(Agen Food) – Rieti, 14 ago. – di Olga Iembo – Manca ormai davvero poco al taglio del nastro della XIV Fiera Campionaria Mondiale del peperoncino, in programma a Rieti dal 29 agosto al 7 settembre. E continua la carrellata di protagonisti che stanno raccontando ad Agen Food uno degli eventi più importanti del sud Italia, con i suoi retroscena, le curiosità, l’impegno, l’intraprendenza, la passione e soprattutto l’amore per il territorio dimostrati da una squadra che, visto il successo delle edizioni precedenti, si può certamente definire vincente.
Oggi è la volta di Riccardo Guerci che, fra le altre cose, è presidente Centro Assistenza Tecnica alla Imprese CAT Confcommercio Rieti Scarl, e descrive dettagliatamente “un esempio forse raro di un coinvolgimento dell’intero territorio, dal settore agricolo fino a quello tecnico” per un evento rispetto a cui ci sono già all’orizzonte importanti novità…
Presidente la Fiera Campionaria Internazionale del Peperoncino è ormai una sorta di tradizione consolidata, ma l’idea viene da lontano… qual è?
“Il progetto della Fiera venne fuori circa 15 anni fa, su un’idea dell’onorevole Guglielmo Rositani, per far sì che Rieti crescesse grazie a un evento di portata nazionale. Lui era calabrese, e voleva realizzare quest’evento lontano dalla Calabria perché non ‘cozzasse’ con quello che già si faceva a Diamante (in provincia di Cosenza, ndr), voleva che la Fiera esaltasse al massimo il territorio, valorizzando il prodotto con un evento ad hoc che poi diventasse duraturo e consolidato e di portata non solo nazionale ma anche internazionale. Ecco perché penso a una fiera campionaria mondiale, che non si faceva da nessuna parte, che prevedeva l’esposizione delle varie varietà di peperoncini commestibili, che sono circa 900-1000 più o meno. La Fiera già dalla prima edizione ha suscitato grande attenzione, con questa idea dei peperoncini esposti dentro alle teche a modo di gioielli perché lui li vedeva proprio così, come qualcosa di prezioso! E poi l’evento è cresciuto, sempre di più, ed ha raggiunto un successo enorme”.
Praticamente, da quel che ci ha spiegato, il concetto alla base dell’iniziativa è proprio la “promozione del territorio” nel senso più ampio… Questo evento oltre tutto mette insieme soggetti diversi ma tutti espressione locale, comprese le diverse anime del mondo delle confederazioni, senza individualismi, come ci si riesce?
“Certo, è assolutamente così, ed è indispensabile per mettere in piedi un evento di questa portata. Io la seguo molto da vicino già da un paio d’anni e sentendo tutti i soggetti coinvolti mi rendo conto del grado di collaborazione che c’è. E’ veramente una cosa che mette insieme tantissime persone, tantissimi soggetti, non escluso le diverse anime del mondo delle confederazioni, ma vedo che non c’è alcun tipo di individualismo ma si lavora fianco a fianco per mettere insieme un evento del genere. La sinergia, la forza della cooperazione è alla base di tutto; l’abbiamo sentita ancora più forte, ad esempio, quando purtroppo nel 2016 ci fu il terremoto e l’evento saltò, ricordo che tutti i gazebo furono utilizzati per la gestione degli aiuti… rio partecipò E poi l’anno successivo con un grande sforzo corale per far ripartire la Fiera, una cosa difficile ma per questo di valore ancora maggiore, a cui tutti gli stakeholder del territorio parteciparono con grande volontà, tante anime diverse che, però, coesistono pacificamente e proficuamente. Poi, nel 2019, si è fatta una scelta più strutturata con un nuovo Cda che ancora oggi promuove e conduce la Fiera a fianco di Livio Rositani, che è il figlio dell’ideatore, e in cui compaiono come figure basilari Confocommercio e Accademia del Peperoncino. Ma il lavoro è stato sempre orientato al ‘gruppo’, alla ‘squadra’, e abbiamo operato con altre associazioni di categoria, enti, Regione, Governo, cominciando a dare un taglio sempre più ampio e vario, con aspetti anche ludici, musicali, informativi affiancati a quello degli stand fieristici. Abbiamo creato Spazio Italia, una sorta di nicchia dove si fanno convegni a tema molto importanti, di grosso spessore, e dove ospitiamo sempre anche rappresentanti istituzionali e di governo. Insomma, insieme abbiamo creato qualcosa di veramente vario e importante”.
