Il mondo dell’agricoltura piange Alfredo Diana, visionario, innovatore, portavoce dei bisogni degli agricoltori, che si è spento questo agosto, all’età di 95 anni, a Napoli, la sua città del cuore. Nato a Roma nel 1930, dopo essersi laureato in Scienze agrarie presso l’Università di Napoli con una tesi sulla Bufala Campana (fu proprio lui come Ministro a firmare il decreto che assegnava la DOP alla Mozzarella di Bufala Campana), si dedicò all’amministrazione e gestione delle aziende agricole di famiglia, perfezionando così le sue conoscenze in campo agricolo e sperimentando nuove tecniche. Cominciò nella tenuta in Calabria, a San Ferdinando, poi espropriata per la costruzione del porto. Poi seguì l’azienda a Caserta e quella in Sicilia, dove tutt’oggi vengono coltivate le Arance Rosse di Sicilia IGP. Nel 1980 fu tra i principali promotori del “Club du Crocodile”, gruppo spontaneo di membri del Parlamento europeo con l’obiettivo di riformare le istituzioni europee, entrando di fatto nella storia come uno dei padri del nuovo sistema europeo insieme ad Altiero Spinelli.
Alfredo Diana è stato presidente di Confagricoltura dal 1969 al 1977, associazione agricola nella quale ha apportato cambiamenti radicali in un periodo di completa trasformazione dell’agricoltura. Con Confagricoltura ha contribuito anche alle politiche comunitarie di settore. Politico impegnato per il miglioramento dell’agricoltura: Alfredo Diana è stato infatti parlamentare europeo, poi senatore della Repubblica Italiana per due mandati facendo parte della Commissione Agricoltura (anche come Vicepresidente) quindi Ministro dell’Agricoltura nel primo governo di Giuliano Amato e per la seconda volta nel Governo di Carlo Azeglio Ciampi. Cavaliere del lavoro dal 1975 e presidente dal 1981 al 2001 della Federazione dei Nazionale dei Cavalieri del lavoro (poi Presidente Emerito e Decano dell’Ordine al Merito del Lavoro) e accademico emerito dell’Accademia dei Georgofili.
Confagricoltura: così si è trasformato l’associazionismo del settore grazie alle visioni di Alfredo Diana. Il 14 maggio 1969 fu eletto presidente di Confagricoltura e mantenne la carica sino al 1977 (una delle presidenze più lunghe della confederazione). In questo percorso ebbe modo di potare al servizio degli agricoltori le sue visioni innovative, in particolare riguardo alla ristrutturazione organizzativa della Confederazione, in modo da renderla in grado di affrontare i cambiamenti nazionali e già comunitari. Con Alfredo Diana si assiste alla trasformazione di Confagricoltura da sindacato datoriale in vero e proprio gruppo di pressione, attraverso un potenziamento avvenuto sia a livello regionale e nazionale, sia comunitario. Tale politica ebbe un risultato tangibile, dimostrato dall’aumento degli associati, in particolare fra le imprese familiari coltivatrici. La vasta azione di modernizzazione e razionalizzazione da lui operata si concretizzò nella innovativa riforma dello statuto federale che invertì la tendenza, iniziata nel dopoguerra, alla verticalizzazione e centralizzazione dell’azienda.
Agli albori della PAC, l’impatto futuristico di Alfredo Diana. Particolarmente incisiva e innovativa fu l’azione nei confronti della Politica agricola comune (PAC), nel tentativo di creare una Confederazione in grado di sostenere una modernizzazione tale da reggere la concorrenza con gli altri paesi europei, la creazione di canali formalizzati di pressione sulla definizione delle scelte politiche operate a livello europeo e la capacità di accogliere e applicare tali decisioni. La scelta di Diana di rendere la Confagricoltura più operativa ed efficace a livello comunitario trovò la sua formalizzazione nella creazione di un Centro studi, con l’obiettivo di approfondire soprattutto le scelte politiche ed economiche per mettere la Confederazione in grado di incidere a livello nazionale ed europeo nella formulazione di politiche agricole vere e proprie. Il Centro studi doveva essere articolato in tre sezioni, una delle quali dedicata alla politica comunitaria e ai problemi internazionali, scelta fortemente innovativa rispetto alle altre organizzazioni agricole italiane.
Dall’associazionismo alla politica: Ministro dell’agricoltura e parlamentare europeo, sempre al fianco degli agricoltori. Dopo l’esperienza nel mondo associativo, Alfredo Diana continuò la sua azione ricoprendo ruoli di grande rilevanza politica: parlamentare europeo (eletto indipendente nella lista della Democrazia Cristiana) dal 1979 e senatore della Repubblica Italiana nella IX (1983) e X legislatura (1987) e in questi due mandati fu dapprima membro poi vicepresidente della Commissione Agricoltura. Ricoprì inoltre il ruolo di Ministro dell’Agricoltura e delle foreste nel primo governo di Giuliano Amato e di ministro per il Coordinamento delle politiche agricole e, successivamente, delle risorse agricole, alimentari e forestali nel governo di Carlo Azeglio Ciampi (Dicastero che era stato abolito con un referendum popolare, ma che lo stesso Diana riuscì a riportare dentro la politica nazionale). In qualità di parlamentare europeo concentrò il suo operato sulla politica agricola; per questo è stato membro della Commissione per l’agricoltura oltre che membro della Delegazione al comitato misto Parlamento europeo/Corti spagnole. In uno dei suoi primi discorsi in Parlamento, dell’ottobre 1979, Diana introdusse gran parte dei temi che poi riprenderà a più riprese negli anni successivi e che sintetizzano le sue opinioni riguardo la PAC. Il discorso si basava su una riflessione in merito alle ricadute a livello nazionale della PAC. Nella sua attività di parlamentare europeo fu accanito difensore degli agricoltori italiani delle zone agricole meno sviluppate della Comunità e dei prodotti agricoli mediterranei. Nel 1980 fu tra i principali promotori del “Club du Crocodile”, gruppo spontaneo di membri del Parlamento europeo con l’obiettivo di riformare le istituzioni europee, entrando di fatto nella storia come uno dei padri del nuovo sistema europeo insieme ad Altiero Spinelli.
L’agricoltura anche fuori dalla politica. Oltre agli impegni prettamente politici, Alfredo Diana ha svolto ruoli di particolare importanza in confederazioni e consigli nazionali: vicepresidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro dal 1977 al 1980; governatore per l’Italia dell’International fund agricoltural development dall’agosto 1997 al luglio 1999; membro del consiglio d’amministrazione dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero; presidente della ricostituita Società italiana degli agricoltori. Dal dicembre 1981 all’ottobre 2001 è stato presidente della Federazione nazionale dei Cavalieri del lavoro, della quale è stato nominato presidente onorario poi Decano dell’Ordine al Merito del Lavoro. È tra gli accademici emeriti dell’Accademia dei Georgofili.
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