025», dichiara Michele Cappadona, AGCI Sicilia.
«Non prevedere un differimento dei termini contraddice palesemente il provvedimento del Consiglio dei Ministri, che ha prorogato lo stato di emergenza nazionale per la siccità in Sicilia per ulteriori 12 mesi, con una delibera del 9 maggio 2025, per far fronte alla grave crisi idrica che affligge l’Isola. Questa decisione segue la delibera del 6 maggio 2024 con cui era stato dichiarato inizialmente lo stato di emergenza e ha permesso lo stanziamento di fondi specifici per interventi straordinari».
Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) Sicilia 2014–2022 rappresenta uno degli strumenti chiave per il rilancio del comparto agricolo regionale, cofinanziato dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR). In questo ambito, la Sottomisura 4.1 – finalizzata a sostenere gli investimenti nelle aziende agricole – si configura come la misura più strategica dell’intero programma, incidendo direttamente sulla modernizzazione, la competitività e la sostenibilità del settore primario siciliano.
In vista della chiusura del ciclo di programmazione, l’assessorato regionale dell’Agricoltura ha emanato il D.D.G. n. 5335 del 24 giugno 2025, fissando al 30 agosto 2025 il termine ultimo per la realizzazione degli interventi finanziati. Tale scadenza è stata motivata dalla necessità di consentire alla Regione Sicilia di completare le attività di verifica, collaudo e certificazione entro il 31 dicembre 2025, termine ultimo per la rendicontazione alla Commissione Europea.
Tuttavia, in molti casi, i tempi amministrativi e giudiziari hanno determinato il differimento sostanziale dell’avvio dei progetti, che sono stati notificati e ammessi in graduatoria solo nel primo semestre del 2025, compromettendo la reale possibilità di completamento entro la scadenza tecnica.
I beneficiari del Bando 2016 hanno avviato le proprie attività progettuali sulla base delle disposizioni attuative ufficiali, che stabiliscono chiaramente che “Il tempo massimo concesso per l’esecuzione degli interventi finanziati è fissato al massimo in 12 mesi per gli investimenti relativi a macchine e attrezzature e in 24 mesi per investimenti relativi a strutture, impianti e tipologie analoghe; il suddetto tempo massimo decorre dalla data di notifica del provvedimento di concessione del sostegno adottato dal competente Ufficio regionale.”
Tale previsione ha determinato scelte strategiche e impegni economico-finanziari rilevanti da parte delle imprese, che hanno impostato i propri piani di investimento sulla base del principio di stabilità e coerenza normativa, confidando nella piena applicazione delle tempistiche previste dal bando.
L’imposizione di una scadenza unica e anticipata al 30 agosto 2025, indipendente dalla data di notifica dell’atto concessorio, lede il legittimo affidamento e crea un evidente disallineamento tra norma e attuazione, ponendo molte aziende in una situazione di estrema criticità.
«Non tenere conto delle specifiche difficoltà delle aziende e cooperative agricole, all’indomani della proroga di un anno dello stato di emergenza nazionale per la siccità in Sicilia, potrebbe aprire ad uno scenario allarmente – osserva Michele Cappadona, presidente dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane-AGCI Sicilia -. Il mancato riconoscimento di una proroga straordinaria fino al 31 dicembre 2025 degli adempimenti a carico delle aziende produrrebbe conseguenze gravi e sistemiche, sia a livello economico che sociale e istituzionale».
«Sussiste – segnala Michele Cappadona – il rischio reale di fallimento delle imprese beneficiarie che hanno già: assunto impegni finanziari con banche e ISMEA, sottoscritto contratti con fornitori, costruttori e progettisti, avviato opere, acquistato beni e attivato cantieri.
In caso di decadenza dal finanziamento, molte aziende non potranno assolvere gli impegni finanziari ed economici per la mancanza reale dell’aiuto economico pubblico, con il rischio concreto del fallimento e una realtà diffusa di opere incompiute, a danno del territorio e del sistema produttivo.
A questo si aggiunge la perdita di investimenti e capitale pubblico. Il valore complessivo degli investimenti avviati ammonta a oltre € 150–200 milioni, considerando il cofinanziamento dei beneficiari. La mancata proroga comporterebbe una perdita secca per l’economia regionale e un danno erariale potenziale derivante dall’inutilizzabilità dei fondi pubblici già impegnati».
«Per quanto riguarda la caduta dell’impatto occupazionale, continua Cappadona, in base a stime tecniche (CREA, RRN, valutazioni ex post PSR), ogni 200.000–250.000 euro di investimento in agricoltura genera una Unità Lavorativa Annua (ULA). Applicando questo parametro, gli investimenti in corso possono garantire o mantenere tra 500 e 700 posti di lavoro, diretti e indiretti. La mancata proroga rischia di trasformare questa potenzialità in disoccupazione, perdita di competenze locali e desertificazione delle aree interne».
«Non va trascurata la sperimentazione che il PSR rende possibile», aggiunge Cappadona. Nel futuro dell’agricoltura siciliana sempre più frutta tropicale. Il cambiamento climatico rende infatti oggi possibile nell’Isola la coltivazione intensiva di kiwi, mango, avocado, con rese molto più convenienti di quelle delle tradizionali millenarie colture viticole e olivicole. L’AGCI Sicilia fin dal 2016 per promuovere tale sperimentazione ha siglato un protocollo d’intesa con la società Blu Project amministrata da Vito Clemense, professionista esperto in questo particolare settore».
«Non va trascurato l’aspetto della perdita di fiducia e della frattura istituzionale – sottolinea Cappadona -. Una gestione incoerente del termine di completamento danneggia gravemente la credibilità della politica agricola regionale, la fiducia degli imprenditori agricoli nelle istituzioni pubbliche, la propensione a partecipare ai futuri programmi, come il PSR 2023–2027 o il PNRR Agricoltura».
«La proroga è dunque una richiesta legittima e urgente, dichiara Cappadona -. In virtù del ruolo di rappresentanza degli interessi del settore primario, l’AGCI Sicilia richiede con fermezza l’adozione urgente di un provvedimento straordinario di proroga al 31 ottobre 2025, ritenendolo essenziale per tutelare la sostenibilità economico-finanziaria delle imprese coinvolte, completare gli investimenti in fase attuativa e salvaguardare la credibilità dell’intero sistema di programmazione agricola regionale.
Una tale misura è giuridicamente fondata (sulla base del principio di legittimo affidamento), amministrativamente realizzabile (senza oltrepassare la scadenza UE del 31 dicembre), economicamente sostenibile e necessaria per non vanificare risorse e sforzi già in atto.
«Questa proroga – conclude Cappadona – non è un rinvio immotivato, ma una necessità tecnica e sociale per salvare centinaia di imprese agricole dalla crisi e dal dissesto, completare opere già finanziate e in fase avanzata, preservare il tessuto produttivo e occupazionale delle aree rurali nonché tutelare la credibilità della Regione e dell’Italia nei confronti dell’UE.
Il settore agricolo è pilastro della produzione interna lorda regionale. Non si può permettere che un errore di tempistica amministrativa comprometta il lavoro, l’investimento e la sopravvivenza di centinaia di aziende cooperative siciliane. Siamo fiduciosi che il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani e l’assessore all’Agricoltura Salvatore Barbagallo, sapranno riconoscere le gravi difficoltà del settore con la giusta sensibilità e interverranno con la massima prontezza».
Foto di Raphael Rychetsky su Unsplash
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