Quindi soggetti che potrebbero sembrare “competitor” riescono a collaborare quando c’è da sostenere il territorio, è l’obiettivo che unisce?
“Certo, l’obiettivo è la cosa primaria, e cioè promuovere il territorio consolidando quest’evento e facendo partecipare più soggetti possibili alla sua realizzazione. Ed effettivamente nel corso degli anni sempre più produttori locali hanno aderito. Col tempo le aziende hanno visto che l’evento, per come era organizzato e strutturato, faceva importanti numeri in termini di presenze e di vendite, e così l’interesse è cresciuto sempre di più. Quello che abbiamo fatto noi dal 2019 in poi è stato di incentivare, accanto alla presenza dei produttori di peperoncino, anche quella di chi lo lavorava con tutti i prodotti collegati, e quindi quelli impegnati sia nella vendita dell’ortaggio sia dei prodotti lavorati e semi lavorati. E questo è stato vincente. Nel tempo inoltre ci siamo messi anche a lavorare sullo sviluppo della produzione locale del peperoncino. La provincia di Rieti è territorio molto fertile. Abbiamo cominciato a collaborare con vari attori, compresa l’Università di Perugia e il Centro Sperimentale Appenninico qui a Rieti, per avere un prodotto autoctono. E alla fine, negli anni, siamo riusciti a ottenerne uno chiamato “Sabino”, come la nostra terra, che ha un profumo gradevole, non è alto come piccantezza, è anche bello a vedersi, ha un cuore che poi è il simbolo nostro della terra. E oggi è una realtà importante. Ormai è affermato”.
Dal suo osservatorio privilegiato può commisurare quali benefici porta una manifestazione come la Fiera campionaria alle attività del territorio, ci dà un po’ di numeri relativi all’indotto?
“Parliamo di un evento con numeri notevoli, che aveva un budget di circa 200 mila euro mentre oggi l’abbiamo portata a un budget di circa 600-700 mila euro. Questo dimostra soprattutto l’alto gradimento di tutti i produttori, infatti abbiamo deciso di fare il salto a dieci giorni sentendo prima le aziende che poi vengono a esporre, che ci hanno dato il via libera, perché quando un’impresa che fa profitto dice sì. Questa per noi è la prova definitiva che la formula funziona, visto che le aziende accettano di buon grado anche se hanno dei costi maggiori in dieci giorni e ciò perché hanno un ritorno importante. Per quanto riguarda l’indotto, poi, è un’altra grande soddisfazione visto gli introiti di alberghi, ristoranti, di tutto il settore agroalimentare ma anche di tutti i negozi della città. L’anno scorso si è arrivati a circa 250 mila persone nei cinque giorni, e questo la dice lunga su un indotto che, quest’anno, si può moltiplicare”.
Parliamo anche di turismo e grandi eventi, sotto questo profilo un appuntamento come la Fiera Campionaria che valore ha?
“Sul piano della promozione turistica la Fiera ha una grande valenza. Oggi la Fiera del peperoncino viene vista come una delle fiere più importanti in Italia, ma non è una ‘semplice’ fiera. È un vero e proprio evento, che comprende appunto vari aspetti, anche quello dello spettacolo, quello culturale, divulgativo, scientifico. Abbiamo fatto un importante accordo con Mediaset per quanto riguarda la promozione, ma già negli anni precedenti abbiamo fatto un grande lavoro promozionale nelle quattro regioni intorno a noi. Ci sono turisti che vengono appositamente per l’evento, dalle regioni vicine, dall’Aquila, da Terni, da Ascoli Piceno, e così via e tantissimi da Roma. Qui si arriva con facilità visti i buoni collegamenti e, soprattutto, i tanti buoni motivi. Ha contato molto anche la scelta strategicamente importante di puntare anche sulla cultura e sullo spettacolo, che oltretutto attrae anche i giovani. Ma non basta, ci sono anche durante il giorno tutta una serie di attività, convegni, show cooking, c’è una parte tutta dedicata all’inclusività, ed una alla sostenibilità. Cioè è una fiera realmente a 360 gradi, che offre di tutto a tutti, dai bambini alle famiglie, dagli più anziani ai più giovani, fino ai ragazzi che amano la vita serale”.
