La città giapponese di Yokohama ospiterà da domani a venerdì 22 agosto la nona edizione della Conferenza internazionale sullo sviluppo africano di Tokyo (Ticad), all’insegna del tema “Co-creare soluzioni innovative”. I lavori si concentreranno sulle sfide dell’Africa e della comunità internazionale in tre aree: società, pace e stabilità, economia. Obiettivo principale dell’evento sarà la promozione e il rafforzamento di partenariati pubblico-privati per favorire la prosperità di Giappone e Africa, valorizzando le ampie risorse e la giovane popolazione africane insieme all’innovazione tecnologica e alle competenze delle aziende giapponesi. Il programma dell’evento comprende oltre 200 seminari e simposi e circa 300 stand ed esposizioni tematiche, che illustreranno anche esempi di soluzioni innovative sviluppate da imprese giapponesi con l’impiego di intelligenza artificiale, droni, stampa 3D e altre tecnologie all’avanguardia, al servizio delle esigenze di sviluppo del continente africano.
Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba, il ministro degli Esteri, Takeshi Iwaya, e il direttore generale per gli Affari africani del ministero degli Esteri, Shigeru Horiuchi, prenderanno parte a vario titolo alla conferenza, così come il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il presidente dell’Agenzia giapponese per la cooperazione internazionale (Jica) Akihiko Tanaka, l’amministratore delegato dell’Agenzia per lo sviluppo dell’Unione africana Nardos Bekele-Thomas e il direttore generale dell’Organizzazione per lo sviluppo industriale dell’Onu (Unido), Carlos Magarinos, nonché leader, dignitari e rappresentanti di gran parte dei Paesi africani. Solo da parte giapponese saranno presenti all’evento 200 tra aziende e organizzazioni pubbliche e private. Sul piano istituzionale, Iwaya presiederà una riunione dei ministri dei Paesi africani assieme all’omologo del Burundi, Edouard Bizimana.
La conferenza triennale, che il Giappone guida dal 1993, fornirà a Tokyo l’occasione di negoziare inediti accordi commerciali con i Paesi africani e aprire così nuovi mercati alle sue esportazioni, gravate dalle tensioni geopolitiche globali e dalle politiche protezionistiche statunitensi. Il Giappone punta però anche a confermarsi come partner di riferimento e modello di sviluppo per il continente africano, tramite la visione di una rete logistica sull’Oceano Indiano e un piano per la promozione di investimenti privati in Africa con fondi garantiti dallo Stato. Secondo il quotidiano “Nikkei”, il governo del primo ministro giapponese Ishiba intende sfruttare la conferenza di Yokohama come piattaforma per annunciare ambiziosi piani di rafforzamento delle relazioni commerciali con l’Africa: il governo giapponese sta lavorando alla creazione di un gruppo di studio dedicato a questo tema, che coinvolgerà rappresentanti del mondo imprenditoriale e accademico. Il Kenya e la Nigeria figurerebbero in cima alla lista dei Paesi africani coi quali il Paese asiatico intende sottoscrivere accordi. Tokyo sarebbe intenzionata a negoziare anche un’intesa con la Comunità dell’Africa orientale (Eac), una comunità economica di cui il Kenya fa parte insieme a Tanzania, Uganda, Burundi, Somalia, Ruanda, Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo.
Oltre alle prospettive offerte dai suoi vasti mercati emergenti, l’Africa orientale può ambire ad affermarsi come polo chiave per il commercio nell’Oceano Indiano: il Giappone immagina una zona economica che colleghi l’Africa all’India e al Medio Oriente. Oltre all’Africa orientale, Tokyo è interessata alla Nigeria, il Paese africano più popoloso con oltre 230 milioni di abitanti e il principale produttore di petrolio greggio del continente, con una domanda interna in crescita. Il Ghana – Paese sempre più importante come polo commerciale dell’Africa occidentale – è un altro dei Paesi cui il Giappone guarda come potenziale partner economico. Sottoscrivere accordi di libero scambio coi Paesi africani aprirebbe opportunità inedite per le aziende giapponesi, che oggi devono fare i conti con onerose barriere tariffarie: nel continente africano, infatti, le merci viaggiano via terra dai porti alle aree interne attraversando più Paesi, ciascuno dei quali impone i propri dazi. L’eliminazione di tali dazi migliorerebbe significativamente l’ambiente degli affari per le aziende giapponesi che puntano ad espandersi in Africa.
