Negli ultimi anni il sistema imprenditoriale sta vivendo una profonda trasformazione spinta da una crescente consapevolezza degli impatti socio-ambientali delle attività economiche.
In questo scenario, i concetti di sostenibilità e responsabilità sociale d’impresa stanno diventando fattori cruciali per garantire la competitività a lungo termine delle aziende
Parallelamente, il settore finanziario sta spingendo verso modelli di business più sostenibili, premiando gli investimenti che generano un impatto positivo sull’ambiente e sulla società.
La servitizzazione, con la sua logica di offerta di servizi integrati, rappresenta una risposta concreta a questa crescente “domanda di sostenibilità”, permettendo alle aziende, non solo di soddisfare le nuove aspettative dei consumatori, ma anche di allineare le proprie attività ai principi ESG, creando valore condiviso e sostenibile nel tempo.
I consumatori chiedono più delle semplici promesse sulla sostenibilità
I consumatori stanno diventando sempre più consapevoli dell’impatto ambientale e sociale delle loro scelte di acquisto e stanno orientando le loro scelte verso i brand che dimostrano un impegno concreto verso la sostenibilità.
Secondo i dati del Global State of the Consumer Tracker, l’Osservatorio periodico di Deloitte sui comportamenti d’acquisto, quasi la metà dei consumatori (46%) in 23 Paesi oggetto dello studio ha acquistato almeno un bene o servizio sostenibile nell’ultimo anno.
La sostenibilità per i consumatori non si limita al materiale utilizzato. Oltre a preferire prodotti realizzati con componenti naturali o riciclati, sono interessati a tutto il ciclo di vita del prodotto: dalla produzione – dove valutano l’impatto energetico e le risorse utilizzate – all’imballaggio – dove ricercano materiali riciclabili, biodegradabili o compostabili e preferiscono soluzioni minimaliste che riducano gli sprechi – fino alla durabilità del prodotto.
Inoltre, un numero crescente di consumatori vede la sostenibilità non solo sotto l’aspetto ambientale, ma anche come un impegno etico e sociale, privilegiano le aziende che promuovono attivamente valori come la diversità, l’inclusione e l’equità, riconoscendo l’importanza di un approccio olistico alla responsabilità sociale.
La sensibilità e l’attenzione verso pratiche sostenibili sono quindi sempre più diffuse, ma i consumatori sono disposti a “pagare” per avere un prodotto/servizio più sostenibile?
I consumatori premiano la sostenibilità
Lo studio condotto da Deloitte ci dice che i consumatori premiano la sostenibilità, mostrandosi disposti a spendere in media il 27% in più rispetto a opzioni tradizionali.
Questo dimostra che la sostenibilità non è solo una tendenza passeggera, ma un cambiamento strutturale che sta ridefinendo il modo in cui produciamo e consumiamo.
Di fronte a questo cambiamento, le aziende si trovano ad un bivio: adattarsi o rischiare di essere marginalizzate.
Adattarsi significa abbracciare la sostenibilità come un pilastro strategico, integrandola in ogni aspetto del business, dall’innovazione di prodotto, alla gestione delle risorse, all’organizzazione aziendale. Solo così le aziende potranno mantenere un vantaggio competitivo duraturo e consolidare la propria posizione sul mercato.
Passare alla circolarità significa progettare in modo sostenibile
La crescente consapevolezza degli impatti negativi associati al modello economico lineare, basato sull’approccio “prendi, produci, smaltisci”, ha evidenziato l’urgenza di adottare modelli più sostenibili.
L’economia circolare rappresenta una di queste soluzioni, in quanto mira a mantenere materiali e risorse in un ciclo continuo di utilizzo e rigenerazione.
Uno degli aspetti fondamentali di questo modello è la progettazione sostenibile. Progettare in modo sostenibile significa considerare fin dall’inizio l’intero ciclo di vita di un prodotto, assicurandosi che sia pensato per durare più a lungo, essere riparabile, aggiornabile e, infine, essere recuperato e reinserito nel ciclo produttivo. La scelta dei materiali è fondamentale, privilegiando prodotti di origine naturale, privi di sostanze chimiche, riciclati o riciclabili.
Facilità di disassemblaggio
Un aspetto cruciale della progettazione in ottica circolare è la facilità di disassemblaggio. Quando i prodotti raggiungono la fine del loro ciclo di vita, devono poter essere smontati in modo efficiente per permettere il recupero e il riutilizzo delle materie prime. Questo non solo riduce i rifiuti, ma crea anche nuove opportunità per l’innovazione e l’efficienza dei processi produttivi.
