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Tutto quel che c’è da sapere sulle Comunità energetiche rinnovabili


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Le comunità energetiche rinnovabili (CER) sono realtà collettive che coinvolgono diversi soggetti con ruoli specifici all’interno della produzione e del consumo di energia.

Chi può partecipare a una CER

• Produttori : Possono essere soci o membri che contribuiscono alla generazione di energia rinnovabile tramite impianti di proprietà o in gestione collettiva. Questi includono cittadini, cooperative, imprese, enti pubblici, associazioni e altri soggetti giuridici che detengono o gestiscono impianti energetici rinnovabili (ad esempio fotovoltaici, eolici, biomasse).

• Consumatori : Possono aderire alla comunità energetica tutti coloro che si trovano all’interno del perimetro territoriale della CER e che usufruiscono direttamente dell’energia prodotta dalla comunità, partecipando attivamente all’autoconsumo condiviso. Si tratta principalmente di cittadini, famiglie, piccole e medie imprese, enti pubblici o privati, che scelgono di condividere l’energia prodotta localmente.

• Soggetti che possono essere sia produttori che consumatori : In molte comunità, i membri possono avere un doppio ruolo, ovvero essere sia produttori di energia rinnovabile (ad esempio chi ha impianti fotovoltaici sul proprio tetto) sia consumatori dell’energia condivisa della comunità.

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Introduzione

Le CER rappresentano un modello collaborativo fondato sulla partecipazione attiva di queste tipologie di soggetti, che insieme promuovono la produzione sostenibile, la solidarietà energetica e la transizione ecologica.

 

Storia ed evoluzione europea e italiana delle comunità energetiche

Le prime esperienze di comunità energetiche in Italia risalgono ai primi decenni del Novecento con cooperativa di produzione idroelettrica, come la Società Elettrica Santa Maddalena in Alto Adige, fondata nel 1921. In Europa, dagli anni ’70 la Danimarca ha diffuso il modello di cooperativa eoliche, seguito da Germania e Belgio negli anni ’80.

 

La nascita moderna e la diffusione delle comunità energetiche sono però fortemente legate allo spirito della Conferenza di Parigi del 2015, che ha sancito la necessità di una decarbonizzazione globale e l’importanza di un’azione partecipata e localizzata. Questi valori sono stati tradotti nella Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE), che ha introdotto ufficialmente il concetto di comunità energetiche rinnovabili (CER), strumenti fondamentali per favorire le energie rinnovabili, la solidarietà energetica e il contrasto alla povertà energetica.

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Normativa italiana e il recepimento della RED II

In Italia, il recepimento della Direttiva RED II è avvenuto tramite il decreto legislativo 199/2021, che ha definito la disciplina delle comunità energetiche, delineando le regole per la loro costituzione, gestione e incentivi. Questo decreto si inserisce in un quadro normativo più ampio, che include il decreto Milleproroghe (art. 42-bis) e altre normative settoriali.

Importante anche la legge regionale pugliese n. 45 del 2019, che ha promosso le comunità energetiche rinnovabili ancor prima dell’emanazione del decreto 199/2021, rappresentando una delle prime esperienze di regolamentazione regionale pionieristica in Italia.

 

Prime esperienze su cabine secondarie di quartiere e la comunità energetica di Santeramo

Le prime comunità energetiche italiane hanno preso piede su base molto localizzata, utilizzando cabine secondarie di quartiere come infrastrutture che consentono la condivisione e scambio dell’energia prodotta. Un caso concreto e significativo è la comunità energetica di Santeramo in Colle, che ha sperimentato la creazione di un modello di autoconsumo collettivo e condivisione energetica a livello territoriale fino a 200kw, divenendo un esempio replicabile su scala nazionale. La cer di Santeramo è di 47 Kw su due cabine secondarie

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Evoluzione tecnica e normativa: cabine primarie convenzionali, DM PNRR 414/2023 e incentivi TIAD

Successivamente, si è assistito all’introduzione delle 2107 cabine primarie convenzionali, infrastrutture più grandi e strategiche per una gestione energetica estesa a livello territoriale. Un’ulteriore spinta allo sviluppo delle CER è arrivata con il Decreto del PNRR 414/2023, che ha fornito strumenti finanziari (2,2 miliardi di euro) per comuni inferiori a 50000 abitanti in scadenza al 30 novembre 2025 , e altri strumenti finanziari sono previsti con il Conto Termico 3.0 e dai fondi Fers 2017- 2021, non ancora messo a bando e altri interventi tecnici per la loro realizzazione.

 

Nel contesto degli incentivi, la tariffa TIAD (Tariffa Incentivante per l’Autoconsumo Distribuito) prevede premialità maggiori per impianti di taglia di circa 200 kW, da 8 a 12 cent per Kwh generato e condiviso, variabile dal prezzo di mercato orario zoonale dell’ energia. Una dimensione ottimale per comunità energetiche di quartiere, rispettando così lo spirito della partecipazione diffusa e del protagonismo locale.

 

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Un progetto innovativo per Bitonto: comunità energetica ombrello Nazionale e transizione ecologica dal basso

Un’idea innovativa a livello nazionale riguarda la città di Bitonto, dove si propone la creazione di comunità energetiche entro i perimetri stabilito dai 16 comitati di quartiere, gestite da una CER ombrello nazionale che coordina le attività al di fuori delle due cabine convenzionali esistenti nel territorio bitontino e nei comuni limitrofi (Palo del Colle, Palombaio, Mariotto, Terlizzi, Ruvo).

 

Questa proposta unica rappresenta una transizione ecologica partecipata, capace di generare benefici ambientali, economici e sociali. Promuovere un’economia locale diffusa, stimolando la partecipazione di partner tecnologici locali e valorizzando il territorio.

 

Impatti e significati: decarbonizzazione, riscatto sociale e Piano d’Azione Energia Clima

Nel solco della Conferenza di Parigi e della Direttiva RED II, tali comunità energetiche sono un contributo concreto alla decarbonizzazione nazionale entro il 2030, promuovendo la cultura dell’autoconsumo e dell’energia condivisa. Sono anche strumenti efficaci per contrastare la povertà energetica e ridurre il consumo di suolo, offrendo riscatto sociale alle comunità che ne diventano protagoniste.

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Questo modello rappresenta inoltre un significativo contributo operativo al Piano d’Azione Energia Clima italiano, attualmente spesso poco concreto nelle realizzazioni, garantendo che le politiche climatiche abbiano un impatto reale e radicato.

 

In sintesi, le comunità energetiche sono oggi uno degli strumenti più efficaci per realizzare una transizione energetica sostenibile, partecipata e giusta. La storia europea e italiana, la normativa innovativa e le esperienze concrete, come quelle di Santeramo e auspicabile Bitonto, testimoniano come queste realtà possano portare progresso, coesione sociale e un futuro più verde a livello locale e nazionale.

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Consultate le istruzioni del Gse sulle Comunita Energetiche e poi vedete se è un’ idea bislacca o da concretizzare, con tutti gli attori in campo.

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