Il presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia, Pasquale Frega, ha rilanciato al Meeting di Rimini la necessità di ricostruire il rapporto fra imprese e lavoratori, indicando la qualità di questa relazione come bussola per affrontare la trasformazione economica in atto.
L’impresa come comunità di persone
La definizione di azienda che Frega porta in valigia è netta: un’entità non ha esistenza se non attraverso le persone che la popolano. Per questo, ha spiegato, la parola «dipendente» è scomparsa dal suo lessico da molti anni. Non si tratta di una semplice scelta linguistica; è il segnale di un ribaltamento di prospettiva, perché l’impresa, a suo giudizio, finisce per dipendere dalla creatività, dalla passione e dalla competenza di chi vi lavora, e non il contrario. A questo principio, ha aggiunto, occorre dare sostanza quotidiana attraverso pratiche eque e trasparenti.
Secondo il manager, la visione di un’organizzazione come somma di individui responsabilizzati ribalta anche il conflitto tradizionale tra chi guida e chi esegue. Quando ogni collaboratore percepisce che la propria voce pesa sulla direzione dell’impresa, si crea un circolo virtuoso in cui il successo collettivo alimenta la soddisfazione personale. Frega ha ricordato che questa impostazione è ormai un requisito imprescindibile per qualsiasi azienda che aspiri a durare nel tempo: la capacità di attrarre talenti dipende dall’autenticità del rapporto instaurato con chi, giorno dopo giorno, ne costruisce i risultati.
Un manifesto per il buon lavoro e per la centralità della persona
Da anni Philip Morris Italia ha deciso di mettere per iscritto questa filosofia, trasformandola in un vero e proprio «manifesto del buon lavoro». Il documento, cui Frega fa spesso riferimento, pone al centro la dignità della persona e si traduce in politiche concrete: dalla certificazione della parità retributiva tra uomini e donne a programmi che favoriscono la partecipazione attiva dei dipendenti alla vita aziendale. Il manifesto non è una dichiarazione d’intenti, ma una bussola operativa, pensata per guidare ogni scelta strategica.
Frega ha sottolineato che l’impegno non si esaurisce all’interno della singola impresa. Essendo capofila di una vasta filiera, il gruppo mira a estendere gli stessi standard lungo tutta la catena del valore, coinvolgendo fornitori e partner. In quest’ottica, gli investimenti effettuati in Italia – finanziamenti, competenze, innovazione – sono letti come un tassello di un progetto collettivo, in cui ognuno è chiamato a giocare la propria parte. Solo così, ha ribadito, la responsabilità sociale smette di essere uno slogan e diventa un fattore competitivo concreto.
Il protagonismo delle nuove generazioni
Nel suo intervento, il presidente ha evidenziato l’energia che le nuove generazioni stanno immettendo nel mercato del lavoro. Chi varca oggi la soglia di un’azienda pretende coerenza tra i valori dichiarati e la realtà quotidiana: teme poco le gerarchie rigide e preferisce contesti in cui ambiente, impatto sociale e benessere individuale siano considerati metriche di successo tanto quanto il profitto. È un cambio di paradigma che nessun leader, avverte Frega, può più permettersi di ignorare. Questa domanda di coerenza, ha precisato, è divenuta un criterio di scelta del posto di lavoro almeno quanto il pacchetto retributivo.
Frega ha osservato che gli ultimi trent’anni, complici internet e media digitali, hanno frantumato gli schemi economici del passato. Se un tempo il posto fisso rappresentava la principale forma di sicurezza, oggi il vero fattore di stabilità è la possibilità di apprendere e di contribuire a un progetto riconosciuto come utile alla collettività. La reputazione sociale di un’azienda, in questo scenario, diventa un moltiplicatore di talento, attirando professionalità che non si limitano a eseguire, ma chiedono di partecipare attivamente alle scelte.
Formazione manageriale e confronto sindacale quotidiano
Al di là dei principi, ciò che conferisce credibilità all’approccio di Philip Morris è l’attenzione riservata alla formazione di chi assume ruoli di guida. Frega ha parlato di un processo continuativo che richiede «impegno quotidiano» per tradurre i valori in comportamenti misurabili. Ogni responsabile è coinvolto in percorsi di aggiornamento sulle migliori practices, con l’obiettivo di riconoscere e valorizzare il contributo dei team. La coerenza, secondo il CEO, si costruisce anche attraverso la capacità di ascolto e di restituzione di feedback puntuali.
Non meno rilevante è il dialogo con le sigle sindacali, che l’azienda considera una parte attiva nella definizione delle proprie politiche. È stato elaborato un modello di condivisione periodica delle decisioni più delicate, dalle evoluzioni tecnologiche all’organizzazione del lavoro. La negoziazione preventiva, ha sottolineato Frega, riduce i conflitti e rafforza il senso di corresponsabilità. In questo quadro, la “squadra” non è un concetto retorico: la performance economica e la serenità del clima interno sono due facce della stessa medaglia, inseparabili.
Dal Meeting di Rimini un invito a un patto sociale rinnovato
Il contesto che ha ospitato il ragionamento di Frega è stato il Meeting di Rimini, quest’anno dedicato al tema «Corpi intermedi e sviluppo economico: il lavoro per un nuovo patto sociale», in programma dal 22 al 27 agosto. Visibile fin dall’apertura, la platea ha mostrato attenzione alle implicazioni concrete di quanto esposto. L’obiettivo dichiarato dell’incontro era fornire spunti per avvicinare mondi spesso distanti – impresa, istituzioni, rappresentanze – su un terreno comune di responsabilità condivisa, alla base del futuro industriale italiano.
Parlando a margine dell’evento, il manager ha ribadito che la sfida più urgente non consiste tanto nel gestire la tecnologia, quanto nel ricucire i legami fra chi crea valore e chi ne beneficia. La qualità delle relazioni professionali, ha spiegato, può diventare la leva con cui l’Italia affronta le incertezze globali, trasformandole in opportunità. Perché il patto sociale sia effettivo, ha concluso, occorre che ogni attore – impresa, lavoratore, associazione – riconosca di essere parte dello stesso progetto di crescita condivisa.
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