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Sprout, la matita che si pianta. Non si molla sulla sostenibilità


Fine della sostenibilità? Non per chi fa sul serio. “Leggo spesso che la sostenibilità è morta. Che costa troppo, che non rende. Che la transizione ecologica è un lusso per tempi migliori. In America, si torna perfino a mettere in dubbio il cambiamento climatico. La sostenibilità non è morta. È solo tornata a chiedere coerenza”. A parlare cosi è Michael Stausholm, founder e Ceo di Sproutworld, piccola azienda danese che ha inventato e lanciato il tutto il mondo un successo planetario. Parliamo delle ormai famose matite piantabili che una volta diventate troppo corte per scrivere o disegnare si piantano rinascendo in fiori, frutta ed erbe aromatiche. “Siamo di fronte a un cambio di prospettiva – prosegue Stausholm – perché la sostenibilità si è stancata delle scorciatoie, dei green claims vuoti, del marketing a basso impatto. Le imprese che vogliono durare – davvero – hanno bisogno di prodotti sostenibili per progettazione, non per slogan. E di clienti che scelgano in base alla fiducia, non alla pubblicità”.

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Vale la pena ripercorrere questa storia d’impresa di successo, che fin dall’inizio ha scelto la strada dell’innovazione sostenibile, tra le prime aziende a diventare B corp a livello europeo, e ormai prossima alla neutralità climatica e che fin da subito ha optato per l’adozione di severi traguardi science-based e la messa in sicurezza “sociale” della supply chain, in risposta a gadget carichi di chimica o prodotti in Cina senza alcuna garanzia per i lavoratori.

Navigando sul web oltre dieci anni fa, Michael Stausholm si imbatté in una campagna su Kickstarter lanciata da un gruppo di studenti di robotica del MIT di Boston, incaricati di progettare “lo strumento da ufficio sostenibile del futuro”.

All’epoca impegnato nel settore tessile, Stausholm vide in quel progetto il prodotto perfetto per spiegare, durante i suoi interventi sulla supply chain responsabile e sulla produzione etica, la crescente tendenza verso la sostenibilità.

Quel progetto era una matita chiamata “Sprout”, con una capsula di semi incorporata: una volta consumata, il mozzicone si piantava in un vaso. “Era un oggetto che usavi per scrivere, ma invece di buttarlo via, gli davi letteralmente una nuova vita piantandolo. In questo modo si riutilizzava tutto,” ricorda Stausholm. “E pensai subito che fosse la soluzione al mio problema: spiegare in modo semplice e concreto cosa significa davvero sostenibilità.”

Oggi questa intuizione è diventata un caso aziendale globale grazie a una matita venduta oggi in oltre 80 Paesi, prodotta con legno certificato e semi 100% naturali, e una presenza consolidata tanto nel mercato B2C quanto tra i grandi brand internazionali.

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“Va detto però negli ultimi dodici mesi si nota una crescente esitazione da parte di molte aziende nell’investire in sostenibilità – spiega Stausholm – Uno dei fattori chiave è stato l’enorme carico normativo legato ai requisiti di rendicontazione ESG che ha costretto molte imprese a investire pesantemente in specialisti e consulenti, nel tentativo di adeguarsi alle nuove normative europee. Fortunatamente, all’inizio di quest’anno questi obblighi sono stati in parte alleggeriti e si può aprire una fase nuova piu centrata sull’azione concreta, e non solo sull’adempimento formale”.

Negli Stati Uniti, il cambio di amministrazione ha accelerato questa tendenza: sono stati tagliati i sussidi alle energie rinnovabili e rilanciato il fossile sotto lo slogan “drill, baby, drill”.

“Il lato positivo? Per l’Europa è stato un campanello d’allarme. Abbiamo iniziato a prendere sul serio la nostra sicurezza, anche energetica, e a rilanciare il ruolo della sostenibilità come leva strategica – spiega il ceo di Sprout – Oggi vedo un’attenzione crescente verso l’energia verde e un impegno più deciso nella lotta ai cambiamenti climatici, proprio perché ci rendiamo conto che non possiamo più contare su una leadership globale, e dobbiamo assumerci la nostra responsabilità”.

Un caso quello di Sprout che è anche la dimostrazione che innovazione sostenibile e semplicità possono coesistere. Dopo i primi ordini destinati a musei e librerie, sono arrivate collaborazioni con Disney, Nestlé, Marriott, fino all’endorsement spontaneo di Michelle Obama e Richard Branson.

“In un contesto in cui gli Stati Uniti indietreggiano in fatto di sostenibilità, l’Europa si sta risvegliando. Da parte nostra, in SproutWorld, stiamo registrando un aumento della domanda legata alla sostenibilità e alla trasparenza – continua il Ceo di Sproutworld – Il fatto che le nostre matite piantabili vengano prodotte all’interno dell’Unione Europea oggi ha un valore percepito molto più alto rispetto a qualche anno fa.

In altre parole, l’attenzione alla compliance resta, ma si torna finalmente a parlare di cambiamento e azione concreta da parte delle aziende che continueranno a mettere la sostenibilità al centro anche negli anni a venire.

“Non salveremo il pianeta con una matita – sottolinea Stausholm – ma con tutti quei piccoli gesti che educano, ispirano, creano cultura. Il valore vero della sostenibilità è qui: nel gesto quotidiano che cambia prospettiva, nel prodotto che insegna qualcosa, che lascia un segno e poi diventa vita.”

La storia della Sprout pencil – che nel tempo ha arricchito le sue varie edizioni da quella che salvaguarda le api alla kitchen edition con erbe aromatiche da coltivare sul balcone della propria cucina e ultimamente un’edizione dedicata alla pizza con semi degli ingredienti classici come basilico, origano e pomodorino – ha conquistato genitori, insegnanti, aziende e governi, diventando una case history di circolarità concreta.

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L’Italia è da tempo il primo mercato mondiale per le matite piantabili.

A consolidare il modello c’è anche l’adozione di strumenti tech per tutelare il brand: Sprout ha avviato una collaborazione con un’azienda di AI specializzata nella lotta ai falsi online, riuscendo a identificare e bloccare il 75% dei tentativi di plagio provenienti da Cina, India e Turchia.

“La parola chiave oggi non è solo sostenibilità, ma credibilità. Il greenwashing ha danneggiato tutti, anche chi fa le cose seriamente. – conclude Michael Stausholm – Ecco perché la nuova sfida è rendere visibile la coerenza, attraverso prodotti parlanti, filiere trasparenti, strumenti di tracciabilità. Per noi una matita è solo l’inizio: un simbolo educativo, ma anche un invito a ripensare il valore di ciò che usiamo e di ciò che lasciamo dopo di noi.”

Non salveremo il mondo con una matita. Ma possiamo cambiare il modo in cui lo pensiamo.



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