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Startup, da Roma alla Silicon Valley per fondare un’azienda che unisce sostenibilità e AI


L’alta mortalità delle startup autorizza a dire che è sempre una scommessa crearne una. Non cambia, anzi, il discorso se ci si riferisce alla Silicon Valley, il posto al mondo dove il vento è più propizio per l’innovazione, e che oggi si trova a confrontarsi con la nuova amministrazione Trump che sta rivoluzionando il mercato.

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Un giovane italiano sta cercando di superare questo momento poco favorevole per chi arriva dall’estero negli Stati Uniti: si tratta di Ludovico Federici, 22 anni, nato a Roma e cresciuto a Milano, poi liceo a Londra e università a Berkeley in California, dove ha conseguito due lauree in computer science (AI) e cognitive science e mezza in Data science. Un curriculum di prim’ordine rafforzato da alcune esperienze professionali: “Sono stato consulente di alcune aziende tra cui Nvidia – racconta -. Inoltre, ho lavorato in alcune start up che si occupano di neurotecnologie con l’intelligenza artificiale. L’estate scorsa ho fatto un’esperienza a New York, ho lavorato a Spotify ma non ero soddisfatto perché volevo essere padrone del mio tempo, del mio lavoro e del mio futuro”.

La spinta per intraprendere la strada imprenditoriale arriva dall’Italia, in particolare dalla Valtellina dove lo scorso ottobre è partita Liquid Factory, una “fabbrica di startup”: “Ho saputo di Liquid Factory tramite mia madre, così ho fatto la domanda, sono stato preso. Ho creato la start up con due cofounder americani: Conor, esperto nelle materie Esg, e Parker, ingegnere esperto di software. La start up l’ho chiamata Regulatis, unendo regulation che significa regolamentazione e lattice che in italiano si traduce come reticolo o grata: lidea è di portare struttura e ordine, rappresentati dalla grata, nel mondo delle regole aziendali e ambientali che oggi è spesso caotico e pieno di burocrazia. Siamo stati assieme a Sondrio e sul lago di Como, abbiamo sciato in Valmalenco, è stato divertente”.

Report alle aziende sulla sostenibilità con l’Ai

Regulatis nasce a gennaio 2025. Il primo obiettivo dei tre giovani è stato individuare il settore in cui operare, operazione non facile. Quasi obbligata, invece, è stata la scelta dello strumento, l’intelligenza artificiale: “Oggi le aziende devono preparare reporting di sostenibilità per i governi. Per esempio c’è la direttiva Csrd che lo impone per gli stati dell’Unione europea. La stessa richiesta arriva alle imprese da parte di investitori o clienti che sono sensibili al tema della sostenibilità: per elaborarli è necessario molto tempo perché c’è la necessità di studiare tanti documenti. E noi, con Regulatis, offriamo loro di realizzare questi report per mezzo dell’intelligenza artificiale”.

Ogni servizio va calibrato in base alle caratteristiche di un’azienda e alle sue esigenze, racconta da imprenditore consumato: “Ci presentiamo all’azienda cliente come studenti. Cerchiamo di capire quali sono i problemi, le loro impostazioni, poi proponiamo le nostre soluzioni: abbiamo realizzato diverse demo con aziende, puntiamo a migliorare la nostra piattaforma, abbiamo bisogno di idee dai nostri primi clienti”.

In lizza per accedere a Y Combinator

Essera stati scelti da Liquid Factory è un primo passo per mettere un piede nel mondo delle startup, ma non basta per rimanerci, in particolare tenendo conto dei livelli molto elevati di competitività della Silicon Valley. Il passo successivo è accedere a qualche acceleratore che garantisce capitali e maggiore credibilità nel mercato: “Ho fatto un colloquio per l’incubatore Y Combinator, uno dei più importanti del mondo, che assegna alle start up 500 mila dollari. Sono entrato nel top 5%, ma alla fine non siamo stati selezionati. Ci hanno invitato a ripresentarci tra un paio di mesi, dopo aver migliorato il prodotto grazie ai feedback delle aziende con cui stiamo lavorando. È parte del processo, e ci torneremo più forti”. In attesa di ottenere qualche commessa occorre badare alle spese correnti, a come assicurare vitto e alloggio che negli Usa sono proibitivi se rapportati a quelli italiani: “Mi sono laureato in anticipo, quindi posso restare nelle residenze universitarie di Berkeley fino a maggio, dopo dovrò trovarmi una sistemazione. Il costo della vita è molto alto, le rette universitarie molto care, io sinora ho avuto il sostegno dei miei genitori e ho vinto una borsa di studio: per l’immediato posso contare sui 200 mila che ci ha dato Liquid Factory”.

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“La deregulation non incide più di tanto sulla sostenibilità”

Un’altra incognita è rappresentata dal nuovo corso impresso dall’amministrazione Trump, molto critico nei confronti dei prodotti stranieri e dell’immigrazione. Il giovane imprenditore ne è consapevole, ma vede il bicchiere mezzo pieno: “Come si vive negli Usa dell’amministrazione Trump? Questo paese non si ferma, va avanti comunque. Tra quattro anni ci saranno nuove elezioni e tutto può cambiare di nuovo. Con o senza deregolamentazione nella sostenibilità, le aziende più lungimiranti sanno che il cambiamento è inevitabile. Spesso meno regole per i piccoli attori significa che maggiori sono le responsabilità per i grandi che devono garantire più trasparenza“. Gli Usa, insomma, restano la terra delle opportunità, o quantomeno lui vuole pensarla ancora tale. Ma l’Italia per Federici resta non solo il paese d’origine, ma anche un posto dove espandere l’attività in un prossimo futuro: “Il mio obiettivo è restare negli Usa ma fare business anche in Italia: la sostenibilità è un valore molto sentito in tutta Europa

Liquid Factory per coniugare montagna e impresa

Liquid Factory è un’iniziativa nata dall’idea di Fabrizio Capobianco – affiancato da un team e con il sostegno della Banca Popolare di Sondrio – di fondare uno startup studio in grado di fornire supporto e capitali a giovani imprenditori. Ci sono due condizioni per chi viene ammesso (per ora sono 4, ma alla fine del percorso saranno 20): la sede della startup dev’essere in Valtellina, e poi bisognerà tentare l’approdo nella Silicon Valley registrandosi prima nel Delaware, dove l’operazione è più favorevole e consente di lavorare in tutti gli stati americani. Per Regulatis, visto che i founder si trovano già negli Usa, si è accelerato questo processo: si è fatta la registrazione in Valtellina e subito dopo oltreoceano. La start up Regulatis si è trasferita a San Francisco e li stanno sviluppando la loro attività.

Capobianco ha alle spalle oltre 20 anni di lavoro nella terra di Steve Jobs e spiega il suo progetto con la volontà di coniugare la natura con la tecnologia più avanzata. Le 4 start up sinora accettate (su 184 domande) fanno impiego dell’intelligenza artificiale in campi molto diversi: si va dalla moda al design, dal fintech alla sostenibilità di Regulatis.



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