Le imprese che adottano un modello circolare ottengono significativi vantaggi economici. Oltre a ridurre in modo consistente i costi legati allo smaltimento dei rifiuti, hanno l’opportunità di creare nuovi flussi di entrate valorizzando gli scarti come risorse utili. Questo approccio non solo ottimizza l’impiego delle risorse, ma favorisce anche l’emergere di nuovi modelli di business innovativi e sostenibili.
Verso il futuro: prospettive di prodotto a lungo termine con la servitizzazione
Tradizionalmente, il settore manifatturiero ha basato la sua crescita su un principio semplice: vendere macchinari e prodotti. Oggi, tuttavia, il concetto del possesso sta progressivamente cedendo il passo a quello dell’utilizzo.
Di fronte a questa trasformazione, le aziende più innovative stanno reinventando il loro modo di fare business, passando dalla semplice vendita di prodotti alla creazione di ecosistemi di servizi personalizzati.
Questa evoluzione, definita servitizzazione, richiede un approccio olistico alla progettazione che va ben oltre le caratteristiche tecniche del prodotto.
Al centro di questo nuovo paradigma c’è la sostenibilità: i prodotti devono essere concepiti per durare nel tempo, essere facilmente riparabili e realizzati con materiali riciclabili.
Ad esempio, invece di vendere lavatrici un’azienda potrebbe offrire un servizio di lavaggio. Il cliente paga un canone mensile per l’utilizzo dell’elettrodomestico e l’azienda si occupa di tutto: dalla consegna, alla manutenzione e riparazione, fino allo smaltimento finale.
Mantenendo la proprietà delle lavatrici, l’azienda è incentivata a produrle con materiali durevoli e a progettarle per essere facilmente riparabili, prolungandone così il ciclo di vita e riducendo la produzione di rifiuti.
Servitizzazione ed economia circolare
La servitizzazione, in sinergia con i principi dell’economia circolare, offre alle imprese un’opportunità unica per differenziarsi dalla concorrenza, costruire relazioni durature con i clienti e contribuire attivamente alla transizione verso un’economia più sostenibile. Le aziende che adottano questo modello di business, non solo massimizzano il valore per gli stakeholder, ma diventano anche agenti del cambiamento, guidando l’industria verso un futuro in cui la crescita economica è strettamente legata al benessere sociale e ambientale.
PMI e sostenibilità: l’importanza dell’approccio ESG
Nel panorama in evoluzione della responsabilità aziendale, l’ESG (Environmental, Social, Governance) sta emergendo come il nuovo standard, superando la tradizionale nozione di Corporate Social Responsibility (CSR). L’ESG rappresenta un approccio olistico che riconosce l’interconnessione tra sostenibilità ambientale, impatto sociale e pratiche di governance, e pone al centro dell’attenzione la creazione di valore condiviso per tutti gli stakeholder.
Questo paradigma abbraccia una serie di tematiche complesse e interconnesse: dall’impatto ambientale dell’azienda, come le emissioni di carbonio e la gestione delle risorse, agli aspetti sociali, che riguardano la diversità e l’inclusione, le condizioni di lavoro e i diritti umani, fino alla governance, che valuta la trasparenza, l’etica e l’accountability dell’organizzazione.
Tra le PMI è ancora comune chiedersi perché dovrebbero preoccuparsi delle loro performance di sostenibilità, considerando che solo una piccola percentuale è soggetta agli Standard ESRS (European Sustainability Reporting Standards). Di conseguenza, molte stanno rimandando l’implementazione di pratiche sostenibili e continuano a gestire le loro attività quotidiane senza un’adeguata attenzione alla sostenibilità.
PMI ed emissioni globali di CO2
Nell’Unione Europea, le piccole e medie imprese costituiscono il 99% del tessuto imprenditoriale, impiegando circa 100 milioni di persone e generando due terzi dei posti di lavoro nel settore privato. Oltre a generare più della metà del valore aggiunto complessivo prodotto, sono un elemento essenziale delle catene di fornitura delle grandi aziende.
Tuttavia, la loro centralità comporta anche una grande responsabilità: le PMI contribuiscono in modo significativo (63%) alle emissioni globali di CO2, che spesso si concentrano proprio nelle supply chain. Di conseguenza, il mondo aziendale non sarà in grado di virare verso la sostenibilità senza la partecipazione attiva delle PMI.