L’ecosistema commerciale africano resta però complesso e frammentato: l’iniziativa della Zona di libero scambio continentale africana (AfCfta) mira a eliminare i dazi sul 97 per cento delle categorie di beni scambiati all’interno del continente, ma le negoziazioni sui dettagli sono ancora in corso. Il governo giapponese intende sostenere gli sforzi tesi a concretizzare tale iniziativa. La conferenza Ticad consentirà inoltre a Tokyo di presentare ambiziose visioni strategiche: stando alle anticipazioni dei media giapponesi, il Paese asiatico proporrà di costruire una rete logistica estesa all’Africa, all’Oceano Indiano e al Medio Oriente, con solide catene di approvvigionamento per prodotti industriali e risorse minerarie. Per rafforzare il trasporto marittimo nell’Oceano Indiano occidentale, Tokyo è pronta a ricorrere allo strumento dell’assistenza ufficiale allo sviluppo, finanziando la costruzione di porti e strade nell’Africa orientale. I primi progetti sostenuti da Tokyo coinvolgeranno il porto di Nacala in Mozambico e quello di Mombasa in Kenya, entrambi in fase di potenziamento con il sostegno della Jica.
Durante la conferenza Ticad, il governo giapponese illustrerà anche un nuovo piano per la promozione dello sviluppo nei Paesi emergenti tramite partenariati pubblico-privati, con Tokyo come garante di parte del rischio di investimenti e prestiti. L’obiettivo su questo fronte è incoraggiare gli investimenti privati tramite contributi di capitale e garanzie creditizie, e aiutare le aziende giapponesi a espandersi in Africa, definita “l’ultima frontiera” per il suo alto potenziale di crescita. Il programma verrà attivato in via sperimentale già nel corso dell’anno fiscale 2025, con una dotazione massima di 17 milioni di dollari tra investimenti, prestiti e garanzie creditizie. Il primo progetto dovrebbe riguardare investimenti o prestiti a &Capital, un fondo creato da aziende volontarie aderenti alla Japan Association of Corporate Executives. Pur cercando di generare ritorni, il fondo focalizzato sull’Africa investirà in startup che affrontano problemi sociali in settori come sanità ed educazione.
Centrale nell’ambito del progetto sarà l’agenzia Jica, che grazie a modifiche legislative entrate in vigore ad aprile può ora acquisire alcuni bond emessi da aziende nei Paesi in via di sviluppo e fornire garanzie creditizie per prestiti da istituzioni finanziarie locali che sostiene. L’agenzia può inoltre investire e prestare a fondi più rischiosi rispetto a quelli prediletti dagli investitori privati. La tecnica del cosiddetto “blended finance”, che combina assistenza ufficiale allo sviluppo con capitale privato, sta attirando sempre più attenzione a livello internazionale. In Europa e negli Stati Uniti, le agenzie governative utilizzano sempre più investimenti, garanzie creditizie e compensazioni per prime perdite al fine di ridurre il rischio a carico del settore privato.
Secondo la Japan External Trade Organization (Jetro), nel 2024 il Giappone ha esportato verso l’Africa merci per un valore pari a circa 1.300 miliardi di yen (8,85 miliardi di dollari) e ne ha importate per un ammontare simile. Le esportazioni giapponesi verso l’Africa consistono principalmente in automobili, incluse quelle usate, mentre le importazioni riguardano in gran parte risorse minerarie. Sinora il Giappone non ha ancora concluso accordi commerciali o di partenariato economico con alcuno dei più di 50 Paesi africani. A giugno, la Federazione delle aziende giapponesi aveva sottolineato che Corea del Sud, India e Paesi europei stanno procedendo più rapidamente, creando “un enorme divario competitivo con i rivali globali” in un macro mercato in forte espansione: la Banca africana di sviluppo prevede una crescita economica del 3,9 per cento per tutta l’Africa quest’anno, con 21 Paesi che supereranno una crescita del 5 per cento. L’Etiopia, tra i Paesi africani più dinamici, dovrebbe conseguire in particolare una crescita del prodotto interno lordo superiore al 7 per cento. Ad oggi il Pil complessivo africano supera i 2.800 miliardi di dollari, equivalente a circa il 70 per cento di quello giapponese. L’espansione economica è trainata dalla crescita demografica: l’Africa conta 1,5 miliardi di persone con un’età mediana di 19 anni e si prevede raggiunga 2,5 miliardi entro il 2050, pari a un quarto della popolazione mondiale.
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