Lei è anche nel consiglio d’amministrazione dell’Associazione Fiera Mondiale del Peperoncino, ci descrive il lavoro che c’è dietro alla preparazione di un evento simile?
“Guardi, rispondo dicendo che già stiamo ragionando per alcune cose della prossima Fiera, e con ciò si capisce il lavoro che c’è dietro. Quest’anno abbiamo puntato sulla novità dei dieci giorni, ma abbiamo già alcune novità che metteremo in campo l’anno prossimo. Tutto questo è possibile grazie a una squadra. Al di là delle persone ‘di base’, che sono brave, se non ci fosse la squadra che si è costruita negli anni nulla sarebbe possibile. Ci sono tanti collaboratori, le società cui ci appoggiamo, chi monta le strutture, chi carica, scarica, chi si occupa dei service, dell’allestimento, dell’impianto elettrico, di garantire il rispetto delle norme, l’ingegnere per il piano della sicurezza, e così via dicendo. E stiamo parlando di soggetti tutti della realtà locale, tutti del territorio. Ecco, quindi un ulteriore valore, sempre in termini di indotto. Abbiamo voluto creare una squadra e una forza del territorio, anche perché Rieti ha tutta una serie di imprese che lavorano in vari ambiti ed è molto importante valorizzarle. Strutturare una Fiera di queste dimensioni dentro una città non è semplice, serve l’aiuto di tutti, dei vari enti, Comune, Provincia, Regione, il Ministero e poi tante altre Istituzioni fondamentali, che vogliamo ringraziare profondamente, la Prefettura in primis, la Questura, le Forze di polizia, i Carabinieri, la Guardia di finanza e i Vigili del fuoco. La sicurezza per noi è fondamentale e non potremmo fare nulla senza tanti professionisti che ci supportano, e cui ci lega un rapporto di immensa stima reciproca. C’è un coinvolgimento totale per questa manifestazione. È un esempio forse raro di un coinvolgimento dell’intero territorio, dal settore agricolo fino a quello tecnico”.
Al di là dei vantaggi economici immediatamente visibili durante il periodo della Fiera, si aprono però anche possibilità a lunga scadenza grazie agli scambi ed ai rapporti che maturano durante la manifestazione?
“Certo. La Fiera genera profitto anche per questo. Ecco perché abbiamo voluto creare un prodotto autoctono lavorando insieme al Ministero, perché le aziende agricole del territorio potessero fare impresa con questo prodotto. Un’attività che trova enormi opportunità dai rapporti con le Ambasciate di altri Stati che ogni anno sono sempre di più, che credono di più in questa manifestazione. Sono rapporti che si consolidano con gli anni, e quest’anno potremo contare anche su un importante accordo con il Ministero degli Esteri. L’esordio di una delle principali novità che implementeremo per l’anno prossimo, che punterà a importanti scambi commerciali. L’anno prossimo consolideremo la sinergia con le ambasciate estere, perché ci saranno tre giorni dedicati a questi scambi tra produttori, per la commercializzazione e la trasformazione. Ma abbiamo avuto importanti risultati in tal senso già nelle edizioni precedenti, e ne sono nati anche prodotti d’eccellenza ormai affermati e consolidati. Posso certamente dire che questa è davvero una ‘fiera mondiale’ nella realtà, non solo nel nome. Ma senza dimenticare la nostra vera impostazione, che punta sulle ‘piccole’ cose, sui dettagli, perché è questo che rende la Fiera indimenticabile. E’ sempre così, perché sono i dettagli che dimostrano la cura, il vero modo di fare le cose con amore. E questo che fa riuscire sempre tutto molto bene”.
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