Ma integrare i principi ESG non è solo una questione di conformità o responsabilità; è un imperativo strategico che sblocca nuove opportunità e rafforza la resilienza aziendale.
Diversi studi, come quello pubblicato da Harvard Business Review, dimostrano, infatti, che le imprese con solide pratiche ESG sono più resilienti agli shock economici e sociali, rendendole non solo più affidabili, ma anche più competitive.
Un piano ESG ben strutturato non è un ostacolo alla crescita, ma piuttosto un acceleratore. Iniziative come la misurazione dell’impronta di carbonio, l’ottimizzazione delle risorse, la valorizzazione del capitale umano e l’adozione di pratiche di governance trasparenti possono aprire, anche per le PMI, nuove opportunità di business, stimolare l’innovazione e creare un vantaggio competitivo duraturo nel tempo.
Il collegamento tra sostenibilità e finanza
Il legame tra sostenibilità e profitto, un tempo considerato contraddittorio, si sta evolvendo in un rapporto sempre più sinergico e strategico. In passato, la sostenibilità era spesso percepita come un costo aggiuntivo o un ostacolo alla massimizzazione dei profitti. Tuttavia, negli ultimi anni, aziende e investitori hanno iniziato a riconoscere che l’adozione di pratiche sostenibili non solo può ridurre i rischi, ma anche creare nuove opportunità di crescita e innovazione.
Diversi studi affermano che le aziende che integrano le metriche ESG nelle loro operazioni ottengono risultati finanziari migliori rispetto a quelle che non lo fanno. Questo è dovuto in gran parte alla maggiore capacità di gestione del rischio. Ad esempio, ridurre l’impronta di carbonio non solo comporta una riduzione dei costi operativi nel lungo periodo, ma protegge anche l’azienda dalle sanzioni derivanti da normative ambientali sempre più rigorose.
Allo stesso modo, una governance trasparente e inclusiva non solo migliora la reputazione dell’azienda, ma riduce anche il rischio di frodi e comportamenti dannosi che potrebbero minare la stabilità finanziaria.
Cosa dicono i dati
Secondo McKinsey & Company, le iniziative di sostenibilità riducono i costi e possono influenzare i profitti operativi fino al 60%. Una ricerca di Deutsche Bank ha evidenziato come le aziende con rating ESG elevati godano di un costo del capitale inferiore e di performance di mercato superiori.
Con dati così incoraggianti, gli investitori stanno sempre più integrando la sostenibilità come criterio importante nella valutazione delle opportunità di investimento, privilegiando aziende e progetti che rispettano i criteri ESG. Ciò ha portato, negli ultimi anni, a un aumento significativo dei capitali diretti verso fondi e asset che rispettano i principi ESG.
Questa tendenza è ulteriormente rafforzata dalle nuove direttive dell’EBA, entrate in vigore a giugno 2021, che impongono agli istituti finanziari di valutare attentamente i profili ESG dei propri clienti prima di concedere prestiti.
In questo scenario, le aziende sostenibili sono le grandi vincitrici. Gli investitori le premiano con capitali a costi più contenuti, mentre le banche offrono condizioni di finanziamento più vantaggiose, tra cui tassi di interesse più bassi, limiti di finanziamento più elevati e termini di rimborso più flessibili.
La sostenibilità non è più solo un trend, ma una strategia vincente per creare valore e garantire la crescita a lungo termine.
Conclusioni
Tradizionalmente, le aziende operavano all’interno di modelli lineari che enfatizzavano la produzione di massa e il consumo rapido, un modello gravoso sia per l’ambiente che per le risorse aziendali.
L’economia circolare, con il suo obiettivo di creare un ciclo virtuoso di risorse, interrompe questo schema, portando il prodotto come servizio un valido alleato del cambiamento.
La servitizzazione allinea le attività aziendali ai principi ESG promuovendo pratiche sostenibili a livello ambientale, sociale e di governance. Questo approccio, sempre più richiesto dai consumatori e dagli investitori, apre nuove opportunità di finanziamento e rafforza la reputazione aziendale.
La combinazione servitizzazione, ESG e finanza agisce, pertanto, da catalizzatore per un radicale cambiamento nei modelli di business, rafforzando la capacità delle imprese di affrontare le complessità del contesto attuale.
Questa sinergia è la chiave per sbloccare un futuro più sostenibile, dove le imprese prosperano creando valore condiviso per tutti gli stakeholder operando in armonia con l’ambiente circostante.
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